Gisella Canzian è nata a Valdobbiadene (TV) il due ottobre 1968, risiede in provincia di Belluno dove lavora come insegnante di scuola primaria. Ama leggere e fotografare. Ha pubblicato due raccolte di poesia “2 Ottobre” e “Il mio passo si fa strada”.
Pierre Reverdy (1889-1960) fu un poeta francese legato al cubismo e al surrealismo. Nato a Narbona, si trasferì a Parigi nel 1910, frequentando artisti come Picasso, Braque e Apollinaire. Fondò la rivista Nord-Sud, diventando punto di riferimento per le avanguardie poetiche. Ritiratosi a Solesmes dal 1926, continuò a scrivere componimenti meditativi e spirituali, influenzando profondamente la poesia moderna.
L’orizzonte è pieno di lampade
Teatro limpido
la danza
la stella in fondo al filo
il peso troppo forte
lungo il sentiero corre la tempesta
Si esce
Si dorme
La paura scivola attraverso lo scenario
La notte sospira e muore
Contro lo specchio in fondo al letto
La luna mi guarda e ride
Il cielo nero si fa più piccolo
Le ali sfiorano il soffitto
Il vento si è fermato sotto
Tuttavia, niente è stato fatto
Niente è stato detto
Le tende si sono chiuse di nuovo
Le palpebre distendono le loro rughe
Ed ecco l’ape del sonno
In fondo all’ombrellone
Piedad Bonnett (1951) è una poetessa, drammaturga e narratrice colombiana, considerata una delle voci più importanti della poesia contemporanea latinoamericana. Ha pubblicato numerose raccolte poetiche, tra cui El hilo de los días e Explicaciones no pedidas, distinguendosi per uno stile intimo e riflessivo. Docente di letteratura all’Universidad de los Andes, ha ottenuto riconoscimenti internazionali anche per i suoi romanzi e saggi.
Ángela Gentile è nata a Berisso, nella provincia di Buenos Aires, il 5 agosto 1952. Vive a La Plata da diversi anni. È insegnante di spagnolo, docente di lingua e letteratura italiana, manager culturale.
XXI
Sotto il Mediterraneo c’è un’altra Alessandria: strade dai nomi sbiaditi, urne nel suo letto. Resti d’acqua nella parola pioggia. Sotto il Mediterraneo, cala la notte. Altre acque che ci abbandonano per sempre.
XXVIII
Un altro deserto Un’altra riva Questa pioggia non conosce né brillantezza né calma Scende verso il cuore Dimentica i confini.
René Daumal (1908-1944) è stato un poeta, scrittore e filosofo francese, vicino al movimento surrealista ma fortemente influenzato da spiritualità orientale e mistica. Autore di opere visionarie come Il Monte Analogo, ha unito poesia, filosofia e simbolismo esoterico. Morì prematuramente di tubercolosi, lasciando un’impronta duratura nella letteratura d’avanguardia.
Rinascerò senza cuore,
sempre nello stesso cosmo,
sempre con la stessa testa,
le stesse mani,
forse di colori diversi,
ma questo non sarà di consolazione.
Sarò crudele e solitario,
e mangerò serpenti
e insetti crudi.
Non parlerò a nessuno
se non con parole di insetti
o serpenti nudi,
con parole che vivranno e rideranno nonostante me.
Geoffrey Hill (1932-2016) è stato un poeta, critico e accademico inglese, considerato tra le voci più autorevoli della poesia contemporanea in lingua inglese. La sua opera unisce complessità linguistica, rigore etico e una forte attenzione alla storia e alla memoria collettiva. Insegnò in prestigiose università e fu nominato Oxford Professor of Poetry dal 2010 al 2015.
Soffia sui miei occhi fragili come su un vetro | questo,
qualcosa di così squisito che a malapena posso sopportarlo.
Non credo avrei mai potuto sopportarlo,
se non fosse reale.
Fai dello straniamento tutti i nostri desideri, quell’età così
perfettamente potente nella sua imperfezione.
