A Rafael Rivera
Le navi hanno già svoltato
l’angolo delle acque
che vediamo unirsi
al cielo profondo e arcuato.
Si vedono solo pochi punti,
ma qui, tra noi,
in preda all’abbandono,
si levano ancora mani e voci innamorate.
I viaggiatori a prua non si volteranno indietro.
Un altro mondo sorge, un altro mondo alto e fresco
nella mente di tutti i viaggiatori.
Notte e giorno osserveremo le creste dell’acqua.
Forse il vento porta con sé un odore, un fischio,
qualcosa di ciò che teniamo stretto al petto
e che oggi vibra lontano.
Come erbacce ruvide, il mare cresce dentro di noi.
Il suo falso blu irrompe tra le rocce
e ci restituisce solo i resti di ciò che è andato perduto.
Eppure
la vita ci invia
rapidi segnali,
mentre passa,
lontano da questa riva.
*