Controluce : I  giovani ora aspirano a lavori che permettano visibilità e guadagno come essere “Influencer” e disdegnano impieghi tradizionali nonostante le richieste di mercato,Gabriella Paci

Influencer è  chi, grazie alla sua posizione,autorità,conoscenza o carisma ha il potere di influenzare gli acquisti  delle persone, orientandole in modo più o meno intenso. Generalmente, un influencer si impegna attivamente in una nicchia di mercato distinta,che va dal settore dell’abbigliamento a quello dei cosmetici,delle calzature, degli accessori e delle scelte di luoghi di vacanza  in hotel di lusso.

Gli influencer quasi sempre collaborano con le aziende, aiutandole a vendere i loro prodotti o servizi, nell’ambito del cosiddetto “Influencer Marketing”e sono definiti “beni di relazione sociale “dato che possono fare decollare un determinato marchio o prodotto.

Il rapporto di “We are social “del 2020 ci dice che 50 milioni di persone sono online  in Italia , e 35 milioni sono sui social ovvero il 58% della popolazione :esse seguono con evidente interesse e ammirazione gli influencer  per essere guidati nelle scelte, anche negli atteggiamenti stessi.

Pubblicano regolarmente post sul loro argomento sui loro canali preferiti e generano un grande seguito di persone entusiaste e coinvolte, che prestano molta attenzione ai loro punti di vista.

Tipi di influencer

 Ci sono tipi diversi di influencer :il modo più comune di valutarli è sula base del numero di follare(seguaci) che hanno e  il livello di influenza su di loro e anche il tipo di promozione effettuata.  Talvolta tuttavia essi possono cambiare prospettiva .

 Per esempio, molti mega-influencer sono anche celebrità. Sono loro ad avere oltre un milione di seguaci ,anche grazie alla loro popolarità,come Chiara Ferragni.  Eppure hanno spesso meno influenza reale sul loro pubblico, perché mancano di esperienza in una nicchia ristretta dedicata.

In genere solo i grandi marchi possono rivolgersi a loro. I loro servizi sono infatti costosi (anche diverse migliaia di euro a post) e sono estremamente pignoli sulla aziende con cui scelgono di collaborare. In quasi tutti i casi, i mega-influencer hanno agenti che lavorano per loro conto per fare qualsiasi accordo di marketing.

Alcuni micro e persino i nano-influencer possono al contrario avere un impatto enorme sui seguaci nella loro nicchia specialistica, e di conseguenza essere di grande beneficio per un’azienda che vende un prodotto destinato a quel settore. I microinfluencer sono persone comuni che si sono fatte conoscere per la loro conoscenza di quella  nicchia I micro-influencer hanno costruito una community di seguaci specializzati, e non vogliono danneggiare il loro rapporto con i loro fan promuovendo un cattivo prodotto per cui sono generalmente attendibili.

Alcuni micro-influencer sono felici di promuovere un marchio gratuitamente. Altri si aspettano una qualche forma di pagamento.

Possono essere comunque economici e avere un’enorme influenza su un piccolo numero di persone, ma nella maggior parte delle nicchie, è necessario lavorare con centinaia di nano-influencer per raggiungere un vasto pubblico.

Influencer italiane di successo

Di regola ,sono le ragazze più dei maschi a svolger il ruolo di influencer :In Italia ne abbiamo almeno 10 che cavalcano la cresta dell’onda :

#1 Chiara Ferragni, 27,5 milioni di follower

#2 Chiara Biasi, 3,7 milioni di follower

#3 Chiara Nasti, 2 milioni di follower

#4 Veronica Ferraro, 1,4 milione di follower

#5 Giulia Gaudino, 640 mila follower

#6 Eleonora Carisi, 636 mila follower

#7 Nicoletta Reggio, 446 mila follower

#8 Valentina Marzullo, 394 mila follower

#9 Maria Rosaria Rizzo, 369 mila follower

#10 Irene Colzi, 349 mila follower

Il corso di laurea triennale dell’università “E campus”

 Il corso di laurea,nuovo nel suo genere, promette di  far acquisire solide competenze a coloro che sono intenzionati a svolgere questa nuova attività lavorativa in costante crescita, ma di fornire strumenti anche a coloro che di fatto già la svolgono ma ambiscono a rafforzare le proprie conoscenze e/o acquisire nuovi strumenti di lavoro. La preparazione offerta da questo curriculum, consentirà all’influencer di svolgere nel tempo un’attività professionale affidabile e sostenibile, in particolare nel settore Moda & cosmetica , uno degli ambiti con la maggiore domanda di influencer marketing.con tanto di remunerazione professionale.

 Al giorno d’oggi in Italia la professione di influencer non è ufficialmente regolamentata. Tuttavia, nel mondo anglosassone i blogger, gli instagramer, gli youtuber e gli influencer in genere sono tra i professionisti più giovani e richiesti da marchi commerciali e agenzie pubblicitarie di rilievo. E questa realtà è arrivata con forza anche qui da noi .

