Racconti: “L’INTRUSA”, di Rosa Cozzi
Qualche stralcio delle storie che ho scritto, in attesa di pubblicazione : Amerei leggere qualche commento, sia di critica che di elogio.
“L’INTRUSA”
Renzo ci rise su, però ripetette di non sbagliarsi. Mi parve strana quella frase, non
pensavo che Renzo fosse al corrente degli spostamenti di Anna, erano una coppia molto aperta, dove ognuno agiva per conto proprio.
Non ci pensai più e mi preparai ad attendere mio marito per avere un chiarimento.
Erano quasi le ventitré, ma nessun messaggio o telefonata da Daniele per dirmi che stava arrivando. Incominciai a tremare dalla rabbia, sapevo che era con lei, ma almeno un poco di considerazione nei miei riguardi me lo aspettavo, anche per salvare le apparenze.
Attesi per molte ore il suo ritorno, lo maledicevo per la sua sfacciataggine, il suo ritardo, per l’ansia che mi causava il suo silenzio, avrebbe almeno potuto avvertire, ma lui non arrivò, né quella sera né mai. Invece fu un poliziotto che suonò al campanello della porta. Quando lo vidi ebbi un colpo al cuore, pensai all’ennesimo incidente che Daniele aveva avuto.
In silenzio pregavo al che non avesse avuto molti danni e ferite. Ma la notizia della sua morte fu tremenda. Ero vedova!
Tornando dall’incontro, una macchina aveva urtato la moto, loro avevano avuto la peggio, si erano schiantati contro il guardrail dell’autostrada, i soccorsi furono lenti ad arrivare, tutti e due erano rimasti feriti gravemente, lei spirò quasi subito, mentre il mio amore dopo ore di agonia.
Mi resta solo un’amara soddisfazione, lui mi aveva invocato per ore, chiedeva di me a tutti quelli che gli furono vicini e in un ultimo rantolo pregò un dottore di trasmettermi le sue ultime parole: “perdonami amore mio”.
A chi era rivolta questa sua richiesta di perdono? Forse in un ultimo sussulto si rivolgeva a me? O a Anna?
Resta un mistero, ma amo pensare e illudermi che queste ultime parole fossero rivolte a me. Ci furono i funerali di Anna ma non ci andai, con un senso di colpa per la mia assenza lasciai che Renzo elaborasse da solo la sua morte. Ai funerali di Daniele non lasciai trapelare nulla della sua infedeltà.
Mi comportai degnamente.
Sono passati molti mesi dalla tragedia,
mi sto leccando le ferite del cuore e dell’anima, è dura da sopportare questa solitudine, perdere qualcuno a cui si è voluto bene è come strapparsi il proprio cuore, ma domani è un altro giorno, si vedrà! Ricominciare a vivere con il cuore in frantumi, è difficile ma non impossibile.
Per ogni persona che muore resta il rimpianto di non avergli detto “ti amo”, ma per chi rimane resta il silenzio nei muri di casa, non si può rimediare.
Lo si può urlare, ma si perderà l’eco nel dolore. Il tempo lenisce il dolore della perdita, anche se dovrei dimenticare, ricominciare a vivere.
Sei mesi dopo la tragedia ricevetti un piccolo pacchetto,
lo aprii curiosa di vedere cosa contenesse e perché mi arrivasse dal compagno della mia ex amica, che subito dopo l’incidente si
era trasferito in Australia e di cui non avevo avuto più notizie.
Un corto messaggio mi diceva con parole sibilline che stava bene e che sapeva di aver fatto la cosa giusta e null’altro.
Ma la busta conteneva anche, cosa bizzarra! un bullone avvolto in una carta stagnola!…
dalla mia biografia:
“PROFUMO DI PEPERONCINO, BASILICO E UVA FRAGOLA”“
QUELL’ESTATE PASSÒ VELOCEMENTE “
Arrivò settembre e mi ritrovai con una strana malattia, per la quale il dottor Lanza, visto che non mi lamentavo, cercava indicazioni battendo due dita sul pancino dolorante e mi chiedeva se avessi un fico d’india (per via delle spine che pungono) sul punto che toccava. Appurato che si trattava sicuramente di un’occlusione intestinale, fui costretta ad ingurgitare migliaia di cucchiaiate di olio di ricino! A prescindere dall’esito, arrivò il 1° ottobre e mi ritrovai in terza elementare, con la maestra Michelina sempre più esile, con sempre più fili grigi nei capelli e sempre più illibata.
