Davanti alle scenografie riposte sul pavimento di Reynaldo Lacàmara

Reynaldo Lacàmara (1956) è un poeta cileno contemporaneo

Davanti alle scenografie riposte sul pavimento
gli amanti agitano le loro scope.

La polvere si posa sulla lampada in camera da letto,
noi siamo l’anello mancante.

Ci dipingeranno sui loro muri:
una goccia su qualche superficie
che germoglia dall’innesco di piccole cose.

La storia ci cerca,
ci trova

Come la luce in camera da letto
o polvere sollevata dagli amanti.

*

Davanti alle scenografie riposte sul pavimento di Reynaldo Lacàmara

Nel mare di Rigoberto Paredes

Rigoberto Paredes (1948 – 2015) è stato un poeta, saggista ed editore honduregno. È stato il fondatore di Editorial Guaymuras, Editores Unidos e Ediciones Librería Paraíso. Tra le sue opere En el Lugar de los hechos; Las cosas por su nombre; Materia prima; Fuego lento; La stazione perdida.

A Rafael Rivera

Le navi hanno già svoltato
l’angolo delle acque
che vediamo unirsi
al cielo profondo e arcuato.
Si vedono solo pochi punti,
ma qui, tra noi,
in preda all’abbandono,
si levano ancora mani e voci innamorate.
I viaggiatori a prua non si volteranno indietro.
Un altro mondo sorge, un altro mondo alto e fresco
nella mente di tutti i viaggiatori.
Notte e giorno osserveremo le creste dell’acqua.
Forse il vento porta con sé un odore, un fischio,
qualcosa di ciò che teniamo stretto al petto
e che oggi vibra lontano.
Come erbacce ruvide, il mare cresce dentro di noi.
Il suo falso blu irrompe tra le rocce
e ci restituisce solo i resti di ciò che è andato perduto.
Eppure
la vita ci invia
rapidi segnali,
mentre passa,
lontano da questa riva.

*

Nel mare di Rigoberto Paredes

lucia triolo: vorrei

vorrei…       
 vorrei avere
occhi 
di cristallo trasparenti e fulminanti 
mani 
che tolgono la polvere anche ai sogni
orecchie 
che avvertono i punti morti nel cammino
odori 
col profumo di maree che lanciano speranze sulla riva

tu che mi accarezzi 

e invece…
… solo malintesi:
una formica ci passeggia sopra

il mondo, 
quel vecchio usuraio, come sempre, 
continua 
a prestare e a esigere interessi non dovuti

la formica ci passeggia sopra.

Lucia Triolo: Una Domenica di Poesia

Barbara Korun

Odore Umano

Ormai da giorni rimugino sul mio resoconto
del lavoro svolto con i profughi
non ce la faccio proprio a metterlo sulla carta
quell’odore
odore di gente di creature umane
quell’odore dolciastro
un misto di urina di vomito di sangue mestruale
di sangue di feci di sudore di gente spaventata

ormai da giorni rumino questo resoconto
nei sogni è il resoconto a ruminare me
mi perseguita
insomma come dire

«Per loro tutto può andar bene!»
il sudicio pavimento di cemento
i vestiti fradici
le interminabili attese in fila
esattamente in una fila
2000 persone in un’unica fila
una dietro l’altra per ore e ore
per 2 pezzi di pane pesce in scatola
una mela e mezzo litro di latte
per l’acqua per mezzo litro d’acqua

ormai da giorni rumino questo rapporto
già da giorni mi tormento come comporlo
insomma come raccontare
che la gente mi faceva segno
sono affamato sono affamata siamo affamati
dimagriti stanchi sporchi rassegnati

come raccontare
che li sorvegliavamo come i peggiori
e i più pericolosi nemici
avvertendo la gente del luogo di non lasciar
passare i loro animali dove erano passati loro
potrebbero contrarre malattie terribili
la tubercolosi, il colera, la scabbia, i pidocchi

