
Valeria Bianchi Mian: IDENTITÀ
Se dico identità non ne nomino una sola. Siamo uguali e diversi, simili e differenziati, somiglianti e stranieri persino di fronte a noi stess*.
Le identità sono poliedriche come un arcano Mondo che, se sei fortunell*, si incastrano in un mix di differenze e molteplicità che ti fa dire «Sono io» e porta il tuo essere Universo ovunque tu desideri posizionare l’* (asterisco) – che vuol dire declinarsi al di là del maschio femmina, per dire, ecco, per fare un esempio.
Oggi però il focus non è solo l’identità di genere. Prendiamo la base. C’è di sicuro il tuo gusto, quel che ti attira. L’identità sessuale ti definisce se scegli – o non scegli – l’altro, l’altra, gli altri, le altre o nessun*.
Basta con l’asterisco, altrimenti non si capisce più niente. Scelgo di declinare le parole al femminile per un attimo, mi identifico personalmente come Valeria, donna un po’ cisgender e un po’ travestita da donna, ché ho un Animus mercuriale e sono tripartita, dunque come minimo in contraddizione armonica.
E ancora, vedi, l’identità proteiforme del dirsi magari che ne so «I’m italian» con madre e padre di origini estere, e sentirsi un po’ apolidi. Siamo cittadine della Terra, punto. Edgar Morin, un mito forever. Recuperiamo l’identità terrestre ma aggiungiamo anche l’identità specifica umana solo se capace di armonizzazione con le altre animalità. Altrimenti, meglio scimmie. Non a caso condividiamo con lo scimpanzé più del 90% del DNA.
E poi l’identità digitale, naturalmente, i ruoli giocati sul piano del reale e sul piano dell’illusione, l’immaginario che ci rende mercuriali e l’idea transumana del cervello in una vasca da bagno, eccetera, eccetera. Verso dove, fino a quando inesorabilmente ci trasmuteremo in atomi di carbonio. Allora poi vedrai che identità.
Torno un attimo al discorso terrestre, alle identità vivaci e dinamiche che ci rendono panettiere, scienziate, scrittrici, madri, padri, sorelle, attiviste, riflessive, amanti del rugby o della danza classica. Insomma, vive così come siamo. Restiamo suo pezzo, dunque tengo la declinazione al femminile e andiamo a vedere un attimo l’identità professionale. Di me alcune persone, per lo più in passato, dicevano, con la puzza del dubbio sotto il naso: «Eh, ma non capisco cosa fai, sei Psicoterapeuta ma usi i Tarocchi, e poi scrivi?» – l’abitudine al monotema ci frega, ci limita, ci blocca lo sguardo. Dunque, soprattutto nei Social, va alla grande la versione “tutta d’un pezzo”, se scrivi poesie fai quello e basta, ma io scrivo poesie, racconti, saggistica, narrativa, uso le carte per una miriade di attività, conduco laboratori creativi, lavoro in studio con il Counseling e la Psicoterapia. Mettiamo il caso che. Per gioco, cambiamo professione. Ora immaginiamo, che ne so, una sarta. La sarta in questione è anche sportiva, musicista, cucina benissimo e si fa conoscere perché coltiva zucchini biologici part time. E allora, è forse meno sarta per questo? Da genio qual è, la suddetta sarta di sicuro saprà abbinare l’orto al tessuto e creerà, ipotizziamo, una linea ad hoc per il giardino. Aprire la mente è l’identità dell’intelligenza. Assimila, accomoda, apprendi.
V.