1) DISCORSO DEL VIAGGIATORE
È ancora libero questo posto? Posso sedermi?
Sono in viaggio da un bel po’. Le mie scarpe
hanno sottratto alla ghiaia l’epos della strada
all’asfalto il suo sospiro oleoso. Ho preso sempre
strade che avevano tracciato altri,
ogni pietra un ricordo di precedenti viandanti.
Ho sentito il freddo e il calore non conquistabile,
riconosciuto la sfortuna degli occhi brillanti.
L’amore non mi ha trattenuto. E il dolore
mi correva accanto e non voleva sorpassi.
Canzoni ho ascoltato anche prose,
mai sono inciampato su una rima. Ho incontrato gente
che aveva risolto il problema della morte,
altra che credeva ancora all’immortalità.
Ciò che i miei predecessori hanno lasciato cadere
l’ho raccolto, ecco perché il mio zaino è così pesante.
Ora che mi riavvicino all’inizio,
i miei piedi non ce la fanno. Sono stanco,
non ci vedo quasi più, il viaggio mi è costato gli occhi.
Se lei permette, prendo un pezzo di pane
e un po’ di vino. Grazie. Adesso mi sento
quasi come a casa.
Da Poco prima del temporale in Il coro del mondo. Poesie 2001-2010
a cura di Anna Maria Carpi
2) VECCHIA CASA DI LEGNO
per Hans Bender
La casa non è adatta
alla finzione.
Sta in ascolto di se stessa,
lo scricchiolio nella parete
non la fa sobbalzare.
Soltanto la polvere
le fa alzare la voce.
Nel villaggio risiedono dei morti,
ricevono la posta,
a consegnarla
è un gatto cieco.
L’uomo cui una volta
apparteneva la casa
ha scritto un libro:
L’arte
di catturare un topo
con un occhiata.
Un libro su tutto
ciò che nella vita non c’è.
da Spostare l’ora, traduzione postazione di Anna Maria Carpi
3) (Senza titolo)
Si é annunciato un amico,
vuole restare sino alla fine
dell’anno. Cognome di una sillaba
e il nome lo tace,
probabile ne abbia un buon motivo.
Un tipo di poche parole,
non dice nulla in più, non si muove
per tutto il giorno e vuole parlare coi morti.
Ogni tanto tiene in braccio
il gatto e gli conta le costole.
Lo chiama Frida,
e il resto non si capisce
da Spostare l’ora, cit.
4) (Senza titolo)
Molto lontano sull’orizzonte un ospite,
troppo piccolo per la storia del mondo, troppo poco
dotato per resistere alla pressione del cielo.
Veglia. Tenta di delimitare l’illimitato:
con libri che il grande Iniziato* invia.
La mimesi della natura mostra incrinature,
troppo teologica suona la contraddizione: ordine
anziché bramosia. Egli deve pulire la soglia
che porta al sapere, domare la fame;
trascina a fatica il vecchio nel nuovo,
e solo lo sguardo pio rivela il ladro.
*Nella mistica, l’illuminato da Dio e dal demonio
Da Idilli e Illusioni, in Di notte tra gli alberi
a cura di Luigi Forte
5) SUITE PER VIOLONCELLO
Dalla finestra
vedo arrivare il treno
un insetto rugginoso
con occhi spalancati.
Con quale leggerezza trasporta
le bare per la valle assolata!
Ventuno, ventidue…
Sono piene o vuote?
Ora fischiando emette vapore
che avanza leggero verso di me
come un messaggio indistinto.
Alzo il volume della radio,
una suite per violoncello, sullo sfondo
il respiro affannoso
del musicista, chiaramente percepibile.
Da Previsioni del tempo, in Di notte tra gli alberi,
cit.
Michael Krüger, sassone, è nato a Wittgendorf nel 1943, è cresciuto a Berlino e attualmente risiede a Monaco. Ha diretto dal 1968 al 2013 la casa editrice Hanser e la rivista «Akzente». Poeta e romanziere, in Italia ha pubblicato le raccolte Di notte tra gli alberi (2002), Poco prima del temporale (2005) e Il coro del mondo (2010). Fra le traduzioni italiane delle sue opere ricordiamo Perché Pechino (1987), La fine del romanzo (1994), Il ritorno di Himmelfarb (1995), La violoncellista (2002) e La commedia torinese (2007).
