Voce leggera, pochissimo bisognosa di appoggi, essa tende a bruciare le sillabe nello spazio bianco della pagina.»disse di lei il grande Eugenio Montale
Milano 1912-1938
Antonia è solo il primo di un a serie di nomi parentali ed è quello del nonno materno ,persona coltissima,storico, pittore di acquerello e amante dell’arte. La nonna Maria è a sua volta coltissima e di famiglia illustre: è infatti nipote di Tommaso Grossi.
I genitori di Antonia sono entrambi molto istruiti e raffinati:il padre, Roberto è un noto avvocato e la madre ,contessa Lina Cavagna di Sangiuliani è donna di spessore,che conosce bene il francese e l’inglese e legge molto,suona il pianoforte,ama la musica e il teatro, ricama e dipinge.
Antonia ha anche tre zie materne con le quali trascorre parte della sua infanzia e una zia paterna che ama e dalla quale è teneramente ricambiata,come del resto accade con la nonna materna.
La bimba era nata desiderata ardentemente dalla coppia,e lei delicatissima,bionda e minuta non tradisce le aspettative :è intelligente e precoce,tanto da supporre che frequenti la prima classe come uditrice, prima dell’età scolare
Il suo percorso scolastico elementare si attua poi nella scuola statale di via Ruffini a Milano.
Non ancora undicenne, Antonia viene iscritta al Liceo e già in terza superiore comincia ad interessarsi alla poesia con le amiche del cuore Lucia Bozzi e Elvira Gandini.
Qui fa la conoscenza con il professore di greco e latino e ne rimane affascinata :Antonio Maria Cervi è uomo che desta ammirazione non per l’aspetto fisico ma per la coerenza,l’integrità, la cultura profonda e l’amore per l’insegnamento.
Distribuisce libri,incoraggiamenti,consigli agli allievi e Antonia scopre molte affinità di sentire e di pensiero con lui,che avverte colpito da un dolore profondo che glielo avvicina ancora di più, ,sensibilissima come è. Ma il padre,al quale il professore chiederà la mano di Antonia,ostacola fermamente la relazione e nega il consenso alle nozze .
Questo amore negato sarà un grande dolore per la giovane Antonia che non troverà mai più una tale intensità di amore e di affinità elettiva. Nel 1930 Atonia entr anella facoltà di lettere e filosofia dove incontrerà persone amiche di grande spessore come Vittorio Sereni, Dino Formaggio, Remo Caantoni, Antonio Banfi con cui deciderà di laurearsi con una tesi sullo scrittore decadente Flaubert.
Emergono in questi anni i suoi interessi per la montagna,specie quella vicino a Pasturo, dove trascorreva le vacanze, e che vengono tratteggiati in pagine di prosa e di alta poesia. Nel 1934 compie una crociera in Sicilia,Grecia, Africa e scopre quella storia e civiltà studiate al liceo;poi si reca in Austria e in Germania per approfondire la conoscenza della lingua tedesca,che ama grazie al suo insegnante Vincenzo Errante, tanto da tradurre in italiano alcune pagine di Hausmann.
Antonia ama la montagna e la natura ,che fotografa cercando di cogliere con l’obiettivo,l’anima nascosta delle cose.In pratica,è un altro modo di far poesia .
Sembra tutto normale :viaggi,interessi,amicizie ma non è così:la sua anima vive costantemente il tormento esistenziale che nessun diversivo sa placare.Neppure diventare docente presso l’istituto tecnico “Schiaparelli”o l’attività a sostegno dei poveri o il progetto di scrittura di un romanzo sulla storia della Lombardia ,né la poesia,che resta la sua vocazione più profonda.
Del resto,pur essendo un’anima pia,non è supportata dalla fede e questo contribuisce alla sua disperazione che la porterà a suicidarsi,ingerendo dei barbiturici, il 3 dicembre del 1938 a soli 26 anni,quando già spirano i venti di guerra.
Lei che aveva scritto al suo amato:«Anche se io non riuscirò mai a vedere nel vostro Cristo più che l’uomo, pure saprò farmi buona, saprò camminare, saprò crearmi dentro sempre più il mio dio: e non cercherò di conoscerlo, perché conoscerlo è rimpicciolirlo. Sarà un camminare con una meta canora dentro, che non si può vedere ma senza posa si sente; un vivere la vita senza abbandoni, creandosene dentro, ad ogni istante, gli scopi.»
E ancora:
.Tu sai tutti i segreti,
come il sole;
potresti far fiorire
i gerani e la zàgara selvaggia
sul fondo delle cave
di pietra, delle prigioni
leggendarie.
Perduto quell’uomo-guida,quasi luce divina ,la sua vita si fece buia,senza più la necessità del vivere.La sua innata malinconia si fece dolore e nessuno scopo le parve più interessante da raggiungere senza l’unica persona che,idealizzata forse, aveva avuto la capacità di renderla felice ed appagata.
Recita una sua lirica che sembra un presagio..
Suonano i passi come morte cose
Scagliate dentro un’acqua tranquilla
Che in tremulo affanno rifletta
Da riva a riva
L’eco cupa del tonfo.
Il suo biglietto di addio ai genitori parla di un’invincibile “disperazione mortale” ma la famiglia negò a lungo la circostanza del suicidio, per evitare lo scandalo. Le sue prime opere vennero pubblicate un anno dopo la sua morte dalla casa editrice Mondadori, dopo essere state revisionate dal padre, che modificò soprattutto quelle dai contenuti amorosi, per evitare lo scandalo.
Tuttavia la produzione poetica di Antonia,nonostante le revisioni del padre, affascina ancora per il suo richiamo al crepuscolarismo e all’espressionismo e per quel suo essenziale verseggiare carico di malinconia .Dopo un periodo di dimenticanza anche il cinema ha posto attenzione su questa poetessa e ne è derivato un cine-documentario della regista Marina Spada dal titolo “Poesia che mi guardi” Presentato fuori concorso alla 66° mostra del cinema di Venezia nel 2009 .I registi Bonatti e Ongania hanno realizzato poi a loro volta un film documentario “Il cielo in me-Vita irrimediabile di una poetessa”e nel 2016 è stato proiettato il film di Cito Filomarino “Antonia”