Come indennizzare una leggenda degradata,
perduta nel computo?
Contumace come sono e come ora, come
Poggio, io | amo troppo l’invettiva—
questo per il nostro bene—così che mi hai visto cambiare
idea, se lo sottolineo.
Soffia sui miei occhi fragili, sono stanco di dormire, largo ma non troppo affettuoso
bene si addice alla fiera Didone trionfante,
obolazione lirica.
Fantastico qui come in quei strani film che
guardavamo, sebbene separati, I racconti di Hoffmann.
Che cosa dobbiamo essere per non essere lavorati con specchi,
alveari di prospettiva.
Avrei potuto trovarti in un film di Ophüls,
risonanze silenziose di vetro configurato,
se solo ci avessi tagliati fuori da The Masque of Blackness
mentre stava andando in scena.
Miquel Martí i Pol (1929–2003) è stato uno dei più importanti poeti catalani del Novecento. Nato a Roda de Ter, in Catalogna, iniziò a lavorare giovanissimo in una fabbrica tessile, esperienza che influenzò profondamente la sua opera. Malato di sclerosi multipla dall’età di 19 anni, continuò a scrivere poesie cariche di impegno sociale, quotidianità e speranza. La sua produzione è vasta e include anche traduzioni di autori francesi e italiani. È considerato una voce fondamentale della letteratura catalana contemporanea.
Adesso penso a te, così lontano! E
invento per te una posa fiduciosa,
così che tu possa riempire
questo vuoto del pomeriggio.
Ogni parola è un mondo
con fiumi, mari e città,
o un vetro fragile,
o una stanza silenziosa.
Quanto lento è il passare del tempo!
Quanto è pesante la vecchia
solitudine, e quanto
sono chiusi i tuoi occhi, quando evoco
una posa di attesa per te,
così che tu possa riempire il mio pomeriggio.
Néstor Martínez (San Salvador, 1957), scrittore, giornalista e poeta salvadoregno. Ha studiato giornalismo in El Salvador, negli Stati Uniti e in Svezia. Ha lavorato per anni al quotidiano Diario Co Latino e collabora con i quotidiani di Los Angeles in lingua spagnola La Prensa e La Opinión.
Oggi
il silenzio si è posato sui miei libri,
è arrivato a casa mia,
mi ha sigillato le labbra,
mi ha messo a tacere,
mi ha legato le dita.
Il silenzio
insegue le mie parole
quando vogliono sfuggire
al vincolo obbligatorio,
alla censura precedente,
ai testimoni nascosti.
Il silenzio
si scaglia sulle mie parole,
le divora ferocemente,
le infetta di terrore,
le assassina senza pietà.
Maria Negroni (nata nel 1951 a Rosario, Argentina) è una poetessa, saggista e traduttrice argentina, autrice di numerose raccolte poetiche e opere in prosa. Ha vinto prestigiosi premi letterari e ha vissuto a lungo tra New York e Buenos Aires, dove ha anche insegnato. La sua scrittura unisce lirismo, riflessione filosofica e immagini visionarie.
Venezia completamente sommersa. Si vedono solo il duomo, le statue sul duomo, il rame di un campanile. Nel pomeriggio, l’acqua ha il colore di specchi falsi. Malinconia in grigio, lutto alla deriva. Un’enorme scarpa di vernice nera con un tacco vertiginoso passa. Bare avvolte in velluto rosso oscillano nell’acqua, come gondole. Penso: sono al sicuro. Il cimitero è quest’isola cinta da mura. Non c’è nessuno tranne me, e file di camicie con cravatte (sempre grigie), mani che emergono dalla terra. Se alzi una di quelle mani, appare una donna con un abito d’altra epoca, che scompare all’istante, con un’espressione non infelice. (Le bare continuano, gli specchi continuano sotto il pomeriggio in bilico.) Una sciarpa blu svolazza sopra una croce, una data improbabile su un muro. Poi appare l’angelo con una piuma in mano e dice: Ora, chiudi gli occhi e perdi di nuovo il luogo del tuo smarrimento
Joyce Mansour (1928–1986) è stata una poetessa e scrittrice franco-egiziana, figura di spicco del surrealismo, nota per i suoi versi intensi e sensuali. Ha pubblicato diverse raccolte che esplorano eros, morte e inconscio, con una voce provocatoria e visionaria.
