PENSIERI SFERICI ATTORNO AL VUOTO, di Rebecca Lena

PENSIERI SFERICI ATTORNO AL VUOTO

 · di Rebecca Lena . ·

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Sole tiepido che stampa macchie sulle mani, ma i brividi sono per l’assenza del tocco alcuno. Oggi tutto funziona al contrario, il derma freme per ciò che non c’è; le unghie scavano in aria e trovano qualcosa, di più.

L’uomo solo dentro la casa è cavità che si riempie del vuoto, una grotta del non sentire la cui volta inorridisce fra le icone dipinte un tempo con le dita. Lui sottovoce – già presagio di qualcosa – guarda le bestie rossicce impresse sul muro e loro suonano per lui: una fermentazione aleatoria. L’aria trema ancora per poco.

Fuori dalla casa è il silenzio, pulito, un soffio di vetro innaturale desta le anatre più coraggiose: volgono il capo verso la strada e d’un tratto comprendono come gli uomini siano spariti per sempre.

Svanire? Forse, e senza preavviso. Il processo fermentativo della solitudine li ha sublimati nell’atmosfera, sparpagliati in ogni singola particella, lasciando i letti disfatti, le dita scolpite nel barattolo di crema, alcuni carrelli che non fanno più alcun rumore.

Adesso anche l’epidermide terrestre può vibrare per ciò che non c’è, per l’inspiegabile vacuità di massa, per la nuova mite assenza.

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