Questa raccolta di poesie è un atto di testimonianza e di resistenza. Le poesie, scritte da autori palestinesi contemporanei e tradotte con cura, raccontano l’assedio, la perdita, la fame e la forza di chi continua a vivere e a scrivere sotto le bombe. La voce dei poeti diventa un grido capace di trasformare la cronaca in arte e la ferita in parola. Le immagini sono concrete: case ridotte in macerie, madri che cullano i corpi dei figli, ulivi che bruciano, bambini che imparano troppo presto la parola “morte”. Eppure, accanto all’orrore, c’è la tenace volontà di affermare la propria umanità, un amore per la terra e la cultura che nessuna occupazione può cancellare. La raccolta è anche un invito a non chiudere gli occhi: ogni verso è un appello, ogni metafora una richiesta di ascolto. Lo stile è asciutto, senza orpelli, ma di una bellezza cruda che non concede tregua. Un libro necessario, che restituisce a Gaza la sua voce e ci ricorda che la poesia è, forse, l’unico spazio in cui la giustizia e la memoria possono ancora parlare. Il libro ha un prezzo di copertina di 12 Euro, di cui cinque saranno devoluti a Emergency.
Un estratto:
Yousef Elqedra
Posso scrivere una poesia
con il sangue che sgorga,
con le lacrime, con la polvere nel mio petto,
con i denti della ruspa, con le membra smembrate,
con le macerie dell’edificio, con il sudore della protezione civile,
con le urla delle donne e dei bambini,
con il suono delle ambulanze, con i resti di un albero che amo,
con tutti questi volti che cercano i loro dispersi,
con la voce del bambino Anas sotto le macerie che dice: “Sono ancora vivo”,
con i corpi senza lineamenti,
con l’attesa, l’attesa, e ancora l’attesa!
Posso scrivere una poesia con il fragore del tradimento,
con il silenzio nudo,
con la neutralità viscosa, con l’impotenza svelata,
con il servilismo verso l’America.
Cosa può una poesia?
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Letture amArgine: Il loro grido è la mia voce – Poesie da Gaza (Fazi 2025)