Nell’eventualità
che interferenze irriverenti
diano impulso
a un soggiacere
di mani mobili
s’appiattisce il bandire
teatralità impulsive
che governino ore del giorno.
Incenerite
da fuochi del profondo
che sappiano intrattenere
un astio tramandato
sorge un’incapacità
di trasmettere ai polsi
la direzionalità
di gesti tonanti
adottati da riflessi di silenzio.
@Silvia De Angelis
MI CHIAMO HADDAS di Carlo Molinari Mi chiamo Haddas e sono morto in una gelida mattina d’un giorno di gennaio. In quel posto brutto dove ci avevano portato i soldati vestiti di grigio, vidi mia madre senza capelli, tutta nuda che tremava per il freddo e per la paura. Mi disse di non guardarla. Un soldato le urlò di tacere, e le diede un pugno sul seno. Mio padre è da tanto che non lo vedo più, e non so dove sia andato. Quegli uomini cattivi, che gridavano sempre, e con i cani che mordevano le gambe a noi più piccoli, mandarono mio padre a fare la doccia. Lo vidi entrare in uno stanzone, tutto scuro, in fondo a un tunnel, mi salutò con la sua grande mano e non lo vidi mai più uscire. Mi chiamo Hadas e sono morto in una gelida mattina d’un giorno di gennaio. Io non so perché mi hanno ucciso. Avevo chiesto solo di giocare e avevo chiesto anche una caramella. L’avevo chiesta sottovoce. Un soldato cattivo, con grandi stivaloni neri, mi urlò di tacere. Io chiesi ancora, ma mi diede un potente schiaffo. Caddi in una pozzanghera e vidi un filo di sangue uscire dalle mie piccole narici. Iniziai allora a piangere e chiesi perché non potessi giocare, e perché non potessi avere una sola caramella. Quell’uomo mi disse che ero più lurido d’un cane con le pulci, e che i vermi più schifosi erano molto più belli di me. Chiesi ancora la caramella. Quell’uomo cattivissimo mi fece allora vedere il pistolino e ridendo come un matto mi fece la sua pipì in faccia. Io continuai a piangere, cercai di scappare ma ricevetti un forte pugno sul mio piccolo stomaco. Caddi di nuovo a terra per il dolore e iniziai a tremare per la paura. Mi rialzai di nuovo, pian piano in ginocchio, cercai di trovare le poche forze che mi erano rimaste e chiesi ancora la mia caramella. A quel punto iniziai a correre più che potevo, con grandissima fatica. Quell’uomo mi raggiunse subito, mi trascinò per la mia casacca a strisce, gridò qualcosa che non capii e mi diede un forte calcio sul petto. Il dolore fu tremendo, non mi veniva più il fiato, e mi lasciai scivolare di nuovo con la faccia a terra, nel fango. Mi uscì tanto sangue dalla bocca. Quell’uomo cattivissimo mi disse ridendo che facevo vomitare più d’una cacca appena fatta. Piangendo, gli chiesi ancora una caramella e gli chiesi perché fosse così cattivo con me. Volevo solo giocare come fanno tutti i bambini. A quel punto, l’uomo in grigio mi fece vedere la sua grande pistola, me la schiacciò in fronte e sentii il freddo di quella cosa. Gli chiesi tremando perché stesse facendomi tutto quel male. Il suo cane ringhiava, e poi non ricordo più niente. So solo che sono morto, in un freddo mattino di gennaio. Quell’uomo in grigio mi sparò in piena faccia. Per un attimo mi parve di sentire un dolore fortissimo, ma subito mi addormentai. Per sempre mi addormentai. Sono morto. Sono Hadas. Vorrei sapere perché quell’uomo cattivo non mi ha mai dato la caramella che gli avevo chiesto gentilmente, e perché mi ha ucciso senza motivo. Io ero un bambino come tutti gli altri bambini, non avevo fatto niente di male. Sono Haddas, e sono morto. Ma perdono con tutto il mio cuore quell’uomo tanto cattivo, perché forse non ha mai giocato con altri bambini e con la sua mamma, e forse non ha mai saputo in tutta la sua vita quanto sia buona una caramella all’arancia. Carlo Molinari
”Il mio nome Haddas” scritta in occasione della giornata della memoria il 27 gennaio 2022. Un nome che è tutti nomi di ogni bambino morto.
