

Città di origine fenicia, Palermo fu conquistata dai romani, dagli arabi, dai normanni, dagli svevi e dagli spagnoli. Ciò ha determinato un mix di bellezza e di meraviglia che ha rivestito la città, potremmo dire, strato su stato. Il giornalista Roberto Alajmo, per descrivere la sua complessa realtà artistica, ha detto: “Palermo è come una cipolla. È fatta a strati. Ogni volta che ne togli uno ne resta un altro da sbucciare”.
Tanti sono i tesori artistici, monumentali, folkloristici e culinari che Palermo offre. Per cui se avete intenzione di visitarla e non avete molti giorni a disposizione, indossate delle scarpe molto comode.
Prima di tutto, lasciatevi avvolgere dall’atmosfera confusionaria e multietnica dei mercati della Vucciria e di Ballarò. Un vero proprio viaggio di odori e sapori nei vicoli più antichi della città che, per molti versi, ricordano quelli della bellissima città di Napoli (anche per le canzoni napoletane che con una certa allegria si diffondono nei quartieri). Non appena entrati nel mercato della Vucciria, sarete investiti da un magma di profumi gastronomici, tipici della cucina palermitana, veri e propri emblemi dello Street Food siciliano, come le arancine (attenzione a non chiamarle arancini, la declinazione maschile è tipica catanese, dove le stesse assumono anche una forma appuntita, mentre quelle palermitane sono rotonde) pane e panelle (pane con squisite frittelle preparate con la farina di ceci), pani ca’ meusa (pane con la milza), rascatura (letteralmente raschiatura, ovvero una polpetta realizzata unendo l’impasto delle panelle con quello dei crocchè) e molto altro.
Ballarò è il mercato più antico della città. Visitarlo vi darà la sensazione di passeggiare nelle strade di una città musulmana e non è un caso se risale proprio al tempo della dominazione araba. Qui vi è possibile acquistare qualsiasi cosa, ma soprattutto verdure e primizie provenienti dalle campagne limitrofe. Una pittoresca scenografia vi trasporterà tra le bancarelle dei mercati insieme all’allegro vociare dei venditori ambulanti che si lasciano andare, spesso, a richiami fatti ad alta voce per attirare possibili clienti. Non manca la possibilità di gustare una buonissima spremuta d’arance siciliane.
Dopo esservi immersi nel cuore di Palermo, lasciatevi avvolgere da un’atmosfera spirituale visitando la Cattedrale di Palermo, un vero e proprio gioiello architettonico che sfoggia numerosi stili artistici: da romanico a bizantino, da arabo a neoclassico. Viene costruita nel 1170 sulle rovine di un’antica chiesa paleocristiana per volontà dell’arcivescovo di Palermo, l’inglese Walter Of The Mill, passato alla storia col nome di Gualtiero Offamilio. Durante la dominazione seracena la chiesa fu ampliata e trasformata in una moschea. Con la venuta dei Normanni viene istituito nuovamente il culto cristiano. Al suo interno ospita le tombe di Federico II, nipote di Federico Barbarossa, di Ruggero II, dell’imperatrice Costanza D’Altavilla e dell’imperatore Enrico VI di Hohenstaufen. Meritano sicuramente una visita la cappella di Santa Rosalia, santa patrona della città, che conserva i resti mortali della santa racchiusi in una preziosa urna d’argento, e il tesoro, ovvero la corona e i gioielli del sepolcro di Costanza d’Aragona.
Rimanendo in tema religioso, non può mancare una visita a una delle Chiese bizantine più importanti d’Italia, ovvero la Chiesa della Martorana, definita da alcuni la più bella in assoluto dato il contrasto tra lo stile arabo e quello normanno. Patrimonio Unesco, deve il suo nome al fatto che nel 1433 Alfonso d’Aragona la cedette al vicino monastero benedettino che fu fondato dalla nobildonna Eloisa Martorana. Numerose le opere d’arte che ospita al suo interno. Una su tutte il Cristo Pantocreatore sulla sommità della cupola. Proprio accanto alla Chiesa della Martorana sorge un’altra chiesa importante, che non passa inosservata data la sua caratteristica architettura araba. Sto parlando della Chiesa di San Cataldo con le sue tipiche cupole rosse e la forma a parallelepipedo.
