“L’EQUILIBRIO di BEN-ESSERE”: METAVERSO – a cura di CIPRIANO GENTILINO

rubrica di Cipriano GentilinoLe recenti notizie di nuovi progetti, nuovi assetti proprietari e molti licenziamenti nel mondo dei social sono la spia dell’inizio di una crisi nel mondo della comunicazione e della preparazione ad una nuova fase della rivoluzione digitale.
Il metaverso è un elemento di questa nuova fase.

Nel romanzo di fantascienza post-cyberpunk Snow Crash, edito nel 1992, lo scrittore N.Stephenson immaginava un mondo parallelo a quello reale, un meta- universo o metaverso, localizzato nello spazio cibernetico dove i soggetti interagivano attraverso i propri avatar.

Come spesso accade con quanto immaginato dagli scrittori di fantascienza il metaverso è oggi una realtà in rapido divenire non solo su Facebook ma anche su molte altre piattaforme digitali specializzate nella creazione di spazi virtuali caratterizzati da una architettura tecnologica che prevede la integrazione osmotica, in un’unica realtà mista, tra la realtà effettiva, quella virtuale e quella aumentata.

Di fatto una nuova realtà senza soluzione di continuità con le altre e quindi con una notevole credibilità, personalizzazione e possibilità immersiva. Una realtà mista che cambia ulteriormente il già complesso rapporto tra cervello ed esperienza digitale e rispetto alla quale dobbiamo porci sia domande per intravedere possibili sviluppi positivi sia dubbi e precauzioni in termini di saluta mentale.

Tra questi almeno due.

Una sempre maggiore fluidità nella integrazione delle realtà può farle collassare in un’unica realtà?
E ancora, potrà il metaverso modificare i nostri meccanismi cognitivi e la cambiare la nostra idea di realtà? (Riva, 2022)

Domande che esigono risposte ma principalmente conoscenza dei meccanismi perché ci siano chiari prima di essere invasi da una tecnologia che sta già interessando molti mercati da quello immobiliare a quello dei videogiochi a quello delle mostre di arte fino alla video video poesia e che è sostenuto dall’utilizzo delle criptovalute.

Un nuovo mondo di scambio e commercio di oggetti digitali NTF ( Not Fungible Token ), un nuovo mondo  finanziario quindi che, proprio per questo, si potrebbe sviluppare con neocapitalistica rapidità .

D’altro canto oltre agli aspetti finanziari e commerciali non mancano esperienze di tipo artistico e culturale, dall’avatar che presenta una mostra di quadri a quello che recita le sue poesie agli avatar degli invitati in spazi digitali concordati.

Esperienze che si accostano ad altre più bizzarre e che ci danno anche l’idea della pervasività e della possibile frattura col reale non scevra da pericoli per la salute mentale come quella del medico giapponese che sposa il suo amato ologramma o come il matrimonio tra una coppia di avatar indiani con la presenza di tanti avatar invitati tra i quali c’è anche quello del padre morto da tempo.

In quest’ultima esperienza è evidente il rischio di inoltrarsi in un universo di realtà che sono miste non solo tra reale e digitale ma anche tra reale e fittizio.

Come infatti c’è una negazione della realtà nel padre morto che presenzia al matrimonio può esserci, per persone psicologicamente vulnerabili, un vissuto di sdoppiamento della realtà per scarsa capacità di integrare un accadimento nella realtà mista virtuale-reale-aumentata.
É allora possibile l’autoinganno di essere soltanto un avatar slegato dal reale concreto immerso in un vissuto pre o addirittura psicotico dissociativo dove la consapevolezza di sé e del sé interno si sdoppia o si disintegra in esperienze di derealizzazione e depersonalizzazione.
La capacità infatti di potere percepire in un continuum simultaneo tre realtà senza che questo collassi è ancora oggetto di studi filosofici. In particolare il filosofo australiano Chalmers nel suo studio “Realtà +: i mondi virtuali e i problemi della filosofia” sostiene che la realtà virtuale è genuina perché in grado di determinare esperienze significative come avviene nel mondo fisico corporeo.
Tentativo, il suo, che apre l’ipotesi di espansione del nostro attuale senso di realtà attraverso il mondo digitale ma che va ancora meglio definito non solo in ambiti neurofisiologici e psicologici ma anche con attenzione alle attitudini e alle esigenze personali.