In un mondo del tutto grigio
Una donna soffoca nel suo grasso
Grida solitudine
Due mani crepitano
In uno specchio d’inchiostro
Una bocca piena di carne
Bestemmia e vocifera
La maionese va a male
E offusca i vetri
L’oro e la tempesta
Rimbombano là fuori
La donna mangia per farsi conoscere
E muore con la bocca aperta
Davanti al sesso eretto
Di un guardiano notturno
Ultimo sussulto della bulimia
César Moro (1903–1956) è stato un poeta e pittore peruviano, legato al movimento surrealista internazionale. Visse a lungo a Parigi, dove entrò in contatto con André Breton e i surrealisti francesi, partecipando attivamente alle loro mostre e pubblicazioni. La sua opera poetica, in lingua francese e spagnola, esplora il sogno, l’amore e la ribellione contro le convenzioni sociali.
Vi saluto, apparizioni benevole,
sudario rattoppato di rondine,
schiuma di sonno interrotto,
libertà di gesti,
freddo notturno,
rughe d’ombra e peso sovrumano.
Saluto la cieca premonizione
e prendo le sue mani gelide,
muovo la sua lingua,
offusco la luce del miracolo.
In anticipo compio le mie azioni in sogno,
mi cambio d’abito, mi corico, mi dimentico
e posso dormire come un
innocente condannato alle grandi meraviglie
che la notte scatena.
Eduardo Mitre è un poeta, saggista e traduttore boliviano, ha vissuto a lungo tra Bolivia, Stati Uniti e Francia, e la sua poesia unisce immagini della terra natale a riflessioni universali sulla memoria, l’esilio e l’identità. Tra le sue raccolte più note Mirabilia e Fervientes huellas.
Il paesaggio si restringe
ai margini dei passi. La vasta distesa
profuma di natura selvaggia
Cammini su una strada
di luci e ombre
dove il tuo sguardo esita
e la tua memoria inciampa.
È l’area d’imbarco
dell’aeroporto del tempo.
Ogni corpo è il passeggero,
la nave e il bagaglio.
E noi aspettavamo i segnali,
ansiosi, senza sapere
se ci avrebbero chiamato per iniziare
o annullare il viaggio.
Antonio Cisneros (1942–2012) è stato un importante poeta, giornalista e docente peruviano, considerato una delle voci più originali della poesia ispanoamericana del secondo Novecento. Con uno stile ironico, colloquiale e impegnato, ha raccontato la storia e le contraddizioni del Perù e dell’uomo contemporaneo. Tra le sue raccolte più note Canto ceremonial contra un oso hormiguero e Comentarios reales.
Se mi allungo di due metri in un formicaio e lascio che i piccoli animali costruiscano una città sulla mia pancia, posso restare in quello stato per diverse ore e correre al centro dei tunnel e comportarmi da bravo animaletto.
La stessa cosa succede se mi seppellisco nel nocciolo di una pesca abitata da lombrichi che si muovono veloci. Ma devo sedermi a tavola e mangiare quando il sole è alto: mi parleranno.
I miei 4 nonni e i loro 45 discendenti, mia moglie e io, devo dimenticare che sono un bravo animaletto prima e dopo i pasti e sempre.
Aldo Pellegrini (1903–1973) è stato un poeta, critico d’arte e drammaturgo argentino di origine italiana, figura centrale del Surrealismo in America Latina. Fondatore di diverse riviste letterarie d’avanguardia, tra cui Letra y Línea e A partir de cero, fu promotore di nuove correnti poetiche e artistiche. La sua opera mescola visione onirica e impegno intellettuale, con una scrittura audace e sperimentale.
