“… sono sicuro di poter guardare senza angoscia l’uomo di legno dello specchio” Miquel Marti i Pol, Qualcuno che aspetta in “Poesia”, Crocetti editore, n. 17
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guardarsi allo specchio e scoprirsi di legno.
c’è un verità che fa male come l‘herpes sul labbro e una che lascia indifferenti, non ne conosco nessuna che faccia bene
C’ è stato un tempo, una brusca emozione nella vita allo specchio che ho sempre vissuta. Come su un trapezio volante balzavo da una cima all’altra dei desideri: due balzi nel poco, il doppio nell’eccesso, l’infingardaggine negli uni, la sfrontatezza negli altri
e io, nel vuoto, a guardare lo specchio piegarsi, strizzarsi, distendersi, allargarsi, sorridere alle mie mani con le unghie dipinte, aggiustarmi il cappello sul volto, offrire una rosa alla ruga dei compleanni, lì, sotto l’occhio sinistro.
C’è stato un tempo che lo specchio m’interrogava: “tu dei miei desideri che sai, sei ancora una memoria elegante e slanciata?”
E’ passata insieme una vita come fosse un attimo, uno sguardo profondo e insieme di sfuggita dentro noi nella contrazione dei giorni, delle ore, dei minuti
in un attimo insomma che, come una bella, si guarda allo specchio ed è invece una vita. E lì sa tutto di sé
.”Sapessi cosa riflettono gli attimi -diceva lo specchio- Una vita? Come è poco una vita!”
C’è stato un tempo, un singhiozzo del tempoe c’è ancora, quel tempo ieri, domani o forse non c’è più.
“Dai, adesso butta fuori tutto. Non c’è vergogna nell’aprirsi”. Ocean Vuong, <<Il tempo è una madre>>
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la faccia ha saltato lo specchio aumenta i lineamenti l’assurdo che amo un’equivalenza uno scambio di confidenze di colpo la mia bocca tagliata a strisce ascoltava