Spesso sono presa dalla ricerche di nuovi scrittori, non sempre facile perchè il web ormai è un minestrone di parole. Poi ecco un incontro, si! Mi incontro con delle parole che mi sbattono contro il muro e leggo tutto di un fiato ” Il mio nome è’Haddas”. Una poesia che ti entra e ti spacca, perchè ne senti tutto il dolore e l’intensità. Io non incontro gli scrittori, il mio colpo di fulmine è con le parole. Carlo Molinari uno scrittore che è un fiume in piena, lui vive per la poesia e la poesia vive per lui, in perfetta simbiosi. La sua vita è la poesia e lui la incontra dovunque. I suoi scritti sono un incontro di emozioni perdute, sperdute, un cocktail di sensazioni che butti giù di un fiato. In ogni poesia c’è la sua storia, il suo modo di vedere, anche di idealizzare. Se non idealizzassimo che poeti saremmo? Carlo si definisce da un punto di vita letterario un romantico, sicuramente con lui si ha la sensazione dell’uomo paladino, ma anche di colui che vede nella donna qualità incredibili. Nella donna vede ciò che lui desidera, la ricerca di un amore ideale e di grande sentimenti. Chi può dargli torto? Chi non desidera un amore di rispetto e di grande intensità? In lui, io vedo grandi romantici, visione Leopardiane, un pò di Keats, ma anche Baudelaire, neorealismo. Ovvio che lo stile è solo suo, personale intimo, esistenziale. Un artista completo, pittore, pianista, il suo vissuto l’ha trasformato in una persona dotata di percezione e grande sensibilità. I suoi scritti sono di un tessuto particolare, intuisci tra le pieghe, amore, dolore, voglia irrefrenabile di vivere e di apprezzare ogni cosa nella vita. Lui ha sempre un senso di rinascita e rinasce ogni volta che scrive. La sua forte empatia l’ha portato a contatto della sofferenza di altri e cosi che nasce un suo libro di forte impatto ” Voci da galera” raccoglie frasi e breve testimonianze di carcerati, con cui ha intrattenuto un intenso rapporto epistolare, doloroso e motivato. …Alle ore 15 del (…) si è suicidato nel carcere di (…) un detenuto che era arrivato lì da non molto: stava in carrozzella, gli avevano tolto anche la televisione, aveva il blindato chiuso 24 ore su 24 e le uniche “visite” che riceveva erano quelle dell’infermiere che gli misurava la pressione. Non si sanno le sue vicende processuali e nemmeno chi scrive lo conosceva di persona: non si sanno i motivi, né si sanno mai in fondo i motivi di un suicidio. Si è fatto la “corda” annodando più calzini, ha legato un’estremità alle sbarre della finestra della cella e l’altra al collo: poi, non potendo utilizzare le gambe, si è fatto scivolare giù dal letto… Chi mi ha dato oggi la notizia, ancora sconvolto dall’accaduto, ha provato a fargli il massaggio cardiaco, la respirazione bocca a bocca e intanto chiamava il medico: il quale ha solo dovuto constatare il decesso avvenuto (aveva 46 anni). Forse ne parlerà qualche giornale? Ne dubito fortemente: intanto ne parliamo noi…
(Fonte: lettera privata del 25/01/2000) LE CADUTE
Non pensate di non cadere nell’errore perché prima o poi ci si cade tutti. Però sappiate che rialzandovi, voi sarete maggiori, non inferiori, come si può pensare nel comune intendere. Nella vita se uno fallisce è escluso dal mondo. Invece no, qui no. Se uno cade rialzandosi, è più sapiente. Ma se la vostra superbia non vi permettesse più di riconoscere l’errore allora dovreste considerarvi finiti… Noi siamo deboli ed inclini al male, però la nostra capacità di ripresa dipende dalla volontà e dallo spazio che lasciamo alla misericordia di Dio. Non affliggetevi per le vostre cadute perché cadere è cosa umana. Preoccupatevi di rialzarvi subito dopo. Dio osserva tutto.
(Maurizio)
Due pezzi tratti dal suo libro” Voci da galera” Uno scrittore da leggere, ha scritto anche racconti per bambini e le sue storie sono state fonti di progetti scolastici.
