Spinte coniugate
in sculture immobili
ove la vita non lascia trapelare
gestualità alcuna.
Nel dissenso avido del tempo
si lasciano precipitare giorni
nella magia di mele verdi.
Velati crediti del passato
planano in basso
mormorando di mani
piacevolmente intrecciate
e gomiti lievi alla ricerca
di miniature composte d’oro.
Ora lo sguardo impallidito
manovrato da fili invisibili
intravede un’intonazione
blu scuro profondo, nascosta agli altri
racchiusa in boccioli notturni.
@Silvia De Angelis
Io spesso cito le coeur bat l’iambe – Jean Louis Barrault sul metro di Racine. Sangue registrato sopra un ecocardiogramma in sinc con un karaoke di calamari sullo schermo, lo sento ora con una donna biancovestita. Benché non giambico, piuttosto trocheo sconvolto, il raro docmio, l’anapesto, noto che il verso nel mio cuore pulsante almeno non è sciolto.
Il battito è in un flusso di sangue, il suono è più una fabbrica piena per molte ore ma adesso deserta dove il pulitore notturno dà lo straccio a un vasto [pavimento sul quale scarpe tintinneranno e faranno eco arrivata [l’alba, qualcuno stanco e spossato dal lavoro ma di corsa con misurate sferzate dal suo straccio mézzo.
Lei spegne quel suono come di sudicio alla deriva e io sento la marea di quasi alessandrini fermarsi.
*
Vuoti
Seduti a poppa del traghetto, mio figlio, mio Padre, e un [vuoto dov’ero…