7 PROSE/RACCONTINI BREVISSIMI, di Davide Morelli

7 PROSE/RACCONTINI BREVISSIMI

Date: 9 giugno 2022Author: davidemorellix0 Commenti— Modifica

IN FACOLTÀ:

 Oggi sono andato in facoltà. Sono andato in biblioteca per studiare. In realtà ero molto distratto. Non ero assolutamente concentrato. Non ho combinato niente. Sono uscito fuori dall’aula. Mi sono messo a fumare in un corridoio. Poi avevo degli spiccioli e ho preso un cioccolato al distributore automatico di bibite. Mi si è avvicinato un tipo strano, che conoscevo di vista. Aveva gli occhi infossati. Aveva i capelli a  caschetto pieni di forfora. Aveva delle basette e una barba incolta. Emanava un odore nauseante. Aveva indosso un piumino rammendato, dei jeans sporchi, delle scarpe di camoscio macchiate dal fango.  Due ragazze lo hanno guardato. Una ha sussurrato nell’orecchio dell’altra qualcosa e si sono messe a ridere. Era un tipo strano, ma nella mia facoltà non c’è da stupirsi di niente. Con la sua voce gutturale questo tizio si è messo a parlare dell’aumento delle tasse universitarie. Poi mi ha detto che io avrei dovuto fare il teatro: è un’esperienza formativa e può anche essere un’autoterapia. Quindi mi ha detto che lui non ha potuto fare l’occupazione e mi ha chiesto come è andata. Io gli ho risposto che l’occupazione era durata quindici giorni ed era difficile riassumere ciò che era successo in poche frasi. La verità è che non avevo molta voglia di parlare questo pomeriggio.  Il tipo strano se ne è andato. Io mi sono messo a pensare all’occupazione. Quelle notti avevamo parlato, ballato e scherzato. Erano state notti di sacchi a pelo, litri di vino, odore di fogli ciclostilati, fax, volantini, bacheche di annunci, canzoni stonate al suono di una chitarra scordata e suonata senza peltro, commistione di dialetti, accenti e cadenze di noi studenti fuori sede, provenienti da tutte le regioni di Italia. L’occupazione era tante cose insieme. Avevamo parlato e discusso di Woodstock, Bob Dylan, Leonard Cohen, Frank Zappa, beat generation, controcultura, politica internazionale, il sessantotto, il settantasette, il maggio francese, il terzomondismo, la questione israeliana, lo zen, il postfemminismo, la parcellizzazione del lavoro, l’alienazione, Tondelli, Gramsci e l’intellettuale organico, seminari autogestiti, democrazia dal basso.

Quindi mi sono messo a pensare che quella occupazione me la sarei ricordata per tutta la vita.  Forse tra molti anni avrei avuto nostalgia di quei momenti, di quei giorni. Forse li avrei raccontati. Forse avrei scritto qualcosa. Poi sono ritornato in aula studio. Ho smesso di pensare e mi sono rimesso a leggere.

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IL PIRATA:

Parcheggiai la macchina. Guardai il cielo. Dopo cinquanta metri mi fermai all’ombra dei cipressi per accendermi una sigaretta. Quindi varcai la soglia del cimitero. Dovevo fare quella visita. Ci andavo una volta ogni tre mesi. Sapevo dove era la tomba, perché il cimitero di quel paesino era piccolissimo: trecento tombe o poco più. Avevo notato quella tomba al primo colpo d’occhio. Era proprio subito dopo il cancello. Se la salma fosse stata in un loculo allora avrei sarebbe stato più difficile per me. Mi fermai davanti alla tomba. Ero lì raccolto nei miei pensieri quando si avvicinò una signora. Era sua madre. Era una donna dall’aspetto ancora giovanile. Aveva gli occhi spiritati e dei capelli molto lunghi raccolti con una coda di cavallo. Indossava un abito da sera dai colori smaglianti e calzava delle ballerine. Non era una donna bella perché aveva un naso adunco. Nell’aria c’era lo stridio dei gabbiani e il guaito di un cane in lontananza. Fu lei ad attaccare discorso.