Se allungo una mano trovo una porta
Se apro la porta c’è una donna
allora affermo che la realtà esiste
Nel profondo della donna dimorano fantasmi monotoni
che occupano il posto delle contraddizioni
Oltre la porta esiste la strada
E nella strada polvere, escrementi e cielo
E anche questa è realtà
E in quella realtà esiste anche l’amore
Cercare l’amore è cercare se stessi
Cercare se stessi è la professione più triste
Monotonia delle contraddizioni
Dove le leggi non arrivano
Nel cuore stesso della contraddizione stendo
impercettibilmente la mia mano E vivo
Amanda Durán (1982 – 2025) è stata una poetessa e artista visule cilena.
Tutte le stazioni della metropolitana sono vuote.
a malapena qualche bambino si arrampica sui muri con consistenza ragnatelosa.
L’Alameda laggiù è un funerale continuo;
il rumore dei treni si accalca nell’inguine
di chi non ha potuto avere altri figli.
Nessuno pensa più al suicidio,
a rimuovere la propria ombra sul bordo della banchina
E ripetere a bassa voce
una poesia di Bertoni a una ragazza con le tette grosse
(nessuno conosce più le poesie di Bertoni, ma la ragazza è ancora lì).
Prima, c’era chi sedeva per ore a guardare i treni passare,
Mentre inviava e riceveva messaggi sui suoi cellulari prepagati.
Mi piaceva guardare da un’auto ancora e ancora quelle stesse stazioni
Dove oggi galleggiano le piastrelle, cariche di manifesti strappati.
Il carro più bello è rimasto sul ciglio della collina,
Si sente l’acciaio decomporsi, dolce come una pesca,
L’inverno si sta sciogliendo su quel tetto che è una nave,
una finestra aperta, una pietra soffocata dal sottosuolo che tossisce resti d’aria.
Lei vola in questa carrozza vuota, enorme, notturna,
La memoria è disgustosa,
Una donna che non urla è disgustosa,
Si trasforma in una falena, tutta inumidita di vermi,
Sbattendo ancora e ancora contro quella luce tremolante di questa stazione della metropolitana
Proprio nel riflesso di una pubblicità rosa che è appena leggibile.
“Sei triste?” chiede. “
Forse le donne morte sono sempre tristi,
con pezzi di pelle attaccati all’ologramma che sono
come qualcuno che disegna urla nell’aria.”
Sembra bella così, vuota e fragile
come una vergine di gesso.
Gladys González Solís (Cile, 1981) poetessa, redattrice e manager culturale. Laureata in Educazione e Pedagogia spagnola presso l’Università Metropolitana di Scienze dell’Educazione (UMCE). Ha inoltre conseguito un master in Linguistica e un dottorato in Filosofia e Lettere con specializzazione in Filologia Ispanica, presso l’Università di Valladolid, nonché un diploma in Promozione della Lettura in Letteratura per l’infanzia e la gioventù presso la Pontificia Università Cattolica del Cile. È una manager culturale indipendente, nel 2017 ha creato la Fiera Internazionale del Libro di Valparaíso (FILVA). Nel 2019 le viene assegnato il Premio Pablo Neruda per la Poesia Giovane con il quale consolida la sua carriera. Attualmente è direttrice della casa editrice; Ediciones Libros del Cardo, con cui ha diffuso diversi scrittori latinoamericani.
Stefano Benni (1947 – 2025) è stato uno scrittore, umorista, giornalista, sceneggiatore, poeta e drammaturgo italiano.
Non disprezzare il poco, il meno, il non abbastanza
L’umile, il non visto, il fioco, il silenzioso
Perché quando saranno passati amori e battaglie
Nell’ultimo camminare, nella spoglia stanza
Non resteranno il fuoco e il sublime, il trionfo e la fanfara
Ma braci, un sorso d’acqua, una parola sussurrata, una nota
Il poco, il meno il non abbastanza.