Carlo Molinari è nato a Conegliano (TV) ed è laureato in Giurisprudenza. Inizia a scrivere poesie fin da bambino. Il pittore e poeta Nerone scrisse di lui: “Carlo Molinari è un poeta che cerca la poesia come se fosse il pane quotidiano (…), le sue poesie mi ricordano tanto quelle di Cesare Pavese”. Lo scrittore e poeta Filippo Fenara descrisse il suo stile come “maestria e denso di fascino e tecnica sopraffini”. Carlo Molinari ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti in premi letterari, anche a livello internazionale: nel 2007 ha ricevuto una “Menzione d’onore” a Melbourne (Australia) dall’Accademia Letteraria Italo – Australiana Scrittori. Ha pubblicato diciassette libri ed è presente con le sue poesie in svariate antologie e siti internet. Nel 2021 ha inviato una sua poesia dedicata alla Madonna a Papa Francesco e dopo pochi mesi ha ricevuto una lettera della Segreteria di Stato Vaticana in cui è stato messo in evidenza quanto il Santo Padre “abbia gradito il premuroso gesto”. Nel 2021 fonda il movimento poetico internazionale “Poeti2000 – Poetry in the World”, con l’obiettivo di radunare poeti e poetesse da tutto il mondo e promuovere la Poesia ad ogni latitudine. Il Movimento conta attualmente numerosi iscritti in Italia, Venezuela, Messico e America Latina. Molte sue poesie sono recitate su YouTube da Rodolfo Vettor (Premio alla Carriera), Antonio Sterpi (attore di teatro), Brunella Moro (voce recitante di “Radio Più”, Agordo – BL), Alberto Baroni (poeta e video maker) e Bruno Di Giovanni (video maker). Nel 2022 viene inserito in WikiPoesia, enciclopedia on line dei poeti contemporanei. https://carlomolinariit.wordpress.com/informazioni/
Carlo Molinari la prima domanda che mi viene in mente, visto che scrivi tantissimo , da quando lo fai?
Da che lo ricordo, ho sempre scritto, dal 2007 ne ho fatto il mio impegno principale.
So che sei molto preso dal sociale, hai fatto volontariato e ti sei occupato anche dei problemi connessi ai carcerati.
Avevo fondato un associazione negli anni 90 e ci occupavamo di volontariato epistolare, E’ andata avanti per 21 anni, ma la mia indole è portata alla poesia, di cui mi nutro e mi alimento h24, da quando ero bambino.
Ho letto con attenzione alcune tue poesie sulle donne, si intuisce una visione angelicata della donna, in una società dove la donna tutto è, fuorchè angelicata, la donna o la donna di cui parli, corresti che fossero cosi? Una tua idea personale sulla donna?
Ultimamente una delle mie poesie sicuramente mi è stata “ispirata” dalla lettura ascetica e divinizzante di Tagore, dal quale tuttavia non ho copiato nulla di nulla. Ho interpretato la Donna così come la sentivo ieri pomeriggio. Io ho una grande considerazione per la Donna: la considero una creatura che porta in sé il peso di tanti pesi, di qualunque tipo essi siano (figli, lavoro, rapporti d’amore non riusciti, violenze subite, psicologiche e fisiche). Tuttavia mi rendo benissimo conto che la Donna Millennium è molto emancipata e di questo non posso che essere felice e compartecipe. La Donna ha una grande forza in sé, molto spesso più dell’uomo, legato troppo sovente alla materia, alla terra. La Donna sa vivere, scegliere, sognare, innamorarsi, darsi da fare con grande fatica, molto più dell’uomo, a mio modesto parere. Il sesso “forte” non siamo noi uomini bensì le Donne. “Viene dalla costola di Adamo” ma nella Storia ha fatto molta strada in più del suo compagno dell’eden.
A tutte le donne
Pettirosso
piumato d’immenso,
tu canti il tuo salmo
sul ramo del mandorlo,
il tuo trillo attende
la primavera assopita
tra le radici della terra.
Sei solo com’è solo il sole.
Ti abbandoni alla luce
senza lamentarti mai
degli artigli di tanto freddo.
Il tuo canto s’innalza
ai raggi appesi al cielo mite.
Spargi soavità, tanta briosità,
su chi frena il suo passo
ad ascoltare con devozione
il tuo suono intriso di vangelo.
Sei la bellezza incarnata,
benedizione del Padre Nostro
che s’è chinato su di noi,
consacrate polveri nel cosmo,
silenzio di silenzi ancestrali.
Tu canti e non ti turbi,
il tuo ramo di mandorlo
attende di specchiarsi ad aprile
nei colori più delicati,
amorosi, leggiadri, succulenti,
che sa dipingere la stagione
dei morti tornati in vita.
Vieni da uno spazio infinito,
dal seme piantato per amore,
a ricordarci che la vita,
anche nell’angoscia,
può mutarsi in salmodia
offerta alle genti.
Nel tuo petto scarlatto
si nascondono natura,
germogli, poesia, stupore.
Amabile pettirosso,
piumato d’immensità,
così soave ed intrigante
è il tuo volo
di malva e di gerbera.
Resto attonito, inebriato,
dinnanzi alla tua dolce sinfonia.
Tu canti la sapienza
che mai avrei sperato,
io così debole, schiavo del male
di questa terra di pianto.
Sul tuo ramo di mandorlo
non ti stanchi d’esser mitezza.
Non volarmi lontano,
io sono cenere e nostalgia,
di te ho bisogno
come dell’acqua e del pane.
Fammi posto, accanto a te,
sul tuo ramo di nidi, figli e amori.