Ecco il piano di studi che è proposto dall’università

1° anno:

Semiotica e filosofia dei linguaggi, Informatica, Estetica della comunicazione, Sociologia dei processi economici, Tecnica, storia e linguaggio dei mezzi audiovisivi, Organizzazione aziendale

2° anno:

Diritto dell’informazione e della comunicazione, Metodologia della ricerca sociale, Lingua inglese, Sociologia della comunicazione e dell’informazione, Psicologia della moda, Sociologia della moda, Progettazione, processi e comportamenti organizzativi, A scelta dello studente

3° anno:

Linguaggi dei nuovi media, Etica della comunicazione, Social media marketing, Lingua spagnola, Laboratorio di scrittura istituzionale e pubblicitaria, Laboratorio di scrittura, Laboratorio di lettura dell’immagine, A scelta dello studente, Tirocini formativi e di orientamento, Prova finale

Insegnamenti a scelta dello studente Organizzazione di eventi e ufficio stampa, Semiotica del testo, Psicologia della comunicazione, Intercultural communication of multi-level political and social processes, Diritto privato, Comunicazione d’impresa, Antropologia giuridica e comunicazione dei sistemi culturali, Storia della televisione, Governance dell’Unione europea, Storia del giornalismo, Urban and territorial marketing, Gestione delle imprese e marketing, Psicologia del lavoro, Strategie d’impresa e gestione della comunicazione, Diritto sindacale e delle relazioni industriali, Web content marketing, Marketing automation & e-reputation management

Indubbiamente ,come detto,i giovani sono molto attirati da una lavoro che unisce visibilità e successo ad un cospicuo guadagno e pertanto tanti sono gli aspiranti ,mentre lavori più tradizionali restano in attesa di personale disposto ad essere assunto per non dover chiudere l’attività svolta.

Racconti: La Befana e Il Mistero delle calze scomparse, di Maria Cristina Buoso

Entro in casa dopo aver fatto una bella passeggiata nel freddo della sera, fuori il sole si spegne sulla neve caduta durante la notte creando riflessi colorati che mettono di buon umore.

Il freddo mi è entrato dappertutto facendomi ballare sui piedi congelati per cercare di farlo passare, mi spoglio in fretta per liberarmi dei vestiti umidi ed entro nella doccia per permettere all’acqua calda di sciogliere il gelo che sento in tutto il corpo.  La felpa mi accoglie e riscalda mentre preparo una tazza di cioccolata calda.

Mi siedo sul divano sotto ad una copertina colorata di ciniglia e la mia gatta si acciambella ai miei piedi, la tivù accesa su un canale dove stanno trasmettendo uno dei tanti film a tema natalizio mi concilia il sonno ed io lentamente mi addormento mentre continuo a pensare ad una notizia che il telegiornale aveva dato nella mattinata: tutte le calze per la notte della befana erano scomparse dalle bancarelle e dai negozi. Come fosse successo e perché, nessuno lo sapeva. I genitori e i nonni che avevano aspettato gli ultimi giorni per acquistarle, nella speranza di poter risparmiare un po’, e così poter fare un regalo più bello ai bambini, adesso temevano di deluderli ed erano furiosi verso le autorità che non avevano saputo trovare una soluzione al mistero.

Un rumore mi sveglia di soprassalto e Maya mi guarda strana, si alza e sempre guardandomi sospettosa si allontana preferendo un cuscino vicino al termosifone. Scuoto la testa, mi alzo per andare in cucina e… mi blocco … la mia schiena.

E adesso????

Con fatica, mi avvio verso la mia camera da letto dove ho le pastiglie per quando mi blocco ed il mio cuscino di sale grosso che, riscaldato, mi darà sollievo dove mi fa male.  Cammino lentamente appoggiandomi al muro, passando davanti allo specchio dell’anticamera mi cade l’occhio sull’immagine riflessa e… mi blocco. Ritorno sui miei passi e mi fermo davanti allo specchio per essere sicura di non avere le allucinazioni.

Cosa diavolo è successo?????

–   È il regalo che quest’anno la befana ha voluto fare ad alcune persone –  Calma, adesso sento pure le voci dentro casa? Mi giro e vedo la mia gatta seduta dietro di me che mi guarda sorniona – Non sarai mica tu a parlare?

 –  E chi vuoi che sia? Certo che sono io.

Calma, rimaniamo calmi… io sto ancora dormendo e … – spazientita la mia gatta mi dà un morso al polpaccio e mi fissa. – ahiiiiiii.