Bei Dao (pseudonimo di Zhao Zhenkai) è un poeta e saggista cinese nato a Pechino nel 1949. Considerato uno dei fondatori del movimento Misty Poets, ha scritto poesie dense e simboliche che si sono opposte al linguaggio ufficiale della Cina maoista. Dopo il 1989, in seguito ai fatti di piazza Tienanmen, è stato costretto all’esilio per molti anni, vivendo in Europa e negli Stati Uniti. Le sue opere, tradotte in numerose lingue, includono raccolte come The August Sleepwalker e Landscape Over Zero. Dopo il rientro in Cina nel 2006, ha continuato a scrivere e insegnare.
È un falco che insegna al canto a nuotare,
è un canto che segue il primo vento
Ci scambiamo frammenti di gioia
che attraversano la famiglia da diverse direzioni
Egli è un Padre che ribadisce che l’oscurità
è l’oscurità che conduce alla luce degli antichi.
una porta oscillante che si chiude con un cigolio,
gli echi perseguitano il suo pianto
È una penna che fiorisce in vana speranza,
un germoglio che resiste al cammino inevitabile
un bagliore d’amore che si risveglia per
illuminare un paesaggio a zero
Jorge Enrique Adoum (1926–2009) è stato uno dei più importanti poeti e intellettuali dell’Ecuador. Nato ad Ambato da una famiglia di origine libanese, fu anche romanziere, drammaturgo, saggista e traduttore. Militante di sinistra, visse in esilio per anni a causa del suo impegno politico. La sua poesia, spesso impegnata e sperimentale, riflette tensioni storiche, identitarie e sociali. Il suo capolavoro poetico è considerato Los cuadernos de la tierra, opera monumentale sulla memoria collettiva.
…perché nel Paleolitico dovevo essere ancora molto giovane,
curioso, indagatore e pieno di presentimenti sul terzo essere che due persone anziane formano
quando si chiudono in casa con una chiave o con la notte.
e la terra avrebbe aspettato diecimila anni finché io fossi cresciuto e avessi capito
per mostrarmi ora all’aria aperta questo:
la prima coppia come due parole insieme
con un breve vuoto dove una volta c’era il trattino maschile
(femminile la congiunzione copulativa),
annodato fino ad oggi, amore fossilizzato, statua vivente inscatolata,
mentre noi, voyeur del XX secolo, vecchi a qualsiasi età, con il nostro
amore morto sulle spalle,
rimuovendo le assi, i tessuti di nylon, le pietre che li sostengono,
e sdraiandosi accanto ad essi per intravedere l’ormeggio immodesto e duraturo
che non finisce mai in un’esplosione,
Affondiamo i nostri cuori affinché non si vergognino
di quell’amore che ancora esiste
in questi scheletri dell’altro ieri in cui giacciono.
proprio come la tenerezza che dalla carezza scendeva fino alle ossa.
Marcel Beyer è uno scrittore e poeta tedesco. Nel 2016 è stato insignito del prestigioso Premio Georg Büchner. Tra le sue opere più famose, i romanzi I pipistrelli (1995) e Forme originarie della paura (2008). Per Suhrkamp sono uscite le raccolte di poesia Falsches Futter (1997), Erdkunde (2002), Graphit (2014) e Dämonenräumdienst (2020).
A Colonia, una città di ossa
e tuniche, con strade
acciottolate scassacranio
e vecchie e vecchi e orribili
putti, profuma come se
tutti stessero sfornando. Samuel
Taylor Coleridge ha contato
settantadue essenze, e ognuna
marcata, ognuna un inconfondibile
fetore. Esattamente tante quante le lingue
che esistono. Ho fatto il calcolo.
