Ossa rotte

Di Frida la loka ( Lombardia)

Distrutta giaccio, in modo informe, un’ammaso non ben preciso;

Carne adesso più molle con osse che inchiodano da per tutto dando molto fastidio.

Pure la lenzuola sembra pungere, quando in altri momenti non te ne accorgi nemmeno ch’è lì, in entrambi casi, raccoglie sudore che il corpo emana, talvolta sono due che depurano la pelle e la lenzuola serve come corda ferma da dove afferrarsi.

Libreria multimediale W.press

Oggi sola; sofferenze al musculo (che domina tutto), irriggidito dalla vita, dal passare del tempo, da tanti vocaboli detti a sua volta col rigor della delicatezza; rimasti incisi a sangue però;

in atessa siano cancellati… ma non credo accada. Neanche un profondo vento di scirocco porterebbe con loro.

Per ora, mi devo accontentare, far passare il temporale, ma remare da sola ogni volta si fatica di più.

Di Frida la loka

Ci sarà un domani o un dopodomani e ci sarà pure il sole, anche sé il vento gelido mi darà quattro sberle in faccia. Sarò pronta per aprire le finestre e fare un accumulo di carne, lenzuole e ossa.. e fare pulizia.

Tua.

24 novembre, 2022.

Dal blog personale:

http://fridalaloka.com

Ripubblicato su:

http://alessandria.today

Grazie, Grazie, Grazie a tutti i tantissimi amici di Facebook per gli auguri che mi avete fatto in occasione del mio compleanno…

Alessandria: Cari amici di Facebook ho cercato di ringraziarvi singolarmente per gli auguri che mi avete fatto in occasione del mio recente compleanno, ma mi sono reso conto era impossibile in quanto siete stati tantissimi, non conosco personalmente la stragrande maggioranza di voi, ma per quanto mi riguarda è come se ci conoscessimo da tempo.

A dimostrazione che volendo si può benissimo essere amici anche solo virtualmente e chissà che con alcuni di voi in futuro non ci sia il modo di incontrarci, in attesa continueremo ad essere amici su Facebook e ora non mi resta che dirvi ancora GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE, con la vostra dimostrazione di grande affetto mi avete reso immensamente felice…

Pier Carlo Lava

Poeti: LUCE, PACE E AMORE, di LAURENCE HOUSMAN. Recensione di Elvio Bombonato

LUCE, PACE E AMORE

La pace guardò in basso

e vide la guerra,

“Là voglio andare”; disse la pace.

L’amore guardò in basso

e vide l’odio,

“Là voglio andare”; disse l’amore.

La luce guardò in basso

e vide il buio,

“Là voglio andare”; disse la luce.

Così apparve la luce

e risplendette.

Così apparve la pace

e offrì riposo.

Così apparve l’amore

e portò vita.

LAURENCE HOUSMAN

Housman (1865-1959) fu un importante illustratore inglese, autore di racconti per bambini. Nel 1906 fondò un’associazione che sosteneva il suffragio femminile.

Lirica di 6 strofe: 3 terzine e due distici, che si fonda sulla personificazione di due termini contrapposti: pace/guerra, amore/odio, luce/buio. Vinsero la luce e la pace, così l’amore trionfò e portò la vita. Il climax ascendente, a 3 voci, è introdotto dal sintagma ‘Là voglio andare’.

Momenti poetici: MELODIE, di Mirella Ester Pennone Masi

MELODIE

Melodia di voli

e pigolii tra i giunchi

dove il grano è attesa

fra i campi soleggiati

e prati verdeggianti

Melodia di grilli

di rane e cigni

nello stagno

dorato dal sole

dove si specchiano

le nubi passeggere

Melodia di notte

che lenta langue

lungo il sentiero

delle verdi chiomate

attese

Melodia che torna

dove i sogni incerti

destano le illusioni

e tu non sai

se vivere o morire

@Mirella Ester Pennone Masi – 5 maggio 2020

photo web

Momenti poetici: RIDAMMI L’AMORE, di Ela Gentile

RIDAMMI L’AMORE.

Volevo provare ebbrezza

camminando a piedi nudi

sul prato fresco di rugiada,

ma ho trovato un campo d’ortiche.

Ho cercato di salire sul monte,

aggrappandomi per non cadere,

e ho tentato di afferrare una nuvola

ma sono stata inondata di pioggia.

Allora mi sono rifugiata sotto un albero

cercando riparo e ristoro

e ti ho chiamato Signore,

ti ho chiesto di non abbandonarmi

e di rendermi lieve il cammino.