  •  Non abbiamo tutta la notte. Concentrati e ascoltami bene.
  • Mi sai spiegare perché sono conciata così?
  • Sei proprio brutta.  Comunque, questa è la regola.
  •  Regola???
  •  Certo. Da adesso fino a domani mattina, quando sorgerà il sole, tu puoi andare dove vuoi e fare tutto quello che vuoi a bordo della tua scopa speciale, hai una immunità di invisibilità… ma devi ricordarti che, prima che il sole termini di salire nel cielo, devi essere a casa, altrimenti ovunque ti troverai quando la scopa scomparirà tu ritornerai ad essere di nuovo tu.
  • Ma… sono la befana! –  Non riesco a credere all’immagine che lo specchio mi rimanda. Il vestito è colorato e un po’ rattoppato come quello delle vecchine di una volta, il cappotto è lungo di colore scuro e al collo ho una sciarpa lunghissima fatta ai ferri e un fazzoletto di flanella legato sotto il mento.  Gli occhi sono nascosti dietro ad un paio di occhiali grandi e vicino alla porta vedo una scopa in saggina con il manico grosso di noce scuro.
  • Come mai sei così silenziosa? Non sei contenta di poter andare dove vuoi, ma solo dopo che avrai consegnato i regali ai bambini?
  • Ma che scherzo è questo…
  • Credo che sia stato Babbo Natale a pensarlo.
  •   COSAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA??????
  •   Lo scorso anno la Befana si è lamentata con lui perché voleva prendersi un giorno di pausa il 6 gennaio, ma non poteva farlo per la mancanza di disponibilità da parte delle persone.  Così, quest’anno, ha pensato di farle un regalo. Con la magia ha reclutato tante “befane” che potessero sostituirla per una notte. Ha messo alcuni nomi nel suo cappello e, dopo una bella rimescolata con la mano, ha estratto per ogni città una persona e ha fatto un incantesimo speciale per farle diventare le sue sostitute.
  •   E se mi rifiuto?
  •   Rischi di trovarti così per un anno intero.
  •   Accidentaccio …. E allora?
  •   Copriti bene e comincia il tuo giro. Quello vicino alla scopa è il sacco, tu metti la mano dentro e tiri fuori il regalo e lo lasci al bambino che lo ha richiesto.
  •  Hai detto che posso fare tutto quello che voglio?
  •   Si, ma solo dopo che avrai terminato la consegna dei regali. Prima inizi e prima termini e più tempo ti rimane per fare… cosa vuoi fare?
  •  Ho una mezza idea  che mi frulla per la testa…
  •  Prima i regali…
  • Ho capito. –  Sbuffo esasperata. Prendo scopa, sacco ed esco mentre la gatta mi guarda dubbiosa, sconsolata ritorna a pisolare sul cuscino vicino al termosifone.

Una volta in strada mi sistemo la sacca sulle spalle come fosse uno zaino, devo cercare di capire come posso sedermi senza cadere, ma soprattutto come farla funzionare.  Aver letto i libri e visto i film di Harry Potter aiuta,  eccomi in aria. Mamma mia come sono in alto e come è veloce.  Calma, devo mantenermi calma, però la vista da quassù è bella. Adesso devo solo capire come fare per consegnare tutti i regali, vediamo cosa c’è nel sacco.  Ritorno a terra e comincio a rovistarci dentro …. diciamo  che il sacco ricorda la borsa di Mary Poppins, praticamente dentro c’è di tutto, allungo la mano e non trovo la fine ma solo tanti pacchetti. Legato con un filo rosso al laccio della sacca c’è un taccuino, lo apro e ci sono i nomi e cosa bisogna consegnare, per fortuna che è suddiviso per quartiere. Inizierò da quelli che sono vicino a casa mia. Fortuna che abito in un paesino di montagna e non ci sono tantissime famiglie.

  • Ma come fa la befana a portare tutti i regali tutto da sola? 

Sono stanca, mi devo riposare un attimo. Controllo il taccuino per vedere quanti bambini mi sono rimasti e … per fortuna ne ho ancora pochi. Mi rialzo, risalgo sulla scopa e parto per le ultime consegne. Se mai dovessi incontrarla le regalerò un fine settimana in una SPA, se lo merita, sono distrutta e ho consegnato solo una piccola parte rispetto a quello che deve fare da sola in una notte.

Sono seduta su di una panchina mentre controllo che il sacco sia vuoto … – ma quanto è profondo questo sacco?  –  Controllo  di aver cancellato tutti i nomi e…. ce l’ho fatta!

E adesso posso cercare di capire che fine hanno fatto tutte le calze, chi le ha rubate e perché.

Da dove cominciare? Il sacco comincia a muoversi come se avesse un attacco di tosse. Faccio un salto e mi ritrovo seduta per terra sul freddo della neve. Il sacco si muove sempre di più e alla fine ecco uscire un musetto dal sacco, prima vedo le narici, poi gli occhi e infine ecco apparire un bellissimo furetto bianco come la neve ma con una macchiolina nera tra gli occhi e il naso.