Alcuni studi sperimentali in ambito di neuroscienza sono comunque giunti alla conclusione che il tipo di corpo virtuale indossato da un individuo-avatar in un contesto da metaverso induce nella persona cambiamenti di percezione, cognizione e comportamento come se immergersi nel corpo digitale di un altro possa determinare l’illusione di possederne le proprietà e le capacità e quindi attivare dei processi di cambiamento.
E’ evidente come sia possibile ipotizzare che abitare, in questo contesto, uno stereotipo positivo possa determinare mutamenti nelle attitudini sociali. Si pensi ad abitare un corpo di un colore diverso, di una età diversa, di sesso diverso, di cultura diversa. Sono questi, in termini psicosociali, le positività del nuovo spazio del metaverso. Questo nuovo altro universo dove si può almeno sperare che si riducano pregiudizi e discriminazioni come quelli razziali o come quelli verso il mondo femminile. Certo non basterà il metaverso né per abolire il razzismo e la violenza sulle donne. Ci vorranno ancora lotta, cultura, civiltà e partecipazione consapevole.
Per questo motivo concludo ricordando che il 25 novembre ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Un invito a partecipare tutti nella nostra quotidiana realtà di tutti i giorni che è più, molto di più di ogni metaverso.
Cipriano Gentilino

“Non dimenticare la questione femminile” di Lorenzo Fiore

Mi pare opportuno proporre l’articolo scritto dal prof. Lorenzo Fiore, collaboratore della nostra rivista, che si focalizza sulla questione femminile e sulla considerazione che il ruolo della donna, oggi, necessiti di fatti concreti e basati sulla correttezza e imparzialità. Segue un Sonetto che riguarda direttamente le donne, scritto da Lorenzo Fiore, tratti da Conti aperti con il Mondo.

Sono convinto che la questione femminile sia di grande importanza e attualità, e che oggi ci siano le condizioni materiali per darle concrete e soddisfacenti risposte. Penso anche che queste sarebbero positive per gli stessi uomini, che potrebbero confidare in rapporti affettivi più pieni e soddisfacenti, con compagne non afflitte da un senso collettivo di oppressione e dall’esigenza di reagire in qualche modo (senza tener conto della sussistenza di antichi e talvolta sofisticati meccanismi di difesa).
Tuttavia, le mie conoscenze sul tema sono insufficienti, e i libri letti non vanno molto al di là de Il secondo Sesso, quindi mi scuso per le banalità, errori e ingenuità che saranno presenti in quanto segue.
Dovrei forse, per ragioni di formazione personale, iniziare con gli aspetti biologici, che tuttavia mi sembrano tanto evidenti che il parlarne può significare soprattutto un richiamo alla loro importanza. Sta in primo piano la funzione riproduttiva, fondamentale in tutti i viventi ma che nella specie umana non si limita alla deposizione di qualche uovo nella sabbia, per poi ricoprire il tutto e allontanarsi. La gestazione, il parto, l’allattamento sono funzioni esclusive femminili, e sulle donne ha prevalentemente gravato anche la successiva cura del piccolo e del suo benessere affettivo.
Le differenze anatomiche e fisiologiche fra donne ed uomini sono vistose, e non possono non accompagnarsi a inclinazioni e tendenze nella sfera psicologica, adeguate in mole e importanza all’essenzialità della funzione. Questo comprende anche i caratteri comportamentali maschili, anch’essi conformati all’esigenza primaria del successo riproduttivo.
Tuttavia, il comportamento della specie umana è plastico ed adattabile, come testimoniano gli innumerevoli tipi di organizzazione sociale che si sono succeduti nel tempo e nello spazio, nei quali le donne hanno vissuto in condizioni assai diverse; da una situazione, come nell’antica e democratica Atene, poco superiore a quella dei numerosi schiavi, a ruoli anche prestigiosi e importanti, ad esempio, se non prendo un abbaglio, nella Francia degli ultimi secoli.
Ne consegue che la biologia e l’evoluzione non determinano barriere insormontabili nei confronti di progetti di rinnovamento sociale, ma rendono molto complessa e difficile la situazione, che richiede pazienza, intelligenza e saggezza, e non può essere volontaristicamente affrontata con il letto di Procuste.
D’altro lato, le potenzialità umane sono forse tuttora largamente inespresse (qualcuno diceva che siamo ancora nella preistoria), e ciò vale particolarmente, per ragioni storiche, nel caso del sesso femminile; una considerazione che può generare un coinvolgente invito all’operare creativo.