“Ridammi l’amore”, ti ho detto,

che la vita ritorni a cantare,

risana il mio cuore malato,

che non batte più il ritmo normale

e “tu” disegnami la strada

che dal buio mi riporti nel giorno.

Ela Gentile

CULTURA

Intervista al Maestro Carlo Palleschi: quando la musica è vita.

Date: 24 novembre 2022Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Articolo di Marina Donnarumma. Roma 24 novembre 2022

  • La grande musica e le grandi melodie sono immortali. Cambiano le culture; cambiano le mode; cambiano gli usi, ma la grande musica è immortale. La gente non smetterà mai di ascolatare Mozart; Tchaikovsky; Rachmaninov. ”La grande musica è come una grandiosa scultura, un fantastico dipinto. Ha consistenza in eterno. Questo è un fatto. ”(Michael Jackson)

E coloro che furono visti danzare vennero giudicati pazzi da quelli che non potevano sentire la musica. (Friedrich Nietzsche).

  • Sappiate che non si può comprendere un dipinto, una poesia, un opera artistica in genere, può non piacere la danza classica, ma la musica? Dove la parola manca, là comincia la musica, ” dove le parole si arrestano, l’uomo non può che cantare. (Vladimir Jankélévitch).”
  • A tutti, ma proprio a tutti, piace la musica, da piccini ci addormentiamo con la musica, una canzone, da grandi ascoltiamo musica, di qualsiasi genere e la classica? “La musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori.” Johann Sebastian Bach.

“La musica non è nelle note, la musica è tra le note”. Wolfgang Amadeus Mozart.

  • Scusate se ho voglia di citare questi grandi musicisti, ma loro hanno reso al mondo capolavori sublimi, le loro note sono la poesia dell’aria che soffia nell’anima. Intervistare il Maestro Carlo Palleschi un grande onore, un talento eccezionale, a 7 anni componeva. Un uomo dal grande spessore musicale e interpretativo.

” Il direttore sta in piedi “in luogo elevato” ed è visibile davanti e dietro. I suoi movimenti agiscono in avanti sull’orchestra e all’indietro sugli ascoltatori. Egli impartisce veri e propri comandi con la sola mano o con la mano e bacchetta. Con un piccolissimo movimento egli desta d’improvviso alla vita questa o quella voce, altre ne tacita, secondo la sua volontà. Ha dunque potere di vita e di morte sulle voci. Una voce morta da molto tempo può risorgere al suo comando. La differenza degli strumenti corrisponde alla differenza degli uomini. L’orchestra equivale a un’assemblea di tutti i principali tipi. Pronti a ubbidire, permettono al direttore di trasformarli in un’unità che egli farà poi divenire visibile dinanzi a loro stessi.
Elias Canetti, Massa e potere, 1960”

  • Personalmente amo la musica classica, per me i musicisti hanno un fascino speciale, da adolescente mi presi una cotta per un ragazzo che mi suonava il ” chiar di luna” di Beethoven, ogni volta che sento suonare mi vengono gli occhietti a cuoricino.

”Il cammino lungo e complesso, pressoché impossibile, del direttore; si tratta di portare il messaggio delle note verso l’infinito, che è Dio.” Riccardo Muti, su Corriere della Sera, 2009.

  • Carlo Palleschi, direttore d’orchestra, uomo dotato di grande personalità, sensibilità, umanità, un uomo come tanti? Assolutamente no, non un uomo come tanti, lui guida le note, non le possiamo vedere, ma le possiamo sentire. Non c’è nulla di più bello della musica. Ascoltatela. amatela. La musica cura e culla l’anima.

http://www.carlopalleschi.net/index2.php?pag=archive&cat=3

  • Sin da piccolissimo ha scoperto di avere un amore grande per la musica, dimostrando ”un orecchio assoluto ” I suoi genitori hanno intuito questo talento è accompagnato da subito? Ci può raccontare?