“Conosceva mio figlio ?”

“Si. Eravamo compagni di università. Era un bravissimo ragazzo. Il destino è stato molto crudele. Era prossimo alla laurea. Gli restava da discutere soltanto la tesi.”

“E’ la prima volta che la vedo.”

“Io abito a venti chilometri da qui. Poi al funerale non c’ero. L’ho saputo qualche giorno dopo. Ero in vacanza quando è successa la disgrazia. Suo figlio era un ragazzo brillante. Avrebbe avuto successo nella vita!!! Ne sono sicuro. Era capace sia di parlare di cose serie che di raccontare barzellette e di fare di ridere tutti quanti. Ogni volta che apriva bocca riusciva a incantare con la sua cultura.”

“Mi piacerebbe avere giustizia. Mi piacerebbe vedere negli occhi chi mi ha strappato mio figlio. Mi piacerebbe che la pagasse. Invece sono passati due anni e gli inquirenti non sono ancora riusciti a farci sapere nulla.”

“Quel pirata avrebbe dovuto costituirsi. Come si fa a vivere con quel senso di colpa per tutta la vita ?”

“Caro ragazzo, questo è un mondo assurdo. Talvolta sfugge a qualsiasi logica. A volte mi metto a pensare che quel disgraziato non l’ha soccorso ed è scappato via perché era ubriaco o drogato. Forse è scappato via perché aveva l’assicurazione scaduta. Probabilmente non saprò mai i motivi per cui non l’ha soccorso ed è fuggito. Io penso che innanzitutto sia questione di civiltà. Anche i tedeschi e gli inglesi si ubriacano ogni weekend, però non si mettono alla guida di una macchina. Alcuni giovani italiani invece si sballano e poi si mettono a correre con le proprie macchine. E poi la giustizia che fa?  Se riesce a trovarli li punisce con un semplice omicidio colposo. Ma per me questo è stato un omicidio volontario.”

“Ci sono fatti di cronaca che fanno pensare. C’è stato un tale disoccupato cronico che ha nascosto il cadavere della madre anziana per ritirare ancora la pensione. Un altro tale invece   ha rinchiuso e recluso per anni il figlio gravemente disturbato in una stanza. Infine un altro tizio ha ucciso la moglie demente e invalida da anni. Non c’è limite alla malvagità ed all’abiezione umana. Basta leggere la cronaca nera. Basta guardare i telegiornali.”

“Adesso devo andare. Mi fa piacere che qualche amico di mio figlio venga ancora a fargli visita. E’ passato del tempo. La gente dimentica in fretta, anche le disgrazie.”

Ci salutammo. Lei si incamminò verso l’uscita. La madre non si era accorta di niente. Io in realtà suo figlio non l’avevo mai conosciuto. Avevo soltanto letto gli articoli di giornale quei giorni. Era da lì che ero riuscito a sapere diverse informazioni sul conto di quello sfortunato ragazzo. Avevo comprato tutti i giornali in quei giorni.

Ero solo nel cimitero. Anzi a dire il vero eravamo solo io ed il custode.  Solo io sapevo che cosa era successo quella sera. Nessun altro. La polizia non era riuscita a risalire al colpevole. Ero io l’unico a sapere. Ero io quel pirata della strada. Ero solo. Le lacrime cominciarono a rigarmi il volto. Guardai per un attimo i filari di vigne, che circondavano il cimitero. Guardai il cielo. Le stelle erano appena percepibili. Tra poche ore da semplici comparse sarebbero diventate delle protagoniste nel cielo. Nel frattempo il sole tramontava. Incendiava le nuvole. Pensai per un attimo a quando ero bambino e mi facevo ingannare dal moto apparente del sole. Poi ritornai nel mio incubo e mi chiesi per quanto tempo ancora sarei riuscito a convivere con quel peso, con quel segreto.

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