«Neanche per sogno! Non sperate davvero che io vada
a pulire le tende finché c’è anche uno solo di quella marmaglia infernale!»
sbraitava una signora anziana mandata dai servizi sociali
«Non voglio avere a che fare con loro,
che tornino là da dove sono venuti!» strillava a notte fonda
durante una delle notti più serene nel campo
svegliandosi di soprassalto dal placido
sonno dei giusti

come raccontare
come descrivere la scena iniziale
quando son giunta per la prima volta alla fabbrica Beti
la mattina presto prima dell’alba

nei campi vicini silenzio nebbia
in lontananza invece fasci di luce dei fari
elicotteri suono insistente di sirene veicoli della
polizia esercito con i loro furgoni e camionette
armati fino ai denti agenti specializzati con
passamontagna nero sul viso e il casco in testa
muniti di giubbotti antiproiettile mitragliatrici
rivoltelle sfollagente scudi e volti mascherati
perfino i membri del servizio umanitario
con guanti e maschere da naso e bocca

eppure dappertutto quell’odore
quell’odore intenso e dolciastro
odore umano

che non scorderò mai

Cartolina non spedita di Isabel Oliva I Prat

Poetessa e docente catalana, nata nel 1924 e tutt’ora vivente, pubblicò il suo primo libro a settantaquattro anni. Coltiva una poesia profondamente radicata nell’esperienza di vita personale e collettiva, in cui l’attenzione per la memoria, il paesaggio, la solitudine e l’arte predominano come caratteristiche fondamentali d’espressione.
L’oro del sole al tramonto sotto il Ponte di Rialto,
Le campane di San Marco cadono lente
sui roseti dei giardini pensili del Canal Grande.
Le gondole disegnano cerchi infiniti
nell’acqua verde,
una luce diafana dissolve la nebbia, attraversa
le bolle d’aria delle finestre
ed entra nelle case come uno scampolo della sera.
In quel preciso istante,
nelle gallerie di vetro dei palazzi,
pezzi di cristallo di Murano brillano
degli stessi colori di una cartolina veneziana
non ancora spedita al destinatario.

*

Cartolina non spedita di Isabel Oliva I Prat

Tre poesie di Kenneth Koch

Diminuzione della mamma

.

La mia mamma

nel tempo in cui ero bambino

fu una donna

molto grande e molto bella

allora che ora

è minuscola

come una cosa​

.

*

.

Parlando a diverse persone contemporaneamente

.

Mi piacerebbe che voi foste ancora qui.

Smettetela di parlare o di fare qualsiasi altra cosa per un minuto.

Anzi, per favore, per tre, magari, cinque minuti.

Ditemi che sentiero prendere oltre la collina.

C’è un ponte lì? Vorrò compagnia?

Raccontatemi dei vecchi che hanno costruito il ponte.​

.

*

.

Parlando a Patrizia

.

Patrizia non vuole

parlare d’amore,

dice che vuole solo

fare l’amore,

ma ne parla

quasi all’infinito con me.

.

***************

“L’anno scorso Larry Rivers ed io abbiamo cercato di uccidere la poesia e il jazz parodiandoli; la nostra prima sessione al Five Spot Café, tuttavia, si è rivelata così divertente, per noi, almeno, che abbiamo ripetuto l’esperienza più volte. Non credo che l’abbiamo ucciso.” Kenneth Koch (1925 – 2002), figura di spicco della Scuola di New York, è noto per la sua poesia vivace, ironica e profondamente umana. Sebbene le sue opere siano state tradotte in italiano in misura limitata, alcune poesie sono disponibili per i lettori italiani. Ecco tre poesie di Koch, l’ultima delle quali è di mia traduzione.

 

Le notti bianche di Rolando Càrdenas

Rolando Càrdenas (1933 – 1990) è stato un poeta cileno della così detta Generazione 50.

