Al pazzo orizzonte di Franco Piol

Franco Piol nasce a Roma il 2 ottobre del 1942.
Dedica quaranta anni al mondo dell’infanzia come operatore socio-culturale, autore-attore-regista di teatro-ragazzi e non, fondando nel 1971 il “Gruppo del Sole” con il quale dirige molti laboratori di animazione teatrale e nel 1998 “LabTea 2000”. Autore di raccolte di poesia edite in “Poetesie in concerto” pubblica numerosi racconti brevi.

Ho sognato la notte,
il suo volto di amante capricciosa,
racchiuso nel cuore mio fanciullo.
Il vento che l’ha scossa ha riso
tra le cortecce di un albero tremante.
Neppure la luna ha parlato
di nubi. Neppure uno strazio
per l’aria, un appiglio.
Al pazzo orizzonte ho volto gli occhi,
teneri sguardi al ruvido andare:
rugiade e silenzi per chi vi ho incontrato.
E la mente ha cercato
i suoi giovani amanti
dietro le righe di quanto non detto,
eccitata da tanti pensieri:
la bruma nascosta, il grano che dorme,
l’una che respira nell’altro
l’odor della notte.
Al pazzo orizzonte che amo,
al fragile araldo di stelle,
io canto battuto dal vento che ride
una brezza di lacrime nere,
io canto un amor che mi preme
e chi sente e m’ascolta
dice che pazza è la notte
e scompare.

*

Al pazzo orizzonte di Franco Piol

Sono una creatura di Giuseppe Ungaretti

Giuseppe Ungaretti (1888–1970) è stato un poeta italiano, considerato uno dei principali rappresentanti dell’Ermetismo. Nato ad Alessandria d’Egitto, visse le esperienze della Prima guerra mondiale che segnarono profondamente la sua poesia, caratterizzata da un linguaggio essenziale e intenso.

Come questa pietra

del S. Michele

così fredda

così dura

così prosciugata

così refrattaria

così totalmente

disanimata

.

Come questa pietra

è il mio pianto

che non si vede

.

La morte

si sconta

vivendo

.

(Valloncello di Cima Quattro il 5 agosto 1916)

*

Sono una creatura di Giuseppe Ungaretti

Il desiderio di Alvaro Mutis

Álvaro Mutis (1923–2013) è stato un poeta e scrittore colombiano, noto per la sua prosa lirica e per la figura del suo alter ego letterario, Maqroll el Gaviero. Dopo un’infanzia trascorsa tra Belgio e Colombia, lavorò a lungo nel mondo delle imprese e della diplomazia. La sua opera, segnata da un tono elegiaco e un profondo senso del destino umano, gli valse riconoscimenti come il Premio Cervantes nel 2001.

Dobbiamo inventare una nuova solitudine per il desiderio.

Una vasta solitudine dalle rive sottili
dove il suono rauco del desiderio può diffondersi liberamente. Riapriamo tutte le
vene del piacere.

Lasciate che le fontane alte zampillino, non importa in quale direzione.
Non è stato ancora fatto nulla.

Dopo aver percorso un breve tratto, qualcuno si fermò per sistemarsi i vestiti, e tutti si fermarono dopo di lui. Proseguiamo.

Ci sono letti di fiumi asciutti
dove acque magnifiche possono ancora scorrere.
Ricordate le bestie di cui parlavamo?

Possono aiutarci prima che sia troppo tardi
e che la banda di ottoni ritorni a offuscare il cielo con la sua musica stridente.

*

Il desiderio di Alvaro Mutis

Dai cori in morte di Guido XXVI di Pier Paolo Pasolini

Pier Paolo Pasolini (1922–1975) è stato uno scrittore, poeta, regista e intellettuale italiano tra i più influenti del Novecento. Le sue opere, spesso provocatorie, hanno esplorato temi come il potere, la sessualità, l’emarginazione e la società dei consumi. Autore di film celebri come AccattoneIl Vangelo secondo Matteo e Salò o le 120 giornate di Sodoma, ha lasciato un’impronta profonda nella cultura italiana e mondiale.

