Controluce: lo spirito di fine anno…

Date: 30 dicembre 2022Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Articolo di Marina Donnarumma 30 dicembre 2022. Roma

Oggi è 30 dicembre, un anno praticamente finito, un anno dove l’inflazione ha galoppato non solo a ritmo sostenuto, ma sta in bella corsa, ovviamente il traguardo non contempla la vittoria, ma lo sfinimento e la morte del cavallo.


Tutti parlano di tutto, tutti hanno la soluzione, tutti tuttologi esperti, laureti in quella facoltà dove si studia per obnubilare la gente. Mi viene in mente che è d’obbligo fare gli auguri, allora potrei cominciare con la pandemia, che ci ha spossato fisicamente e psicologicamente, a tutte le persone che hanno in fallimento le loro attività, che comunque sono protestati e con il fiato sul collo dello stato rapace.

A tutto un mondo di persone che sono rimaste senza lavoro, alle serrande chiuse, alle tasse che non finiranno mai di pagare e di contro l’esclusione totale a fare altro. Auguri a tutte le banche che fanno i loro interessi, si prendono gli interessi, leccano il culo ai ricchi e prendono a calci i poveri. Auguri ai poveri che non ce la faranno mai, perchè è giusto che siano destinati a sparire per sempre. Auguri a tutte le categorie che non hanno voce, auguri a tutte la corruzione che viaggia spedita in ogni ufficio, che sottrae milioni di euro e poi i disgraziati sono i poveracci che si arrabbattano per campare. Auguri a tutti quelli che prendono 600 800 euro al mese, che non ce la fanno ad avere una vita, non possono pagare un affitto, una macchina, e lavorano almeno 10 ore al giorno, senza che siano pagati gli straordinari. Auguri agli stipendi che non aumentano mai, ma il costo della vita è giusto che aumenti a dismisura. Auguri alle tasse che ci attanagliano, ci stringono, ci strangolano e a tutti quelli che si sono suicidati per la situazione economica

Auguri ai due clochard che hanno avuto una figlia e l’ hanno data in adozione perchè vivono per strada, auguri a chi non ha una casa e vive con la famiglia in macchina.

Auguri a chi muore di fame e sotto le bombe, alle donne uccise e negate per un velo, auguri a tutte le donne che non possono studiare.


Auguri a chi è malato e non ha soldi e non si può curare, auguri a tutta l’ingiustizia che regna e regnerà. Auguri a tutti quelli che hanno pagato una rata in ritardo e non si potranno permettere le rate di qualsiasi cosa. Auguri ai ragazzi che finiscono in carcere, che prendono farmaci per calmarsi e per dormire, auguri quindi a questa società di merda che non si domanda perchè c’è stato lo sbaglio, ma solo la punizione. A proposito non sapete che la permanenza in carcere si paga? Ebbene si, quando qualcuno si fa un periodo in carcere deve pagare le spese allo stato. Auguri a tutti gli imbonitori e alle false promesse, auguri al degrado della scuola e dei valori morali. Auguri a tutti quelli che bullizzano e continueranno a farlo indisturbati. Auguri a quelli che scrivono ” propio” invece di proprio, e a quelli che fanno della lingua italiana un infame minestrone. Auguri a tutti talk show monnezza, dove litigano, si insultano, e sono un ottimo esempio. Auguri a tutta la classe politica corrotta, che non sa come si vive nella normalità, che non sanno quanto costa una spesa, che hanno ville, barche, jet privati e di tutto di più.

Auguri alle foreste deforestate, bruciate, ai mari, fiumi ogni corso d’acqua inquinato, intossicato, impoverito. Auguri a tutti i mistificatori, mercificatori di sentimenti, ai narcisisti che invadono il mondo, ai trafficanti d’organi e degli esseri umani, agli spacciatori, agli assassini, agli adoratori del ”dio denaro”, ai papponi e alle prostitute, a tutti quelli che degli uomini fanno carne da macello. Auguri ai barboni sotto i ponti, agli immigrati che scappano dal degrado della loro terra, che contiene grandi ricchezze sfruttate dall’occidente.

Auguri ai ricchi sempre più ricchi, i poveri sempre piu poveri, chi ha fame, sete e non frega un bel niente a nessuno. Auguri alle false parole vomitate da finti buonisti, che saccheggiano, approfittano di onlus a scapito dei disperati. Potrei continuare all’infinito, sicuramente ho scordato qualcosa e qualcuno si salva, ad esempio la povera terra, devastata, calpestata, rovinata dall’animale più avido, crudele, pericoloso ” l’uomo”.


Auguri a chi non ha voce, agli invisibili, a quelli che si svegliano la mattina all’addiaccio, tra l’indifferenza del mondo, auguri a chi è ancora capace di amare, e lo fa con il cuore.

