La crisi climatica affama sempre più il mondo

La crisi climatica affama sempre più il mondo

di Raoul Oliva 23 Settembre 2022

mondo

ecologica.online

Il 16 settembre 2022 Oxfam, leader mondiale nei progetti di sviluppo in ambito rurale e nel portare acqua e servizi igienico sanitari nelle emergenze, ha pubblicato il report “Hunger in a heating world – How the climate crisis is fuelling hunger in an already hungry world” nel quale si evidenzia che la fame nel mondo è alimentata anche dagli impatti del cambiamento climatico.

La sintesi dello studio evidenzia una situazione critica che deve essere affrontata immediatamente:

  • un terzo del Pakistan allagato;
  • in Somalia la peggiore siccità degli ultimi 40 anni;
  • eventi meteorologici estremi quintuplicati negli ultimi 50 anni;
  • fame acuta più che raddoppiata, da 21 milioni a 48 milioni di persone, nei paesi più colpiti dal 2000 (Afghanistan, Burkina Faso, Gibuti, Guatemala, Haiti, Kenya, Madagascar, Niger, Somalia e Zimbabwe) che sono responsabili solo dello 0,13% delle emissioni globali di carbonio ed i meno preparati ad affrontare la crisi climatica;
  • 18 giorni dei profitti dell’industria del petrolio e del gas (circa 2,8 miliardi di dollari al giorno per ciascuno degli ultimi 50 anni), coprirebbero l’intero appello umanitario delle Nazioni Unite che ammonta a 48,82 miliardi di dollari per il 2022.

Ingiustizia climatica

Gli eventi meteorologici estremi causati dai cambiamenti climatici (siccità, incendi, tifoni, inondazioni e cicloni) uniti all’innalzamento del livello del mare ed alla desertificazione causano perdite di raccolti, bestiame e pesca, degradano il suolo e gli ecosistemi ed interrompono le catene alimentari locali; la sola siccità è costata ai paesi a basso e medio reddito circa 37 miliardi di dollari in perdite tra il 2008 e il 2018.

Inoltre, le condizioni meteorologiche estreme causano carenza di acqua e cibo e costringono le persone a spostarsi; ad esempio, in Somalia, quasi un milione di persone ha abbandonato la propria casa dal gennaio 2022 a causa della siccità.

I paesi che hanno meno risorse per far fronte alla crisi climatica ne sono anche i meno responsabili mentre i paesi del G20, che controllano l’80% dell’economia mondiale, insieme rappresentano oltre tre quarti delle emissioni mondiali (76%); un’imposta aggiuntiva dell’1% sui profitti dei combustibili fossili basterebbe a finanziare l’intero programma globale per la sicurezza alimentare delle Nazioni Unite.

A dimostrazione di quanto la crisi climatica stia aumentando le disuguaglianze ci sono i dati di due recenti eventi di siccità:

  • Stati Uniti – grazie alla preparazione al cambiamento climatico ed alla potenza economica, il governo può sostenere i piccoli agricoltori colpiti e le persone svantaggiate nonostante sia alle prese dal 2020 con la peggiore siccità degli ultimi secoli;
  • Somalia (172° su 182 paesi nell’indice di adattamento mondiale) – la siccità ha portato conseguenze molto gravi (oltre 7 milioni di somali ridotti alla fame e circa tre milioni di capi di bestiame morti) e servirebbero 1,5 miliardi di dollari, equivalente al 30% del PIL somalo, per fornire acqua e cibo per evitare che altre persone muoiano per la fame.

Gli eventi estremi più significativi sono localizzati nelle aree più povere:

  • i tifoni asiatici in Bangladesh, Nepal, Pakistan e India e nelle principali parti del sud-est asiatico fra cui le Filippine;
  • la siccità dell’Africa orientale con oltre 21 milioni di persone in Etiopia, Kenya e Somalia che stanno soffrendo di fame acuta;
  • i cicloni dell’Africa meridionale che hanno colpito Mozambico, Malawi e Zimbabwe interrompendo l’accesso ai servizi e all’istruzione e sfollando milioni di persone;
  • la siccità del Sahel con 6,3 milioni di casi di malnutrizione acuta ed un aumento del 62% rispetto al 2018;
  • il corridoio asciutto dell’America Centrale con impatto sull’agricoltura (caffè e mais per primi) e su 10 milioni di persone che vivono in Costa Rica, Nicaragua, Honduras, El Salvador e Guatemala;
  • l’innalzamento del livello del mare del Pacifico con lo sbiancamento dei coralli e la destabilizzazione dell’intero ecosistema marino;
  • la scarsità d’acqua del bacino del fiume Eufrate e Tigri in una zona nota per la terra fertile (Siria, Iraq e Turchia) con diminuzioni di oltre il 50% dei raccolti.

Azioni possibili e conclusione

Oxfam ha identificato alcune azioni urgenti da intraprendere:

  • fornire aiuti per affrontare l’immediata crisi della fame in questi hotspot climatici;
  • garantire un clima adeguato e un finanziamento anticipato per aiutare le persone colpite ad adattarsi, prepararsi e far fronte al prossimo disastro;
  • risarcire i paesi più colpiti per ciò che hanno già perso a causa della crisi climatica;
  • ridurre gli impatti futuri sul clima presentando piani climatici realistici che riducano le emissioni per limitare il riscaldamento al di sotto di 1,5°C.

Aiuti e risarcimenti dovrebbero essere forniti dai paesi più ricchi e inquinanti e dalle aziende che traggono profitti dalle attività dannose per il pianeta.

Anche l’Italia è stata colpita da eventi estremi in aumento rispetto agli anni precedenti, ivi compreso un periodo di siccità particolarmente lungo, e per ora la capacità di adattamento dimostrata è stata sufficiente ad impedire problematiche peggiori (la nostra nazione è ritenuta, come tutti gli stati del G7, ad alta adattabilità al cambiamento climatico e bassa vulnerabilità).