Ecco, questo mondo

non è per te,

è per noi.

E tu per te non sei,

e per noi sì.

È troppo grande questa differenza

per poter mai pensarla:

e noi restiamo come l’erba nel prato

e le nuvole nel cielo.

O fratello, tu resti, per noi:

se non possiamo toccare più il tuo corpo,

che cosa sappiamo di te?

Il tuo martirio, il tuo amore, il tuo sangue,

oh Cristo.

*

Dai cori in morte di Guido XXVI di Pier Paolo Pasolini

Giorni tristi/Giorni felici di Efrain Barquero

Efraín Barquero (1931–2020) è stato un poeta cileno, legato alla generazione del ’50, noto per una poesia semplice e simbolica che unisce intimità familiare e dimensione collettiva. Visse a lungo in esilio in Francia e in Colombia dopo il golpe del 1973. Nel 2008 ha ricevuto il Premio Nazionale di Letteratura del Cile.

Gli animali vivono così poco,

in ognuno di loro

c’è qualcosa della mia vita che si rifiuta di morire,

e in ognuno c’è un mio richiamo,

un desiderio oscuro che solo loro conoscono

perché sono come il gioco inventato dai giorni tristi

con i giorni felici.

.

Impararono ad abbaiare e miagolare, chiamando il mio nome,

ma vissero troppo poco per seguirmi da lontano,

finché non mi videro scomparire lungo le strade

e ogni volta che mi allontano da un posto,

li sento salire alla mia gola come un

gemito sordo e dolce.

.

Quando i bambini o gli animali si dimenticano di me,

dimentico anche perché la pioggia e la neve

mi rendevano così felice.

Dimentico anche perché ho vissuto fino ad ora.

*

Giorni tristi/Giorni felici di Efrain Barquero

 

 
 
 
 

Nebbia di Vittorio Sereni

Vittorio Sereni (1913 – 1983) poeta, scrittore, traduttore,
nonché acceso tifoso interista.

Qui il traffico oscilla
sospeso alla luce
dei semafori quieti.
Io vengo in parte
ove s’infolta la città
e un fiato d’alti forni la trafuga.
Chiedo al cuore una voce, mi sovrasta
un assiduo rumore
di fabbriche fonde, di magli.

E il tempo piega all’inverno.
Io batto le strade
che ai giorni delle volpi gentili
autunno di feltri verdi fioriva,
i viali celesti al dopopioggia.
Al segno di luce si libera il passo
e indugia l’anno, su queste contrade.
S’illumina a uno svolto un effimero sole,
un cespo di mimose
nella bianchissima nebbia.

da Tutte le poesie (Mondadori, 2023)

*

Nebbia di Vittorio Sereni

La vita, là fuori di Gabriel Celaya

Gabriel Celaya (1911–1991), nato a Hernani nei Paesi Baschi, fu uno dei più importanti poeti spagnoli del dopoguerra. Ingegnere di formazione, scelse la letteratura come strumento di impegno civile, aderendo alla cosiddetta “poesía social”. Con la sua opera difese la libertà, la giustizia e la dignità umana contro la dittatura franchista.

Quella vita che non è mia e mi circonda,
il mistero della morte, ciò che chiamiamo morte
e il mistero della vita sempre aperta,
ciò che chiamiamo vita
nell’albero, nelle nuvole e nell’acqua,
e nel vento e nel mondo che è ciò che è senza essere umano,
e nell’immensa trasparenza che non è detta, si mostra
in ciò che ho cercato tanto e che ora trovo di ritorno:
l’infanzia, forse, l’infanzia, la nostra fine sicura,
il nostro racconto, il nostro canto, la nostra coscienza magica:
la totalità della vita infinita e aperta.

*

La vita, là fuori di Gabriel Celaya

In cima alla città oscura di Jaime Sàenz

Jaime Sáenz Guzmán (1921 – 1986) è stato uno scrittore, poeta, romanziere, giornalista, saggista, illustratore, drammaturgo e professore boliviano, noto soprattutto per le sue opere narrative e poetiche..