Ed era una luce che sembrava essere lì a tutte le ore,
quando i giorni cominciavano a crescere,
curvando verso lenti paesi innevati.
Si trasmetteva senza limiti,
in un’attività quasi silenziosa,
dai cieli rossi e pieni di colline
dove gli uccelli volavano fino a tardi.
Sembrava anche attraversasse il mare
con un misterioso mormorio color cenere.
Antica chiarezza del ghiaccio che era rimasta lì
fin dalla prima notte polare,
a conferma di un rito remoto che aveva fermato le ombre,
ma al tempo stesso era passato.
Rimaneva con noi per lunghe ore,
come se ci rubasse il sonno o la stanchezza,
invecchiando con l’erba e il vento.
Come un ricordo che tutto inonda,
quei giorni del sud emergono
dal tempo dell’uomo che perse la sua ombra,
perché quelle notti lontane e illuminate
portate dal ghiaccio, dal mare e dal cielo rosso,
non sembravano strane sulla terra sparsa,
che circondava quella casa
persa in un grande respiro bianco.

*

Sequenza

Ho sempre amato la Sequenza del Lunedì di Pasqua, quella che i fedeli leggono in chiesa oggi, ve la propongo è pura poesia.

*
Alla vittima pasquale
si innalzi il sacrificio di lode,
.
l’Agnello ha redento il gregge,
Cristo l’innocente ha riconciliato
i peccatori col Padre.
.
Morte e Vita si sono affrontate
in un duello straordinario:
il Signore della vita era morto, ora, regna vivo.
.
Raccontaci, Maria,
che hai visto sulla via?
.
La tomba del Cristo vivente,
la gloria del risorto;
.
e gli angeli suoi testimoni,
il sudario e le vesti;
.
Cristo mia speranza è risorto
e precede i suoi in Galilea.
.
[Bisogna credere di più alla sola Maria, veritiera,
piuttosto che alla folla menzognera dei Giudei.]
.
Siamo certi che Cristo è veramente risorto.
Tu, Re vittorioso, abbi pietà di noi.
.
Amen. Alleluia.
*

Sequenza

Lucia Triolo: Una Domenica di poesia

Paul Celan

PARLA ANCHE TU

Parla anche tu,
parla per ultimo,
di’ ciò che hai da dire.

Parla – 
ma non separare il no dal sì.
Dai anche senso a ciò che dici:
dagli l’ombra.

Dagli ombra che basti,
dagliene tanta
quanta sai sparsa intorno a te
fra mezzanotte e mezzogiorno e mezzanotte.

Guardati in giro:

lo vedi, che il vivo è dappertutto –
Prossimo alla morte, ma vivo! 
Dice il vero, chi dice ombra.

Ma ora si stringe il luogo dove stai:
e adesso dove andrai, rivelatore d’ombre, dove?
Sali. Innalzati a tentoni.
Più sottile diventi, più irriconoscibile, più fine!
Più fine: un filo,
lungo il quale vuole scendere la stella:
per nuotare nel basso, giù in basso
dove vede se stessa luccicare: nella risacca
di erranti parole.

Da “La Rosa di Nessuno”

55 anni fa’, nella notte tra il 19 e il 20 Aprile 1970, Paul Celan andava incontro alla Senna. Al suo genio e a Lui il mio commosso omaggio

UN BOURBON, UNO SCOTCH, UNA BIRRA di Felipe Granados

E’ stato un poeta del Costa Rica. Visse poco. Conduceva una vita bohémien, bevendo da un bar all’altro e trascorrendo le notti in cerca di asilo negli ostelli per migranti, dove dormiva per pochi soldi su brande non sempre pulite. Non ebbe molto tempo per mostrare la sua poesia al mondo. Ha pubblicato un’unica raccolta di poesie (Soundtrack, Ediciones Perro Azul, 2005). Ha collaborato con decine di riviste, tra cui “Amigos de lo Ajeno”, il supplemento “Áncora” del quotidiano costaricano “Nación” e numerose recensioni sulla rivista “Soho”. 

Ho pianto per te
come si deve piangere
perché sia ​​reale.
Ho pianto ubriaco.

Camminavo per la città
con un enorme desiderio
di non portare il mio nome,
solo perché
questa tristezza non mi toccasse.

Ho pianto per te
mentre stavi nelle fogne
come chiunque altro,
e poi ho imparato
che a volte la luna
è meglio vista da un tombino.

Ho pianto per te
in una macchina della polizia:
è la prima volta
che arrestano qualcuno
per il piccolo reato di nostalgia.