Ma con quali iniziative pratiche?
Il percorso che si prospetta non ha, mi sembra, punti di approdo preordinati, se all’obiettivo dell’uguaglianza, magari improntata all’imitazione del mondo maschile attuale, si preferisce come guida – anche in accordo con quanto sopra brevemente notato – il principio di parità di diritti e opportunità.
Su questa via molti progressi sono stati fatti, e si deve operare perché altri possano seguirli; nella prospettiva che attraverso una vasta sperimentazione, in cui si esprimano liberamente aspirazioni e inclinazioni, possa essere raggiunto un buon equilibrio di partecipazione maschile e femminile alle diverse attività. Senza che questo significhi predominio maschile nei ruoli più importanti, anzi non è improbabile che ne deriverebbe uno femminile; nel quadro comunque di un complessivo arricchimento sociale.
Ovvi al riguardo gli interventi negativi: rimuovere le cause ostacolanti, assicurare libertà di scelta. Qui il percorso sembra avviato, anche se con difficoltà e conflitti.
Ma più difficili appaiono gli interventi positivi, fra i quali potrebbero avere una decisiva importanza quelli educativi, volti in primo luogo a favorire capacità, fiducia e aspirazioni, in un quadro di rispetto e comprensione reciproci.
Abbastanza distinta e separata, ma fondamentale, mi appare la questione del rapporto fra uomini e donne entro la sfera affettiva-sessuale.
La materia è esplosiva, e viene coinvolto in modo non sempre controllabile il profondo. L’evoluzione ha concentrato qui, e a ragione, tutti i suoi mezzi più potenti (per parlare figurato). Sono messe in questione la felicità e l’autostima. E la situazione è particolarmente complicata nel mondo attuale, nel quale il sesso ha acquisito un’importanza esorbitante, mentre altri modi di realizzazione personale sono poco praticabili.
Non sorprende quindi che, specialmente in soggetti deboli o con patologie psichiche, si possano verificare casi distruttivi estremi, che spesso si rivolgono anche contro lo stesso autore, e talvolta si concludono con un suicidio.
Sono ovviamente eventi orribili e inaccettabili, e la loro frequenza attuale allarma. Ma forse sarebbe richiesto un più attento esame delle singole situazioni, e in qualche caso alla condanna sarebbe giusto unire la pietà.
Non va poi sottovalutato che oltre a questi casi estremi ce ne sono molti altri meno vistosi, ma che affliggono tante persone.
Gli strumenti di attenzione e intervento esistenti richiedono certo un potenziamento ed una valorizzazione; tuttavia anche in questo caso, mi sembra, dovrebbero essere parallelamente sviluppate iniziative educative capaci di offrire a donne e uomini un riferimento equilibrato e rasserenante, inclusivo anche degli aspetti affettivo-sessuali. Ma qui si aprirebbe la complicata questione del rapporto fra interventi educativi e libera spontaneità individuale, fondamentale in un campo così delicato.Va considerato, infine, che ogni progettualità dovrà collocarsi entro la realtà attuale, nella quale appare in corso una rovinosa regressione antropologica, al cui termine potremmo trovarci in una nuova povertà, economica, sociale e culturale.
Da qui un invito ad affiancare la giustificata competizione fra i sessi con lo sforzo per un’attività solidale di uomini e donne, che eviti che la parità, anche se ottenuta, si collochi in un panorama condiviso ma degradato. Lorenzo Fiore

Fascination 

All’uso d’armi di fascinazione

di massa viene la donna istruita

da natura e da lunga tradizione,

e ne sa far ricorso nella vita.

 

Ma se trascura la sua dotazione,

per scegliere una via scabra ed ardita,

può adire inusitata dimensione,

seppure a rischio d’esserne ferita.

 

E se rivolge poi serena cura

agli arsenali suoi ma non ne abusa,

e una vita più ricca e più matura

 

cerca, ed intelligenza e impegno usa,

può attinger grazia che all’uomo è negata,

di forza e gentilezza rischiarata.

 Lorenzo FioreSonetto tratto da L.F. Conti aperti con il Mondo, YCP, 2020

CULTURA

Controluce: 20 novembre, giornata mondiale dei diritti dei bambini. La lacrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento, quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra”. Gianni Rodari.

Date: 20 novembre 2022Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

20 novembre 2022 Roma articolo di Marina Donnarumma

Oggi la giornata dei diritti del bambino, ieri un ‘altra giornata di non so cosa, cosi ogni giorno. Giornate dedicate ai diritti di chi non ha diritti, e continua a non averne. Mi domando a cosa servono queste giornate? Lo domanderei ad ogni bambino affamato, seviziato, mutilato, violentato, povero, assetato.

