Due poesie di Vittore Fiore

Odorosa di calce ti ho pensata
dove sembra che dalle case
canti l’estate, dalle pareti.
Fra le vie di campagna,
come le prime viole, misteriosa
stregata come la pianura
rischiando i sogni ti ho cercata
sbucare dalle curve della Murgia
arida e petrosa.
Mio nonno parlava del sole
come un inno nascosto
negli occhi dei muratori.
Chi se ne ricorda?
Ora bisogna che la notte
non spanda il buio.
I sogni crescono sui campi aperti
come le rose
al primo di maggio.
Presto, trovarti prima che l’aria
del grano sia meno gaia,
prima che la terra dei morti
disperata
mi porga la mano.
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Salento estremo
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Venivano al nostro fresco mare, a Leuca,
fedeli avventure,
ecco sui dorsi dell’onda
c’erano secoli alla deriva,
uomini secoli per cercare
meridiane paure
e sulla costa abbandonata
fiato e fiato d’altri cieli,
d’altre case marine,
navi precoci di morte,
di silenzi. Di mare in mare
uomini prima di noi
costruirono una casa, una tomba,
nei secoli anche,
come sonno dalle paludi,
le distrussero,
più nessuno sa quanti anni
dietro di noi,
quando già molti destini
erano emersi dagli scogli.
Uniamoci contro la morte, amici,
lo dicono non uno, ma mille anni
nel vasto mare di Leuca.
Per sempre l’avrei taciuto
se da secoli intorno
non avessero invocato le notti.
I cespugli, le case fanno questo,
fanno freddo nel cuore
se pietre e pietre
reggono l’aria calda del Salento.
Anche le lapidi sono entrate,
erano forse storie necessarie,
come una giovinezza sfiorita
laggiù dentro di noi
ai cieli dei paesi senza gridi
presso case cretose,
quando ognuno in estate
da anni ed anni
ha un sole negli occhi,
s’affila una pianura.
Uniamoci, amici, ogni giorno
crepita una nuova tomba,
i morti riposavano sul cuore
compresi i vivi
attraverso una sola terra ormai.
Chi l’aveva detto?
Dove ogni rupe è sola,
dove ogni albero è duro silenzio,
ogni uomo fuga sulle labbra,
uniamoci, amici, è Leuca,
in un deserto d’erica, quell’aria.
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Vittore Fiore (1920 – 1999) è stato un giornalista e scrittore italiano, tra i maggiori protagonisti della cultura e della politica meridionalista italiana. Antifascista, subì il carcere e il confino, e diresse in clandestinità il movimento giovanile liberalsocialista, ricoprendo successivamente incarichi nel Partito d’Azione e poi nel Partito Socialista Italiano. Fondatore de Il nuovo Risorgimento e direttore della rivista Delta, fu animatore del periodico della Fiera del Levante di Bari Civiltà degli scambi e dei relativi Quaderni editi da Laterza. Capocronista del quotidiano barese La voce, tra i suoi libri vanno ricordati Strumenti della lotta meridionalista (Lacaita), Chi lega i fili (Adriatica) e Dal cemento al cervello (Delta). Con Franco Fortini e altri ha raccontato ne La generazione degli anni difficili (Laterza) la sua formazione di intellettuale impegnato nella politica. Tre i volumi di poesia: Ero nato sui mari del tonno (Schwarz), Qualcosa di nuovo intorno (“Quotidiano di Lecce” presentato da Massimo Melillo e poi nelle edizioni “Il laboratorio”) e Io non avevo la tua fresca guancia (Palomar).

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