Perché so pensare superficialmente,
bene quanto qualsiasi Hänneschen e
qualsiasi Scheng. Il linguaggio si respira,
qui a Colonia, dove uno beve tutto
ciò che l’altro ha detto, dove
uno trangugia ciò che l’altro
promette, dove nel parlare
già sempre dal linguaggio
si sorseggia, mentre ci si sfrega
l’acqua di Colonia dietro l’orecchio
o subito la mattina la si rovescia
nel decolleté. Lo vedo storcere
il naso. L’uomo sprizza
stanchezza da tutti i pori. Cerca la
sezione ceramiche. Disperato
brama le ninfe. C’è odore
di roba liquida, c’è odore
di knödel. E poiché io
faccio rime e sono anche
di buon umore, o forse
piuttosto perché passo
da porco e mi infiammo, ho
raccontato cos’ha annusato Coleridge
a Colonia dove, da quando i Romani
se ne sono andati, non si arieggia più.
E prima di sparire, mi stappo
ancora una bottiglietta
di Mum, una bottiglietta
di Rüdesheimer. Salute.
Bruno Serrano è stato un poeta, saggista e narratore cileno. Appartenente alla generazione post-dittatura, la sua scrittura si distingue per un lirismo visionario e una forte componente esistenziale e politica. Ha pubblicato varie raccolte poetiche e testi ibridi, spesso legati al territorio e alla memoria. Il suo stile unisce intensità emotiva e rigore linguistico. È considerato una voce originale e appartata nella poesia cilena contemporanea.
Toesca
Non prevedeva che la Moneda
sarebbe stata bombardata,
che le finestre sarebbero state bruciate
, che le porte sarebbero saltate dai cardini, che
i tetti sarebbero bruciati come erba secca.
Nemmeno una premonizione,
quando la sua squisita penna d’oca
disegnò schizzi e progetti:
chiese solo perentoriamente
che il filo a piombo cadesse
per la perfetta verticale.
Ancora dal retro dei giorni,
i piccioni rapaci prendono il volo
e scaricano bombe di escrementi
sui loro bianchi
progetti
di architetti.
José Agustín Goytisolo (1928–1999) è stato un poeta spagnolo nato a Barcellona, appartenente alla cosiddetta Generazione del ’50. La sua poesia, segnata dalla guerra civile e dalla perdita della madre durante un bombardamento, unisce impegno civile, ironia e lirismo intimo. Fu autore della celebre poesia “Palabras para Julia”, dedicata alla figlia, diventata un inno di resistenza e speranza. Collaborò con intellettuali e musicisti, tra cui Paco Ibáñez. Morì tragicamente cadendo dalla finestra di casa sua, in circostanze mai del tutto chiarite.
Nelle passeggiate in riva al mare
sulle sedie di vimini dei bar
adagiate su morbide chaise-longue di velluto
fumando sigarette audaci ed esotiche
vestite con colori molto decenti
o in luoghi chiusi e più intimi
guardandosi allo specchio
ritoccandosi le labbra e incipriandosi
le donne di ieri sembravano irreali
erano come qualcos’altro qualcosa di diverso
ma quando ci davano i dolci
o le fotografavano di profilo
sapevamo tutti che era finita
che non poteva essere
che il bel film non sarebbe continuato per sempre
e che lo strano gioiello che apparentemente avevano
nascosto nelle pieghe della loro scollatura
o forse tra le loro gambe
sarebbe presto diventato merce a buon mercato
erano come noi
con i loro desideri e le loro malinconie
con il loro lavoro e le loro delusioni.
E allora perché fingere di essere delle dee
se non lo volevano nemmeno,
e perché tanti sospiri assurdi,
tante belle mani che si strofinavano
tante dita solo con la saliva,
se tutto quello che di quella festa sarebbe rimasto erano
pochi vecchi dipinti e pile di scatole per cappelli
César Calvo (1940–2000) è stato un importante poeta, giornalista e attivista culturale peruviano. Nato a Iquitos, nel cuore dell’Amazzonia, ha intrecciato nei suoi versi la spiritualità indigena con un profondo impegno politico e sociale. È noto per il suo capolavoro Las tres mitades de Ino Moxo, un ibrido poetico-narrativo incentrato sulla saggezza sciamanica. Calvo è stato anche promotore della poesia orale e della tradizione amazzonica. La sua voce poetica resta centrale nel panorama della letteratura latinoamericana del XX secolo.
