Un incidente di pochi giorni fa a Casal Palocco,nella zona sud di Roma,dove una utilitaria su cui viaggiava un bimbo di 5 anni,che ha perso la vita, con la madre e la sorellina, ha di nuovo posto sotto attenzione il comportamento dei giovani, spesso minorenni addirittura ,e le “Challenge” ovvero sfide condivise che appaiono sempre più spesso sui social. L’incidente di cui sopra è stato causato dal suv guidato da uno dei quattro youtuber che stavano appunto caricando su youtube un video che li vedeva impegnanti a guidare, senza sosta per 50 ore il mezzo.
Matteo Di Pietro, Vito Loiacono, Marco Ciaffaroni e Leonardo Golinelli che si definivano “The borderline”sul canale contano 600 mila iscritti e presentavano il contenuto dei loro video con le parole “assurdi e unici” Incitavano i loro visitatori promettendo sfide sempre più pericolose ed emozionanti ,e avevano, tra le 118 caricate, quella della resistenza sul ghiaccio,24 ore sulla mini zattera, nascondino nel castello medievale.
I like e i giovani
Avere visibilità e dei Like cioè indici di gradimento,significa certe volte anche monetizzazione delle visioni ma lo si fa in primis per essere al centro dell’attenzione e apparire degli “eroi” agli occhi dei coetanei ed aumentare la propria autostima, a costo anche di creare del seri problemi a se stesi e agli altri. Un esempio banale può essere anche l’autolesionismo Uno studio realizzato nell’ambito del progetto dipendenze comportamentali e portato avanti dal “Centro nazionale Dipendenze e Doping dell’istituto superiore di sanità rivela che il 6%dei ragazzini tra gli 11 e i 17 anni ha partecipato almeno una volta ad una challenge che metteva rischio la vita stessa .Per lo studio sono stati intervistati nell’autunno del 2022 più di 8.700 studenti tra gli 11 e i 17 anni, 3.600 circa delle scuole secondarie di primo grado e 5.100 circa delle secondarie di secondo grado, su tutto il territorio nazionale, selezionati in modo da avere un campione rappresentativo della popolazione.
Challenge famose
Le challenge sono sfide che lanciate sui social dagli autori dei video ad amici e conoscenti ,si spera diventino virali e a volte questo accade a livello mondiale.
Le sfide tristemente famose soni la “blu hale” ovvero la balena blu,sfida che prevede 50 giorni di prove autolesionistiche sempre più dure fino ad arrivare al suicidio! Oppure la Milk challenge che prevede di bere 3 litri di latte senza sosta e senza poi vomitare o ancora la casurfing ovvero salire sul tetto di un’auto e restare in equilibrio su di esso quando questa viene messa in moto e parte. Altra è il Tide pods ,nota nel 2018 che consiste nell’ingerire una capsula di detersivo per lavatrici e tante altre,compreso il diventare uno stupratore e filmare o l’aggredire persone indifese a calci e pugni senza alcun motivo.
Motivazioni e rimedi
Tra le varie motivazioni che spingono un adolescente verso questo tipo di attività c’è indubbiamente, oltre alla scarsa autostima e alla voglia di visibilità ,la noia ,la mancanza di stimoli costruttivi, di un sano rapporto con i coetanei e la famiglia, l’emulazione di coloro che appaiono modelli di riferimento e l’assenza di controllo da parte degli adulti sull’uso del cellulare .Bambini di sei,sette anni ha già un cellulare in loro possesso che spesso si sostituisce al pallone e ai giochi con i coetanei ;bambini a volte poco seguiti dai genitori e lasciati preda del web.
La scuola ha indubbiamente un ruolo importante da svolgere ma è il ruolo genitoriale con la frequentazione di gruppi di riferimento ludico a dover interagire con l’azione educatrice che essa svolge.
Inoltre dovrebbe essere sanzionato con provvedimenti correttivi qualunque azione volta al danneggiamento della propria e dell’altrui integrità fisica anche con multe nei confronti dei genitori inadempienti e prevedere degli istituti di recupero di certi ragazzi che abbiano ripetutamente avuto atteggiamenti di mancato rispetto delle norme sociali.