Veramente ho cominciato a suonare all’età di sette anni, insieme a mia sorella che aveva dieci anni, e questo non perché l’avessimo chiesto noi, ma perché era intenzione soprattutto di mia madre completare la nostra educazione dandoci anche una infarinatura di cultura musicale. Questo perché lei, da giovane, aveva cominciato a suonare il violino con ottimi risultati ma dopo appena tre anni aveva dovuto interrompere gli studi perché la sua famiglia non aveva i mezzi per poterle far proseguire questo tipo di studi.
Appena arrivato a casa il pianoforte, io ho cominciato a giocarci facendo ” un gran casino” e divertendomi molto a sentire tutti quei suoni. Poi mi divertivo anche a ritrovare sulla tastiera le melodie e le musiche che sentivo in televisione e sui dischi e inoltre mi piaceva in particolare inventare dei pezzi che partivano dall’improvvisazione, ma poi alcune parti di quelle improvvisazioni venivano selezionate, ripetute, perfezionate e in seguito collegate a sezioni diverse secondo un vero e proprio lavoro spontaneo di composizione. Avevo formato così un repertorio di una ventina di composizioni molto diverse fra loro a cui mio padre, al quale piaceva ascoltarmi quando tornava dall’ufficio leggendo il giornale seduto su una poltrona, dava i titoli a seconda del carattere, dell’andamento e delle caratteristiche musicali dei brani che andavo via via componendo. Per fare questo però, trascuravo completamente di fare gli esercizi noiosi ed ostici che ci assegnava la nostra vecchia insegnante con il risultato che le lezioni di pianoforte erano un supplizio sia per me che per la vecchia maestra la quale arrivò al punto di consigliare ai miei genitori, contro il suo interesse, di farmi smettere di studiare perché secondo lei non avevo nessun talento per la musica, mentre mia sorella era più disciplinata e diligente, quindi avrebbe potuto continuare. A questo punto mio padre si oppose dicendo: come è possibile che questo ragazzino sia negato per la musica se crea dei brani da solo e riesce a suonare ad orecchio tutte le melodie che sente mentre la sorella non è capace? Ci fu una riunione a casa dell’insegnante la quale disse: non sapevo che Carlo compone dei pezzi, fatemeli sentire. Così io suonare un brano che avevo composto e lei disse: questo procedimento di quinte paralle è tipico di Puccini, si vede che ha copiato. Io pensai: cosa c’entrano i pulcini? Perché di Puccini non avevo mai sentito neanche il nome! Comunque i miei decisero che anche io dovevo continuare e così questa tortura andò avanti ancora qualche anno finché mia madre decise di farci cambiare insegnante. Questi furono i primi sette anni del mio rapporto con la musica.
Il fatto che io avessi l’orecchio assoluto fu scoperto dopo sette anni dall’inizio dal professore che cominciò a prepararmi per l’esame di solfeggio, il quale si accorse che avevo una estrema facilità nel fare il dettato musicale e sospettò subito la presenza appunto dell’orecchio assoluto, così mi mandò in un’altra stanza e suonò delle note, poi mi chiese che note erano ed io ovviamente risposi perfettamente, poi ripete’ l’esperimento con gruppi di note più complessi e dopo pochissimi minuti mi disse: tu hai l’orecchio assoluto, ed infatti io quando sentivo i suoni li riconoscevo per nome: do, mi bemolle, fa diesis, la, si naturale etc.

  • Maestro, prima di essere un direttore d’orchestra era un musicista, credo che non le bastava, quale è stata la spinta?

lo stimolo ad intraprendere la direzione d’orchestra e’ derivato da una parte dall’aver coltivato insieme allo strumento lo studio della composizione, dall’altra il fatto di aver cominciato a vent’anni, appena diplomato, a lavorare in teatro e di essere rimasto affascinato dalla figura di alcuni Maestri con cui ho avuto la fortuna di lavorare insieme.

  • Per arrivare ai suoi livelli, ci sono voluti anni di studi e sacrifici, un mondo complicato, competitivo, difficile, non è mai stato sul punto di mollare?

Musicista, in qualche modo, si nasce e non è possibile abbandonare la cosa per cui nutri la tua più grande passione, sarebbe qualcosa di innaturale. D’altro canto è vero che il mercato del lavoro per i musicisti è un ambiente pieno di difficoltà e di figure ambigue e spesso fanno più strada quelli che hanno un particolare talento nel curare i contatti e le conoscenze con le persone che hanno potere in questo settore. Anche per questo spesso nella storia abbiamo avuto esempi di grandi musicisti che sono stati costretti ad emigrare per cercare un ambiente più favorevole e propizio dove il proprio talento potesse essere meglio apprezzato e compreso rispetto al paese d’origine.

  • Il suo un curriculum è di tutto rispetto, ha lavorato in tutto il mondo, dove si è trovato meglio?

Un concerto sinfonico o una produzione lirica sono attività che coinvolgono un importante numero di persone. Per questo la riuscita dell’evento dipende molto dalla qualità, dalla serietà e dalla precisione del lavoro organizzativo, oltre che dalla qualità dei musicisti e dei solisti che si hanno a disposizione. In ogni paese troviamo luoghi di eccellenza e realtà con profili artistici meno importanti, e ciò in virtù del fatto che di solito hanno sovvenzioni più limitate e quindi meno possibilità di investire in qualità. Devo dire che in America ( USA e Canada) la serietà e la professionalità nel modo di lavorare sono davvero fuori dal comune. Ciò non toglie che si lavori benissimo anche nella maggior parte dei paesi europei e nei paesi asiatici più sviluppati.

