Sono nata in un giorno di marzo
quando primule e viole s’affacciano
dai bordi dei fossi a dire la primavera.
La loro venuta riempie gli occhi d’una
tenerezza nuova che cerca il colore
come salvezza da troppa nebbia posata
sulle ciglia e risveglia la voglia d’amare
e di correre ancora la vita sul prato
del tempo senza lo strappo delle ore.
E’marzo anche se il soffio del vento
spoglia il mandorlo in fiore
nell’aria che s’incrina alla fragilità
del sole che balugina dietro
lo sfranto velo di una nube:
tu lo senti nell’odore di sambuco
e nella voce dei nidi che grida
là in alto dove s’incunea l’azzurro
a dire che è mese di nascita…
e non solo la mia
