Poeti : Fanny Zulema Meléndez Nolasco scrittrice, poetessa hondurenha – di Elisa Mascia

Poesie di Fanny Zulema Meléndez Nolasco

Poesie della poetessa honduregna Fanny Meléndez

Ombelico

Mi ricorda il meraviglioso campionato
Di amore sacrificale, di consegna.
Nodo di cuoio, marchio di origine
Promemoria del primo pane condiviso
Al tavolo pletorico del grembo materno.
Hai inaugurato un’altra vita bloccata
Al cuore unito di mamma.
Ti guardo, segno primordiale
Ti guardo, cerchio incarnato
Ti guardo rotolare all’infinito
E non dimentico l’inizio.

Elegia del bambino solo

Figlio multiplo, sei in tutto, tutto
Racconterò la tua storia, perché ti vedo in ogni angolo,
nelle piazze, nelle stanze delle case e negli uffici.
Parla di un ragazzo solo, di cui si è preso cura suo nonno
finché la morte bianca non ha chiuso gli occhi.
Aveva genitori e molti fratelli, ma è cresciuto
devastato e voleva solo correre, fuggire…

Poi l’amore ha voluto dipingere un cuore rosso sul suo petto.
La bella fata ha bruciato il suo vestito e la sua bacchetta magica
Non poteva più tornare alla sua dimora di luce,
Ha rinunciato alla sua pace, al conforto, tutto per amore…

Passavano i giorni, gli anni e il ragazzino
rimase imprigionato nel corpo di un uomo,
con pensieri incompiuti, confusi,
bambola danneggiata, era il suo spirito mutilato.
Sempre solo, con bambini intorno, come scrofe avvizzite.

La luce di Dio voleva addolcire quel freddo giardino,
quell’anima nell’eterno inverno…

Il ragazzino resistette, protestò con insolenza.
Se lo guardavi o gli parlavi dolcemente
lo scherno gli spuntava sulle labbra e deformava la pura intenzione,
prese le parole tra le mani e le contorse.
Quelli correvano angosciati e se ne andavano terrorizzati
attraverso il corridoio della sfiducia o attraverso la stanza della vendetta.
La paura dell’amore possedeva la sua anima, spirito e corpo.

Prego e spero che il ragazzino cresca,
lasciando che il demone del dolore e della paura scompaia.
Voglio vedere rafforzato, esercitato e sviluppato
la muscolatura del perdono, dell’amore nel suo essere.

Una pioggerellina.

Una pioggia di baci.
Freddi, distanti, erranti
sono caduti sul volto della mia anima.
Tempeste di distanza e indifferenza
l’anima fiera del deserto, gelida di notte,
focosa, disperata e crudele di giorno.
Notte oscura con una luna malvagia,
cielo misero senza stelle.
All’improvviso, le cicale uscirono con la pioggia
alla nascita di un lamentoso cielo,
la mia anima pulita è stata lasciata nel dolore.
Sorse la primavera, fiore della speranza,
Già le tempeste, e il deserto
scossero le loro putride viscere.
Appare un cielo cristallino
riflesso negli occhi di lapislazzuli del mare.

Circa l’autrice:

Fanny Zulema Melendez Nolasco (Honduras). Partecipazione a convegni di ricerca letteraria e storica all’interno e all’esterno del Paese. Ha al suo attivo pubblicazioni su diverse riviste antologiche di poesia nazionale e internazionale. Pubblicazione di saggi su riviste nazionali e internazionali. Pubblicazione di libri di poesia: “Honduras y superficies” (2020). “Ancore” (2021). “Di certezze e vicissitudini” (2022). Narrativa: “Con Olancho nel cuore” (2021). “Game over e altre storie” (2021).


Poemas de la poeta Hondureña Fanny  Meléndez

Ombligo

Me recuerda la maravillosa liga
De amor sacrificial, de entrega.
Nudo de piel, marca de origen
Recordatorio del primer pan compartido
En la mesa pletórica del vientre.
Inauguraste otra vida pegada
Al corazón unido de mamá.
Te miro, primigenia señal
Te miro, círculo encarnado
Te miro rueda al infinito
Y no olvido el principio.