Ho pianto ubriaco
e nel mio delirium tremens
sono arrivato a credere
che tutti gli ubriachi
stessero piangendo per te .

*

Il giornale dei gatti di Gianni Rodari

I gatti hanno un giornale

con tutte le novità

e sull’ultima pagina

la ‘Piccola Pubblicità’.

.
‘Cercasi casa comoda
con poltrone fuori moda:
non si accettano bambini
perchè tirano la coda’.
.
‘Cerco vecchia signora
a scopo compagnia.
Precisare referenze
e conto in macelleria’.
.
‘Premiato cacciatore
cerca impiego in granaio. ’
.
‘Vegetariano, scapolo,
cerca ricco lattaio’.
.

I gatti senza casa

la domenica dopo pranzo

leggono questi avvisi

più belli di un romanzo:

per un’oretta o due

sognano ad occhi aperti,

poi vanno a prepararsi

per i loro concerti.

*

Il dono della Parola di Antonio Bianchetti

Le nostre storie
cercano ancora la trama dei racconti
come un rito nel chiederci
chi siamo e dove andiamo
parlando di ventura

.

Il brusio nasce nel riempire
la distanza e la sua usura
quando si sfidano le origini
anticipando il sonno
sulle infinite frasi che non sanno
dove arriveranno in nostra assenza

.

Ci ricordiamo delle classiche domande
fino alle ipotesi
della nostra inesistenza
nonostante il segno del miracolo

.

Continuiamo
fino a chiudere gli occhi
dove nessuno si accorgerà
se di fuori la neve
ha depositato i fiocchi
sulle speranze del mondo
dove la vita anche quando è sola
rimane felice
con il dono della parola

.

di Antonio Bianchetti (da “Non so se ho scritto troppo sull’amore” Quaderno dell’Àcàrya n°55)

*

*

Ad Antonio Bianchetti nel primo anniversario dalla scomparsa

*

Dennis Haskell una poesia

Dennis Haskell (1948) è un poeta, critico e accademico australiano. È autore di nove raccolte di poesie, le sue opere più recenti sono And Yet… e Ahead of Us. Inoltre, Haskell ha contribuito alla borsa di studio letteraria, pubblicando quattordici volumi di critica e saggi letterari.

Era fulgida oltre ogni logica,
tutta la vita un verdeggiante
pascolo, comunque la guardassi,

sembrava assurdo un amore così immenso
che divenne ogni pezzetto di sentimento

parole trepidanti,
finché tutte quante finirono in un libro.

E ancora ero stordito nel cercare
parole perfette in un perfetto accordare.

Sorpresi vi si sprofondarono i lettori, e presto
il libro aperto divenne solo un testo.

Condotti studi, lo scritto fu sezionato,
esaminato, decostruito, resuscitato.

Il testo era un discorso a cui ogni giorno
scolari rigorosi avrebbero attinto.
Ma chi di loro lo avrebbe interpretato?

*

Questa poesia è di una bellezza malinconica che permea tutto, come se raccontasse la trasformazione di un amore vissuto intensamente in qualcosa di distante, analizzato, quasi sterilizzato dal tempo e dallo studio. Il passaggio da emozione viva a testo scolastico è descritto con delicatezza ma anche con un certo rammarico. Quelle “parole trepidanti” che finiscono in un libro sembrano perdere la loro spontaneità, diventando oggetto di analisi fredda, di “scolari rigorosi”. Bellissima anche la chiusa, che lascia aperta la domanda centrale: chi saprà davvero interpretare e non solo studiare? È la riflessione definitiva sul destino della poesia (o dell’arte, o dell’amore stesso): quanto sopravvive, e quanto viene compreso?

*

Bufera di neve di William Carlos Williams

William Carlos Williams (1883 – 1963) è stato un poeta, scrittore e medico statunitense.

Scende la neve:
anni di furia dietro
ore che fluttuano pigramente
— la tormenta
trascina il suo peso
sempre più in profondità — tre giorni
o sessant’anni, eh? Poi,
il sole! un groviglio di
fiocchi blu e gialli:
alberi dall’aspetto ispido
si stagliano nei lunghi vicoli
sopra una solitudine selvaggia.
L’uomo si gira e lì vede
la sua impronta solitaria sparsa
sul mondo.