  • Cosa consiglierebbe ai giovani che vogliono diventare musicisti?

Ai giovani musicisti si può consigliare di viaggiare il più possibile ed andare a studiare nelle grandi città dove normalmente si ha la possibilità di andare in un Teatro di livello internazionale e di ascoltare le migliori orchestre ed i migliori solisti del mondo. Inoltre è molto importante e stimolante approfondire la conoscenza di altre culture e anche di più lingue, conoscere altri sistemi di studio e di approccio verso la materia. Tutto questo cercando ovviamente di entrare in contatto con gli artisti e i didatti di chiara fama e capacità.

  • Lei è ospite come direttore del teatro dell’opera di Seul, è spesso in Corea?

Si può dire che la Corea è un Paese per me molto familiare, anche perché mia moglie è coreana. Per questo Seoul è una seconda patria per me, anche perché sono molto affascinato dalla cultura orientale e dalla capacità di questo popolo di capire ed amare la nostra arte. Negli anni ho maturato la convinzione che questa popolazione abbia delle capacità particolari nella pratica della musica e ciò è dimostrato anche dal fatto che una altissima percentuale dei vincitori dei più importanti concorsi internazionali di esecuzione musicale sia formata appunto da giovani coreani. Inoltre ammirano molto noi italiani per il nostro modo di essere e di vivere, per il nostro stile e per la nostra passione oltre che per l’immenso patrimonio artistico che abbiamo ereditato dai nostri avi, per cui mi trovo benissimo in quel paese orientale e vengo trattato con molto riguardo e rispetto sia in ambito lavorativo che nella vita di tutti i giorni.

  • Sicuramente avrà un grande musicista preferito, e fonte di ispirazione, chi è?

Avere dei modelli è tipico della fase giovanile dell’attività artistica; man mano che si avanza verso la maturità diventa sempre più importante la meditazione, la ricerca introspettiva e la continua evoluzione del pensiero in base alle proprie esperienze. Da ragazzo ho avuto varie figure che ho ammirato molto per quanto riguarda la direzione d’orchestra, primo fra tutti forse Arturo Toscanini, ma anche molti altri grandi direttori come Tullio Serafin, Claudio Abbado, Herbert Von Karajan, Carlos Kleiber, solo per citare i più noti. Fra i compositori sento un’affinità speciale con Verdi, ma mi trovo molto a mio agio anche con Puccini, Rossini e Donizetti per quel che riguarda l’opera e con tutti i grandi classici a partire da Mozart fino a Shostakovic, passando per Beethoven, Brahms, Schubert, Schumann, Tchaikovsky, Ravel, Mahler, Stravinski etc.

  • Lei ha dei progetti e dei sogni da tirare fuori dal suo cassetto?

Ho avviato un progetto molto interessante a Seoul in collaborazione con mia moglie che è una produttrice di eventi musicali, si tratta de “La Bottega dell’Opera”, ovvero un centro teatrale dove i più giovani ( cantanti, direttori, pianisti, registi) imparano il proprio mestiere lavorando insieme a chi ha più esperienza. È bello tramandare ai nuovi talenti tutto ciò che si è appreso per esperienza diretta nell’arco di vari decenni di studio e lavoro. Mi piacerebbe che questo progetto si possa sviluppare ed ingrandire sempre di più e proiettarsi su più continenti. Fra i miei prossimi impegni devo dirigere la Tosca al Teatro Vittorio Emanuele di Messina, La Traviata a Seoul, la Turandot a Spoleto e vari concerti sinfonici in diversi paesi europei ed asiatici.

  • Io la ringrazio per questa bellissima intervista, il mondo musicale è affascinante e pieno di stimoli. Dire che la musica è vita è una verità, se non ci fosse, il mondo sarebbe silenzioso, morto. Tutto ciò che è in natura è musica, noi, non facciamo altro che leggerla. Grazie Maestro Carlo Palleschi

Articolo di Marina Donnarumma. Roma 24 novembre 2022.

https://www.facebook.com/carlo.palleschi.9

Abitare se stessi di Stefania Formicola

Stefania Formicola – scrittrice

Foto : Stefania Formicola

ABITARE SE STESSI di Stefania Formicola (Articolo pubblicato sulla Rivista “Spiritus Domini” – Anno 86 n.11 Novembre 2013)
01.12.2013 19:20

Entrare in Dio rende accessibile dimora anche al proprio io!

