Così nudo muto indifeso
si mostra il grande albero
privo della sua chioma viva
d’intrecci, di nidi e segreti .
Tende le scarne braccia nel
grigio stagnante del mattino
a chiedere che cessi la frusta del vento.
Ma dentro in sottile segreto
scorre la linfa vogliosa di dieci,
cento nuove primavere. Sopporta
una finta morte in attesa di resurrezione.
Fosse così la vita dell’uomo
non sarebbe tanta pena
vivere stagioni morte nel gelo
che pietrifica il raggio di sole
e fa dei giorni manciate di
foglie secche trasportate nel caos.
Il mulinare impietoso del vento senza pace
frusta il cuore e lo spoglia dei nidi di sogni
ma nelle foglie resta la traccia di verde,
di rosso, di giallo per accendere voglie
non ancora del tutto sfiorite.