Elegía del niño solo

Múltiple niño, estás en todos, todas
Contaré tu historia, porque te veo en todas las esquinas,
en las plazas, en las salas de las casas, y en las oficinas.
Se trata de un niño tan solo, que su abuelo cuidó
hasta que la blanca muerte cerró sus ojos.
Tuvo padres y muchos hermanos, pero creció
desolado y sólo quería correr, huir…

Después el amor quiso pintarle un corazón rojo en su pecho.
La hermosa hada quemó su vestido y su mágica varita
Ya no podía regresar a su mansión de luz,
renunció de su paz, comodidad, todo por amor…

Pasaron los días, los años y el niño pequeño
se quedó encarcelado en un cuerpo de hombre,
con pensamientos no acabados, confundidos
muñeca estropeada, era su espíritu mutilado,
Ssempre solo, con hijos alrededor, como siembros mustios.

La luz de Dios quiso enternecer aquel frío jardín,
aquella alma en invierno eterno…

El pequeño niño se resistía, protestaba con insolencia
Si se le miraba o se le hablaba con dulzura.
La burla se asomaba a sus labios y deformaba la intención pura,
tomaba las palabras con sus manos y las retorcía.
Aquellas corrían angustiadas y salían despavoridas
por el corredor de la desconfianza o por la sala de venganza.
El miedo al amor poseyó su alma, espíritu y cuerpo.

Oro y espero que el niño pequeño crezca,
que desaparezca el demonio del dolor y el miedo.
Quiero ver robustecida, ejercitada y desarrollada
la musculatura del perdón, del amor en su ser.

Una llovizna

Una llovizna de besos
Fríos, distantes, ambulantes
Cayeron sobre la faz de mi alma.
Tormentas de distancia e indiferencia
el alma orgullosa del desierto, gélido de noche
ardiente, desesperante y cruel de día.
Oscura noche con luna mezquina,
miserable cielo sin estrellas
de pronto, salieron las chicharras con la lluvia
parto del cielo quejumbroso, 
mi alma limpia quedó de dolor
Surgió la primavera, flor de esperanza,
Ya las tormentas, y el desierto
Sacudieron sus pútridas entrañas.
Surge un cielo límpido cristalino
reflejado en los ojos lapislázuli del mar.

Sobre la autora:

Fanny Zulema Meléndez Nolasco (Honduras). Participación en congresos de investigación literaria e histórica dentro y fuera del país. Tiene publicaciones en diferentes revistas antológicas de poesía nacional e internacional. Publicación de ensayos en revistas nacionales e internacionales. Publicación de libros de poesía: “Honduras y superficies” (2020). “Anclajes” (2021). “De certezas y avatares” (2022). Narrativa: “Con Olancho en el corazón” (2021). “Game over y otros cuentos” (2021).

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Il bagno di Amalia Bautista

Dalla Spagna

almerighi

Amalia Bautista, Madrid 1962, scrittrice, giornalista e doppiatrice spagnola.

Vuoi che facciamo il bagno
assieme una volta ancora?
Possiamo di nuovo essere due corpi
bagnati e sorpresi,
e verificare che non mi fa male
che l’acqua ci separi.
Sentire che solo l’acqua si frappone
tra la tua pelle e me,
come dal principio dei tempi,
e questa certezza è dolce,
calda e luminosa.
Come mai lo è stata.

