Foto di @sergio_arba_80 Dolceacqua è una pittoresca cittadina situata nella regione italiana della Liguria, nel cuore della Valle Nervia. Questa antica cittadina medievale è stata in grado di preservare intatta la sua bellezza storica e architettonica, e offre ai visitatori un’esperienza unica nel suo genere.
Il centro storico di Dolceacqua è caratterizzato da stradine acciottolate, case in pietra e antiche chiese, il tutto immerso in un’atmosfera medievale. Gli abitanti del luogo, in modo attento, hanno saputo mantenere intatte le caratteristiche originarie del paese, regalando ai visitatori un’esperienza autentica e genuina.
Uno dei principali luoghi di interesse della città è il Castello dei Doria, situato sulla cima della collina che sovrasta il centro storico. Questo castello medievale, costruito nel XII secolo, è stato la residenza della famiglia Doria, una delle più potenti famiglie genovesi dell’epoca. Oggi il castello è aperto al pubblico e offre una vista mozzafiato sulla città e sulla Valle Nervia.
Ma non è solo il Castello dei Doria ad incantare i visitatori. Anche il Ponte Vecchio, costruito nel XV secolo e composto da una sola arcata, è un’opera d’arte che si fonde perfettamente con il paesaggio circostante.
Dolceacqua è anche famosa per il suo vino Rossese di Dolceacqua, un vino rosso di alta qualità prodotto localmente. Inoltre, la città è nota per la produzione di olio d’oliva di alta qualità, che viene esportato in tutto il mondo.
Durante il periodo estivo, Dolceacqua ospita una serie di eventi culturali e artistici, tra cui concerti, mostre e spettacoli teatrali. Questi eventi rappresentano un’opportunità per i visitatori di immergersi ancora di più nella cultura e nella vita quotidiana della città.
In sintesi, Dolceacqua è un gioiello medievale della Liguria che incanta i visitatori con la sua bellezza architettonica, i suoi vicoli caratteristici e i suoi panorami mozzafiato. Una visita a questa cittadina è un’esperienza indimenticabile che permette di immergersi nella storia e nella cultura della Liguria.
Nizar Qabbani (Damasco 1923 – Londra 1998) è stato un celebre poeta, scrittore e diplomatico siriano, noto per i suoi versi d’amore e di impegno sociale. Qabbani è considerato uno dei più grandi poeti arabi del XX secolo, e la sua opera ha avuto un impatto profondo sulla cultura e sulla letteratura araba.
Qabbani nacque a Damasco nel 1923 in una famiglia di commercianti. Studiò presso l’Università di Damasco, dove si laureò in legge nel 1945. Iniziò la sua carriera di scrittore e poeta negli anni ’40, e presto divenne uno dei poeti più famosi della Siria.
Nel corso della sua vita, Qabbani scrisse oltre 30 libri di poesia, tra cui “La gabbia della civiltà”, “La candela e il cristallo” e “L’amore, le donne e la vita”. Le sue opere sono note per la loro eleganza, la loro bellezza e la loro intensità emotiva. Qabbani affrontò inoltre temi sociali e politici come la libertà, la giustizia sociale e il femminismo, diventando così una figura di riferimento per molti movimenti di protesta.
Nel 1966, Qabbani fu nominato ambasciatore della Siria in diversi paesi, tra cui Egitto, Libano e Turchia. Durante il suo servizio diplomatico, continuò a scrivere poesie e a sostenere la causa della libertà e della giustizia sociale.
Qabbani morì a Londra nel 1998, all’età di 75 anni. La sua opera continua a essere molto amata e apprezzata in tutto il mondo arabo e oltre, e ha influenzato molti scrittori e poeti successivi.
“Quando appoggi la tua testa sulla mia spalla” è una poesia dell’autore siriano Nizar Qabbani, considerato uno dei maggiori poeti arabi del XX secolo.
Quando appoggi la tua testa sulla mia spalla Respiro l’odore del tuo corpo Il profumo della tua pelle Sento la tua voce leggera Il tocco della tua mano sulla mia mano La morbidezza dei tuoi capelli sulla mia guancia E mi sento in paradiso.
Quando appoggi la tua testa sulla mia spalla Non c’è nessun’altra cosa al mondo Solo noi due insieme E tutto il resto scompare.
Quando appoggi la tua testa sulla mia spalla Mi sento completo E tutto ha un senso.
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Quando appoggi la tua testa sulla mia spalla il mio cuore si riempie di dolcezza, i miei occhi si riempiono di te, e il mio spirito si rallegra.