Rimase alla finestra
per lunghi, lunghi anni, a guardare
le foglie cadere, la neve, a guardare
le foglie
e
la neve cadere.
Quando si ricordò dei suoi fratelli,
erano già un filo d’erba.
Dormì felice: quella notte
scoprì che gli alberi
perdono le foglie, che la neve è bianca.
Jorge Luis Cáceres (1923–1949) è stato un poeta cileno, esponente del movimento surrealista nel suo Paese. Oltre che poeta, fu danzatore e pittore, e partecipò attivamente al gruppo “La Mandrágora”, legato al surrealismo internazionale. La sua scrittura, onirica e visionaria, si distingue per l’uso libero del linguaggio e la forza immaginativa. Morì prematuramente a soli 26 anni, lasciando un’opera breve ma intensa.
Ad André Breton
Su uno sfondo di diamanti un ombrello è un fuoco in più sul retro
L’avevo visto girare quando scrivevo “Recitazione” nel 1937
E non sapevo che sull’asse della finestra
Il sole gioca con il mormorio del sangue
Poi ho cominciato a leggere L’Amour Fou
Ma prima potevo già camminare a piedi nudi
Su una tela rossa attraverso la foresta in fiamme
senza amarlo ancora. Ho indebolito il mio amore su questo tappeto
E contro il mio viso soffiava lo strano battito del cuore
Quando camminavo in punta di piedi
Lungo i bordi di un anello di paglia intrecciata
Un anello di paglia intrecciata
Poi ho iniziato il viaggio di ogni stagione ma mi sono svegliato prigioniero di un desiderio
Non mi conoscevo senza negarlo. Nel centro della foresta
Nella camera oscura sul bordo di una roccia
E i ciottoli che adornano le pareti
Pendono da un centro mobile che oscilla
Per il fascino dell’eco senza uscita
Che gira.
Gabriel Ferrater i Soler (1922–1972) è stato un poeta, linguista e critico letterario catalano, considerato uno dei più grandi poeti del secondo dopoguerra in lingua catalana. La sua opera poetica più celebre è Les dones i els dies (“Le donne e i giorni”), in cui coniuga intellettualismo, ironia e memoria personale. Fu anche docente universitario e appassionato studioso di linguistica strutturale e traduzione. Il suo stile asciutto e riflessivo ha influenzato generazioni di autori. Morì suicida a 50 anni, lasciando un’impronta indelebile nella cultura catalana.
Il sole l’ha inghiottita. Camminava sola,
a piedi nudi come il mare, vestita come
il mare, con una camicetta bianca e scarpe da ginnastica verdi,
luminosa e bionda come l’aria,
come il leone della furia totale.
L’ha inghiottita. In branco, furiosi,
taglieremo il vento di latta
con le cesoie degli ululati.
Graffiamo la sabbia. Abbaiamo
al mare, a quello travestito.
José Emilio Pacheco (1939–2014) è stato uno dei maggiori poeti e intellettuali messicani del XX secolo. Nato a Città del Messico, è stato anche narratore, saggista e traduttore. La sua poesia, sobria e riflessiva, esplora il tempo, la memoria, l’ingiustizia sociale e l’impermanenza della vita. Ha ricevuto numerosi premi, tra cui il Premio Cervantes nel 2009. Pacheco ha sempre mantenuto uno stile accessibile, vicino ai lettori, rifiutando l’eloquenza retorica a favore di una parola etica e necessaria.
La foto rimane lì. Fece una pausa per un secondo.
Tutto è passato nello stesso istante.
Le onde del tempo non cessano mai.
La vecchiaia ci allontana ogni minuto
dall’immagine immobile in cui chi eravamo
contempla fedelmente il defunto che saremo.
Joaquín O. Giannuzzi (1924–2004) è stato un poeta argentino noto per il suo sguardo lucido e disincantato sulla realtà quotidiana, che ha trasformato in riflessione esistenziale. La sua poesia, precisa e tagliente, fonde ironia, malinconia e pensiero filosofico.
