Una poesia a Natale… Auguri

Titolo : Quanti regali!

I re Magi  sono saliti sui loro cammelli
sempre in cammino per giorni e notti,
dopo aver consultato gli uomini dotti,
coprendo il capo con turbante o cappelli.

Nelle mani portano scrigni con i doni
alle virtù di fede e carità son paragonati.
I bambini attendono che gli siano regalati
e per questo fan promesse d’essere buoni.

Cosicché scrivono in tempo la letterina
chiedendo a Babbo Natale di intercedere
tanti regali e bei giocattoli concedere,
far la gioia di ogni bambino e bambina.

Tutti al mondo avranno un regalino
segno di generosità e di fratellanza
per dire che mai perdere la speranza
che il seme della pace sia in ogni cuoricino.

Elisa Mascia 25-12-2022

Título: ¡Cuántos regalos!

Los reyes magos montaron sus camellos
siempre en el camino por días y noches,
después de consultar a hombres eruditos,
cubriendo la cabeza con un turbante o sombreros.

En sus manos llevan ataúdes con regalos
a las virtudes de la fe y la caridad se asemejan.
Los niños están esperando que se los den.
y para ello hacen promesas de ser buenos.

Así escriben la carta a tiempo
pidiéndole a Santa que interceda
muchos regalos y hermosos juguetes para otorgar,
para deleitar a todos los niños y niñas.

Todos en el mundo tendrán un pequeño regalo.
signo de generosidad y fraternidad
decir nunca perder la esperanza
que la semilla de la paz esté en cada pequeño corazón.

Elisa Mascia 25-12-2022

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Link: https://issuu.com/home/published/ouro_incenso_e_mirra_ebook_ realizzato da Jose Sepulveda e Rosa Maria Santos

http://nonsolopoesiarte.art.blog/2022/12/25/auguri-di-buon-natale-2022-con-una-poesia/


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Cammino all’alba (racconto brevissimo natalizio)…

“È Natale il 24

non riesco più a contare

la vita va così

Ho una folle tentazione

di fermarmi a una stazione

senza amici e senza amore.”

(Piero Ciampi, cantautore e poeta)

