“Non sarà una poesia
Ma la scriverò
E resterà una cosa mia
E anche se vale poco
Non la getterò nel fuoco.
Non si bruciano i pensieri”
(Leano Morelli da “Non bisogna esser poeti”)
I molteplici stati dell’essere
che l’ontologia moderna ha assottigliato
e tagliuzzato in parti infinitesimali,
mentre l’avere e l’apparire
sono i nuovi dei (ma ricordiamoci
di sentirsi fortunati perché qui e ora
non c’è la guerra né si muore di fame).
Ognuno ha non ciò che si merita
ma quel che gli tocca; così si passa
da una deriva darwinista a una deriva
innocua tautologica.
L’importante è avere un luogo
in cui raccogliersi, dato che
questo mondo è merda
e il tuo grido spesso finisce inascoltato.
“Il lavoro è duro e la paga è buona.
Ma qui ci vogliono uomini veri.
Di uno come te non so che farmene”.
Così mi dice e se ne va.
Nel profondo dell’anima,
ammesso e non concesso
che esista,
c’è ancora una tua traccia, ragazza
che ora sei donna,
anche se per tanto l’ho occultata
(parlare d’amore in poesia è quasi reato,
nelle canzoni è un luogo comune abusato).
Non ti racconto le impressioni
quando guardo le costellazioni.
Quello in cui credevo tanti anni fa
oggi l’ho dimenticato e non conta più.
Ma nel profondo del mio profondo
non c’è niente di profondo:
c’è molto materiale spurio, come per tutti,
perché così siamo fatti da sempre.
Non dirmi che sono superficiale o profondo,
dato che sono cose inutili,
anche se nessuno sa ciò che passa e ciò che resta.
Passo in rassegna tutti i miei amori, veri, non corrisposti e trasognati.
Ma altrove fanno sul serio. Imperversa la guerra. C’è tanto orrore.
Altrove si muore.
E io imperterrito continuo la mia cantilena
(sempre meglio che fare battute guerrafondaie sul proprio profilo Facebook).
Non pensare alla perversione nel sesso, ma alla grande perversione della guerra.
Tutto quel sangue versato, tutte quelle bombe sui civili, tutti quei cadaveri accatastati, ammassati.
Ammettetelo che ogni tanto vi scordate della guerra, delle guerre, delle vittime.
Carissima, se io sono ripetitivo è perché la vita di ognuno è ripetitiva
e infinite variazioni minime sul solito tema oggi non mi interessano.
Si può ridere di tutti i versi, anche dei migliori,
e i peggiori versi, recitati con enfasi, possono sembrare buoni.
Ho un ricordo vago e sfocato
delle tue labbra, dei tuoi capelli, della tua voce.
Moriremo distanti senza sapere più nulla l’uno dell’altra
e probabilmente non ci vedremo
mai più per l’eternità.
Sono un uomo solo,
che non si affaccia più sull’abisso
perché nel profondo dell’anima
soffro di vertigini e altre amenità.
Il passato conta
perché ognuno deve tenere stretta la sua storia.
Il passato non conta
perché ciò che è stato è stato.
Chi sono e chi sono stato,
chi non sono e chi non sono stato
in fin dei conti non è importante,
se la barista indaffarata non mi dà il buongiorno
e continua a guardare svagata con nonchalanche in tutt’altra direzione.
È così bello e necessario parlare a qualcuno,
ascoltare qualcuno,
anche solo due frasi stupide.
Si nascondono frammenti di amore
anche nelle pieghe di parole banali,
dette senza amore.
A volte penso a tutti i demoni
partoriti dalla mente di ognuno,
alle angosce covate per una vita
nell’animo. Io so di dover morire
e che forse non rinascerò.
La mia speranza è che siano più
gli amori appena nati di quelli morti
e di quelli non nati. La mia speranza
è di rinascere diverso da ora in un tempo lontano e in un altro mondo.
Anche fare sesso con una donna
sarebbe vuoto e finzione
per dimenticare la morte
e l’inferno che mi aspetta,
prendere tempo e fiato
dalla noia che mi attanaglia.
Ogni parola, ogni gesto, ogni emozione
è finzione. Cosa resta di vero,
se anche l’amore in me oggi è una falsa partenza,
una stupida parvenza
o un rimandare all’infinito?
(scrivere poesie o presunte tali
non è una competizione, qualora non ve ne foste
ancora accorti).
Dopo cinque anni di astinenza sessuale
la mia mente per un istante aveva accarezzato l’idea di farla finita
mesi fa
ma poi ho smesso con l’idea di farla finita
perché è un passo falso,
perché sono curioso di vedere quanto tempo
mi è stato dato e non voglio sprecarlo,
perché non voglio anticipare l’inferno che mi aspetta
(molti scelgono il suicidio a scoppio ritardato, col veleno a rilascio prolungato).
Ma tu prendimi in giro amica canticchiando “Uomini soli” dei Pooh:
ognuno prima o poi giunge sulla soglia della sua solitudine
e considero essere lasciati soli anche non arrivare coi soldi
alla terza settimana del mese; ci sono tanti tipi di solitudine.
Ora per i maligni parlare del disagio, del torpore esistenziale è una posa, una falsa scusa, una giustificazione inadeguata per tutti i nostri errori e limiti.
