NON PIANGERE MILANO

Milano scusami…
scusami se non ti riconosco
se in questi anni anche tu
come le donne hai mutato il tuo look
se penso a quanto t’ho odiato
per i tuoi ingorghi di nebbie,
per quei cieli grigi che raramente son belli.
Milano non ti resta che piangere
sulla tua ricchezza senza gioia
sui tuoi luminosi caffè
frequentati da ricchi in fuoriserie
sui tuoi attici folti di luci soffuse
che un tempo erano lampadine
appese ad un cordone sotto il tetto.
Milano non ti resta che piangere
sulle tue piazze un tempo tanto amate
e decantate da Stendhal e d’altri amici miei
e la “Madunina” era una canzone di Bracchi e Danzi.
Milano non ti resta che piangere
sui tuoi cortili settecenteschi
distrutti per far spazio ai grattacieli,
sulle tue chiese nascoste dalle case,
sul tuo “Giurati” sconsacrato,
sulle tue case insanguinate
nell’agosto del ’43
e mai più riconsacrate.
Milano non ti resta che piangere
se la tua bellezza ormai
è fatta soltanto di luci abbaglianti,
di torri d’acciaio, di nebbia
e di giornate grigie.
Non piangere se solo questa
è la tua bellezza,
se i tuoi vecchi caffè di via Brera
e la ragnatela di vicoli scuri
intorno a Corso Roma sono scomparsi.
Altri caffè sono sorti, altre strade
e altri uomini ora vi camminano.
Non piangere Milano
se le tue vecchie case di ringhiera
non ci sono più
e oggi per chi arriva da lontano
potresti essere San Francisco,
Parigi o Francoforte.
Non piangere Milano
se nessuno ricorda più
il tuo vecchio Trianon,
se il Santa Tecla ha cancellato
il Carcano e gli urlatori
uccidono ogni giorno
fino il ricordo delle Polke
nei vecchi trani di periferia.
Non piangere Milano
se non posso più amarti
se non hai più i miei vent’anni
se non c’è più la latteria
dove prendevo caffellatte e pane
in fretta per tornare a ragionare
ancora di poesia.
Compagni
cari compagni d’allora
compagni di Brera e Corso Roma
perché non abbiamo più vent’anni!
Di questo Milano devi piangere…
perché i nostri vent’anni erano i tuoi.
Eri con noi quando uscivamo la sera
per incontrarci con gli amici in un caffè
e poi per i viali di Città Studi
a cantare e a ragionar d’amore.
Per questo che non c’è più devi piangere
perché non puoi averci dimenticati Milano
è questo che siamo ancora, un intrico
di ricordi, di amici e di anni fuggiti
e questo cielo un tempo alto e bello
e queste pietre e catene che un giorno
furono alberi e viali luminosi.
Augusta Elena Del Corso
10 Ottobre 2022
Diritti Riservati
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