Oggi vorrei, Monica, farti ammalare a lungo, mortalmente,
portarti via dal mondo, convalescente:
distanza dal corpo il tuo pianto, il tuo sudore solitario
così che ora tutto è completamente vuoto
e sii un deserto risentito, determinato ad avvelenarsi con la sete.
Oggi voglio romperti un osso essenziale.
disperdere le schegge della struttura fondamentale
che tu implori aiuto e allunghi le mani
e non abbia passi né piedi per farli.
Voglio un’ulcera che racconti la tua furia
muscoli goffi che chiedano aiuto
abbracci che non arriveranno
epilessie che rivelano la tua confusione
la tua difficoltà a contenerti
insonnia eterna per salvarti dai sogni
che annunciano quando qualcuno sta per morire.
Nessuna consolazione, questo è ciò che voglio darti,
per rendere visibile il tuo bisogno di un altro
così possono vederti ferita, andare in pezzi e si potrà sapere
e ti seppellirò, ti piangerò, ti perdonerò
anche se la tua morte non salva nessuno,
il vento porta via il tuo nome, tutto è quasi uguale.
C’è troppo peso nella tua ombra
e voglio guarirti, lentamente, con la mia saliva…
Voglio ristabilire in te l’equilibrio, anche senza eguali.
ti sussurro che non è necessario,
che non c’è bisogno di morire in questo modo.
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[Da Il vento dei naufraghi ]
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