  • E tu chi sei?
  • Mi sembra evidente: un furetto.
  • Questo lo avevo capito da sola, grazie. Ma … parli?
  • Certo. E prima che tu me lo chieda, mi chiamo Sherlock –  si rituffa nel sacco e riappare con un paio di occhiali rotondi sul naso, una sciarpa attorno al collo – bene, allora da dove cominciamo?
  •  Come?
  • Datti una mossa perché è rimasto poco tempo. Da dove vuoi cominciare per risolvere il tuo mistero?
  • Vuol dire che mi darai una mano?
  •  Ma sei sempre così lenta? Perché pensi che sia venuto, ti vuoi decidere?
  • Giusto, il mistero. Pensavo di andare in piazza dove si trova il mercatino Natalizio e vedere…

     Con un salto è già a mezza strada – allora ti decidi?

  • Arrivo. Arrivo. –  Salto sulla scopa e in pochi minuti siamo nella piazza del paese. Le luci dell’albero e delle lampadine fuori dai negozi rendono il luogo magico. – Che meraviglia?
  •  Credo che mi metterò ad annusare attorno alle bancarelle  …
  •  Giusto, tu hai un olfatto molto accentuato – mi guardo attorno in cerca di un  particolare che possa aiutarmi mentre Sherlock corre veloce attorno a tutte le bancarelle chiuse, si ferma un  attimo pensieroso e ricomincia la sua corsa folle.
  • Ci sono diversi odori … la traccia va verso il bosco.
  • Allora andiamo a vedere.

Mi salta sulla spalla ed io rimonto sulla scopa e voliamo verso il bosco. Non sono spaventata ma solo curiosa.  Chi sono i ladri e cosa se ne fanno di tutte quelle calze e del loro contenuto?

In lontananza intravedo delle luci, man mano che mi avvicino mi accorgo che sono tantissime e formano un cerchio e nel mezzo un enorme falò rischiara tutta la radura. Sono senza parole. Scendo verso il limitare del bosco e mi metto a camminare con circospezione tenendomi vicino agli alberi per non farmi notare mentre Sherlock  corre veloce verso le luci, è più curioso di me. 

Arrivo nella radura ed mi avvicino al cerchio di luci e rimango senza parole. Le calze sono tutte cucite assieme e formano un enorme e colorato pallone aerostatico con attaccata un’enorme cesta di vimini, dentro la cesta ci sono tutti i barboni del paese, non pensavo che ci fossero così tante persone senza casa. Le guardo muta, non so cosa dire. Ci pensa il mio furetto curioso a farlo al posto mio.

  • Ciao.
  • Ciao.  –  Risponde una vecchia signora – Ma tu non sei la befana?
  • No. La sostituisco solo questa sera.  Ma … cosa state facendo?
  • Avevamo un desiderio.
  •  Quale?
  • Andare verso il sole in cerca di un luogo in cui non avremmo più né freddo né fame.
  • E come pensate di riuscirci?  – Li guardo tutti con affetto – Non credo che in questo modo andrete molto lontano e rischiate di farvi male.
  • Non importa. – Sempre meglio di come stiamo adesso. Nessuno noterà la nostra sparizione, siamo invisibili. –  Se si alzano con quel pallone di sicuro precipiteranno appena ci sarà un po’ di vento.  Il furetto mi tira per la gonna obbligandomi a piegarmi. Con fatica lo accontento, la schiena mi fa un male…
  •  Io avrei un’idea, ma devi volerlo anche tu, altrimenti non funziona.
  • Di cosa si tratta?
  • Tu sei la befana.
  •  E allora?
  • Tu sei la Befana, hai la scopa e il sacco magico.
  • Continuo a non capire.

 Mi guarda spazientito –  Sei la Befana e in questa notte magica tu … se vuoi, puoi realizzare i desideri di tutti i bambini.

  •  Ma loro non sono bambini.

Mi dà un morso al naso esasperato.

  •  Ahi! – Ad un tratto capisco. I vecchi con l’età ritornano bambini. Una strana idea comincia a prendere forma e  guardo il furetto che mi strizza l’occhio e mi sorride. –  Forse so cosa fare.

Metto il sacco per terra e lo allargo per bene fino a farlo diventare grande abbastanza per  contenere la cesta che è attaccata al pallone, li leggo stretti e poi li attacco alla scopa.  Faccio salire tutte quelle persone e dico un paio di paroline magiche, che non sapevo di conoscere. Sono tutti affacciati felici e mi salutano riconoscenti mentre si allontanano nel cielo stellato e io sento il cuore riempirsi di amore e di gratitudine, sono felice per loro. La luna li accoglie nella sua luce ed io spero che ovunque andranno ci sia tanta gioia e serenità. Mi giro e vedo la strada che devo fare per tornare a casa, meglio che mi avvii. Sherlock mi saltella attorno contento mentre mi scorta verso casa.  Sono stanca, ho freddo e vorrei tanto essere al calduccio nel mio salotto… e il mio desiderio si avvera appena l’ho pensato. Mi sento ancora incredula per l’avventura che ho vissuto, vado alla finestra, Sherlock mi saluta con una zampina e si allontana nella notte. Gli sorrido e poi intirizzita per tutto il freddo che ho patito mi infilo sotto alla doccia bollente. Mi avvolgo nella coperta del mio letto e mi addormento guardando l’albero di Natale che brilla davanti alla mia finestra sotto alla neve che scende.

