CULTURA

Roma 31 agosto 2022. Anatomia di un suicidio. Cesare Pavese

Date: 31 agosto 2022Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Art. di Marina Donnarumma Iris G. DM

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.

Cosí li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti. Cesare Pavese

Cesare Pavese


Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, fu pubblicata postuma, nel !951, dopo la morte per suicidio, di Cesare Pavese.
La morte lo accompagna tutti i giorni, senza tregua. Una presenza fissa, nel quotidiano, ferma, risoluta, irremovibile. Gli occhi potranno vedere, senza parlare, perchè lo sguardo è un grido silenzioso, terribile, che nessuno ascolta, vede. Chissà magari vorresti che qualcuno avesse la capacità di leggerti per guarire in tempo.
Nello specchio leggi i tuoi occhi in perfetta solitudine, forse con la morte capiremo come ci sia mancata la speranza, magari è stata sempre e solo un illusione. La morte ha per ognuno di noi uno sguardo, quando arriverà avrà il nostro sguardo, lo sguardo dei nostri stessi occhi. Scenderemo nel silenzio, perchè la morte è silenzio, non ha voce, la bocca chiusa e nello specchio già morti, magari è il nostro al di là, ed è cosi che ci vediamo.
Nel 1949 Cesare Pavese conosce l’attrice americana Constance Dowling, intreccia con lei un rapporto tormentato, sesso e sangue , La sua vicenda esistenziale che si conclude con il suo suicidio, un uomo che sentiva di non ricevere quello che lui desiderava, il suo non un suicidio per Costance, ma un suicidio per amore. Un amore che lui non sentiva di ricevere, non adeguato al suo intenso sentire, al suo sentire sublimato. Un suicidio perchè dell’amore aveva perso le speranze, le speranze solo effimere illusioni.. La scrittura poetica di Pavese un apogeo di morte, inadeguato al modo di vivere e di affrontare la vita. Affascinato dalla fine, affascinato dal non vivere. La morte frutto della terra.

E desidero solo colori. I colori non piangono, sono come un risveglio: domani i colori torneranno. Ciascuna uscirà per la strada, ogni corpo un colore, perfino i bambini. Questo corpo vestito di rosso leggero dopo tanto pallore avrà la sua vita. Sentirò intorno a me scivolare gli sguardi e saprò di essere io: gettando un’occhiata mi vedrò tra la gente. Ogni nuovo mattino, uscirò per le strade cercando i colori. Cesare Pavese.
Desidera solo colori, i colori non piangono, ma lui si, i colori li cercherà e allora uscirà per le strade. Questi colori non li ha mai trovati ed è morto all’età di 42 anni. L’idea della morte l’aveva sempre accompagnato. Frequentava il liceo nel !926 e fu scosso profondamente dalla tragica morte di un suo amico, Elico Baraldi, che si sparò e lui ebbe la tentazione di imitare questo gesto ed inviò nel 1927 il 9 Gennaio una poesia all’amico Sturani
Sono andato una sera di dicembre,
per una stradicciuola di campagna,
tutta deserta,col tumulto al cuore.
Avevo dietro me, una rivoltella. Cesare Pavese.


Scriveva ” perdono tutti e a tutti chiedo perdono” il suo mal di vivere.

L’amore fatale pe Costance


”L’arte di vivere è l’arte di saper credere alle bugie”


Una morte precoce di un grande scrittore schivo, tormentato, che alla morte pensava comunque, come sollievo a questo incredibile male di vivere.
Il suo un disperato bisogno d’amore, tragico e e silenzioso, la morte è muta.
Cesare Pavese con i suoi demoni che lo tormentavano, ” non manca mai a nessuno una buona ragione per uccidersi”. Un suicidio annunciato di un uomo alla ricerca di un grande amore, un vuoto incolmabile, non si muore per amore, eppure si muore.
Alla fine giunge l’oscurità, un atto estremo, il buio intorno, molte volte ci domandiamo, anzi sempre, perchè l’ha fatto?
Non lo sappiamo, ma non giudichiamo, è quando la speranza muore e sentiamo che tutto è un illusione, il buio completo intorno, non vediamo più nessuno, amici, famiglia, moglie, figli.
Solo nero profondo, abissale, allora perchè vivere con tutto questo nero che ci circonda, forse dopo la pace, la pace.

Cesare Pavese


Un suicidio annunciato, anzi il leit motiv della sua vita, un fascino quasi perverso verso la morte. Come dire ” se io non avrò ciò che voglio, io ne morirò”. Lui non desiderava cose, lui desiderava sentimenti, amore, è difficile reggere alla mancanza di amore, lui non ce l ha fatta, troppo gravoso vivere senza. Per Cesare che viveva tutto intensificato, in una società dove i valori erano bugie ed ipocrisie. Non tutti viviamo la vita allo stesso modo, ognuno di noi le vive in modo proprio personale, non tutti diamo valore alle stesse cose.


Le sue poesie parlano spesso di amori non corrisposto. ”Non ci si uccide per amore di una donna. Ci si uccide perchè un amore, qualunque amore, ci rivela la nostra nudità, miseria, infermità, nulla”
Cesare Pavese scriveva” Ti amo. Cara Connie, di questa parola so tutto il peso, l’orrore e la meraviglia, eppure te la dico, quasi con tranquillità. L’ho usata cosi poco nella mia vita, e cosi male, che è quasi nuova per me.


Cesare Pavese, nasceva fragile, certo una famiglia non certo prodiga di affetto. Quando morì il padre, la mamma di Cesare divenne ancora più chiusa e riservata, ma basta questo per un futuro suicidio? Lui era schivo e riservato, con questa vocazione al suicidio, che lui chiamerà” vizio assurdo”. Cesare Pavese sempre segnato da grandi tormenti, desiderava la solitudine, ma anche la compagnia degli altri. Il suo è un desiderio forte d’amore, che lo perseguiterà tutta la vita, molti pensano che lui sia stato anche impotente sessualmente, ma chi lo sa? Chi lo può dire? Lui nasce fragile, una fragilità nascosta agli altri e anche a se stesso, un inadeguatezza al mondo. Forse lui stesso non si piega alla normalità dell’amore, in lui assume un aspetto lontano, irraggiungibile, una meta che non riuscirà mai ad avere, secondo i suoi canoni, le sue aspettative. Già da adolescente era molto introverso, amante dei libri e della natura. Forse lui stesso non riusciva a comunicare l’amore poi per un uomo triste, intrinseco, solitario, drammatico, era difficile farsi amare. Chi poteva colmare la sua tristezza, la sua chiusura, il suo modo di essere? La sua era una incomunicabilità estrema, ma la sua sofferenza ci ha regalato una letteratura magnifica. Lui che desiderava la morte, lui che desiderava i colori, lui che desiderava amare ed essere amato, lui che desiderava la morte e la pace.
La vita è un viaggio di dolore, la sua forse una profonda depressione, ma soprattutto una forte incapacità del vivere

Il tormento della sua anima

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