Una notte su una strada sotto la pioggia in alto sopra la città buia
con il rumore in lontananza
è certo che sospirerà
Sospirerò
tenendomi per mano a lungo dentro il boschetto
i suoi occhi limpidi come una cometa
il suo viso che viene dal mare i suoi occhi nel cielo la mia voce dentro la sua voce
la sua bocca a forma di mela i suoi capelli a forma di sogno
uno sguardo mai visto prima in ogni pupilla
le sue ciglia a forma di luce un torrente di fuoco
tutto sarà mio facendo balzi di gioia
Le taglierò una mano per ogni suo sospiro 
Le caverò un occhio per ogni suo sorriso
Morirò una volta due volte tre volte quattro volte mille volte
finché non morirò sulle sue labbra
Mi taglierò le costole per darle il mio cuore
con un ago Tirerò fuori la mia anima migliore per farle una sorpresa
il venerdì pomeriggio
con l’aria della notte cantando una canzone Ho intenzione di vivere trecento
anni
in sua bella compagnia.

*

In cima alla città oscura di Jaime Sàenz

Storia conosciuta di José Agustín Goytisolo

José Agustín Goytisolo (Barcellona, 13 aprile 1928 – 19 marzo 1999) è stato un poeta, traduttore e intellettuale spagnolo di grande rilievo, appartenente alla cosiddetta Generazione del 1950, impegnata a ridefinire la poesia nell’era franchista

È una storia familiare,
amici,
la ricordiamo tutti.
Il vento del villaggio si è perso nel villaggio,
ma non è ancora finita.
C’era una volta un uomo tra noi,
gioioso, illuminato,
che amava e viveva, cantava anche nella morte,
libero come gli uccelli.
Quanto sarebbe bello! Nacque, scrisse,
morì indifeso.
Le sue poesie vengono studiate, viene citato,
e questo è tutto per ora, ragazzi.
Ma il suo nome vive, continua,
come noi, in attesa
del giorno in cui questa questione, e molte altre,
saranno considerate concluse.
Quanto sarebbe bello! Nacque, scrisse,
morì indifeso.

*

Storia conosciuta di José Agustín Goytisolo

Pane e rose di Jaroslav Seifert

Jaroslav Seifert (1901–1986) è stato un poeta, scrittore e giornalista ceco, considerato una delle voci più importanti della letteratura del suo paese. Esordì come poeta d’avanguardia, ma nel tempo il suo stile divenne più lirico e profondamente umano. Fu anche impegnato politicamente e firmatario della Carta 77. Nel 1984 ricevette il Premio Nobel per la Letteratura per la sua poesia “che con freschezza, sensibilità e ricchezza ha fornito un’immagine liberatoria dell’indomito spirito umano”.

Tra due poli, il mondo si estende
come la pelle di un asino.
La vita, tra due cose:
il pane e le rose.

Il mondo si sente, i tamburi risuonano.
Per piccole cose, una grande guerra.
Vincitore e sconfitto tornano a casa.
Quanto è lontana, quanto è lontana casa?

Due dadi, due parole meravigliose,
sulla tromba della storia: pane e rose.
Suonate ancora sul tamburo rovesciato,
agitando violentemente la tromba tra le mani.

Sulla pelle d’asino del tamburo di guerra,
per il nostro amore, ci attendono fame e morte.

*

Pane e rose di Jaroslav Seifert

L’abito rosso di Marilyn di Marianela Medrano

Marianela Medrano (Santo Domingo, 1960) è una poetessa, saggista e psicoterapeuta dominicana, naturalizzata statunitense. La sua scrittura esplora identità, memoria, femminilità e radici afro-caraibiche, intrecciando poesia e guarigione interiore. Ha pubblicato raccolte come Oficio de Vivir e Rooting, diventando una voce importante della diaspora latinoamericana.

Non sono più la stessa di un attimo fa.
Sparita come il vestito rosso di Marilyn,
gesti di dolore, sospesa a un sorriso perfetto.

