Lucia Triolo: infanzia

Ora dinnanzi ai frutteti della morte
mi congedo da te cui non seppi mai
dire no né dire si

Che succede, chi arriva? 
È tardi sai per cominciare
e anche ormai per continuare
Antico è il vento che ci avvolse
fin quando tenni la mano
nella tua e c’era sangue caldo che passava
da te a me

ora dinnanzi
ai frutteti della morte
supera il confine e vieni

c’era il vestito verdeblù che indossavi spesso
ed era anche un po’ mio:
in quelle tasche infilavo come caramelle
i tuoi sussurri a me
per rubarli all’angoscia dell’ infanzia
mia
che s’attardava
e adesso impigliata tra il passato e il desiderio
urlo che li rivorrei

ora dinnanzi
ai frutteti della morte
a te chiedo di aprire le saracinesche della mia
anima di carne

Salta quel varco
Siimi madre già
nell’al di là

MADRE, di Vincenzo Pollinzi

MADRE, di Vincenzo Pollinzi

MADRE

Un giorno bussarai 

alla mia porta e 

da un cenno del capo 

capirai la mia attesa. 

Seguirai con lo sguardo

i fili bianchi arrampicati  sui muri, 

arterie che trasportano luce e 

ascolterai viva, fragorosa, 

la legna ardere nel camino. 

Vieni, Figlio mio, e come allora

ti lascerò riposare

sui palpiti del mio cuore. 

E quando di nuovo andrai via

io ti seguirò nel cammino. 

Sarò nuvola a cui

darai il mio volto, 

sarò pensiero, 

sorriso rassicurante, 

sarò abbraccio vitale, 

un prenderti per mano

quando ti sentirai perso

nel freddo della sera.

VINCENZO POLLINZI – Giugno 2022 

Foto di Tommaso Smith Iaquinta