Quindi auguri a chi il cuore ce l’ha, pochi di sicuro, ma sono i portatori di speranza. Auguri a chi crede ancora nei sogni, anche se non potrà realizzarli e auguri a chi i sogni non ce li ha, troppo occupati ad infilarsi nelle miniere di cobalto e lavorano 12 ore al giorno senza avere quasi da mangiare. Auguri a chi fa la guerra per un pezzo di terra, a tutte i mercanti d’armi che si ingrassano sulla morte. Auguri a chi muore, a chi morrà per una verità. Auguri ai grandi della terra, che in realtà sono piccoli e meschini Auguri a tutti noi, che possiamo essere orgogliosi di tutto quello che abbiamo fatto e facciamo. Auguri perchè ogni anno non cambia nulla, che siamo ad un passo dall’abisso, auguri al vicino a cui se vivi muori non importa. Auguri all’amore, alla carità, alla compassione, alla misericordia che sicuramente pochi hanno, che dire? L’amore salverebbe il mondo, ma beato chi ci crede.


Buon fine anno e buon inizio a tutti.

Articolo di Marina Donnarumma Roma 30 dicembre 2022

Cultura. Poesia:” Ode al primo giorno dell’anno” di Pablo Neruda.

Lo distinguiamo dagli altri
come se fosse un cavallino
diverso da tutti i cavalli.
Gli adorniamo la fronte con un nastro,
gli posiamo sul collo sonagli colorati,
e a mezzanotte lo andiamo a ricevere
come se fosse un esploratore
che scende da una stella
.

Come il pane assomiglia al pane di ieri.
Come un anello a tutti gli anelli: i giorni
sbattono le palpebre
chiari, tintinnanti, fuggiaschi,
e si appoggiano nella notte oscura

Vedo l’ultimo giorno
di questo anno
in una ferrovia, verso le piogge
del distante arcipelago violetto,
e l’uomo
della macchina,
complicata come un orologio del cielo,
che china gli occhi
all’infinito
ripetersi delle rotaie,
alle brillanti manovelle,
ai veloci vincoli del fuoco.

Oh conduttore di treni
fuggiasco
verso stazioni
nere della notte.
Questa fine dell’anno
senza donna e senza figli,
non è uguale a quella di ieri, a quella di domani?

Dalle vie
e dai sentieri
il primo giorno, la prima aurora
di un anno che comincia,
ha lo stesso ossidato
colore di treno di ferro:
e salutano gli esseri della strada,
le vacche, i villaggi,
nel vapore dell’alba,
senza sapere che si tratta
della porta dell’anno,
di un giorno scosso da campane,
fiorito con piume e garofani.

La terra accoglierà questo giorno
dorato, grigio, celeste,
lo dispiegherà in colline,
lo bagnerà con frecce di trasparente pioggia
e poi, lo avvolgerà nell’ombra.

Così è:
piccola porta della speranza,
nuovo giorno dell’anno,
sebbene tu sia uguale agli altri
come i pani a ogni altro pane,
ci prepariamo a viverti in altro modo,
ci prepariamo a mangiare, a fiorire, a sperare.

Ti metteremo
come una torta
nella nostra vita,
ti infiammeremo
come un candelabro,
ti berremo come
un liquido topazio.

Giorno
dell’anno nuovo,
giorno elettrico, fresco,
tutte
le foglie escono verdi
dal tronco
del tuo tempo.

Incoronaci con acqua,
con gelsomini
aperti,
con tutti gli aromi
spiegati,
sì,
benché
tu sia solo un giorno,
un povero giorno umano,
la tua aureola palpita
su tanti cuori stanchi
e sei,
oh giorno nuovo,
oh nuvola da venire,
pane mai visto,
torre permanente!

In questa poesia il poeta cileno affronta un tema caro a tutti gli uomini: la speranza. Il primo di gennaio che s’appresta ad affacciarsi sul mondo, sarà accolto come un giorno speciale, un giorno nuovo, un giorno portatore di cambiamenti, sebbene per la terra non è altri che un giorno come un altro ( nuovo giorno dell’anno/sebbene tu sia uguale agli altri/come i pani/a ogni altro pane). In questi versi Neruda tiene a farci presente che in realtà il primo dell’anno non è portatore di nessuna novità imminente, ma è piuttosto un giorno la cui importanza è legata a un elemento culturale e convenzionale. La gente, pur consapevole che si tratta di un giorno sostanzialmente uguale ad altri che ha già vissuto, si prepara ad accoglierlo con aria di festa, di allegria e di speranza. Nei versi finali, il poeta sottolinea la necessità di questa speranza. Nonostante il primo dell’anno sia solo un povero giorno umano, ha l’animo di consolare e supportare tanti cuori stanchi che trovano così la forza di continuare a vivere e costruire un avvenire migliore. L’aggettivo finale, permanente, riferito alla torre, sta ad indicare proprio la volontà di edificare un futuro stabile e duraturo, ed è in quest’ottica che il pane, seppur sempre uguale, appare come mai visto, come pane fresco ricco di nutrienti per i futuri giorni da vivere.

Storia di Italo Calvino

Versi di Italo Calvino

almerighi

Italo Calvino (1923 – 1985) scrittore, Intellettuale di grande impegno politico, civile e culturale, è stato uno dei narratori italiani più importanti del secondo Novecento.

Io cammino per un bosco di larici
ed ogni mio passo è storia.
Io penso, io amo, io agisco
e questo è storia,
forse non farò cose importanti,
ma la storia è fatta
di piccoli gesti
e di tutte le cose
che farò prima di morire
saranno pezzetti di storia
e tutti i pensieri di adesso
faranno la storia di domani.

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