Non c’è nulla di più bello di questo momento, quando siamo uniti in un abbraccio, e il tempo sembra fermarsi, mentre noi ci perdiamo nei nostri pensieri.
Il tuo profumo è come una carezza per la mia anima, e le tue parole sono come musica per le mie orecchie. Siamo l’uno per l’altra un porto sicuro, un rifugio in cui ripararsi dal mondo.
Non importa ciò che accade, quando sei accanto a me tutto ha un senso, e io so che insieme possiamo affrontare ogni sfida, perché il nostro amore è forte e sincero.
La poesia esprime il sentimento di intimità e vicinanza tra due persone, che si sentono complete quando sono insieme. Il poeta descrive l’esperienza sensoriale del contatto fisico, il respiro profondo, il profumo della pelle, il tocco della mano, la morbidezza dei capelli. L’esperienza del contatto fisico è descritta come qualcosa di paradisiaco, che fa dimenticare tutto il resto del mondo. La poesia è un inno alla bellezza dell’amore e della vicinanza tra due persone.
Noi in Italia siamo più fortunati rispetto a tanti altri paesi dove vige un regime dittatoriale, dove tanti giornalisti sono stati uccisi, catturati, dispersi o dove marciscono in una prigione.
Ma anche qui purtroppo abbiamo i nostri martiri; avevo tredici anni quando dirigevo il giornalino della scuola e scrissi un editoriale su di Giancarlo Siani che era stato appena assassinato brutalmente nella sua auto, e il suo ricordo non potrà mai abbandonarmi…un giovane che come tanti amava la vita e nonostante questo, in nome del loro impegno sociale e civile, l’hanno sacrificata per darci la cosa più bella che possa esistere al mondo: LA VERITA’.
Ricordiamo, insieme a lui, quei giornalisti Giornalisti che hanno deciso di sfidare la criminalità organizzata, pur di onorare il proprio mestiere.
-Giancarlo Siani (Napoli, 19 settembre 1959 – Napoli, 23 settembre 1985) assassinato dalla camorra.
-Cosimo Cristina (Termini Imerese, 11 agosto 1935 – Termini Imerese, 5 maggio 1960) assassinato dalla mafia.
-Mauro De Mauro (Foggia, 6 settembre 1921 – …scomparso a Palermo il 16 settembre 1970) è stato rapito da cosa nostra e mai più ritrovato.
-Giovanni Spampinato (Ragusa, 6 novembre 1946 – 27 ottobre 1972) assassinato dalla mafia.
-Mario Francese (Siracusa, 6 febbraio 1925 – Palermo, 26 gennaio 1979) vittima di mafia.
-Mauro Rostagno (Torino, 6 marzo 1942 – Lenzi di Valderice, 26 settembre 1988) vittima di un agguato mafioso.
-Giuseppe Impastato, meglio noto come Peppino (Cinisi, 5 gennaio 1948 – Cinisi, 9 maggio 1978) assassinato dalla mafia.
-Giuseppe Fava detto Pippo (Palazzolo Acreide, 15 settembre 1925 – Catania, 5 gennaio 1984) ucciso da cosa nostra.
-Giuseppe Aldo Felice Alfano detto Beppe (Barcellona Pozzo di Gotto, 4 novembre 1945 – Barcellona Pozzo di Gotto, 8 gennaio 1993) ucciso per mano della mafia.
Oltre a loro ricordiamo:
-Carlo Casalegno (Torino, 15 febbraio 1916 – Torino, 29 novembre 1977) ucciso dalle Brigate Rosse; fu il primo giornalista ucciso da terroristi durante gli anni di piombo.
-Walter Tobagi (Spoleto, 18 marzo 1947 – Milano, 28 maggio 1980) venne assassinato in un attentato terroristico perpetrato dalla Brigata XXVIII marzo.
Dal film Fortapàsc di Marco Risi, che racconta dell’ultimo periodo della vita di Giancarlo Siani e del suo brutale assassinio:
“Non ha paura a scrivere certe cose?”
“Ogni tanto sì”
“E allora perché lo fa?”
“Perché è il mio lavoro, perché l’ho scelto. E non è che mi senta particolarmente coraggioso nel farlo bene. E’ che la criminalità, la corruzione, non si combattono soltanto con i carabinieri. Le persone per scegliere devono sapere, devono conoscere i fatti. Allora quello che un giornalista-giornalista dovrebbe fare è questo: informare”
Acquaviva Picena è un piccolo borgo medievale situato nella provincia di Ascoli Piceno, nelle Marche. La città è famosa per la sua imponente Fortezza, che domina il paesaggio circostante.