Non so come mi sia abbandonata
all’oscurità di questa casa.
Marilyn ritorna in un vortice rosso,
niente da mostrare nell’anima,
niente sotto il vestito.

Inciampo sulle parole,
sconcertata dalla sua figura,
incerta su cosa fare della sua assenza.
È vero, Marilyn, che i morti possono vederci?
Riesci a vedermi ora piangere per i miei cari?
Riesci a vederli turbinare nei loro abiti incolori?
Hanno ancora il mio sorriso appeso sui loro volti?
Tornerebbero alla fluidità dei fiumi? 
Lo faresti tu?
Potrei io?

Lì dove la casa crolla,
sapendo che casa è qualcosa di più,
vedo i volti di tutti i miei morti.
Il loro volto stanco
indugia più a lungo nel vuoto.
Dove un tempo c’erano le parole,
c’è una poesia che non so scrivere.

Marilyn, riesci a vedere il mio vortice rosso che si curva verso il cielo,
alla ricerca di mio padre?

*

L’abito rosso di Marilyn di Marianela Medrano

L’Infinito di Giacomo Leopardi

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.

*

L’Infinito di Giacomo Leopardi

Sembra confermato … di Jaime Gil de Biedma

Jaime Gil de Biedma y Alba (1929–1990) è stato un poeta spagnolo tra i massimi rappresentanti della “generazione del ’50”. Con uno stile intimo, ironico e raffinato, ha rinnovato la poesia spagnola esplorando l’esperienza personale con grande lucidità e profondità

A Juan Marsé

Definitivamente
sembra confermato che il prossimo
inverno sarà duro.

Son cominciate in anticipo
le piogge, e il Governo
riunito in Consiglio dei ministri,
non si sa se a quest’ora esamina
il sussidio di disoccupazione
o il diritto a licenziare,
o soltanto si limita ad attendere,
isolato in un oceano, che l’uragano passi
e arrivi il giorno, il giorno, infine, che
le cose non vadano più male.

Nella sera d’ottobre,
mentre sfoglio il giornale,
mi son fermato ad ascoltare il respiro
del silenzio nella mia stanza, le conversazioni
dei vicini che vanno a coricarsi,
tutti quei rumori
che repentinamente riacquistano una vita
ed un significato proprio, misterioso.

E ho pensato alle migliaia di esseri umani,
uomini e donne che in questo stesso istante,
con il primo brivido,
tornano a chiedersi il perché dei loro crucci,
della fatica precoce,
dell’ansietà per quest’inverno,

mentre fuori piove…..

*

Sembra confermato … di Jaime Gil de Biedma

Ad Ignoto di Fernanda Romagnoli

Fernanda Romagnoli (Roma, 1916 – 1986)

A te, che non sospetti ch’io esista –
A te, cui resterò sempre nascosta –
dalla mia ultima boa,
già immersa in freddi sorsi di campana,
aspettando il linciaggio
d’azzurri squali
a faccia in giù nell’onda –
invio di me quest’unico messaggio:
Con tutto il nulla t’amo
che intercorse tra noi – tutto l’immenso
che poteva intercorrere! Ma c’era
un universo in mezzo!
A te, sull’altra sponda
ignaro, approderà col fiato mozzo
questo tremante ramo
di me, scampato al viaggio.

*

Ad Ignoto di Fernanda Romagnoli

Il sonno di Dario Villa

Dario Villa (Milano, 12 giugno 1953 – Milano, 4 marzo 1996) è stato poeta e traduttore. Esordì trentunenne nel 1984 con Lapsus in fabula, la sua opera più celebre, che gli valse il Premio Mondello opera prima nel 1985. Lavorò come traduttore dall’inglese e dal francese per le case editrici Guanda e Mondadori; nel 1995 uscì la sua ultima raccolta, intitolata Abiti insolubili: nel 1996 morì all’ospedale Policlinico di Milano dopo una lunga malattia

il sonno, come vischio, impasta

chili di ciglia: e già, lamina, un’ansia

insinua tra le palpebre uno stecco:

non si può chiudere né aprire l’occhio,

l’occhio che esulta, che si occulta quieto,

che assorbe senza respingerli i crack dello specchio

e fa da schermo tra la mente e i pezzi

che si mettono a premere dall’esterno

*

Il sonno di Dario Villa

Mille brividi di Irma Kurti

Irma Kurti è una poetessa, scrittrice, paroliera, giornalista e traduttrice albanese naturalizzata italiana. Scrive da quando era bambina.