Di fronte alla Chiesa della Martorana è presente il magnifico complesso religioso della Chiesa e del Monastero di Santa Caterina d’Alessandria. Un gioiello trionfante di arte barocca che vi lascerà letteralmente a bocca aperta, al cui interno conserva opere d’arte dei migliori artisti dell’epoca. Il monastero delle monache di clausura era dedicato al culto di Santa Caterina d’Alessandria, martire d’Egitto vissuta tra il III e il IV secolo. Secondo la tradizione, Caterina era una bella ragazza figlia del re Costa che la lasciò orfana in giovane età. Caterina venne chiesta in sposa da molti uomini importanti, ma lei li rifiutò tutti per abbracciare la castità, dopo aver sognato la Madonna con il Bambino che le infilava l’anello al dito facendola sua sposa. Il suo culto si diffuse in Sicilia durante la dominazione spagnola e venne presa ad esempio dalle monache di clausura come modello da seguire. Il monastero ha accolto le suore di clausura dell’ordine domenicano dal 1311 fino al 2014. Dal 2017 è visitabile in qualità di museo di arte sacra. Curiosità: all’interno del monastero oggi c’è una pasticceria in cui vengono riprodotti i tipici dolci siciliani, quali cannoli e cassate, secondo le antiche ricette delle suore. Secondo alcuni palermitani che me l’hanno consigliata, in questa pasticceria si mangerebbe uno dei migliori cannoli di Palermo, e a giudicare dalla lunga fila di attesa e dal sapore stratosferico, direi proprio che hanno ragione.
La chiesa di Santa Caterina d’Alessandria s’affaccia su piazza Bellini e su Piazza Pretoria, la piazza che ospita la famosa fontana omonima, tutta in stile barocco. In origine, nel 1554, fu realizzata per ornare il giardino di una villa fiorentina, successivamente venne acquistata dal Senato di Palermo. Arrivò a Palermo smontata in 644 pezzi che furono assemblati in maniera diversa rispetto al modello originale. Le evidenti nudità delle statue destarono scalpore tra i palermitani dell’epoca, i quali battezzarono la piazza con l’epiteto di “Piazza della Vergogna”.
Una tappa imperdibile di Palermo è sicuramente il Palazzo dei Normanni, noto anche come Palazzo reale, la più antica residenza d’Europa nonché sede dell’Assemblea Regionale Siciliana. Palazzo sontuoso ricco di affreschi e mosaici, si caratterizza anch’esso per la sovrapposizione di stili: normano, bizantino, arabo e spagnolo. Anche qui, come nella Chiesa della Martorana, troviamo la cappella palatina. Intitolata a San Pietro apostolo, risale al al 1130 e fu costruita per volere di Ruggiero II. Grande stupore vi susciterà la magnificenza dei mosaici tra i quali spicca, ancora una volta, quello del Cristo Pantocreatore. Gli stalattiti in legno e gli intagli del soffitto risalgono, invece, all’antica e lunga dominazione araba. Il palazzo, però, non è stato solo sede reale ma anche la residenza dei vicerè spagnoli, i quali apportarono numerose modifiche alla struttura. Abbatterono le torri normanne (tranne quella di Pisa ancora visitabile e davvero suggestiva) per creare due cortili esterni e due sale di rappresentanza. Tra queste la più nota è sicuramente la Sala d’Ercole, il cui nome è dovuto ai numerosi affreschi che ritraggono le 12 fatiche dell’eroe greco, realizzati da Velasquez.
Nel crocevia di piazza Vigliena assolutamente imperdibile la straordinaria e complessa concentrazione di chiese e palazzi famosa col nome di Quattro canti. Nei quattro angoli sono presenti, dal basso verso l’altro, tre ordini di statue barocche che rappresentano le quattro stagioni, i tre vicerè spagnoli più Carlo V, più le quattro sante che furono Patrone di Palermo prima di Santa Rosalia.
