GIUGNO, di Giosue Carducci, analisi di Elvio Bombonato

È il mese dei prati erbosi e delle rose;  
il mese dei giorni lunghi e delle notti chiare.  
Le rose fioriscono nei giardini, si arrampicano  
sui muri delle case. Nei campi, tra il grano,  
fioriscono gli azzurri fiordalisi e i papaveri  
fiammanti e la sera mille e mille lucciole  
scintillano fra le spighe.  
Il campo di grano ondeggia al passare  
del vento: sembra un mare d’oro.  
Il contadino guarda le messi e sorride. Ancora  
pochi giorni e raccoglierà il frutto delle sue fatiche.  

GIOSUE CARDUCCI, Odi barbare (?)

Strofa di 11 versi piani; ho contato: 1 doppio senario; 3 doppi settenari; 4 doppi ottonari; 1 ottonario, 1 endecasillabo; 1 novenario.
Giugno è il mese dei ‘prati erbosi e delle rose’, che fioriscono nei giardini e si arrampicano sui muri delle case (immagine notevole). ‘tra il grano dei campi fioriscono i fiordalisi azzurri e i papaveri rossi. I giorni si allungano e le notti sono chiare, illuminate dalle lucciole. ‘Il campo di grano ondeggia al passare del vento’ (altra immagine memorabile). Il contadino guarda le messi, contento e soddisfatto, perché tra pochi giorni mieterà le spighe. Questa poesia è un esempio del panismo carducciano: la natura fiorisce e infonde serenità, premiando il lavoro dei contadini.

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Momenti poetici: “Sogno”, di Giovanni Pascoli, analisi di Elvio Bombonato

Author: Cristina Saracano

SOGNO

Per un attimo fui nel mio villaggio,
nella mia casa. Nulla era mutato.
Stanco tornavo, come da un viaggio;
stanco, al mio padre, ai morti, ero tornato.

Sentivo una gran gioia, una gran pena;
una dolcezza ed un’angoscia muta.
“Mamma” “E’ là che ti scalda un po’ di cena”.
Povera mamma! e lei non l’ho veduta.

GIOVANNI PASCOLI, Myricae 1894

Due quartine di endecasillabi piani a rime alterne, ABAB CDCD. Troviamo 5 ripetizioni in 8 versi: nel/nella, stanco/stanco, tornavo/tornato, gran/gran, mamma/mamma, con due ossimori: gioia/pena, dolcezza/angoscia. Pascoli sogna di tornare nella sua casa, a San Mauro, dove sono sepolti i suoi morti, padre, madre, tre sorelle e due fratelli. Il tempo onirico dura un attimo (Lavezzi). Una casa di fantasmi (Siti), perché la sua percezione onirica è bloccata da un’inesplicabile e indiscutibile censura inconscia, che giustifica il mancato incontro con la madre (Nava): è arrivato tardi. Tra la nebbia dell’indistinto sogno/realtà, prevale l’amara dimensione del presente e della disillusione (Borghello).