C’è una pace profonda al mattino,
si sente il suono dei miei tacchi
ma anch’esso si spegne lentamente
come il leggero fruscio delle ali.

Soffi a un venticello impercettibile,
mille brividi percorrono le foglie,
con gli alberi giocano a nascondino
i remoti e i timidi raggi del sole.

*

Mille brividi di Irma Kurti

Bambino di Gonzalo Millàn

Gonzalo Millán (1947-2006) è stato un poeta cileno noto per la sua scrittura sperimentale e fortemente segnata dall’esperienza dell’esilio dopo il colpo di Stato del 1973. Le sue opere, come La ciudad e La vida nueva, intrecciano memoria personale e collettiva, testimoniando la violenza politica e la fragilità dell’esistenza. Rientrato in Cile negli anni ’90, è considerato una delle voci più originali e incisive della poesia latinoamericana contemporanea.

Scopriranno secoli dopo,

quando rimarranno solo gli involucri

di una società

che si è consumata,

i resti

di un piccolo faraone

dentro un frigorifero rotto,

sepolto

sotto piramidi di spazzatura.

*

Bambino di Gonzalo Millàn

Il dono di Tomaž Šalamun

Tomaž Šalamun (1941 – 2014) è stato un poeta sloveno, uno dei più importanti poeti sloveni contemporanei e uno dei maggiori esponenti della poesia modernista europea della seconda metà del Novecento.

Svegliati, amico!

Se tutta la vita non farai altro che ruminare

nel sonno, sarai un cretino anche dopo la morte.

Cosa credi che ci sia lì, su quel confine?

Ciò che vedi o non vedi, adesso.

Non sarà forse disdicevole, se tormenterai

i tuoi pronipoti con argomenti: quel porco

a una riunione mi ha ridotto lo stipendio,

mentre il giovane corpo, fiutando il profumo

dei fiori, griderà al miracolo? Di più: l’ottava

parte del fiore non potrà nemmeno effondere

profumo proprio a causa delle tue

elucubrazioni di fallito. Pensaci sopra.

Dice Shalamun: «Bando agli scherzi e

imitami come fossi Dio. È meglio essere

la terza scimmia nel regno

dei beati e dei saggi che qualche misero

roto freno dell’universo, idiota!».

*

Il dono di Tomaž Šalamun

Tre donne di Joan Margarit

Joan Margarit i Consarnau (1938–2021) è stato un poeta catalano, architetto e professore presso la Scuola di Architettura di Barcellona dal 1968 fino alla pensione. Scrittore bilingue, pubblicò inizialmente in spagnolo e dal 1980 si affermò nella poesia in catalano, ricevendo importanti riconoscimenti come il Premio Nazionale di Poesia spagnolo e il Premio Nacional de Literatura della Generalitat catalana per Casa de Misericòrdia. Culmine della sua carriera fu il prestigioso Premio Cervantes nel 2019, il più alto riconoscimento per la letteratura in lingua spagnol

Abbiamo scattato quella fotografia
tre anni dopo la fine della guerra.
È il giardino, o meglio, il
cortile trascurato di casa.
Nessuno sorride.
La paura permea gli
abiti strappati e rattoppati tante volte,
proprio come le famiglie.
Guardiamo l’obiettivo: mia madre
con la sua acconciatura alta, uscita da un film
della Francia occupata, e mia nonna
che torce un fazzoletto tra le mani
per uno dei suoi figli, ancora in prigione.
Ricordo a malapena l’altra donna:
mia zia, indebolita dal dolore,
morì di infarto pochi mesi dopo.
Noi tre, in bicicletta, seri
come può essere un adult a quattro anni.
Quanto poco rimane
conservato nella piccola stanza dei ricordi
che si affaccia su quel giardino secco di un autunno
con fantasmi di rose.
Il giardino della mia infanzia: il cortile della paura.