Il televisore si accende svegliandomi. Tengo gli occhi chiusi mentre sento una notizia che mi fa sorridere. Il giornalista sorpreso riferisce che tutti i senza tetto, i barboni e le persone povere sono scomparse.  Per le strade non si trova nessuno e le associazioni di volontari cercano qualcuno che sappia spiegare come sia possibile che tutti sono scomparsi durante la notte senza lasciare traccia. Sorrido, io lo so cosa è successo, è un segreto che la Befana non svelerà mai.

Maya si acciambella ai miei piedi tutta contenta di riavermi a casa con lei ed io ritorno a dormire.

MC

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FERMATI CAVALLINO, di Roberto Busembai

Fermati cavallino

che fuori è scomparso il sole

fermati cavallino

di volare come un gabbiano

perso in mare,

la giostra è solo un sogno

che non posso più respirare,

fermati cavallino

non sono più il tuo cavaliere,

la pioggia adesso vuole

frenare la luce calda del sole

e freddo riportare.

Il desiderio mi ha scaraventato

col pensiero

e con la voglia di ricordare

ma tu cavallino non ti devi fermare

vola e cavalca

anche sopra il sole

perchè la pioggia

non ti possa mai bagnare,

e giostra gira ancora

non ti fermare,

che io abbia sempre il desiderio,

come adesso,

d’impazzire.

Roberto Busembai (errebi)

Immagine web: Robert Doisneau – Le Manège de Monsieur Barrè

DIVAGAZIONE, di Silvia De Angelis

DIVAGAZIONE

Nelle vertebre di luna verticale                 

opposte a stelle in penombra

s’adagia un desiderio di dita strette

assorte  in tele malinconiche che straziano.

Sono muti lidi e conche d’aliti nostalgici

sbirciano riflessi e voglie d’un sogno antico

misto  a odore di terra umida

dopo una pioggia irriverente

che ha reso languidi soffi d’amore

in quel concedersi all’infinito

prima che  l’alba dischiuda manti di girasole.

@Silvia De Angelis 

https://deangelisilvia.blogspot.com/2022/12/divagazione.html

IMBROGLI DI METALLO, di Silvia De Angelis

IMBROGLI DI METALLO

 Nella magia  d’un involucro di tempo

quando scandisce

 sensitive sintonie

dipingo sogni stravaganti

per sfumare

un transito indesiderato

annodato a inquieti della vita.

Tacitamente s’insinuano

nella fucina sensitiva

marcando sommesse ombrosità

e sussurri irriverenti.

Quel vocio lieve  si fa sibilo

nel sortilegio astratto

d’un azzardo di luna

nel  soliloquio a bocca chiusa

sull’apice d’un motivo appagante

che smuova i polsi

da imbrogli di metallo.

@Silvia De Angelis
https://deangelisilvia.blogspot.com/2023/01/imbrogli-di-metallo.html?spref=fb&fbclid=IwAR0FyP9W5aGIFIeMS6YQPTmbeBF2dfolyoI9Nf0fP4KiPQLjJJvvK1oYEO0

Alessandria today presenta “Verità e Misteri” il nuovo libro di Elena Di Gesualdo, da Tubinga fino a Stonehenge

Alessandria today presenta “Verità e Misteri” il nuovo libro di Elena Di Gesualdo, da Tubinga fino a Stonehenge

Siamo molto lieti di presentare ai nostri lettori l’ultima fatica letteraria della scrittrice Elena Di Gesualdo “Verità e Misteri”, da Tubinga fino a Stonehenge

Alessandria, post pubblicato a cura di Pier Carlo Lava Social Media Manager – Alessandria today

Sinossi:

Tradizione e fede religiosa fanno da sfondo nella narrazione di questa storia, al punto da sondare le profondità del cuore dell’uomo e il suo anelito verso l’Infinito, che si esprime non solo nella contemplazione ma anche nelle bellezze artistiche, le quali fanno da fil rouge al viaggio, da Tubinga fino a Stonehenge, dove storia e leggenda si intrecciano mirabilmente fino a formare uno splendido ordito di sapere

Biografia: Elena Di Gesualdo è nata a Genova nel 1971.

All’età di quattro anni si è trasferita in Francia, a Toulouse, dove ha iniziato la sua formazione scolastica e, adolescente, è tornata in Italia, proseguendo gli studi a Genova. Nel 1994 si è laureata in filosofia con la tesi: ‘Politica e religione in America: un confronto tra Alexis de Tocqueville e Michel Chevalier”.

Insegnante in un Istituto Superiore di II grado, già articolista per settimanali della provincia di Alessandria, è appassionata anche di scienza e letteratura.

Ha già pubblicato ‘Alla scoperta degli Inca’, Edizioni Abrabooks, 2021, romanzo storico in cui è manifesto tutto il suo amore per la conoscenza.