La Fortezza di Acquaviva Picena risale al XII secolo ed è stata costruita per difendere la città dalle invasioni dei Normanni. Nel corso dei secoli, la fortezza ha subito numerose modifiche e ampliamenti, ma il suo aspetto originale è ancora ben visibile.
La Fortezza di Acquaviva Picena è un esempio straordinario di architettura militare medievale. La fortezza si estende su una superficie di circa 10.000 metri quadrati e presenta quattro torri angolari, un cortile interno e un pozzo.
La fortezza di Acquaviva Picena è stata restaurata di recente e oggi ospita numerose attività culturali e turistiche. Al suo interno, è possibile visitare il Museo Archeologico, che ospita una vasta collezione di reperti archeologici rinvenuti nella zona.
La città di Acquaviva Picena è anche famosa per la sua produzione di vino. La zona circostante è ricca di vigneti e la città ospita numerose cantine e aziende vinicole che producono vini di alta qualità. La maggior parte delle cantine è aperta al pubblico e offre la possibilità di degustare i vini locali.
Acquaviva Picena è anche un luogo ideale per gli amanti della natura. La città si trova ai piedi dei Monti Sibillini e offre molte opportunità per escursioni a piedi o in mountain bike. La zona circostante è caratterizzata da paesaggi mozzafiato e da una flora e fauna uniche.
Durante l’estate, Acquaviva Picena ospita numerose feste e sagre locali, tra cui la famosa Festa della Cicerchia. Durante questa festa, i ristoranti della città offrono specialità a base di cicerchia, un legume tipico della zona.
In sintesi, Acquaviva Picena è un piccolo borgo medievale situato nella provincia di Ascoli Piceno, famoso per la sua imponente Fortezza e per la sua produzione di vino. La città offre molte opportunità per una visita culturale, una degustazione di vino o un’escursione nella natura.
Frontino è un piccolo borgo medievale situato in provincia di Pesaro e Urbino, nella storica regione del Montefeltro. Immerso nella natura del Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello, Frontino offre ai visitatori un’esperienza autentica e unica nel suo genere.
Il borgo medievale di Frontino si trova ai piedi del Monte Carpegna e offre una vista spettacolare sulle colline circostanti. Le case in pietra, le stradine acciottolate e la torre medievale creano un’atmosfera magica e senza tempo.
Il centro storico di Frontino è il luogo ideale per una passeggiata romantica o per una visita culturale. Le case antiche, le botteghe artigiane e le chiese rappresentano un vero e proprio patrimonio culturale che merita di essere scoperto.
La Torre Civica di Frontino, risalente al XIII secolo, rappresenta uno dei luoghi più iconici della città. La torre è stata restaurata di recente e ora ospita il Museo del Territorio, che offre ai visitatori una panoramica sulla storia e sulle tradizioni del Montefeltro.
Frontino è anche un luogo perfetto per gli amanti della natura e del trekking. Il Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello offre molte opportunità per escursioni a piedi o in mountain bike. I sentieri sono ben segnalati e permettono di esplorare la flora e la fauna locale.
Il borgo medievale di Frontino è anche famoso per la produzione di formaggi di alta qualità. I formaggi sono prodotti con il latte delle mucche locali e sono conosciuti in tutta la regione per il loro sapore unico e genuino.
Durante l’estate, Frontino ospita una serie di eventi culturali e gastronomici, tra cui sagre e feste locali. Questi eventi offrono ai visitatori l’opportunità di assaggiare i prodotti locali e di immergersi nella vita e nelle tradizioni della città.
In sintesi, Frontino è un piccolo borgo medievale immerso nella natura del Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello. La sua bellezza architettonica, la sua storia e la sua produzione gastronomica ne fanno un luogo ideale per una visita culturale, una passeggiata romantica o un’escursione nella natura.
Oscar Wilde è stato uno degli scrittori più importanti e controversi dell’epoca vittoriana. Nato a Dublino, in Irlanda, nel 1854, Wilde è stato un autore di grande talento, noto per la sua lingua acuta e per il suo umorismo pungente.
Wilde è stato educato in una scuola di élite a Dublino e successivamente ha frequentato l’Università di Oxford, dove si è laureato in Lettere Classiche. Durante questo periodo, Wilde si è fatto notare per la sua personalità eccentrica e per il suo stile di vita lussuoso.