Lo vorrei domandare a tutti quei bambini orfani negli orfanotrofi, che non vengono adottati a causa di pratiche burocratiche, e ipocrisia, perchè su di loro ci lucrano, visto che lo stato versa fior di soldoni per il loro mantenimento. Adottare un bambino italiano pressochè impossibile, poi da un genitore single ancora peggio. Allora che dovrei dire a chi rimane vedovo o vedova dovrebbero essere tolti i bambini? Che mondo ingiusto, doloroso, bambini che si prostituiscono, che si drogano con la colla per resistere al freddo, bambini venduti per pochi soldi, bambini che fanno la guerra, bambini, bambini, non merce. Bambini a cui viene negata l’infanzia, destinati dalla nascita a morire, a una vita di violenza, bambini, si bambini! Nelle miniere per 10 12 ore, infilandosi in cunicoli strettissimi, a raccogliere semi di cacao, per pochissimi soldi, per cui a stento mangiano, se mangiano! Bambini che stanno ore e ore con le gambe incrociate a fare nodi ai tappetti che noi compriamo, a cui viene negata l’istruzione, bambini che non sanno cosa è l’amore, perchè la povertà abbrutisce ogni cosa, e non mi venite a raccontare due cuori e una capanna! Conflitti, povertà e crisi climatica a peggiorare quello che è già peggio. Nel mondo vivono più di 400 milioni di bambini in aree di conflitto, dai 10 ai 16 milioni di bambini costretti a lavorare e sposarsi, più di 220000 bambine e ragazze muoiono durante gravidanze e parti perchè sono il risultato di matrimoni precoci.

Senza soffermarmi a tutte le brutalità a cui vengono sottoposti i bambini, si i bambini! Oltre 345 milioni di persone non hanno accesso al cibo a sufficienza per poter sopravvivere, il fatto che alcuni lavorano non cambia nulla, sono pagati talmente poco che il risultato è lo stesso. 14 milioni di bambini sotto i cinque anni rischiano e muoiono di fame. In Italia? Un popolo di bambini che hanno enormi difficoltà tra l’indifferenza delle istituzioni, le difficoltà che hanno in casa, economiche, per mangiare, per vestirsi, per praticare uno sport, che non è un lusso ma una forma importante di socializzazione.

Allora quanto pesano le lacrime di questi bambini? Le hanno le lacrime, il fiato per piangere a parte la pancia grossa e il loro corpo scheletrico ? Io rimango senza parole per queste giornate false ed ipocrite. Non serve ricordarlo, perchè si mangia tutti i giorni e se non si mangia si muore, e non si muore solo di quello. Un bambino ha diritto ad un infanzia di giochi, non ad imbracciare un fucile, un bambino ha diritto a un infanzia di giochi, non ad imbellettarsi per prostituirsi ad un perverso! Lavorare per 10 12 ore al giorno, dormire all’addiaccio è la negazione assoluta di qualsiasi diritto. Allora dico a tutti quelli che li sfruttano, li uccidono, li violentano, a quelli che hanno la pancia sazia di ogni ben di Dio, abbiate pietà di questa infanzia, tutti noi dobbiamo avere pietà e non per un giorno, ma per sempre.

La lacrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento, quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra”. Gianni Rodari.

I bambini della guerra hanno occhi scuri vellutati.
Hanno gote sporche di terra e sentieri chiari di lacrime.
Hanno fame, hanno freddo,
non vedono il sole.
Non conoscono la luna e le stelle.
Non hanno prati fioriti, dove possono correre,
Hanno macerie di case e cadaveri da seppellire.
Non hanno scuole per imparare,
ma mitra da imbracciare,
bombe da lanciare,
innocenza da negare.
Non sognano regali di Natale,
dormono nelle cantine buie
e aspettano la pioggia,
nelle pozzangere possono bere.
Sognano di morire,
almeno in paradiso possono mangiare.
Non hanno scarpe, i loro morti sono senza.
Una sola scarpa che fa piangere,
un lamento che arriva fino al cielo.
Un lamento di madri vestite di nero e di dolore,
di padri che non li hanno difesi.
Il cielo scuro, di fumo acre,
di sangue, di bombe e distruzione, senza nessuna giustificazione.
Una nenia disperata!
per ogni bambino che non gioca, per ogni bambini mutilato,
per ogni bambino senza infanzia, senza pane,
violati, a piedi nudi, sporchi di fango, senza scarpe,
le hanno perse ai piedi del mondo, che li culla già morti,
li culla e piange,
li culla e piange! Iris G. DM

Articolo di Marina Donnarumma . Roma 20 novembre 2022

CULTURA

Sguardo animale di Flavia Sironi. 20 novembre 2022. Articolo di Flavia Sironi

Date: 20 novembre 2022Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

𝗚𝗶𝗼𝗿𝗻𝗮𝘁𝗮 𝗺𝗼𝗻𝗱𝗶𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝘃𝗶𝘁𝘁𝗶𝗺𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝘁𝗿𝗮𝗱𝗮.