LA VOCE CHE MI MANCA, di Mirella Ester Pennone Masi

Alessandria, post pubblicato a cura di Pier Carlo Lava 

Social Media Manager – https://alessandria.today/

LA VOCE CHE MI MANCA

In questa sera piovigginosa

Mi sento in un torpore estatico

Mentre nessuno mi cerca

E tutto sembra fermo e inusuale

Nel tempo ormai passato,

È in questo attimo che malevolmente

Si fa ruvido il mio cuore.

È in questo momento

Che ancora si scatena

L’ indole che mi appartiene

Indomabile ma sincera

Che mi azzurrava l’infanzia.

È l’eterna lotta per velate chimere

E come allora provo il vecchio tormento;

Perché già sapevo che il destino

Era il rimpianto che attendeva

Il rifiuto dell’abbandono.

Adesso in questa stanza -nessuno c’è

Ma anche allora nessuno c’era;

Già risuona il mio canto antico

In quel coro dalla voce bianca

E una preghiera a stento

Sale da un groppo in gola

Ma la voce manca ❤️

@Mirella Ester Pennone Masi

photo web

Poeti. Albert CamusCamus: “Quel poco che so della morale l’ho appreso sui campi di calcio e le scene di teatro – le mie vere università”, di Imma Paradiso

Alessandria, post pubblicato a cura di Pier Carlo Lava 

Social Media Manager – https://alessandria.today/

“Quel poco che so della morale l’ho appreso sui campi di calcio e le scene di teatro – le mie vere università”

Solo un poeta, beffandosi di una società intellettuale che condanna la passione per il calcio in nome di una presunta e mai dimostrata inferiorità spirituale rispetto al balletto classico, alla musica dodecafonica e alle sfilate di moda, ha avuto la faccia tosta di ammettere che quel poco che sa della morale lo ha appreso sui campi di calcio, la sua vera università. Questo temerario è stato Albert Camus, Nobel per la letteratura nel 1957. Albert Camus, il celebre scrittore francese nato in Algeria nel 1913, ha giocato a calcio, come portiere, nel Racing universitario algerino e, secondo alcune voci, anche nella nazionale algerina durante dei campionati mondiali. Se non si fosse ammalato di tubercolosi, forse non avrebbe fatto lo scrittore-filosofo e avrebbe continuato a giocare. Fu la fine della sua giovinezza e l’inizio di quella che per lui divenne una vita monca. Nel 1930 la tubercolosi era ancora una malattia senza cura e questo segnò per sempre la visione del mondo che Camus ebbe della vita: un delicato equilibrio tra l’Assurdo e la Contraddizione. Si gettò a capofitto nella politica, nell’impegno civile e, soprattutto, nella scrittura.

Ma il calcio fu qualcosa di cui Camus non si libererò mai. Infatti la notizia della vittoria del premio lo raggiunge in uno stadio, al Parco dei Principi, mentre assiste a Racing Paris-Monaco. Un giornalista della televisione francese gli chiede di commentare una papera del portiere parigino. “Non diamogli addosso”, è la risposta: “È quando sei in mezzo al campo che capisci quanto sia difficile”. da ragazzino, in Algeria, giocava in porta perché, avendo solo un paio di scarpe, le avrebbe consumate di meno. Venendo da una famiglia povera, non poteva concedersi il lusso di correre nei campi: ogni sera la nonna gli ispezionava le suole e, se le avesse trovate danneggiate, lo avrebbe picchiato. Quei pomeriggi passati a respingere palloni come, più avanti, le insidie della vita, gli hanno insegnato che i colpi più pericolosi non arrivano mai da dove ci si aspetta. Memore di questa esperienza, con i soldi del Nobel acquisterà una tenuta a Lourmarin, nel Lubéron, dove trascorrerà le domeniche guardando i ragazzi della squadra locale allenarsi o giocare contro i villaggi vicini, arrivando persino a sponsorizzarli e a pagare loro le maglie. E così può ripensare agli amici d’infanzia, alle partite per strada, alla povertà che gli appariva naturale e ovvia come l’aria stessa di questo mondo, a tutto quello che ha perso e che si illude di ritrovare quando una rete si gonfia e i ragazzi esultano. Non è la stessa cosa ed è sempre più difficile, ma può bastare per riempire il cuore di un uomo che è stato bambino.

“Non c’è un altro posto del mondo dove l’uomo è più felice che in uno stadio di calcio”.

Albert CamusCamus

Mia cara,

nel bel mezzo dell’odio

ho scoperto che vi era in me

un invincibile amore.

Nel bel mezzo delle lacrime

ho scoperto che vi era in me

un invincibile sorriso.

Nel bel mezzo del caos

ho scoperto che vi era in me

un’ invincibile tranquillità.

Ho compreso, infine,

che nel bel mezzo dell’inverno,

ho scoperto che vi era in me

un’invincibile estate.

E che ciò mi rende felice.

Perché afferma che non importa

quanto duramente il mondo

vada contro di me,

in me c’è qualcosa di più forte,

qualcosa di migliore

che mi spinge subito indietro.