Diciamo come stanno le cose: non c’è niente di gratuito nell’offrirsi in pasto ai lettori. Tutto è affermazione, è vanità di vanità, etc etc. Ad libitum.
Quando bevo delle birre poso per qualche ora me stesso in un angolo smorto
(i più bravi in poesia fanno finta di non parlare di sé, pur parlando sempre di sé
perché tutto è falso, il vero è anch’esso la metà esatta del falso).
La ragazza trentenne mi dice quasi piangendo:
“Piuttosto che darla ai selezionatori del personale per avere un lavoro come fanno in tante vado a fare la puttana, che c’è molta più dignità! Molte di queste ragazze che fanno compromessi sessuali dove l’hanno persa la dignità? Il reddito di cittadinanza è anche un’alternativa a non accettare i compromessi.”
Poi mi metto a pensare ad altro. Non so se dice il vero o il falso e non so neanche se è giusto chiederselo a conti fatti.
Quello che pensavo tanti anni fa
l’ho dimenticato.
Eravamo ragazzi. Pensavamo che
il senso che davamo alle cose fosse importante
e invece eravamo come tanti, come chiunque e i nostri pensieri
non contavano niente.
Di me non interessa niente a nessuno
ed è bene così essere dimenticati per sempre, quando moriremo,
noi uomini inascoltati senza donne né figli.
Io non sono speciale. Non ti perdi niente. Dimenticami, se non l’hai già fatto.
Tu mi dici che chi è speciale ha successo.
Io ti rispondo che è l’esatto contrario,
che chi ha successo sembra avere qualcosa di speciale, sembra essere speciale,
me nessuno è speciale né ha qualcosa di speciale nel profondo,
che è come dire che tutti abbiamo qualcosa di speciale, usando un eufemismo.
Ragazza, se siamo arrivati fin qui nel buio e nel freddo di questa stanza
è perché ognuno di noi ha perso la sua partita.
Adesso amiamoci.
Non c’è stato nulla di memorabile tra noi.
Io sono solo un buffo uomo che ogni tanto si porta un poco in giro
e non conosce nessuno nel quartiere.
Non voglio crearti imbarazzo.
Non voglio rinfacciarti quel che eri.
Perché dovremmo incontrarci
se è passato troppo tempo, se non sapremo più riconoscerci?
Ti lascio con le tue certezze e le tue sicurezze, vere o presunte:
l’importante è che ti facciano sopravvivere e vivere.
Siamo cambiati troppo o siamo sempre gli stessi?
Tutti gli innamorati si dicono sempre “non cambiare mai”.
In altri posti del mondo è più facile innamorarsi e amare,
ma io per cause di forza maggiore, pigrizia, abitudine, stanchezza ormai resto qui
in questo retrogrado e vecchio Paese cattolico.
Tu sei l’unico amore non ricambiato
che rivivrei ed è per puro masochismo se ritorno a pensarti.
Tu sei una donna che ho rifiutato
e che non saluto per non illuderti;
non è sadismo, né narcisismo.
Passa in fretta il tempo.
Tra poco ci ritroveremo vecchi.
Non so come ingannare il tempo.
Qui tutti hanno un amore o così dicono.
Dicono anche che le ragazze al mondo d’oggi
sono così facili. Non per me che non ho storie
da raccontare. E tu smettila di dire che se non hai un amore
devi inventartelo, devi raccontare fandonie perché è così da che
mondo è mondo. Forse sono solo perché
non ho il fisico, forse perché non ho una posizione.
Le ragazze si divertono ogni sera, non perdono un’occasione
e io muoio un poco ogni giorno,
di un morire lento e quasi inconsapevole.
Se tu non mi hai amato
è perché avevi mille ragioni o mille emozioni per non farlo
o mille ragioni o mille emozioni per amare altri. Io cammino nella nebbia.
Molti più importanti di me hanno già detto che l’amore
non conosce uguaglianza né giustizia,
ma forse non c’è niente di giusto né sbagliato nell’amore,
che dovremmo tutti più pensare come fortuna che come conquista
perché in amore nessuno conquista nessuno
e tutti sono prede dell’amore,
ma per i più giovani questi saranno i vaniloqui di un uomo solo e maturo.
Cosa vuoi che sia l’amore? Un gioco di sguardi, due parole messe lì
e si finisce a letto…così dicono i maschi alfa, quelli per cui è tutto così facile
come bere un bicchiere d’acqua.
Attraverso la città. Hanno già chiuso il bar.
Sono solo io, coi miei pensieri e con la mia solitudine,
che non è un’opportunità né una sconfitta,
che non è una trappola né una gioia,
che non è una condanna né una forma di libertà,
è solo il mio modo di essere a questa età,
è solo il mio modo di sentire e vivere questa ansietà
(perdonatemi queste parole.
Altrove imperversa la guerra.
Non facciamo un dramma di queste mie sciocchezze.
Non pensare alla perversione nel sesso ma alla grande perversione della guerra.
Altrove si muore).
La mia speranza è che siano più
gli amori appena nati di quelli morti
e di quelli non nati. La mia speranza
è di rinascere diverso da oggi in un tempo lontano e in un altro mondo.