Ma se amate particolarmente l’arte barocca, allora non potete non recarvi alla Chiesa del Gesù o Casa Professa, la chiesa barocca più importante di Palermo. Situata nel quartiere della Alberghiera, nei pressi del mercato di Ballarò. Attenzione a non lasciarvi ingannare dalla sua facciata esterna che la fa apparire come una chiesa simile a tante altre. Al suo interno è un vero tripudio di decorazioni barocche, un susseguirsi di affreschi, stucchi e ornamenti marmorei che vi lasceranno letteralmente senza fiato.
Ovviamente non impossibile non citare il Teatro Massimo di Palermo, il teatro più grande d’Italia e il terzo più grande d’Europa, con la sua caratteristica sala a ferro di cavallo che ha una capienza di 5000 spettatori, e con il palco reale, all’esterno finemente decorato, con ben 27 posti a sedere. L’esterno del teatro, invece, ha una tipica struttura circolare perché concepito come tempio della musica. E proprio come un tempio appare a chi giunge nella piazza, a cui potrebbe ricordare il Pantheon.
Una bella capatina alla Galleria d’Arte Moderna, vi darà la possibilità di ammirare i dipinti dei pittori siciliani più famosi, quali Francesco Lojacono, Michele Catti, Antonino Leto, Ettore Maria Bergler (nato e Napoli e trasferitosi a Palermo) e niente di meno che il grandissimo Renato Guttuso.
Il Castello della Zisa, iniziato durante il regno di Gugliemo I e terminato nel 1167 durante il regno di Guglielmo II, fu la residenza estiva del re. Il suo nome deriva dall’arabo “al-Aziz” che significa splendido. Ha subito diverse trasformazioni nel corso dei secoli, di cui la più importante è avvenuta nel 1635 che ha conferito agli interni del palazzo uno stile tipicamente barocco. Un’antica leggenda è legata al castello, in particolare a una decorazione pittorica presente al suo interno. Nell’arco d’ingresso della Sala della Fontana sono raffigurate delle figure mitologiche che corrispondono alle divinità dell’Olimpo: Giove, Marte, Nettuno, Venere, Giunone, Mercurio e Plutone. Secondo la tradizione non si tratterebbe di divinità, ma di diavoli che custodiscono delle monete d’oro nascoste all’interno del palazzo. Il tesoro fu lasciato da Azel Comel e El Aziz, che fuggirono a Palermo perché il padre di lei ostacolava il loro amore. Sempre secondo la leggenda, furono proprio i due amanti a far costruire il castello, ma dopo esser venuti a conoscenza che la loro fuga era stata causa del suicidio della madre di El Aziz, morirono entrambi a breve distanza, non prima di aver affidato il loro tesoro alla protezione dei diavoli mediante un incantesimo. Si narra che chiunque voglia contare il numero dei diavoli, non ci riesca a causa del loro continuo rimescolamento.
Per i più intraprendenti si consigliano le Catacombe dei Cappuccini, uno dei luoghi più impressionanti da visitare al mondo, che conserva mummie in perfetto stato di conservazione. La costruzione delle catacombe risale al 1597, quando i frati decisero di realizzare un cimitero sotterraneo più adatto alle loro esigenze. Nel momento di traslare i loro confratelli, sepolti fino ad allora in fosse comuni, si accorsero che 45 corpi erano rimasti intatti, mummificati naturalmente. I frati, allora, decisero di non seppellirli ma di esporli in piedi, nelle nicchie del corridoio. Col passare degli anni le mummie suscitarono sempre più interesse, cosicché i frati decisero di concedere la sepoltura mediante imbalsamazione anche a tutti coloro che fossero in grado di sostenere le spese economiche di tale pratica.
A Palermo voglio dedicare questi versi
A Palermo
Terra di odori veraci
risucchiasti intero tutto il mio sangue
già bagnato di sicula natura.
Palpitando, la mia anima
s’increspava d’inebrianti brividi
e già germogliava in una nuova fioritura.
Nella tua bellezza
si scioglie l’anima, e d’incanto
e meraviglia annega il cuore.
Mai dimentica
della tua nobile fattura,
proseguirò con la tua immagine
di grazia imperitura,
figlia di una storia che ha visto
trionfare una mescolanza di culture e di beltade
che di fausta diversità e di saggezza
t’innalzò in un altare di magnifica avvenenza.
Caterina Alagna