Nell’omelia della veglia di Copacabana durante la Giornata Mondiale della Gioventù con Papa Francesco a Rio de Janeiro lo scorso luglio, il concetto di costruzione è stato preso a prestito dalle parole di san Pietro perché ciascuno sia pietra viva dell’ edificio spirituale, quel pezzetto della costruzione utile e necessario quando, al cader della pioggia, non causi infiltrazioni ed allagamenti.

Per costruire una casa occorrono innanzitutto le fondamenta ( è l’ impegno nel basare la propria struttura interiore), i pilastri ( è la fede, speranza e carità a reggere la struttura), le pareti (è la consapevolezza nel cozzare spesso in avversità e difficoltà d’ogni sorta in contrasto con la realtà interiore), il tetto ( è la sicurezza che alcuna ruspa mai potrà demolire).

In Matteo 7,24-25 si legge: “Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia”.

Il colpo di piccone per dare decisivo senso alla propria vita è mettere al centro Dio; è come disporre di un cantiere che, attraverso le cose operate con le mani impastate nella grazia divina, danno corso a quei lavori che impegnano ed affaticano fino allo stremo ma ne vale certamente la pena se ci si vuole abitare con gioia e per amore.

Alcune componenti si uniscono alla materia unica ed originale di ciascuno nella ferrea paiola della struttura interiore: educativa, psicologica, emotiva e spirituale. E’ nell’infanzia prima e poi nell’adolescenza che si stabiliscono le basi che ne determinano il futuro di se stessi ma sarà nell’età adulta che se ne delineano i perimetri di quanto si è andati costruendo durante gli anni trascorsi.

Le figure che scalpellano in qualche modo lo sviluppo di questa abitazione interiore sono fondamentalmente i genitori, parenti, educatori, amici o nemici mediante legami ed aiuti più o meno intensi e duraturi che solidificano o ne ammollano il progetto di riferimento.

Gli  impulsi comportamentali, pertanto, come cemento armato, si imprimono in se nella misura direttamente proporzionale agli esempi ed ai valori assimilati. In altri termini si può affermare che le fondamenta saranno buone quando la struttura edificata riuscirà  a reggersi su se stessa in caso contrario necessiterà di ospitalità o soggiorni più o meno lunghi nelle dimore altrui. E’ il caso di tanti centri di accoglienza, di riabilitazione, case famiglie, case di cura, case circondariali…

Laddove un abitacolo è minato da pietre d’inciampo o infiltrazioni lo si scoprirà attraverso tante forme di disagi, patologie comportamentali, malesseri esistenziali, instabilità emotive, insicurezze e vulnerabilità.

Ciò che sostiene tutta la casa sono i pilastri, livella vitale derivante da una salda fede, tenacia speranza ed operosa carità cristiana perché credere è vivere queste tre virtù per salire ed abitare i piani più alti della struttura stessa.

Costruire muri permette però, da un lato di delineare confini e formare ambienti indipendenti, dall’altro di accedere a nuovi spazi arredati di armonia  superando i varchi degli ostacoli, avversità, difficoltà ovvero tutto ciò che osa chiudere il passaggio alla vita interiore, vita che come filo a piombo, ha la sua inclinazione ed il suo peso perché deve aprirsi e non chiudere lo sguardo per fissarlo e fermarlo nello stesso posto, imprigionandosi in se stesso. L’idea di edificare deve essere neppure quella di innalzare case più belle delle altre perché si rischia di aggiungere al calderone la malta delle competizioni, delle gelosie, delle sopraffazioni che minano così, poco a poco, se stessi ed in taluni casi il terreno altrui per non lasciare spazio ai progetti di Dio.

Quando il campanello dall’arme suona stridente ed assillante nell’anima, occorrerà trovare una chiave d’accesso per aprire la porta del cuore, visitare le stanze dell’anima, gettare via gli scheletri dagli armadi, ripulire e rimettere in ordine da cima a fondo. Di qui tirare fuori dai cassetti i propri sogni e spalancare le finestre sul mondo così che anche al buio, nel cuore della notte, sia sempre accesa la vivida lampada che faccia luce a tutta la casa per illuminare e tergere gli aloni segnati dalle maschere dell’ inganno e dell’ipocrisia onde specchiarsi nel chiaro volto di Cristo anche quando l’immagine riflessa non ci assomiglia affatto.