*

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Lucia Triolo presenta: Michael Kruger, 5 poesie

1) DISCORSO DEL VIAGGIATORE

È ancora libero questo posto? Posso sedermi? 
Sono in viaggio da un bel po’. Le mie scarpe 
hanno sottratto alla ghiaia l’epos della strada 
all’asfalto il suo sospiro oleoso. Ho preso sempre 
strade che avevano tracciato altri, 
ogni pietra un ricordo di precedenti viandanti.
Ho sentito il freddo e il calore non conquistabile, 
riconosciuto la sfortuna degli occhi brillanti.
L’amore non mi ha trattenuto. E il dolore 
mi correva accanto e non voleva sorpassi.
Canzoni ho ascoltato anche prose, 
mai sono inciampato su una rima. Ho incontrato gente 
che aveva risolto il problema della morte, 
altra che credeva ancora all’immortalità.
Ciò che i miei predecessori hanno lasciato cadere 
l’ho raccolto, ecco perché il mio zaino è così pesante. 
Ora che mi riavvicino all’inizio, 
i miei piedi non ce la fanno. Sono stanco, 
non ci vedo quasi più, il viaggio mi è costato gli occhi.
Se lei permette, prendo un pezzo di pane 
e un po’ di vino. Grazie. Adesso mi sento 
quasi come a casa.

Da Poco prima del temporale in Il coro del mondo. Poesie 2001-2010 
a cura di Anna Maria Carpi

2) VECCHIA CASA DI LEGNO

                              per Hans Bender

La casa non è adatta 
alla finzione.
Sta in ascolto di se stessa, 
lo scricchiolio nella parete 
non la fa sobbalzare. 
Soltanto la polvere 
le fa alzare la voce.
Nel villaggio risiedono dei morti, 
ricevono la posta, 
a consegnarla
è un gatto cieco.
L’uomo cui una volta 
apparteneva la casa 
ha scritto un libro: 
L’arte 
di catturare un topo 
con un occhiata.
Un libro su tutto 
ciò che nella vita non c’è.

da Spostare l’ora, traduzione postazione di Anna Maria Carpi

3) (Senza titolo)

Si é annunciato un amico, 
vuole restare sino alla fine 
dell’anno. Cognome di una sillaba 
e il nome lo tace, 
probabile ne abbia un buon motivo.
Un tipo di poche parole, 
non dice nulla in più, non si muove 
per tutto il giorno e vuole parlare coi morti.
Ogni tanto tiene in braccio 
il gatto e gli conta le costole.
Lo chiama Frida, 
e il resto non si capisce 

da Spostare l’ora, cit.

4) (Senza titolo)

Molto lontano sull’orizzonte un ospite, 
troppo piccolo per la storia del mondo, troppo poco 
dotato per resistere alla pressione del cielo.
Veglia. Tenta di delimitare l’illimitato: 
con libri che il grande Iniziato* invia.
La mimesi della natura mostra incrinature, 
troppo teologica suona la contraddizione: ordine 
anziché bramosia. Egli deve pulire la soglia 
che porta al sapere, domare la fame; 
trascina a fatica il vecchio nel nuovo, 
e solo lo sguardo pio rivela il ladro.

*Nella mistica, l’illuminato da Dio e dal demonio

Da Idilli e Illusioni, in Di notte tra gli alberi 
a cura di Luigi Forte

5) SUITE PER VIOLONCELLO

Dalla finestra 
vedo arrivare il treno 
un insetto rugginoso 
con occhi spalancati.
Con quale leggerezza trasporta 
le bare per la valle assolata! 
Ventuno, ventidue…
Sono piene o vuote?
Ora fischiando emette vapore 
che avanza leggero verso di me 
come un messaggio indistinto.
Alzo il volume della radio, 
una suite per violoncello, sullo sfondo 
il respiro affannoso 
del musicista, chiaramente percepibile.

Da  Previsioni del tempo, in Di notte tra gli alberi,
cit.

Michael Krüger, sassone, è nato a Wittgendorf nel 1943, è cresciuto a Berlino e attualmente risiede a Monaco. Ha diretto dal 1968 al 2013 la casa editrice Hanser e la rivista «Akzente». Poeta e romanziere, in Italia ha pubblicato le raccolte Di notte tra gli alberi (2002), Poco prima del temporale (2005) e Il coro del mondo (2010). Fra le traduzioni italiane delle sue opere ricordiamo Perché Pechino (1987), La fine del romanzo (1994), Il ritorno di Himmelfarb (1995), La violoncellista (2002) e La commedia torinese (2007).