Api, tante api.
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Dopo vent’anni di matrimonio, ci siamo lasciati
dal cespuglio e su una strada sterrata accidentata
abbiamo camminato finché non abbiamo visto uno stagno
potremmo riuscire ad arrivarci.
Il terreno era paludoso e ronzante.
Lo stagno era pieno di erbacce
e melma. Non era
lo stagno dove chiunque vorrebbe
nuotare, ma lo abbiamo fatto — raccogliendo e scivolando
nell’acqua sopra la palude e le api,
le api che abbiamo notato all’improvviso erano
ovunque, si posavano sui nostri capelli
mentre nuotavamo, le anatre mostravano gli occhi sorpresi
il nostro modo. Dopo vent’anni di matrimonio
ciò che sorprende non è poi così tanto
la persona con cui sei ma ritrovare
voi stessi così fuori posto in questa scena, freddo
ma non riesco a uscire senza
calpestare le api, così tante api.
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Sonetto senza titolo sull’equinozio di primavera.
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Non me ne andrò mai da questo inverno
umore e sii un vincitore,
Mi rifiuto, insisto nell’essere più debole
di chiunque altro, vagare
dove sarò, superato il guardiano
e accumulatore seriale, cammino più forte
e più veloce, continuando a insistere, arpista
che sono, riguardo le mie mani fredde e umide
i piedi, anche i miei capelli, inumiditi
e oscurati dalla pioggia. Arginata
resterò su come una grondaia piena di ombre
foglie autunnali, lavate di bianco ma non più scure
di quanto insisto a rimanere mentre cuocio a fuoco lento
la tua presunta estate imminente.
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Amanda allo specchio
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Guance rosa, sopracciglia scure, accigliata
con se stessa come la gente guarda
se stessa nello specchio, come fossimo
i nostri peggiori nemici, provando
una frase tedesca, ein bisschen Hoffnung, a
un po’ di speranza, questa è Amanda, la sera prima
prepara l’esame di tedesco che si conclude con la lettera
che tiene in mano, settimane dopo, la lettera,
settimane dopo, tutti chiedono informazioni
e nessuno sa che è arrivata.
Ha vinto una borsa di studio.
Aveva descritto una Haus rosa-beige,
una casa rosa-beige, che conosce il beige
era la parola per beige e rischiava di usarla
sembra un’ipotesi, intenzionata a catturare
un sogno, i tronchi neri degli alberi, un paesaggio intero
nell’ombra, il senso della luce del sole che cade
altrove, una sensazione umida
in cui ha usato la parola feuchtes – umido –
per mordere, ansiosamente, il sapore della matita.
Ora vede se stessa
guardando ansiosa nello specchio, la sensazione di non essere nessuna parte
evidente della luce del sole nel suo cuore – das Gefühl
des Sonnenlichts, pensa tra sé
con un sorriso che non appare sul suo volto.
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Anna Jackson ha debuttato in AUP New Poets 1 prima di pubblicare sei raccolte con Auckland University Press, tra cui I, Clodia, and Other Portraits (2014). Ha conseguito un DPhil a Oxford ed è ora professore associato di letteratura inglese alla Victoria University of Wellington. Jackson è autrice di Diary Poetics: Form and Style in Writers’ Diaries 1915–1962 (Routledge, 2010) e, con Charles Ferrall, British Juvenile Fiction 1850–1950: The Age of Adolescence (Routledge, 2009).
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