Di Luglio
(Giuseppe Ungaretti)
Quando su ci si butta lei,
Si fa d’un triste colore di rosa
Il bel fogliame.
Strugge forre, beve fiumi,
Macina scogli, splende,
È furia che s’ostina, è l’implacabile,
Sparge spazio, acceca mete,
È l’estate e nei secoli
con i suoi occhi calcinanti
va della terra spogliando lo scheletro.
Parafrasi
L’estate (lei) si avventa
sul fogliame e lo brucia facendolo diventare tristemente rosa
Consuma gole strette (forre) ,prosciuga i fiumi
Tritura gli scogli ,splende,
è una furia ostinata senza pietà,
crea spazi vuoti e nasconde la vista.
E’ l’estate che nel tempo
con il suo ardore accecante (occhi che riducono a calce )
rende nuda e arida la terra.
Commento
Questa lirica nell’alternanza a versi liberi di ottonari novenari, endecasillabi rende efficacemente la potenza dirompente e scarnificatrice dell’estate che anziché allietare con le sue lunghe giornate di sole , ha un’azione distruttiva sulla natura e sullo steso ambiente geologico in quanto riesce ad incidere su forre e scogli ,prosciuga corsi d’acqua e desertifica il paesaggio.Il ritmo spezzato e incalzante acuisce il senso dell’incedere implacabile di un mese particolarmente caldo.
Scritta nel 1931 ci fa capire come lo stato d’animo di Ungaretti sia turbato e triste e la stessa stagione estiva, riconosciuta dai più come momento di quiete e di vacanza diventa stagione di arsura e di profondo malessere.
Anche Montale in “Meriggiare pallido e assorto” ci aveva dato una visione negativa di questa stagione con la metafora del muro ma qui la potenza distruttiva di una stagione appare espressa in modo ancora più evidente e questo ci fa capire come l’ambiente esterno diventi espressione dello stato d’animo dell’io lirico, stato di disagio e di annebbiamento delle certezze che culmina nella scheletrificarsi della natura circostante .
Oggi,con il verificarsi di estati sempre più calde ,questa lirica appare più che mai attuale e ridimensiona, forse, quell’idea di vivere una stagione piena di luce e di sapori e profumi intensi offerti dalla natura.