L’importanza di un attento ascolto retrospettivo ed introspettivo proietta verso ciò che circonda la realtà, tetto che sovrasta l’intera dimora  e che fornisce riparo in ogni istante della crescita personale e sociale soprattutto durante le più terribili e temibili calamità della vita.

Abitarsi è soprattutto esprimersi nella verità per stare bene ed in pace con se stessi, trattasi pure nelle sole quattro mura di casa. Quante pesantissime pietre, dunque, occorrerà gettare durante i lavori in corso per non fossilizzare ed intralciare la costruzione poiché la durezza di cuore è cumulo di sassi , è intonaco incrostato sull’anima. Abbattere ogni limite, inoltre, allarga i propri pertugi al punto tale che la pietra scartata diviene finanche testata d’angolo!

La lettera di san Paolo apostolo agli Efesini dichiara: “Fratelli, voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito”.

In una sì tale e forte struttura la direzione spirituale è affidata al Capocantiere che insiste ed incita sempre a rimboccarsi le maniche, sporcarsi le mani e mettere le dita nelle piaghe dolorose: di qui la costruzione di nuovi edifici o l’ammodernamento e ristrutturazione a quella già avviata; poi…quando, a colpi di martello, sarà necessario abbattere e lasciare, è giunto il tempo di ricominciare.

In Spiritus Orationis il beato Giustino,  nel ricalcare la necessità di scoprire o riscoprire la propria autentica vocazione, annota: “Ecco che ogni volta che si bussa alla porta della nostra famiglia spirituale mi sento bussare al cuore dolcemente e il cuore, ancor prima della porta, si apre al nuovo venuto.
E diviene mio, più che fratello e amico, carne della mia carne e ossa delle mie ossa e io non riesco più a separarmene senza strazio fisico e morale, il più crudele che mai” però…il più giusto che mai, essendo “se stessi” un diritto più che un dovere, legge matura e responsabile per divenire parte di quel  tutto con l’ entrare, abitare ed invitare altri a farvi ingresso. Gesù, infatti, chiede che la sua casa (la Chiesa vivente) sia una casa per tutti così grande da poter accogliere l’intera umanità  e contemplarla con amore dalla terrazza del cielo.

Maggiori informazioni https://fedebook.webnode.it/news/abitare-se-stessi-di-stefania-formicola-articolo-pubblicato-sulla-rivista-spiritus-domini-anno-86-n-11-novembre-2013-/

👇👇👇
http://nonsolopoesiarte.art.blog/2022/11/24/abitare-se-stessi-di-stefania-formicola/

http://alessandria.today/2022/11/24/stefania-formicola-abitare-se-stessi/

FIDUCIA, di Silvia De Angelis

In questa era, in cui si avvicendano fatti incredibili e non sempre dal finale positivo, siamo tutti sospettosi e portati a non dare molta fiducia al nostro prossimo.

Molti anni fa la gente era più semplice e ben pensante, oggi per svariati motivi, tra cui anche la tecnologia veloce ed esasperante, è avvenuto un peggioramento mentale nelle persone, davvero preoccupante.

Poca educazione, cultura minima, crescente malessere interiore, e tanta insoddisfazione, tutti elementi che non contribuiscono, nel loro complesso, ad una buona crescita della personalità.

In  questa società turbolenta è difficile, muoversi con serenità, e trovare appigli positivi, cui far capo, con momenti di benessere.

Normalmente si cerca di frequentare persone di vecchia data, più affidabili, cercando di fare un’attenta analisi delle nuove conoscenze, per non trovarsi, poi, in situazioni ingarbugliate, che ci metterebbero, di sicuro, a disagio.

Sembrerebbe strano, ma anche le persone del condominio, in cui abitiamo  a volte sono inaffidabili, con i loro atteggiamenti subdoli, e incomprensibili, e soffermarsi a un veloce buongiorno sembrerebbe la cosa migliore da fare…

Comunque non fa bene allo spirito, essere sempre diffidenti, e guardinghi…..allora cerchiamo di affidarci anche al nostro istinto interiore, che, certamente, ci trasmetterà una sensazione positiva se siamo nei pressi di una persona, che, almeno in parte, meriti la nostra fiducia….

@Silvia De Angelis 

Benjamin Clementine con poesie di René Char

ascolta e leggi

almerighi

A occhi chiusi e nello sforzo di prendere sonno,
vedo brillare, sul fondo delle mie palpebre,
una brace: è l’anima ostinata,
il relitto lampeggiante
del naufragio glorioso del mio giorno.

