Racconti. “Istruzioni per l’uso”: umiltà, pazienza e coraggio, di Antonino Salsone

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Al termine “resilienza”, oggi abusato da tanti perché fa “trendy” ed è perciò omologato e omologante, voglio opporre un famoso proverbio siciliano: “Calati juncu, ca la china passa”.

Mi piace di più, lo sento mio, è pieno di immagini forti, rimanda alla mia infanzia trascorsa nei campi che trasudano di selvaggio, di natura, di Aspromonte. Perché il giunco, così umile, si piega ma non si spezza.

Il sapore del proverbio è “gattopardesco, ma trovo un rimando anche con la ginestra leopardiana, anch’essa umile e fragile, che però spande il suo profumo anche dove c’è distruzione.

Nei momenti bui della nostra vita, quelli in cui non siamo compresi o veniamo denigrati strumentalmente, oppure una cosa bella costruita con sacrificio e dedizione viene violentemente attaccata con azioni che portano divisione e distruzione, trasformiamoci in “giunco” e “ginestra”.

Se saremo umili e sapremo continuare ad effondere incessantemente il profumo che promana dalla nostra caverna interiore e dal nostro cuore, l’alba sorgerà inesorabile e per i demoni della notte non vi sarà scampo.

Si tratta solo di pazientare e di essere umili ma senza cedere, perchè la saggezza popolare che è insita nel proverbio insegna il coraggio, non la resa.

Racconti: I NANI E LA LORO OMBRA, Antonino Salsone

I NANI E LA LORO OMBRA.

Tutto è partito da Karl Kraus con il suo noto aforisma: “Quando il sole della cultura è basso, i nani hanno l’aspetto di giganti”.

Ne sono seguiti centinaia di proverbi con il medesimo significato, dei quali il più noto è: “Quando il sole è al tramonto, le ombre dei nani si allungano”.

Cosa significa l’aforisma è semplice: quando diffusamente la qualità e la cultura scarseggiano, allora anche chi non ha particolari titoli o meriti può sembrare un “gigante”, uno che vale molto.

Non v’è che un modo per evitare l’illusione: dare fiducia a chi conosce le cose, a chi le studia e le approfondisce, a chi davvero incarna le doti indispensabili di qualità e cultura, a chi può metterci la faccia a garanzia di sè e degli altri, a chi è in grado di compiere il servizio.

Ma anche il significato del proverbio “derivato” è chiaro: quando un leader rispettato e autorevole si avvia verso la fine del suo servizio o magari cade provvisoriamente in disgrazia, i nani (rectius, le serpi velenose che erano state acquattate nelle loro tane per paura anche solo di mostrarsi e che quando lo facevano erano pronte a simularsi come innocue bisce striscianti pronte a giurare “fedeltà” al potente di turno) pensano di essere diventati giganti solo perchè la loro ombra si allunga.

Ma sbagliano e si sopravvalutano perchè si tratta solo di un effetto ottico, ma non certo sostanziale.

E non sono neppure lungimiranti e prudenti perchè il sole, dopo la fase del tramonto, risorge sempre e inesorabilmente, tornando alto e splendente nel cielo e cosí donando la luce.

I nani (a scanso di equivoci, definisco cosí solo coloro che lo sono in spirito e in intelletto, non certo nel corpo) sono solo degli “ominicchi” e, in alcuni casi più gravi, anche dei “quaquaraquà”.