Ritratto, di Vincenzo Cardarelli, 1916, recensione di Elvio Bombonato

Esiste una bocca scolpita, un volto d’angiolo chiaro e ambiguo, una opulenta creatura pallida dai denti di perla, dal passo spedito, esiste il suo sorriso, aereo, dubbio, lampante, come un indicibile evento di luce.
Il titolo è un indicatore semantico. Il ritratto della donna si ispira allo Stilnovo (angiolo, toscanismo), perché privilegia il viso: bocca, denti, sorriso, in un crescendo irresistibile.
Incipit perentorio, con la ripresa anaforica al v. 6: “esiste”, concretato da “evento”. Ossimori ai vv. 2: chiaro/ambiguo; 3: opulenta/pallida; 7: dubbio/lampante. Un climax anomalo: aereo/dubbio/lampante. L’ultimo verso rivela che la breve lirica consiste in una similitudine.
La prepotente luce finale dissolve i precisi contorni della donna (Simona Costa). L’implicita dichiarazione d’amore diventa contemplazione estatica. Per ora; poi si vedrà.
foto: Vincenzo Cardarelli nel 1957, fotografato da Paolo Monti da wikipedia