*

Il banco d’ocra
.
Tornavamo alle strade
per terre d’ombra e rampe di sangue.
Il timone dell’amore non ci sorpassava,
non ci precedeva più.
Aperta la tua mano,
me ne hai mostrato le linee:
vi sorgeva la notte.
Vi ho deposto una minuscola lucciola
affinché brillasse sul solco della vita:
anni di rinunce s’illuminarono di colpo
sotto quella lampada vivente
infatuata di noi.

*

La carta della sera
.
Una volta ancora l’anno nuovo ci confonde gli occhi.
La veglia è di alte erbe che non hanno amore
se non col fuoco e la prigione che mordono.
Poi saranno le ceneri del vincitore
e il racconto del male.
Saranno le ceneri dell’amore.
La rosa selvatica
che sopravvive a presagi…

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Cultura: Paesaggi di città” Mostra fotografica, di Fabio Decorato

Alessandria, pubblicato da Pier Carlo Lava 

Social Media Manager – https://alessandria.today/

Paesaggi di città” Mostra fotografica di Fabio Decorato al wine bar Fermento dal 30/11/2022 al 08/01/2023

Il wine bar Fermento, in via Pistoia 48 ad Alessandria conclude l’annata di eventi artistici, con una suggestiva mostra fotografica curata da Alberto Del Sarto.

Protagonisti di questa performance sono i paesaggi urbani di Fabio Decorato, fotografo con una lunga esperienza nella comunicazione d’impresa e istituzionale, con aziende, enti pubblici e organizzazioni internazionali.

La mostra comprenderà shots inediti e dei suggestivi test di stampa fine art delle precedenti esposizioni AL 2020 Il Nemico Invisibile e Carezze, tenutesi durante le restrizioni Covid. Per chi non conosce il lavoro di Decorato, sarà l’occasione per scoprire una città “bella come noi alessandrini forse, troppo spesso dimentichiamo sia”.

Paesaggi di città si aprirà con un vernissage mercoledì 30 novembre, per proseguire fino all’8 gennaio 2023 e sarà visitabile gratuitamente negli orari di apertura del locale.

Fermento con questa esibizione di fine anno si colloca in prima fila come promotrice di pregevole offerta artistica in città. Dopo Christo projet e Piero Gilardi, si propone come una delle poche vetrine indipendenti anche grazie alla collaborazione con Soave Arte Moderna e Contemporanea. 

The ink black heart, di Robert Galbraith

Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri

Maria Teresa Petrone

TITOLO: The ink black heart

AUTORE: Robert Galbraith

Torna la coppia di investigatori creati dalla prolifica penna della mamma di Harry Potter, in una nuova indagine lunga ben mille pagine. La storia ha suscitato polemiche, perché sembra riflettere le vicende personali dell’autrice legate ai messaggi di odio circolati sui social in seguito a sue affermazioni ritenute transfobiche.

Infatti il caso a cui lavorano Cormoran e Robin è l’omicidio di una giovane donna che ha creato un cartone animato diffuso su youtube, che ha avuto tanto successo da essere stato opzionato da Netflix. Il cartone è ritenuto razzista e omofobico, e l’autrice riceve da tempo messaggi d’odio e minacce di morte.

Gli investigatori devono scoprire le identità degli haters più attivi sui social, per individuare l’assassino, tra pedinamenti, twitter, instagram e un gioco online, non sempre facile da seguire.

La vicenda è complessa e interessante. Fa riflettere su quanto facile sia diffondere odio online, sull’influenza che i social possono avere sulla vita reale, sul rispetto delle minoranze.

Al di là dell’indagine, quello che apprezzo di più è il rapporto che nel corso dei 6 romanzi si è creato tra la giovane Robin, con un brevissimo matrimonio alle spalle, e uno Strike che nonostante le sue dimensioni appare fragile, incapace di gestire una relazione duratura a causa di un passato sfortunato e tormentato, figlio non voluto di una star del rock, soldato mutilato in un’azione di guerra.

È chiaro che entrambi provano qualcosa l’uno per l’altra, ma entrambi sono frenati dal timore che un fallimento della loro relazione porterebbe alla rottura del loro sodalizio lavorativo e soprattutto della loro sincera amicizia. E posso dire per esperienza che si tratta davvero di un grande dilemma!

In ognuno dei romanzi della serie i due si avvicinano fin quasi a toccarsi – qui nelle prime pagine li vediamo festeggiare il compleanno di Robin, con Strike che prova a baciarla e lei che si tira indietro bruscamente – per poi allontanarsi di nuovo.

Chissà se dentro queste mille pagine riusciranno, oltre che a risolvere il caso, a mettere da parte i timori e ammettere i loro sentimenti?