Fa’ ch’io possa, dipinto di gioia,
attendere la stella assonnata
e cantarle, come fai tu,
il mio alleluia
ricolmo d’amore eterno,
per questa vita
che pare uno sbaglio
e che invece è un valzer,
dove si balla insieme
appesi alla morte,
nell’attesa
d’esser tutti una luce
che ammutolisce l’infinito.
Quando scrivi lo fai sotto un impulso? come ti definiresti?
Io sono così, il mio animo tende ad essere ottimista e positivo, anche se a volte (causa di momenti di buio che ho attraversato nel passato) posso “cadere” in una certa visione decadente o pessimistica. Io vedo e tendo a vedere la luce, il bianco, il bello, l’amore, la positività. Di notte, quando scrivo e sono solo nella tenebra, il mio animo può anche altalenare tra il bianco e il nero, è la mia indole, quando scrivo non è la mia Ratio che ha il sopravvento bensì il mio inconscio. Io mi definirei un poeta dell’inconscio. Come dice Henri Michaux: “Il vero poeta prima crea, poi comprende, qualche volta”. E tante volte lascio che siano gli altri ad interpretare ciò che scrivo, io non me ne curo. Io sono un poeta dell’inconscio.
Vero, uno scrittore di una grande ricchezza interiore, ma a parte la poesia hai un sogno nel cassetto?
Il mio unico interesse è la poesia e il mio sogno è diffonderla ovunque, ho appena lanciato una petizione a livello mondiale per diffonderla ed insegnarla nelle scuole, una materia vera e propria.
Carlo Molinari un poeta singolare, una passione forte nei confronti della poesia, lui respira e suona con le parole. le sue poesie si innalzano come note e con la delicatezza e la fragilità di un fiore, ma nello stesso tempo con una forza e un intensità immortali. Grazie Carlo Molinari
da stasera iniziamo un’importantissima raccolta di firme on line con una petizione mondiale, seppur rivolta per il momento all’Italia: il Consiglio Direttivo di “Poeti2000 – Poetry in the World” promuove una raccolta firme da indirizzare poi al Ministro dell’Istruzione e del Merito on. Giuseppe Valditara, al fine che la Poesia sia presa in maggiore considerazione in tutte le Scuole della Repubblica Italiana e che possa essere considerata anche come “Materia Autonoma e Indipendente” di insegnamento e di studio, a tutti i livelli scolastici.
Chiediamo a tutti Voi di leggere la petizione (in italiano, spagnolo e inglese) presente nel nostro sito:
Chiediamo a tutti Voi di firmarla e di condividerla in tutti i Vostri Social, contatti via email, Whatsapp e Telegram, secondo le istruzioni riportate nel nostro sito web.
Chiediamo anche di condividere questo post nei Vostri profili Facebook al fine di raggiungere il più alto numero di firme on line possibile.
Grazie a tutti per la collaborazione: portiamo la Poesia in TUTTE le Scuole Italiane! Grazie a chi ci sosterrà in questo grandissimo impegno culturale/sociale/umano.
Il Consiglio Direttivo di “Poeti2000 – Poetry in the World”.
Il regno della Bellezza
Questa notte milioni e milioni
di fiammelle illuminano le stelle.
Non esiste più il buio fosco e tetro
ma un ciclone di luce che condanna.
Sono tutti i morti usciti dall’Ade
che guardano senza nessuna parola.
Un mare sterminato di uccisi, insultati,
ingannati, violentati, appesi alla forca.
Il fuoco si spegne e strepita il silenzio,
non c’è più niente da dire, solo vergogna.
Chi non ha mai compreso il linguaggio
dei derelitti assassinati dagli oppressori
e da mani sudice, perverse e scellerate,
è già sfracellato all’inferno dei maledetti.
Venite, c’è ancora posto per gli accecati
che non hanno mai voluto vedere.
Venite, c’è ancora posto per gli ossessi
che non hanno mai voluto ascoltare
l’urlo dei poveri, sepolti in questa terra
che doveva essere il regno della Bellezza.
Lasciateci qualche goccia di sangue,
qualcuno di noi vuole provare ad amare.
Articolo di Marina Donnarumma. Roma 28 gennaio 2023
Non sai assegnare nomi alle cose e bleffi la tua origine veloce con la smorfia del mandorlo in fiore la ragione è chiara: le collisioni blu spampanano lo sforzo di cogliere le voci della luce e i riflessi delle ombre. Forse ti attieni al fenomeno che rincorre i profili del pensiero quindi il respiro inventato dal principio tensioattivo, talora strazio nella culla termostatica. E le ombre che non entrano negli occhi ma furtive rappezzano divaricano le gambe strofinano le posture.