Albert Camus

*Un grande poeta, scrittore, poteva diventare un grande calciatore, il talento ha molteplici sfaccettature. Tutto ciò che può insegnare qualcosa di bello e importante vale la pena viverlo, in un campo di calcio o osservando un tramonto e se poi puoi riversarlo nei versi diventa una ricchezza da condividere.

La scrittrice Maria Santoro è una nuova autrice di Alessandria today. Biografia e Sinossi libri

La scrittrice Maria Santoro è una nuova autrice di Alessandria today Biografia e Sinossi libri

Sono particolarmente lieto di comunicare agli affezionati lettori di Alessandria today che ci seguono sempre più numerosi, che da oggi la scrittrice Maria Santoro è una nuova autrice della nostra redazione.

Alfine di conoscerla meglio pubblichiamo la sua biografia, la sinossi dei suoi libri e di seguito il link del suo primo post: https://alessandria.today/2023/01/03/non-proprio-un-colpo-di-fulmine-meghan-quinn/

Alessandria, post pubblicato a cura di Pier Carlo Lava 

Social Media Manager – https://alessandria.today/

Maria Santoro biografia

Mi chiamo Maria Santoro, sono nata a Sorrento (Na) il 03/04/1985 e risiedo a Massa Lubrense (Na). Ho una laurea magistrale in giurisprudenza. 

Amo da sempre leggere e scrivere, ho pubblicato due romanzi storici con la casa editrice Albatros-Il filo di Roma, “Il destino tra noi” e “Il destino tra noi-parte seconda”. 

In self-publishing ho all’attivo anche un romanzo contemporaneo, “La voce del cuore”. 

Attualmente ho un blog di recensioni libri “La valigia di carta” con mia sorella Valeria, dove ci piace parlare di quello che leggiamo ed aiutare autori emergenti a farsi conoscere.

Il Destino tra noi

Trama del libro

Dopo la tragica morte del padre la giovane contessa Melanie de Varenne cerca di reagire al dolore. A un ricevimento conosce il conte Adrian Lebon, pericolosamente affascinante e romantico, e i due s’innamorano. L’uomo però è promesso sposo di un’altra, perciò entrambi impongono al proprio cuore di dimenticare. Ma quando si rivedono la prepotenza dei reciproci sentimenti scardina inevitabilmente ogni difesa eretta dal buonsenso. 

Il destino ha già scritto per loro storie diverse, obbligandoli a unirsi in matrimonio con altri, ma l’amore fonde le loro anime in una, per sempre. E nemmeno un ingiusto, doloroso addio ne segnerà la fine. Il destino tra noi è un romanzo che parla d’amore, quell’incognito imprevisto che entra nelle nostre vite senza chiedere il permesso, catapultandoci inconsapevolmente in un magico mondo dove volontà e ragione sono bandite, dove ci si ubriaca con calici colmi di frizzanti emozioni, dove i cuori alati si ritrovano per librarsi in volo nei cieli dell’eternità, dove gli occhi vengono rapiti dal fiabesco panorama di una tanto anelata felicità; e forse è per questo che è il nostro sogno più grande.

La Voce del Cuore

Trama del libro

Marina non sente più Davide da un pò. Eppure le aveva giurato che il loro amore sarebbe sopravvissuto alla lontananza. Invece erano solo parole. E’ a pezzi, il cuore devastato, proprio non le va di farsi prendere in giro da Gabriele, il playboy della pittoresca cittadina costiera dove vive che l’ha puntata. Però, dopo un bacio rubato, qualcosa cambia per entrambi, anche se ammetterlo non è così semplice., soprattutto se il passato torna a bussare alla porta…

La poesia italiana tra scrittura del trauma, trauma della scrittura, varie ed eventuali…