Cammino all’alba nella nebbia, che per qualche istante soltanto mi confonde i pensieri. Solo i miei passi nell’aria che riecheggiano. Pontedera è addormentata. Ho i capelli molto corti. Mi sono fatto la barba e lo shampoo, appena alzato. So a memoria queste strade, questa piazza. Per il resto poi sembra una mattina come le altre, se non fosse che è Natale. Il cielo è nuvoloso. Non si apre ancora uno spiraglio di luce tra le nuvole.  I lampioni con una luce fioca e obliqua  illuminano il mio cammino. Attorno non c’è nessuno. Giungo davanti all’ospedale e tutti i bar sono chiusi. C’è una donna fuori di sé che urla dal suo appartamento. Continuo facendo finta di niente. Non mi volto. So chi è e non è nuova a dare in escandescenze. Ha spesso delle crisi di nervi e parla a voce alta. Prima o poi del resto ognuno ha le sue crisi, dei momenti puntuali o dei veri periodi di insoddisfazione e di depressione. A volte le crisi scaturiscono da cose futili, dopo aver accumulato strati di cose negative. Ora vedo affiancarsi una macchina. Sento il vocio di due giovani fidanzati che litigano. La ragazza inveisce, gesticola, quindi scende furiosa dalla macchina, sbattendo lo sportello; lui alterato suona il clacson e quindi riparte sgommando. Due infermiere e un dottore con la borsa fanno finta di nulla, non si intromettono, entrano in ospedale. Anche la guardia robusta e imponente fischietta, si fuma nervosamente una sigaretta e finge di non aver visto i due fidanzati né di aver mai udito le urla della donna, poco distanti. Continuo a camminare. Ecco il cinguettio dell’alba. L’edicolante naturalmente è chiuso. C’è una macchina che sfreccia a velocità elevata e io mi metto da parte. Intravedo la sagoma di un passante, che forse va al lavoro. Arrivo alla stazione. C’è gente di passaggio. Io sono un estraneo, uno straniero tra estranei, tra stranieri. Non c’è più nessuno che abbia una sua identità e che si sente a casa sua: ammettiamolo candidamente, la crisi è di ognuno, la crisi è di questa epoca e di questa società  e tocca tutti, più o meno. Tutti sono in una terra di nessuno psichica, esistenziale, mentale, prima ancora che geografica. C’è chi si sente di non appartenere a questo luogo perché arriva da molto lontano. Io non mi sento più di qui perché qui sono l’eterno rifiutato, quello scartato, quello messo in un angolo buio, quello riposto lontano e dimenticato. Io non mi sento di qui perché qui a conti fatti non ho una vera vita sociale e lavorativa, perché la mia è una non vita che ha però a tutti gli effetti la parvenza di una vera vita, perché non sono mai voluto partire per un posto più accogliente e ora è inutile fare recriminazioni o avere rimpianti. Cammino all’alba nella nebbia fino a quando non giungo al bar. Penso che è Natale, anche se si è perso il senso più profondo e autentico del Natale. Ha prevalso il consumismo e fino al 24 la gente ha fatto carte false per fare o ricevere i regali più belli e costosi. La cosa migliore è stare assieme con la famiglia per Natale e considerarsi fortunati di avere una famiglia. Rifletto sul fatto che certe festività possono davvero far male a chi è solo o è povero, a chi non è stato considerato da nessuno, ma il trucco è tollerare, sopportare questi giorni e aspettare la quotidianità dei giorni qualsiasi, quelli in cui non c’è l’obbligo sociale, il bisogno socialmente indotto di essere felici insieme agli altri a tutti i costi. Penso a chi è solo, a chi si sente solo, a chi è in difficoltà economica. Guardo l’insegna illuminata. Entro dentro. Saluto la titolare. C’è solo un avventore. Faccio colazione.  Poi la saluto, lei ricambia il saluto e mi fa gli auguri e io contraccambio.  Esco fuori e una barbona settantenne, che sta fumando una sigaretta, mi fa gli auguri e mi dà il buongiorno. Anche io faccio gli auguri e mi incammino verso il mio destino. La gentilezza e la convivialità sincera di queste due donne mi hanno rincuorato, mi hanno scaldato il cuore. A volte ci si riconosce tra estranei, tra stranieri e la nostra umanità ha la meglio sulla nostra crisi. È l’alba. Questo giorno non è ancora sbocciato, la luce non ha ancora rischiarato questa mattina, questa cittadina. E mentre ascolto il suono dei miei passi penso che l’esistenza è fatta di cose semplici, che a ogni modo è sempre meglio semplificare che ingarbugliarsi nelle astruserie e negli intellettualismi, che spesso per restituire la complessità della realtà si finisce per perdersi nei meandri del niente, che ci sono già tante sfaccettature della vita che la complicano, che non bisogna moltiplicare gli enti o gli specchi (in fondo già Berkeley aveva intuito che i principi che governano la natura e la scienza sono pochi, semplici, essenziali e lo stesso Einstein aveva rafforzato il concetto, dicendo che quando la risposta è semplice è Dio che risponde, alla faccia di ogni epistemologia della complessità). Cammino all’alba nella nebbia, che per qualche istante mi confonde i pensieri. Sembra una mattina come le altre, se non fosse che oggi è Natale. 

Gioielli Rubati 228: Filipa Moreira Da Cruz – Laura Segantini – Daniele Barbieri – Matt Taggart – Cipriano Gentilino – Silvia De Angelis – Richard Reeve – Felice Serino.

quandolamentesisveste

Ringrazio l'autore Flavio Almerighi per avermi gentilmente inserito in questo bouquet natalizio di autori di poesie La mia vita senza me . Viaggiare, partire senza una meta o un appuntamento Rimani da sola o tra di noi È ancora molto presto, aspetta! Non sono pronta per domani . Un’altra tazza di tè caldo La felicità a volte sembra così falsa Spostare, reimballare Non ho più tempo per queste sciocchezze . Devi crescere in fretta ed è un peccato Alcune cose si perdono con l’età All’improvviso chiudo gli occhi e me ne vado E per la prima volta, immagino la mia vita senza me. . di Filipa Moreira Da Cruz, qui: https://demalinhapronta.wordpress.com/2022/12/14/ma-vie-sans-moi-2/ . * . Non è un conto di sillabe, questa danza in punta di penna. È la parte buona, il sorriso che non rammentavo di avere. La parte nascosta, quella che doveva dormire, ben coperta. Tra le mie parole…

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