*

lucia triolo: una domenica di poesia

Roberto Bolano

Godzilla in Messico

Ascolta bene, figlio mio: le bombe cadevano
su Città del Messico
ma nessuno se ne rendeva conto.
L’aria portò il veleno
per le strade e dentro le finestre aperte.
Tu avevi appena mangiato e guardavi alla tele
i cartoni animati.
Io leggevo nella stanza accanto
quando capii che stavamo per morire.

Nonostante le vertigini e la nausea, mi trascinai
nella sala da pranzo e ti trovai sul pavimento.

Ci abbracciamo. Mi hai chiesto cosa stava succedendo
e io non dissi che eravamo nel programma della morte,
ma che stavamo per iniziare un viaggio,
un altro, insieme, e che non dovevi avere paura.

Quando se ne andò, la morte nemmeno
ci chiuse gli occhi.
Che cosa siamo?, mi domandasti una settimana o un

anno dopo,
formiche, api, cifre sbagliate
nella grande zuppa marcia del caso?
Siamo esseri umani, figlio mio, quasi uccelli,
eroi pubblici e segreti.

in “I Cani Romantici”

Soggetto di sinistra di Juana Bignozzi

Juana Bignozzi (1937 – 2015) è stata una traduttrice, giornalista e poetessa argentina.

Educato per essere
il magnifico militante di base di un partito
che, per non aver letto la storia del mio paese,
si è ridotto in polvere, non innamorato ma morto,
preparato per un’eterna corsa di fondo,
ho davanti agli occhi un muro impenetrabile
dietro il quale ci sono solo
altri 50 anni di lavoro e attesa.

*

VII di Carlos Ernesto Sánchez

Carlos Ernesto Sánchez è nato a Chol-Chol, Temuco, IX Regione, Cile, nel 1955. Ha studiato Filosofia e Teologia. Ha lavorato come giornalista per la radio e la carta stampata, oltre a insegnare in diverse scuole. Ha pubblicato: Three Poets , Why My God e Songs of Madness, Passion and Sadness. E’ deceduto nel 2021

Penso a Carmen
al suo appartamento irrespirabile,
con cani,
gatti affamati, miseria,
vicine che si appendono alle finestre mostrando
tette e povertà.

E descrivere la povertà non è poesia, è violarla,
è non aver capito che queste parole sono furia e ribellione.

Non voglio il ruolo di un intellettuale,
ma la strada, la mia bandiera,
i miei sogni.

Carmen è ancora sul suo balcone con tè e pane,
senza un uomo,
senza soldi,
senza lavoro (perché è vecchia),
senza saper leggere,
senza un corpo perfetto
e senza le creme per sistemarlo.

Scrivo aggrappandomi a queste parole
come se fossero un lasciapassare, un segno magico per andare in paradiso.

*

La strada giovane romanzo di Antonio Albanese (Feltrinelli)

Antonio Albanese viene dalla televisione, come Faletti, il parallelo mi è venuto naturale. Entrambi poi si sono rivelati grandi narratori con prosa di altissima qualità. C’è stato un periodo in cui passeggiando per Bologna incrociavo spesso Albanese e quasi mai lo riconoscevo, ma parliamo di cose serie. La strada giovane è il romanzo d’esordio di Antonio Albanese e mi ha realmente stupito. Tanto che non l’ho posato finché non l’ho letto tutto, in tre ore poco meno lo si termina. Narra la storia di Nino, un IMI. Cos’era un Internato Militare Italiano dopo il famigerato otto settembre 1943? Era quanto di peggio potesse capitare a un militare italiano catturato dai tedeschi, che non intendeva assolutamente aderire al regime repubblichino. Questi soldati non avevano lo status di progionieri di guerra, il loro trattamento nei campi di Austria e Germania era poco più su rispetto agli internati nei lager. Nino è un ragazzo siciliano che, suo malgrado, fugge con Lorenzo e il Piemontese dal campo di prigionia e si incammina con loro verso un’Italia divisa e distrutta. Non voglio anticipare la trama, voglio soltanto aggiungere che è un romanzo assolutamente ben scritto, che non da spazio a spettacolarismi da film americano e soprattutto è scritto con uno stile di prosa davvero efficace ed elegante. Ne consiglio la lettura. 