Dopo la laurea, Wilde si trasferì a Londra e iniziò a scrivere per diverse riviste e giornali. Nel 1890 pubblicò il suo primo romanzo, “Il ritratto di Dorian Gray”, che ebbe un grande successo di pubblico ma provocò anche molte critiche per il suo contenuto controverso.
Wilde divenne ben presto un personaggio pubblico noto per la sua stravaganza e il suo stile di vita dissoluto. Nel 1895, tuttavia, la sua vita ebbe una brusca svolta quando venne condannato per omosessualità e imprigionato per due anni con lavori forzati.
Dopo il suo rilascio, Wilde si trasferì a Parigi e visse il resto della sua vita in esilio. Morì a Parigi nel 1900, a soli 46 anni, a causa di una meningite.
Nonostante la sua vita tumultuosa, Oscar Wilde è stato un autore estremamente influente e innovativo. I suoi scritti hanno anticipato molte delle tendenze letterarie e culturali del XX secolo, ed è considerato uno dei grandi autori del movimento estetico.
Le opere di Wilde sono caratterizzate da una lingua elegante e un uso sperimentale della forma. I suoi lavori più noti includono il già citato “Il ritratto di Dorian Gray”, ma anche le commedie teatrali “L’importanza di chiamarsi Ernesto” e “Una donna senza importanza”.
La vita di Oscar Wilde è stata tutt’altro che facile, ma il suo impatto sulla letteratura e sulla cultura è stato enorme. La sua influenza si estende fino ai giorni nostri, e i suoi scritti continuano ad ispirare generazioni di lettori e scrittori in tutto il mondo.
Nella società spartana l’individuo non aveva alcuna importanza, ma esisteva soltanto in funzione dello Stato, che poteva disporne dalla nascita fino alla morte. I genitori dovevano portare i propri figli in un luogo chiamato tesche, dove gli anziani esaminavano il bambino: se lo vedevano sano e robusto, predisponevano per il suo allevamento; se invece lo trovavano gracile e malfatto, ordinavano che fosse gettato in una voragine del monte Taigeto, detta Apotete, nella convinzione che fosse svantaggioso per tutti far vivere una persona deforme o malaticcia. Fino all’età di sette anni i bambini vivevano con la famiglia, poi entravano in scuole dirette da maestri scelti dallo Stato. Venivano assegnati in “compagnie”, comunità educative istituzionalizzate, il cui capo diveniva il più forte e il più saggio, cui tutti gli altri dovevano obbedienza completa, abituandoli in tal modo alla disciplina e all’obbedienza. I ragazzi apprendevano a leggere e a scrivere solo lo stretto necessario, poiché lo scopo dell’educazione era soprattutto irrobustirne il corpo, allenarli a sopportare la fame e il dolore, abituare dunque il futuro soldato all’obbedienza e alla lotta. Predominavano perciò esercizi ginnici, marce e una severa disciplina in ogni momento della vita. L’iniziazione avveniva in età adulta con la cosiddetta krypteia, ossia un periodo di allontanamento totale dal gruppo di formazione durante il quale i giovani spartiati dovevano vivere da soli privi di qualsiasi mezzo o equipaggiamento, sopravvivendo all’aperto in zone per lo più selvagge procurandosi il necessario. Anche le ragazze ricevevano un’educazione assai rude, e molta parte del loro tempo era destinata agli esercizi ginnici. La loro sola funzione nella società era comunque quella di generare futuri guerrieri.
Sir Arthur Conan Doyle è stato uno degli scrittori più celebri dell’epoca vittoriana, noto soprattutto per la creazione del famigerato detective Sherlock Holmes.
Nato in Scozia nel 1859, Conan Doyle studiò medicina all’Università di Edimburgo prima di abbandonare la professione per dedicarsi alla scrittura. Nel 1887, pubblicò il primo romanzo di Sherlock Holmes, “Uno studio in rosso”, che ebbe un enorme successo e introdusse al mondo il personaggio del famoso detective.
Sherlock Holmes è diventato uno dei personaggi più iconici della letteratura mondiale, con la sua capacità di risolvere i casi più complicati attraverso l’uso della logica e dell’osservazione. Conan Doyle ha scritto in totale 56 storie su Sherlock Holmes, tra cui 4 romanzi e 52 racconti brevi, che sono stati tradotti in molte lingue e adattati in numerosi film, serie televisive e opere teatrali.
