Variazioni sul Canone di Pachelbel eseguite da George Winston con tre poesie di Dino Azzalin

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E’ un percorso preciso fatto di foglietti
sparsi, piccole minute su scontrini, biglietti
del treno o del metrò, mentre si ascoltano parole
di fuoco annotate sul risvolto di copertine
o in fondo ai libri; meglio ancora se attraversate
da un lampo o da un sogno. E nessuno sa veramente
a cosa serva la poesia, eppure a primavera i giardini
si vestono di foglie e le gemme a legno scrivono silabe
sui fogli e ancora fiori, granuli pollinici, venti e di nuovo
l’argilla, il solco, i germogli, le stagioni, l’aratro e la vita ….

*

Sono andato a rileggere i miei primi versi:
erano sciocchezze destinate agli anni
del cuore e non sapevo che si sarebbero
vestiti di galouises e dei sampietrini di Milano
o di slogan urlati nelle metropolitane,
nè che si sarebbero vestiti di sillabe rosse
delle pervinche in fiore.
Però non sono mai stato così maldestro
da scambiare…

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Sulla vita e altre amenità (impoesia)…

Impoesia (2013)

SULLA VITA E ALTRE AMENITÀ

Di ogni vita conosciamo molto bene

le radici. Più difficile è giudicarne i frutti.

La vita è lunga. La vita è breve.

La casistica e i punti di vista

sono illimitati, forse infiniti.

Tutti hanno ragione e nessuno.

Chiunque può filosofeggiare sulla vita.

C’è chi ricerca l’intensità,

chi vuole ricchezza di esperienza,

chi vive con leggerezza

e chi in profondità.

Cosa ci rende simili nella diversità?

Cosa ci rende diversi nell’uguaglianza?

Quanta vita abbiamo davvero vissuto?

E tutto l’amore che avremmo voluto

e non c’è stato dato?

E se fossero solo domande illegittime? La fortuna

è quella di vivere qui e ora

senza essere sommersi dagli orrori del mondo.

Altrove e neanche troppo lontano le guerre…

Ringraziamo Dio per questo che è molto.

Siamo qui a pensare che un altro anno

è passato, lasciando poche tracce.

È già sera. Affrettiamo il passo.

Qualcuno è atteso dalla moglie, dai figli.

Ognuno prende la sua strada

(a quest’ora le strade sono vuote,

tutt’intorno regna la quiete).

Dite al nemico che taceremo,

che al massimo bisbiglieremo,

che non sconfineremo dal nostro orticello,

dal piccolo mondo chiuso.

Prenderemo quello che ci viene.

Ci accontenteremo sempre

e non chiederemo di più.

In fondo siamo esseri innocui.

Non abbiate paura di noi.

Ridete pure di noi.

Resterà la genesi di pensieri in fuga

e quando ci congederemo

pochi affetti al capezzale,

poche cose, dei libri sottolineati

e qualche parola, qualche idea scritta

sparsa nelle nostre stanze.