Poeti: LA QUERCIA CADUTA, di Giovanni Pascoli. Recensione di Elvio Bombonato

Alessandria, pubblicato da Pier Carlo Lava 

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LA QUERCIA CADUTA

Dov’era l’ombra, or sé la quercia spande

morta, né più coi turbini tenzona.

La gente dice: Or vedo: era pur grande!

Pendono qua e là dalla corona

i nidietti della primavera.

Dice la gente: Or vedo: era pur buona!

Ognuno loda, ognuno taglia. A sera

ognuno col suo grave fascio va.

Nell’aria, un pianto… d’una capinera

che cerca il nido che non troverà.

GIOVANNI PASCOLI, Primi Poemetti, 1900

Tre strofe e un verso irrelato; 10 endecasillabi; i vv. 8 e 10 sono tronchi. Rime: spande/grande, tenzona/corona/buona, primavera /sera/capinera; va/troverà. Questa lirica è un quadretto di genere, protagonisti sono gli abitanti del borgo, che fanno legna con il tronco e con i rami della quercia.

Parafrasi. ‘Dov’era l’ombra’: è scomparsa per sempre; ‘spande‘: era grande; turbini’: venti forti; ‘la gente dice/dice la gente: inversione sintattica; ‘corona’: delle foglie e dei rami; ‘nidietti’: diminutivo, Pascoli, infantilmente, adorava i diminutivi, ‘ognuno loda, ognuno taglia‘: iterazione del pronome soggetto; grave fascio’: pesante carico, Leopardi “Canto notturno”; ‘nell’aria un pianto …’: l’ellissi del verbo e i puntini di sospensione rendono il senso di smarrimento del poeta (Nadia Ebani); ‘capinera’: epiteto affettuoso che Pascoli usava per Mariù, la sorella minore; ‘il nido che non troverà’: la morte della quercia ha provocato la scomparsa del nido.

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