*

Tre donne di Joan Margarit

Nuovo di Ingeborg Bachmann

Ingeborg Bachmann, nota anche come Ruth Keller (Klagenfurt, 25 giugno 1926 – Roma, 17 ottobre 1973), è stata una poetessa, scrittrice e giornalista austriaca.

Il sole sorge dall’atrio celeste, gremito di cadaveri.
Non sono gli immortali ad essere lì,
ma coloro che sono caduti in battaglia, sentiamo.

E lo splendore non si cura del decadimento. La nostra divinità,
la Storia, ci ha preparato una tomba
dalla quale non c’è resurrezione.

*

Nuovo di Ingeborg Bachmann

La vena di Manuel José Castilla

Manuel J. Castilla (1918–1980) è stato un poeta argentino nato a Salta, nel nord-ovest del Paese. Le sue opere sono profondamente radicate nella cultura e nei paesaggi della sua terra natale, con una lirica che unisce sensibilità sociale e bellezza naturale. È considerato uno dei principali esponenti della poesia nord-argentina del XX secolo. Collaborò anche con musicisti, contribuendo con testi a molte canzoni del folklore argentino. La sua poesia è intrisa di malinconia, memoria e un forte legame con le tradizioni popolari.

Qui sopra c’è la vena,
la vede, signor ingegnere?
A quest’ora sembra sempre
una vipera che dorme.

Così come lei la vede,
anche lei la sta guardando.
E anche se la distrugge tutta
colpo su colpo con il trapano,
più la si fa a pezzi
più la sua coda continua a crescere,
perché giù in fondo è già viva
al livello 300.

Qui sopra c’è la vena,
avvicini la sua lanterna,
che nel tentativo di ucciderla
restiamo dentro, uno a uno.

Qui sopra c’è la vena,
la vede, signor ingegnere?

*

La vena di Manuel José Castilla

Forse l’eterno di Remo Pagnanelli

Remo Pagnanelli (1955 – 1987) Critico letterario tra i più validi e complessi della sua generazione, l’autore marchigiano ha affiancato alla speculazione intellettuale un’intensa ed originale attività creativa, lasciando una traccia importante nella Poesia italiana del secondo ‘900, nonostante la brevità della sua vita, a cui ha messo fine a soli 32 anni.

Forse l’eterno è in questo dormiveglia

di calce mista a biacca senza bagliore,

che elude in inganno ogni virile aspettazione.

.

Piè Veloce non agguanta la sua tartaruga

né noi il tratto esiguo d’una giornata.

.

Vorrei questi versi riversi come un cane

che si abbandona all’agonia.

*

Forse l’eterno di Remo Pagnanelli

Fobia di Najwan Darwish

Najwan Darwish (Gerusalemme, 1978) è un poeta palestinese tra le voci più riconosciute della letteratura araba contemporanea. Le sue raccolte, tradotte in numerose lingue, intrecciano memoria personale, storia e resistenza, con uno stile essenziale e potente. Ha lavorato anche come giornalista e curatore culturale, contribuendo a far conoscere la poesia araba nel mondo.

Mi cacceranno dalla città
prima che faccia notte: sosterranno
che mi sono rifiutato di pagare per l’aria.
Mi cacceranno dalla città
prima che faccia notte: sosterranno
che non ho pagato l’affitto per il sole
o la tassa sulle nuvole.
Mi cacceranno dalla città
prima che sorga il sole: diranno
che ho fatto soffrire la notte
e che non ho elevato le mie preghiere alle stelle.
Mi cacceranno dalla città
prima che lasci il grembo
perché tutto ciò che ho fatto per sette mesi
è stato scrivere poesie e aspettare di esistere.
Mi cacceranno dall’esistenza
perché ho un debole per il nulla.
Mi cacceranno dal nulla
a causa dei miei dubbi legami con l’esistenza.
Mi cacceranno contemporaneamente dall’esistenza e dal nulla
perché sono nato per esistere.