La popolarità di Sherlock Holmes ha influenzato profondamente la cultura popolare e ha ispirato molte opere di genere giallo e poliziesco che sono seguite. Allo stesso tempo, il personaggio ha influenzato anche la cultura popolare al di fuori della letteratura, come dimostra l’enorme successo della serie televisiva “Sherlock” negli anni 2000.
Nonostante la popolarità di Sherlock Holmes, Conan Doyle era spesso frustrato dall’attenzione che il personaggio riceveva a scapito dei suoi altri scritti. Infatti, Conan Doyle ha scritto anche romanzi storici, saggi, opere teatrali e opere di fantascienza, che purtroppo sono stati spesso trascurati dai lettori.
Conan Doyle è morto nel 1930, ma la sua eredità letteraria e la sua influenza sulla cultura popolare continuano ad essere sentite oggi. Sherlock Holmes è diventato un personaggio immortale della letteratura, grazie alla sua abilità di risolvere i casi più difficili e alla sua straordinaria personalità. La creatività e l’immaginazione di Conan Doyle hanno dato vita a uno dei personaggi più amati di sempre, rendendolo una vera icona della letteratura.
Il castello è aperto al pubblico dai primi anni 2000 e fa parte del circuito dei castelli dell’Associazione dei Castelli del Ducato di Parma, Piacenza e Pontremoli.
Secondo la leggenda, tra le mura del castello si aggirerebbe il fantasma della Fata Bema
La versione più comune del mito racconta che nel maggio del 1593, durante una festa organizzata nel castello cui partecipava anche il duca Ranuccio I Farnese, malaticcio fin dalla nascita, apparve la giovane Bema, bellissima ragazza, che allestì un piccolo palco per predire il futuro degli astanti, affiancata dal suo aiutante Max; anche il piccolo Pio, figlio del conte Pomponio Torelli, si avvicinò curioso di conoscere il proprio futuro; la fata si rifiutò in un primo momento di parlare, ma successivamente, derisa dalle dame di corte, rivelò: “Vedo un lago di sangue, su cui galleggiano nobili teste e vedo anche il capo di questo bambino nel sangue, come quello delle dame presenti.” In un primo momento il duca rimase affascinato dalla giovane, tanto da concederle un lasciapassare per muoversi liberamente nel territorio del ducato di Parma e Piacenza; in seguito, tuttavia, temendo di esserne stato manipolato, la fece arrestare e rinchiudere nelle prigioni della Rocchetta a Parma.
Grazie all’appoggio della popolazione e all’aiuto di Max, Bema riuscì in seguito a fuggire dal carcere, per rifugiarsi a Montechiarugolo, ove il conte Pomponio l’accolse, assumendola per i lavori domestici. Nel periodo ivi trascorso il giovane Pio Torelli se ne innamorò corrisposto, ma la ragazza, considerando l’impossibilità del loro amore a causa della differenza di ceto sociale, fu costretta a respingerlo. In seguito il nobile rampollo fu mandato a Parma per terminare la sua formazione.
Alcuni anni dopo il duca Ranuccio, per impossessarsi della contea di Montechiarugolo, fece arrestare Pio con l’accusa di aver congiurato contro di lui; Bema riuscì a farlo evadere con l’aiuto di Max, ma durante la fuga il conte fu bloccato e riportato in prigione, per poi essere pubblicamente giustiziato il 19 maggio del 1612, assieme ad altri nobili parmensi.
La fata buona non volle più allontanarsi da Montechiarugolo, ove rimase per molti anni, amata da tutti gli abitanti del paese, fino alla sua scomparsa in tarda età.
Da allora la tradizione vuole che il suo fantasma riappaia nel castello ogni anno nella notte fra il 18 e il 19 maggio e salga in cima all’alto mastio, per guardare verso la città di Parma.
Secondo la leggenda, inoltre, la mummia ritrovata nel XVIII secolo all’interno del maniero sarebbe la sua, poiché accanto al corpo sarebbe stato rinvenuto anche un piccolo foglio con le parole: “Della Bema questo è il corpo, chi felice viver vuole non lo tolga dal suo letto”. A ogni tentativo di allontanare la mummia dal castello, si sarebbero infatti verificate colossali tragedie, tra cui terremoti, alluvioni e altre calamità. (Wikipedia)
Herta Müller è una scrittrice, saggista e poetessa tedesca, nata in Romania nel 1953 e vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 2009.
Sì, dentro e fuori: per la prima volta, parrebbe, la vita è a posto. è avviata è lubrificata sgangherata è rubata giù in strada equivocata è resa bicicletta ci spiace, non è in prestito.