Giorno: 8 febbraio 2024
Il mio commento a Sanremo 2024…
Sanremo è sempre stato divisivo. C’è chi lo ama e aspetta con trepidazione l’evento, non si perde una canzone, fa le ore piccole davanti alla televisione, idolatra i cantanti. Ci sono anche intellettuali e aspiranti tali che lo odiano. Non esistono mezze misure. Per due settimane molti diventano dei critici musicali. Volenti o nolenti, Sanremo ha sempre fatto in buona parte la storia della canzone italiana nel bene e nel male. Sanremo è fondamentale per l’industria discografica, almeno in Italia. Di questo bisogna prenderne atto. Criticare totalmente Sanremo è come criticare la moda totalmente senza considerare quanti posti di lavoro e quanta ricchezza crea ad esempio quel settore.
L’ho guardato poco Sanremo quest’anno. L’ho guardato il minimo sindacale. Giusto il tempo per sentire il discorso memorabile della mamma di Giogiò e per sentire quello altrettanto memorabile di Giovanni Allevi. Queste due cose valgono più di tutte le canzoni in gara e di tutti i superospiti. Poi le polemiche non sono mancate tra il ballo del qua qua imposto a John Travolta, l’allarme bomba, il body shaming di un dipendente RAI. La migliore canzone a mio avviso è quella della Mannoia, che ha tra gli autori anche l’ottimo scrittore Fulvio Abbate. Anche Angelina Mango ha una bella canzone con musica orecchiabile e un testo con buoni spunti. La Bertè mi è apparsa un poco sottotono non per l’interpretazione (la ritengo la più brava cantante in circolazione insieme ad Antonella Ruggiero. Insomma potrebbe cantare anche l’elenco del telefono) ma come autrice (è un’ottima autrice. L’ho sempre seguita anche da questo punto di vista, ma questo testo non l’ho trovato particolarmente convincente. Poteva fare di meglio una come lei). Per il resto io sono abituato ad ascoltare Claudio Rocchi, Claudio Lolli, Stefano Rosso, Battiato, Alice, Guccini, De Gregori, Vecchioni, De André, Mario Castelnuovo, Piero Ciampi, il primo Venditti, l’ultimo Baglioni, Tenco, Gino Paoli, Fossati, Cristicchi, Morgan. Ho letto i testi delle altre canzoni in gara e non mi hanno colpito particolarmente, ma forse sono io che sono fuori tempo, fuori moda e ho, come si dice in Toscana, il becco troppo fine, abituato troppo al miglior cantautorato italiano. A mio avviso nelle altre edizioni (soprattutto quelle con Fabio Fazio) comunque i testi erano migliori o solo più curati. Forse alcune canzoni sono state scritte e pensate proprio per Sanremo e quindi sono nazionalpopolari, mentre altre sono a mio avviso solo commerciali. A ogni modo Sanremo è sempre Sanremo, riesce a monopolizzare l’attenzione dei mass media italiani per due settimane; ai bar, nelle officine e negli uffici non si parla d’altro, perché Sanremo è uno show elevato all’ennesima potenza, fa tendenza, rappresenta lo spirito del tempo, è la cartina di tornasole dell’Italia con i suoi pregi e le sue pecche.
bullo, di Stefano Polo
bullo mi hai torturato dandomi dello sfigato , ma alla fine ho vinto io ti ho cancellato, dalla memoria tu in cerca di vana gloria, bullo ti credi di essere piu’ forte ma in realta sei un perdente in realta’ sei solo in mezzo alla gente, bullo hai cercato di oscurarmi la vita non c’e’ l’ hai fatta ti e’ rimasto una nuvola di fumo tra le dita’.