Controluce: non sono solo indignata, sono disgustata dall’ingiustizia, che regna sovrana, a scapito di donne in particolare. Fatti che si ripetono, ingiustizia che si ripete, uno scandalo insostenibile e vergognoso per tutte le donne che subiscono ciò.

Date: 15 dicembre 2022Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Articolo di Marina Donnarumma. 15 dicembre 2022

Filomena Lamberti, sfigurata con l’acido dal marito: «Lui ha patteggiato 18 mesi. A me 300 euro di pensione»

di Andrea Pasqualetto

Lamberti venne sfigurata nel 2012: «Vorrei dignità. Dopo il mio caso, altri sono finiti con condanne molto pesanti: mi sento una cittadina di serie Z»

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Filomena Lamberti oggi e (in alto a destra) prima dell’agguato

Un matrimonio tormentato, la decisione di lasciare il marito e, dopo qualche giorno, l’acido: 28 maggio 2012, lui glielo gettò addosso e per lei fu il buio. Viso, collo, braccio, mani, gambe. Bruciò il corpo e bruciò l’anima, e Filomena Lamberti ne uscì sfigurata fuori e dentro, una delle prime donne in Italia a subire questa atroce violenza. Ma proprio per il fatto che era un tipo di aggressione poco noto, la sua storia è stata per lei un susseguirsi di eventi drammaticamente unici. Nel giro di un mese, il 25 giugno 2012, lui riuscì a patteggiare una condanna ad appena 18 mesi con il nulla osta della procura di Salerno, senza che lei potesse dire nulla visto che si trovava ancora in terapia intensiva (gli aggressori di Lucia Annibali e Jessica Notaro, giusto per fare due esempi, furono condannati a 20 e 15 anni).

Finale ingiusto

E poi il finale, beffardo: lui libero che torna alla sua occupazione e lei che vive con una pensione di invalidità di 300 euro e non riesce ad arrivare alla fine del mese. Tanto da chiedere aiuto: «Andrei a fare qualsiasi lavoro pur di non essere costretta a chiedere la carità per pagare le bollette». Vita difficile quella di Filomena che oggi ha 64 anni e convive con uno dei suoi tre figli. In questi giorni si trova in Liguria per una serie di incontri nelle scuole, nelle biblioteche e nei Comuni assieme alla sua avvocata, Adele De Notaris, del Centro antiviolenza Linearosa Spaziodonna di Salerno.

Cosa chiede, signora?
«Di poter vivere con dignità, di non essere sempre, costantemente in affanno».

Un lavoro?
«Alla mia età e nelle condizioni in cui mi trovo la vedo un po’ dura. Ho un braccio più corto dell’altro per le cicatrici, non lo posso alzare, anche la vista è compromessa. Forse potrei fare la bidella o l’usciera ma chi me lo dà un lavoro?».

Prima che cosa faceva?
«Lavoravo in pescheria con mio marito, non ci mancava nulla, si pagavano le bollette. Non avevo la possibilità di accedere al suo conto ma, insomma, ci dava i soldi per mangiare e anche per la scuola. Diciamo che i problemi con lui erano altri».

Quali?
«Quando beveva diventava aggressivo. Io volevo aiutarlo, pensavo di cambiarlo ma è stata una pia illusione. Erano solo insulti e botte. Ho lottato a lungo contro i suoi spettri ma alla lunga l’amore si è trasformato in odio. L’ho lasciato e qualche giorno me lo sono visto davanti: “Guarda che cosa ti do”. Era una bottiglia di acido solforico».

Com’è possibile che si sia arrivati a un patteggiamento?
«Il mio avvocato di allora non mi ha difeso molto bene e comunque la Procura non si è opposta. Altri tempi. Pensi che non sono mai stata vista né ascoltata da nessuno».

Cosa pensa quando vede le pesanti condanne dei casi come il suo?
«Mi fa piacere per le altre donne, ma mi fa sentire una cittadina di serie Z».

Si è rifatta una vita?
«No e non lo voglio nemmeno, io ho chiuso con gli uomini, non voglio più che qualcuno mi impedisca di vivere, non vado a mettermi una persona a fianco che mi toglie la libertà, proprio ora che l’ho riconquistata. Lo so, ce ne sono di migliori di lui ma io non ho proprio voglia di ricominciare. E poi, diciamolo, difficilmente trovo un uomo che mi avvicina, anche l’occhio vuole la sua parte…. Sì, d’accordo, ci saranno anche quelli che non guardano l’aspetto fisico, ma a me verrebbe comunque da pensare che gli faccio pena».

Che rapporto ha con lui?
«L’ho cancellato, ora è lui ad avere paura di me, mi dicono. Una cosa senza senso».

Cosa sogna?
«Una vita dignitosa». Articolo del ” Corriere della sera”, di Andrea Pasqualetto.

Questa mattina per caso, mi è capitato di leggere questo articolo pubblicato dal ” Corriere della sera”, dire che sono rimasta addolorata, basita, infuriata. Una donna che subisce tutto questo, anni di violenze, completamente sfigurata dall’acido con sole 300 euro al mese, il marito invece pochi mesi di prigione, lavora impunito e non le da un euro. Quello che mi domando come è possibile che lo stato che dovrebbe tutelare i suoi cittadini, soprattutto i più fragili ed indifesi, permetta questo. Vorrei domandare ad ogni deputato, senatore se camperebbero con 300 euro al mese, loro che ricevono per questo mese 5000 euro in più per rinnovare il loro parco tecnologico. Con tutto quello che guadagnano, è il popolo italiano che gli deve regalare nuovi cellulari e computer? Certo il potere decisionale non è il nostro e la dignità di una persona, ferita nel fisico e nell’anima, deve essere messa alla gogna pubblica per raccogliere dei fondi? Che prezzo ha il dolore, la sofferenza di una donna, che ha subito tutte queste violenze? Un prezzo si può dare? 300 euro, trenta denari, cosa cambia?

Articolo di Marina Donnarumma. 15 dicembre 2022

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