L’inverno fu particolarmente rigido, ci fu una grande moria di animali, vidi mio padre preparare bracieri improvvisati muniti di manici per appenderli al soffitto per scaldare la stalla. E io che seguivo alla lettera tutto ciò che faceva, pensai di fabbricarne uno, visto che a scuola si moriva di freddo.
Ripetendo i suoi gesti, cercai prima un grosso barattolo di latta, trovai un grosso chiodo e con una pietra feci due buchi opposti, infilai del filo di ferro a mo’ di manico e orgogliosa del mio operato, la mattina seguente prima di andare a scuola, depositai tre tizzoni ardenti nel braciere improvvisato, li coprii con della cenere come avevo visto fare tante volte a mia madre e partii, arrivata a scuola depositai il mio scaldino sotto il banco. Il tepore che emanava era piacevole.
Quasi un’ora dopo un olezzo di pomodoro bruciato incominciò a espandersi nell’aula! Io ignara che quell’odore provenisse dal mio scaldino improvvisato
non ci detti importanza. Vidi la maestra Michelina alzarsi in piedi e come un razzo si fiondò vicino al mio banco, facendo un cenno verso il barattolo mi interrogò chiedendo: Cosa sarebbe questo?”; Io ingenuamente le risposi
: Ho portato il caldo per tutte le mie amiche, fa così freddo! Apriti cielo, con velocità supersonica mi confiscò il corpo del reato portandolo fuori in cortile, torno indietro e prendendomi per mano mi portò per direttissima dal preside. Dopo aver confabulato tra loro, visto che incominciavo ad avere problemi di udito, non capii molto dei loro discorsi, ma seppi dopo essere tornata in classe che avrei dovuto scrivere per punizione cento volte “” Non si porta il fuoco in classe, è pericoloso per te e per gli altri “. Fine dell’avventura!
da ” Storie d’amori, di delitti e di risate”
” NON ERA LA DONNA GIUSTA PER TE “
Non era la donna per te.
Lei era di un altro, più adulta. Raffinata, dolce, sensuale.
Un sentimento mai provato che la rendeva bella .
Tu giovane , bello, virile, maschio saturo del tuo fascino.
Ti crogiolavi vanesio nel piacere di essere desiderato.
Incontri clandestini nei pomeriggi afosi dell’estate.
Due corpi amanti avvolti nel sudore.
L’intesa di due corpi che si cercano e si trovano.
Ormai da mesi insieme e poi, a me il tuo migliore amico racconti che la vuoi lasciare, che vuoi troncare, che non é la donna giusta per te !
Si…!! Magari non era la donna della tua vita, ma ti amava…
e ogni volta che pensava a te le batteva il cuore.
Se poi ti faceva sentire la sua passione, dicevi che era una donna femmina al fulmicotone.
Tu le dicevi che era un uragano, che c’era solo lei che sapeva dirti quelle parole che fanno tremare le gambe e ti dava una sferzata di piacere.
E poi magari non era la donna per te… ma con i suoi sussurri e i suoi sospiri ti pregava di amarla e ti faceva sentire un re. Ma per te era solo un gioco e le dicevi: dai giochiamo, non prendiamo la vita troppo sul serio.
E non ti accorgevi che ogni volta che pronunciavi quelle parole le toglievi un battito dal cuore e a poco a poco non ha avuto più battiti e il suo cuore si è spento. . .
Lei ha rinunciato a sorridere e non aveva più le stelle che brillavano nei suoi occhi, quando ti guardava come in preghiera muta che dicesse : resta con me.
Lei se né andò, ti liberò dalle catene invisibili.
Però continui a parlarmi di Lei con insistenza, é sempre nei nostri discorsi. Ogni giorno é tra noi, non riesci a dimenticarla.
Magari era la donna giusta per te. . .
di Rosa Cozzi
da “Storie d’amore, delitti e di risate “