I giovani amanti si leccarono
il viso e le mani, rivelando
alla luce del sole
l’energia della creazione, la reciproca
penetrazione della materia vivente.
Allora i signori e i passeggeri tristi
si alzarono in piedi, aspettando che il fuoco
divampasse in tutte le direzioni e destinazioni:
lasciando che quella forza
si infiltrasse in loro e penetrasse
nei vestiti, nella carne, nei metalli e nel legno,
fino a esplodere in un bagliore liberatorio.
Marge Piercy (nata nel 1936 a Detroit, Michigan) è una poetessa, romanziera e attivista femminista statunitense. Cresciuta in una famiglia operaia, ha portato nelle sue opere una profonda coscienza sociale e politica. I suoi versi affrontano temi come il corpo femminile, l’identità di genere, la giustizia sociale e l’ambiente. Autrice di numerose raccolte poetiche e romanzi, tra cui Woman on the Edge of Time, è considerata una delle voci più influenti del femminismo letterario americano. Vive a Cape Cod, dove continua a scrivere e a intervenire nel dibattito pubblico.
Pomodori paffuti come perfetti sederini di bambino,
melanzane lucide come parafanghi lucidati,
impeccabili peperoni di un luccicante viola neon,
prolifici fagioli rampicanti
che crescono come lo stelo di Jack sotto l’effetto del Viagra,
grandi come ruote di camion, zinnie che il fungo
non fa mai appassire, rose che pendono
da un cespuglio che il cancro non ha mai toccato,
coraggiosi piccoli alberi da frutto che inclinano
i loro immacolati ornamenti di frutta di vetro:
Sono sdraiata sul divano, coperta
di cataloghi di semi, con la voglia di comprarne troppi. Il nevischio
cade dalla finestra e un vento affilato di lame di ghiaccio si insinua da ogni fessura. Mentitemi, giardinieri: voglio credere a tutte le promesse, a pomodori da due chili e dalie più luminose del sole che ha divorato la brina qualche giorno fa.
Lucio Piccolo è nato a Palermo, il 27 ottobre 1901, dal barone Giuseppe, discendente da una facoltosa famiglia radicata da alcuni secoli a Ficarra, a Naso e a Capo d’Orlando, e dalla contessa Teresa Mastrogiovanni Tasca Filangeri di Cutò, appartenente a una delle più importanti famiglie aristocratiche siciliane. Teresa è la più giovane di cinque sorelle, tra le quali si ricorda, Beatrice, madre del futuro scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Nel 1953 moriva la madre. Nel 1954 Piccolo stampava a proprie spese le 9 Liriche, presso il piccolo stabilimento tipografico «Progresso» di Sant’Agata di Militello, e le inviava senza affrancatura a Eugenio Montale che, incuriosito, le lesse e le apprezzò decidendo di presentare quello che riteneva dovesse essere un giovane autore al Convegno di San Pellegrino Terme dedicato al confronto fra due generazioni. Ma la sorpresa fu naturalmente constatare, quando l’autore delle 9 liriche arrivò accompagnato dall’ancora inedito cugino Giuseppe Tomasi di Lampedusa, di trovarsi di fronte a un poeta maturo e coltissimo. Ebbe inizio così il successo di Piccolo che pubblicava nello Specchio Mondadori Canti barocchi e altre liriche (1956) con la prefazione di Eugenio Montale; nel 1960, Gioco a nascondere. Anche in tal caso, come già per la prima raccolta, si tratta di una selezione di nove poesie. Nel 1967, egli dava infine alle stampe la terza e ultima raccolta, pubblicata in vita (sempre costituita da nove poesie), Plumelia, edita da Scheiwiller. Nello stesso anno pubblicava, su «Nuovi Argomenti», n. 7/8, L’esequie della luna, una “Prosa per un balletto” (così è sottotitolata l’operetta). Morì nel 1969.