Verrò espulso.

*

Fobia di Najwan Darwish

Jorge: Santa Teresita 2828 di Enrique Winter

Enrique Winter (nato nel 1982) è un poeta, traduttore e avvocato cileno. Ha pubblicato diverse raccolte di poesia, tra cui Guía de despacho e Lengua de señas, vincendo premi in Cile e all’estero. La sua scrittura è caratterizzata da ironia, sperimentazione linguistica e un’attenzione alle dinamiche contemporanee della società.

Come due vecchi mobili, uno proveniente dalla spiaggia sottostante:
una casa abbandonata
all’accumulo di detriti (carta, ricoperti, pula, terra)
e sprofondata tra le erbacce che si arrampicano sulle sue rocce;
diceva – come due vecchi mobili, uno proveniente dal basso,
che non abbiamo mai più spazzato,
giurando che l’oblio non avrebbe accumulato sporcizia.

*

Jorge: Santa Teresita 2828 di Enrique Winter

I Colori di Wen Yidou

Wen Yiduo (1899-1946) è stato un poeta, studioso e intellettuale cinese tra i più influenti del XX secolo. Figura di spicco del Movimento del 4 Maggio, innovò la poesia cinese fondendo forme classiche e modernismo occidentale. Venne assassinato per il suo impegno politico e le sue idee democratiche, diventando un simbolo di libertà intellettuale.

La mia vita è un foglio bianco senza valore.
Il verde mi ha dato crescita,
il rosso passione,
il giallo mi ha insegnato lealtà e rettitudine,
il blu purezza,
il rosa speranza,
il grigio chiaro tristezza.
Per completare questo acquerello,
il nero mi imporrà la morte.
Da allora,
adoro la mia vita,
perché adoro i suoi colori.

*

I Colori di Wen Yidou

La guerra di Joan Brossa

Joan Brossa (1919–1998) è stato un poeta, drammaturgo e artista catalano, figura chiave dell’avanguardia spagnola del secondo dopoguerra. Nato a Barcellona, è noto per la sua poesia visuale e il suo impegno politico e culturale a favore della lingua e dell’identità catalana. Cofondatore del gruppo Dau al Set, ha esplorato la contaminazione tra parola, immagine e performance. La sua opera spazia dal surrealismo all’arte concettuale, fondendo poesia, teatro e arti plastiche. Brossa è oggi considerato uno dei più innovativi autori catalani del XX secolo.

Un borghese vestito da prete attraversa.
Un pompiere vestito da muratore attraversa.
Sento una terra molto umana.
Un fabbro vestito da barbiere attraversa.
Mangio un pezzo di pane
e prendo un sorso d’acqua.

*

La guerra di Joan Brossa

In translation di Jacek Dehnel

Jacek Maria Dehnel (Danzica, 1º maggio 1980) è un poeta, scrittore e pittore polacco noto per essere uno degli scrittori polacchi più promettenti del secolo. Studente di Letteratura e Filosofia presso l’Università di Varsavia, ha esordito nel 1999 con la collezione di racconti Kolekcja. Collabora con diverse riviste letterarie e non – Kwartalnik Artystyczny, Studium, Przegląd Artystyczno-Literacki, Topos, Tytuł, Undergrunt – e con il sito internet Nieszuflada. Per queste riviste e non solo, ha tradotto le opere di poeti quali Mandelstam (dal russo), W. H. Auden, Philip Larkin, George Szirtes e Mary Oliver (dall’inglese). Ha permesso di far conoscere il musicista e compositore argentino Astor Piazzolla in Polonia. Come poeta, la sua prima raccolta di versi è stata raccomandata dal connazionale Premio Nobel Czesław Miłosz. Residente a Varsavia. Ha vinto diversi premi, tra i quali si ricordano il Premio Kościelski nel 2004 e il Paszport Polityki nel 2007.