*

Ritratto di Saul Ibargoyen

Saúl Ibargoyen Islas (1930 –  2019) è stato un poeta, narratore, critico, traduttore e saggista uruguaiano, naturalizzato messicano.

Non sono ottimista.
Sono cresciuto all’improvviso,
saltando
i gradini dell’anima.
Non sono troppo allegro
né troppo espansivo.
Non ho ancora un passato:
parlo con gli altri,
cammino nei parchi,
scrivo in venti
modi diversi,
mi piace il calcio,
leggo i giornali,
visito gli amici,
recensisco qualche libro,
curo le mie passioni,
finisco il mio lavoro.
Sono semplice, ho
ventotto anni e, certo, ho
ombre ed errori,
sensi di colpa che durano mesi.
Non voglio avere ragione,
né sapere se questi versi
sono corti o lunghi,
né, in verità,
tessere un alloro
o dipingere il mio ritratto:
sono così simile a tutti,
così uguale
a ciò che canto.
Ecco perché non importa
se mi dimenticano,
se conoscono solo il mio volto,
il mio soprannome
o la mia età.
Devo dire un’altra cosa,
con un certo sapore testamentario:
nulla sarà
al di sotto delle mie azioni
e non volterò mai le spalle
all’ultima cosa
che potrà entrare nelle mie parole.

*

Dietro il monastero di Ernesto Cardenal

«Viviamo circondati da miracoli e non ce ne rendiamo conto» Ernesto Cardenal Martínez (1925 – 2020) è stato un poeta, presbitero e teologo nicaraguense.

Dietro il monastero, lungo la strada,
c’è un cimitero di cose usurate,
dove giacciono ferro arrugginito, pezzi
di ceramica, tubi rotti, fili attorcigliati,
pacchetti di sigarette vuoti, segatura
e zinco, plastica invecchiata, pneumatici rotti, in
attesa, come noi, della resurrezione.

*

lucia triolo: una domenica di poesia

D. H. Lawrence

“La Fenice”

Siete pronti a venir cancellati
raschiati via, soppressi
ridotti a nulla?

Siete pronti ad essere ridotti
a nulla, ad essere immersi
nell’oblio?

Se no, non cambierete mai davvero.

La fenice rinnova la sua giovinezza
soltanto quando è arsa, arsa viva
arsa fino ad essere calda, fioccosa
cenere. Allora il piccolo agitarsi
di un nuovo piccolo nato
nel nido con fili di lanugine come cenere
fluttuante
mostra che lei sta rinnovando
la sua giovinezza come fa l’aquila,
alato immortale

Passante di sera di Ledo Ivo

Lêdo Ivo è nato a Maceió, Alagoas, nel 1924, è morto nel 2012. Ha avuto la sua prima formazione letteraria a Recife e dal 1943 vive a Rio de Janeiro. Il suo esordio letterario è del 1944, con As imaginações (Le immaginazioni), libro di poesie al quale seguirono altre ventidue raccolte. Oltre alla poesia, Lêdo Ivo si dedica anche alla prosa. Il suo primo romanzo, As alianças (Le alleanze), del 1947, conquista un importante premio nazionale. Pubblica altri quattro romanzi, una raccolta di racconti, Use a passagem subterrânea (Utilizzare il sottopassaggio), e due testi per l’infanzia, O menino da noite (Il bambino della notte) e O canário azul (Il canarino azzurro). Tra i saggi figurano Ladrão de flor (Ladro di fiori), O universo poético de Raul Pompéia (L’universo poetico di Raul Pompéia), Poesia observada (Poesia osservata), Teoria e celebração (Teoria e celebrazione), A ética da aventura (L’etica dell’avventura) e A república de desilusão (La repubblica della delusione). Come memorialista, ha pubblicato Confissões de um poeta (Confessioni di un poeta) e O aluno relapso (L’alunno svogliato). Lêdo Ivo ha ricevuto numerosi e importanti premi. Nel 1990 è stato eletto Intellettuale dell’anno in Brasile. Le sue opere di poesia e prosa sono state tradotte e pubblicate in vari paesi, fra i quali Inghilterra, Danimarca, Stati Uniti, Messico, Perù, Spagna, Olanda e Venezuela. Di Lêdo Ivo è stata pubblicata in Italia l’antologia Illuminazioni, a cura di Vera Lúcia de Oliveira (Multimedia Edizioni, Salerno, 2001)