Leggere Lolita a Teheran, di Azar Nafisi, Adelphi

Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri

Fabrizio Zaccarini

Leggere Lolita a Teheran, di Azar Nafisi, Adelphi.

Tante cose in queste libro del 2006 e, oggi, di straordinaria attualità. La forza della Ietteratura come mappa per conoscere e conoscersi; la negazione del corpo femminile in favore di una moralità iperbolica, ma incapace di sfondare la più millimetrica superficialità; la ricerca, il peso e la repressione della libertà ferocemente assetata di sangue; noi capaci di abituarci a tutto; il rapporto con il nostro paese, la nostra storia e i nostri legami più intimi; ma anche un qui che soffoca e un altrove che fa sognare una vita, non perfetta, ma almeno che si avvicini ad essere normale.

Ecco! Vi auguro proprio di prenderlo in mano (e di leggerlo).

Se lo farete per tanti e tante in Iran sarà come un vero regalo. Per loro!!!

Aldous Leonard Huxley (Godalming, 26 luglio 1894 – Los Angeles, 22 novembre 1963)

Enrica Bocchio

Aldous Leonard Huxley (Godalming, 26 luglio 1894 – Los Angeles, 22 novembre 1963). In un discorso tenuto nel 1961alla California Medical School di San Francisco, Huxley disse che

“ci sarà in una delle prossime generazioni un metodo farmacologico per far amare alle persone la loro condizione di servi e quindi produrre dittature, come dire, senza lacrime; una sorta di campo di concentramento indolore per intere società in cui le persone saranno private di fatto delle loro libertà, ma ne saranno piuttosto felici”.

Vittorio Sermonti, traduttore di Virgilio e Ovidio, moriva 6 anni fa.

Enrica Bocchio

Vittorio Sermonti, traduttore di Virgilio e Ovidio, moriva 6 anni fa.

“Imbecilli ci sono sempre stati, dappertutto, tra i vecchi e tra i giovani. Viviamo tempi spudoratamente volgari. Ma ogni generazione ha le sue plebi.

Mia moglie ed io siamo insieme da trent’anni e il nostro rapporto è stato di gratitudine e ammirazione reciproca. Qualche volta litighiamo, ma io so che, grazie a lei, andrò verso la morte senza spavento. Mi scoccia un po’ il morire, ma non provo angoscia. Sostengo che questa signora che viene quando vuole e ti sorprende in realtà non c’è. La fine non esiste. Ci sono le persone che a un certo punto se ne vanno e con le quali non hai più rapporti: vengono sfilate, creano una ferita, ma poi la ferita si rimargina”.

Lo scopo della lettura, di Cinzia Perrone – Autrice

Lo scopo della lettura

Tanto tempo fa, c’era un insegnante che aveva tanti studenti.

Un giorno, uno dei suoi studenti gli chiede

Ho letto moltissimi libri, ma ho dimenticato tutto quanto. Qual è lo scopo della lettura?

Sentendo quella domanda, l’insegnante rimase zitto.

Da lì a pochi giorni, l’insegnante dette allo studente un setaccio logoro ed in bruttissime condizioni.

L’insegnante gli chiese di recarsi nel fiume vicino per portargli l’acqua.

Allo studente non piacque affatto questa richiesta, ma non poté rifiutare.

Si recò sulle sponde del fiume, riempì il setaccio di acqua ed iniziò il suo viaggio di ritorno.

Qualche passo dopo aver iniziato a camminare, tutta l’acqua che prima c’era nel setaccio è andata via attraverso i buchi.

Tornò sulle sponde del fiume a riempire di nuovo il setaccio.

Fece questa cosa tutto il giorno, ma non riuscì a portare a termine il compito.

Ritornò dall’insegnante e disse con l’espressione tipica di chi dice di aver fallito: “Non sono capace di portarle l’acqua con questo setaccio. Sono proprio una delusione!”

Il suo insegnante gli sorrise.

“no, non hai fallito”.

Gli indica il setaccio.

“è diventato come nuovo. Quando tentavi di portarmi l’acqua, si è pulito”.

Gli spiegò il reale motivo dietro a tutto ciò.

Disse: “Mi hai chiesto il reale scopo della lettura se non ricordi cosa hai letto; Ora, considera questo esempio.

Setaccio = intelletto

Acqua = scibile umano

Fiume = libro

Se non ricordi tutto quello che hai letto, è perfettamente normale!

Nonostante ciò, la tua mente sarà diventata più lucida.

La lettura ha un impatto notevole nella nostra mente, nel nostro cervello.

Ti aiuta ad essere una migliore versione di te stesso. Avviene nel tuo subconscio.