La sera un austriaco, brillo, mi racconta della notte scorsa:
avevano due lingue loro e la terza in comune, ma straniera.

Perciò quando quello che giaceva sul lenzuolo,
per un attimo si è irrigidito, cercando la parola,
e ha chiesto a quello che giaceva su di lui:
wouldn’t you like to immerse in me?
Quello che giaceva su quello che giaceva sul lenzuolo
è uscito da se stesso
e, stando a parte, guardando quei due, che giacevano,
pensava alla parola immerse
e a quell’altro in cui davvero avrebbe voluto immergersi:
alla corrente fredda, che lecca le rive, altrove,
dunque ha detto: no, thanks, perhaps another time – ed è uscito.

*

In translation di Jacek Dehnel

Belfast Confetti di Ciaran Carson

Ciaran Carson (1948–2019) è stato un poeta e scrittore nordirlandese, nato a Belfast. La sua opera esplora spesso temi legati all’identità, alla memoria e al conflitto nordirlandese, combinando lingua colloquiale e strutture formali complesse. Tra le sue raccolte più note ci sono The Irish for No (1987) e Belfast Confetti (1989).

Improvvisamente, mentre la manifestazione avanzava, piovvero punti esclamativi,
dadi, bulloni, chiodi, chiavi della macchina. 
Una fontana di simboli spezzati. E l’esplosione
stessa: un asterisco sulla mappa. Questa linea separata da trattini,
Una raffica di fuoco rapido…
Stavo cercando di completare una frase nella mia testa,
ma continuavo a balbettare,
Tutti i vicoli e le strade laterali bloccati
da punti e virgola.
Conosco così bene questo labirinto: Balaclava, Raglan, Inkerman, Odessa Street.
Perché non riesco a scappare? Ogni mossa ha la sua punteggiatura. Crimea Street.
Di nuovo nessuna via d’uscita.
Armi, recinzioni. Maschere antisommossa. Walkie-talkie. 
Come mi chiamo? Da dove vengo? Dove sto andando? 
Una raffica di punti interrogativi

*

Belfarst Confetti di Ciaran Carson

Requiem per la mano sinistra di Nancy Morejón

Nancy Morejón (L’Avana, 7 agosto 1944​),  poetessa, drammaturga, saggista e traduttrice cubana. Nazionalista, la sua opera tratta la mitologia della nazione cubana e la mescolanza razziale, la schiavitù e un moderato femminismo.

Per Marta Valdés

Su una mappa puoi disegnare tutte le linee
Orizzontali, rette, diagonali
Dal meridiano di Greenwich al Golfo del Messico
Che più o meno
Appartengono alla nostra idiosincrasia
Ci sono anche mappe grandi, grandi, grandi
Nell’immaginazione
E infiniti globi terrestri
Marta
Ma oggi sospetto che su una piccola mappa
Minima
Disegnata su un foglio di quaderno di scuola
Tutta la storia può stare

*

Requiem per la mano sinistra di Nancy Morejón

I bambini giocano alla guerra di Bertolt Brecht

Bertolt Brecht (1898 – 1956)

I bambini giocano alla guerra.

È raro che giochino alla pace

perché gli adulti

da sempre fanno la guerra,

tu fai “pum” e ridi;

il soldato spara

e un altro uomo

non ride più.

È la guerra.

C’è un altro gioco

da inventare:

far sorridere il mondo,

non farlo piangere.

Pace vuol dire

che non a tutti piace

lo stesso gioco,

che i tuoi giocattoli

piacciono anche

agli altri bimbi

che spesso non ne hanno,

perché ne hai troppi tu;

che i disegni degli altri bambini

non sono dei pasticci;

che la tua mamma

non è solo tutta tua;

che tutti i bambini

sono tuoi amici.

E pace è ancora

non avere fame

non avere freddo

non avere paura.

*

I bambini giocano alla guerra di Bertolt Brecht