Ciò che rimane di me quando cala la notte
è una goccia di sudore su cui contemplo
l’intera vita trascorsa in un solo giorno.
Astro o segnale stradale, il mio sogno
ha aspettato che passassi e si è spento.
Lavoravo, ma in cambio mi davano solo
una pagnotta di poliestere; e invecchio
tra segni rosicchiati dal vento
e parole senza suono e senza senso,
elica di nave in bacino di carenaggio.
Cala la notte e io affermo: non ho vinto
nessun dio, né denaro, né un nuovo amore.
Sudore? Rugiada? Mi dissolvo nell’oscurità.

*

Lei di Vicente Huidobro

Vicente Huidobro (Cile, 1893 ‑ 1948). Padre del creazionismo e uno degli autori più rilevanti della poesia ispanoamericana del secolo XX.

Fece due passi avanti
Fece due passi indietro
Il primo passo disse buongiorno signore
Il secondo passo disse buongiorno signora
E gli altri chiesero come sta la famiglia
Oggi è una bella giornata come una colomba nel cielo

Indossava una camicia in fiamme
Aveva gli occhi come un dormiente in mare
Aveva nascosto un sogno in un armadio buio
Aveva trovato un uomo morto in mezzo alla sua testa

Quando arrivò lasciò una parte più bella lontana
Quando lasciò qualcosa formato all’orizzonte ad aspettarla

I suoi occhi erano feriti e sanguinanti sulla collina
I suoi seni erano aperti e cantava l’oscurità della sua età
Era bella come un cielo sotto una colomba

Aveva una bocca d’acciaio
e una bandiera mortale disegnata tra le labbra.
Rideva come il mare che sente i carboni ardenti nel ventre.
Come il mare quando la luna si guarda annegare.
Come il mare che ha morso tutte le spiagge.
Il mare che trabocca e cade nel vuoto nei periodi di abbondanza.
Quando le stelle si cullano sulle nostre teste.
Prima che il vento del nord apra gli occhi.
Era bella nei suoi orizzonti di ossa.
Con la sua camicia in fiamme e il suo aspetto di albero stanco.
Come il cielo quando cavalca le colombe.

*

Aspetto di Dan Andersson

Daniel Andersson, detto Dan (1888 – 1920), è stato uno scrittore e poeta svedese. Inoltre adattò alcune delle sue poesie in musica. Andersson sposò l’insegnante di scuola elementare Olga Turesson nel 1918. A volte utilizzava come pseudonimo Black Jim. Andersson è annoverato tra gli autori proletari svedesi, benché le sue opere non si limitino a questo genere.

Aspetto accanto al fuoco mentre le ore scorrono,
mentre le stelle vagano e le notti passano.
Aspetto una donna da contrade lontane –
la mia amata, amatissima dagli occhi azzurri.
.
Mi immaginavo un innevato fiore vagante
e sognavo una beffarda risata tremante,
credevo di veder arrivare la donna più amata
attraverso il bosco e le brughiere, una notte pesante di neve.
.
Felice volevo portare sulle mani la mia donna sognata
laggiù, oltre le sterpi, dove sta la mia capanna,
e levare un grido di gioia alla mia amata:
Benvenuta sei tu, attesa per anni in solitudine!

.

Aspetto accanto alla carbonaia mentre le ore scorrono/avanzano,
mentre i boschi cantano e le notti passano.
Aspetto una viandante da contrade lontane –
la mia amata, amatissima dagli occhi azzurri.
*