Nella poesia italiana, anche nella migliore, in questi ultimi anni gli autori e le autrici sono in bilico tra la scrittura del trauma e il trauma della scrittura.  Per quanto riguarda la prima è alquanto difficile dire se poeti e poetesse per essere tali hanno dovuto per forza cercare di cicatrizzare una ferita interiore, mai totalmente rimarginata, oppure se hanno deciso giocoforza di trattare i loro traumi, anche perché considerato più apprezzabile a livello socioculturale e letterario. Può darsi che siano vere entrambe le cose. Un tempo certe cose si tacevano, se ne aveva pudore, il trauma si rimuoveva o nel migliore dei casi si sublimava, mentre oggi tutti ne vogliono scrivere, leggere e certi argomenti fanno vendere di più; d’altronde non va nemmeno messa in dubbio la buona fede di chi lo fa, in quanto è una cosa totalmente legittima.   Il problema è che non sempre la terapia della parola è efficace, nemmeno sotto supervisione di esperti terapeuti: figuriamoci se ci si sobbarca il compito di rielaborare il trauma o il lutto da soli/e! Talvolta si chiede troppo alle proprie forze o alla parola poetica stessa. Per quanto riguarda il trauma della scrittura intendo la presa di coscienza degli autori o delle autrici della effettiva marginalità della lirica italiana, che di fatto è una nicchia per i più famosi, mentre a tutti gli altri non resta che accontentarsi di una piccola bolla virtuale. I più realisti e dotati di buon senso si accorgono che possono ben poco, che essere poeti ha più oneri che onori; prendono atto della pochezza della loro arte, della sua risibile incisività/popolarità; si rendono conto che il loro sogno adolescenziale o giovanile si è infranto, è caduto. Non tutti riescono a confessare a sé stessi, né ad accettare socialmente la loro sconfitta. Ecco allora che la comunità dei poeti, degli aspiranti, dei sedicenti  è popolata da presenze inquietanti, che si vantano del premio inutile vinto dopo anni di partecipazione a concorsi letterari oppure di quella volta che un critico letterario in privato a voce ha detto loro quanto erano belle le loro poesie. Esistono come in ogni ambito le persone tarate, che hanno vanagloria, narcisismo patologico, autocompiacimento e nevrosi così disturbanti da far passare la voglia di scrivere poesie o di occuparsi di poesia. Ma bisogna innalzarsi sopra queste miserie per contemlare la curvatura dell’orizzonte. Un altro limite della poesia italiana è che la comunità poetica è costituita tutta da persone comuniste o del Partito Democratico. Esiste quindi una poesia comunista e una poesia “democratica”, ma non esiste una poesia anarchica oppure liberale. Esistono ad esempio una sparuta minoranza di anarchici, ma non un’anarcopoesia. Esistono pochi poeti liberali, ma non una poesia liberale. Questo accade perché chi è numericamente superiore detta legge e gli altri non hanno la forza o il coraggio di proporre le loro idee; per quieto vivere alcuni  tacciono oppure occultano il loro orientamento politico e una parte della loro visione del mondo. Non mancano poi anche coloro che si lamentano di non avere mai tempo per scrivere, dato che hanno molte incombenze lavorative, sociali, familiari. A queste persone ricordo che avere una moglie, dei figli, avere un lavoro sono cose molto più appaganti della scrittura. Il filosofo Emanuele Severino quando qualcuno si lamentava delle cose che gli erano necessarie scriveva che era come se un quadro che si lamentasse del chiodo a cui era appeso oppure come una  colomba che si lamentasse dell’aria. Una moglie, un lavoro, una vita sociale consentono di vivere e realizzarsi pienamente a differenza di una vita di sola scrittura…altrimenti alcuni paradossalmente finirebbero per invidiare chi è disoccupato/a perché ha tanto tempo per scrivere! Avere troppo tempo libero non è un privilegio in alcuni casi: questo bisognerebbe sempre ricordarselo, invece di invidiare situazioni e condizioni esistenziali oggettivamente/onestamente poco o per nulla invidiabili. Diciamocelo francamente: per quanto riguarda la poesia scrivere o non scrivere è la stessa cosa, anzi probabilmente è peggio scrivere perché ci si mette a nudo e ci si espone al pubblico ludibrio. Per non parlare del fatto che certi letterati mai prenderebbero in considerazione un disoccupato che scrive oppure lo considererebbero con paternalismo  un privilegiato, un perditempo  o al  massimo un caso sociologicamente interessante (roba da socioanalisi e niente altro). Concludendo, tra dolore esistenziale e scrittura, tra realismo e illusione, tra privilegi, veri o presunti, ed effettive constatazioni di fatto la giusta misura e il punto di non ritorno dipendono dalla personalità e dalla sensibilità di ognuno e purtroppo non sono riconoscibili a priori. 

Infilarti in uno schema di Hilde Kuhn

Bravissima autrice tedesca

almerighi

Avrei voluto infilarti in uno schema,
cucirti di parole, renderti bello
per opera mia. Sentirmi intelligente
nel definirti. Mi sarebbe piaciuto
rendermi indipendente dal tuo nome
oltre il pronunciamento.
Sigillarti in un concetto, un pensiero aperto
che sembrasse dialogante.
La vita – a pensarci – non ha nulla di notevole:
me la coltivo, come un piccolo orto discreto.
– Illuminazioni nel dire lo renderanno –
mi ripetevo – unico.
Ma il tuo nome ritorna in altri nomi
quando meno ti aspetto. Darti voce
è incrociarti nelle cose. Evocarti
è il tuo sangue che ancora circola in me.

*

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Lucia Triolo: a prova di luce

aveva 
la luce di
un vestito colluso con le sue tarme
senza coraggio
la promessa più vicina, decine di vendemmie prima
era stata a inizio autunno:
uno sguardo, il mosto e … via
ora non aveva più un addio
nemmeno dietro casa

tra la naftalina
il cane dispettoso trasportava 
guaiti 
al suo bastone 
senza altro da fare che guardarne
la punta tramestare
resti di desideri e di pensiero

forsennata 
luce interna
scortica a vivo
quel che la luce esterna
addita al nascondiglio