Non c’è altra vita, il suicida prega due volte,
un solo tratto scritto per ogni nome
una lettiera sul fondo dello zaino
una lavagna per scheggiare le unghie
.
Scrivo i loro nomi
come Natalia, Isabel o Paula,
chiamata stupida anche tra i suoi simili
o Bruno e Renato, buoi
tra le bestie della scrivania
traballante tra gli scribi
.
Quanti ne voglio nella sinossi
di un dialetto o di un altro;
solo il suono delle chiglie
contro i graffiti nei suoi quaderni
quando i rivetti stavano già germogliando
le suture delle femmine
e abbiamo preparato il gesso
disegnare uno specchio in cui tagliarti
i segni della fronte
e quindi conoscere il colpo scritto
per ogni nome
*