Oggi 20 novembre nella giornata mondiale delle vittime della strada vorrei parlare degli incidenti causati dai cani abbandonati in balia del proprio crudele destino.

Molte persone perdono la vita o peggio restano immobili in un letto per gli incidenti stradali che sono in continuo aumento.

C’è chi guida in stato di ubriachezza, chi sotto gli effetti della droga, chi per avere forti emozioni si lancia per le pubbliche strade in una folle corsa senza pensare a ciò che potrebbe accadere, provocando danni gravissimi o persino la morte di terze persone vittime della pazzia altrui.

Un altro problema, causa di tantissimi incidenti soprattutto in autostrada, sono i cani randagi abbandonati da individui senza scrupoli.

A volte vengono legati al guard-rail a volte lasciati vagare liberi, dipende dall’ispirazione del momento del crudele compagno di vita.

Può capitare che il malcapitato venga investito, succede anche che chi si trova di fronte il povero animale per evitarlo sterzi improvvisamente facendo un frontale con un altro mezzo proveniente dalla carreggiata opposta e può accadere che i coinvolti restino gravemente feriti o perdano la vita.

Spesso l’animale investito viene lasciato morente lungo la strada, praticamente l’autista “tira dritto” perché secondo la sua brutale logica pensa che “tanto è solo un cane”.

Così è successo alla mia cagnolona razza pastore tedesco.

E’ stata investita e lasciata morire lì proprio dove l’hanno travolta.

Per sua fortuna gli umani non sono tutti uguali, non tutti pensano “è solo un cane” o è solo un gatto, perché la stessa sorte succede anche a tantissimi gatti, sia che siano abbandonati, sia che siano di colonia.

Grazie ai volontari è stata recuperata, curata, passando dal carrellino alla fisioterapia per poi finire in un canile e attraverso le super adozioni del cuore una fantastica volontaria, tata Stefania che mi ha già donato tre cani meravigliosi, con la staffetta da Catania è giunta sino a me.

Seguitemi perché Stefania scriverà per noi quali sono i problemi legati al randagismo del sud.

Stampella ha la colonna vertebrale deviata e saldata non si sa come, una zampa offesa, ma ha una volontà di ferro, tant’è vero che Gino, il mio veterinario di fiducia ortopedico, non si capacita del fatto che cammini, anzi corra.

Stampella ha un’ incredibile voglia di vivere.

Con lei ho altri tre cani, i suoi fratelli che tormenta incitandoli a giocare e due gatti.

Unica differenza è che Stampella, a parte all’area cani e nel suo giardino, non è mai libera completamente ma legata o alla linea oppure alla lunghina e quando la portiamo in montagna scegliamo percorsi poco difficoltosi.

Stampella nuota, è uno spasso vederla galleggiare sempre legata alla lunghina o al guinzaglio scorrevole.

Ovviamente a differenza del resto del branco le facciamo fare tempi di recupero maggiori rispetto agli altri comodamente sdraiata sul divano.

Avete avuto anche voi esperienze di questo genere? Avete voglia di parlarne? #camminacolcane#sguardoanimale#canidiinstagram#gattineri#gatti#canifelici#caniche#gattinicarini#gattini#canidivertenti#sguardoanimalediflaviasironi#flaviasironi#giornatamondialedellevittimedellastrada#canile#gattile#canifeli#canifelici#canichelove#canicross#sportcinofili

AMATE GLI ANIMALI. LORO SAPRANNO SEMPRE RIPAGARVI. CHI HA LA CAPACITA’ DI AMARE GLI ANIMALI, HA LA CAPACITA’ DI AMARE QUALSIASI CREATURA APPARTENGA A QUESTO MONDO, A COMINCIARE DA SE STESSI, TUTTE LE CREATURE FRAGILI, BISOGNOSE. AMARE E’ SEMPLICE E GRATUITO, E’ SEMPLICE!

Articolo di Flavia Sironi. 20 novembre 2022

sguardoanimale.wordpress.com

Sui test di ammissione a medicina, sui quiz e sui test…

Il problema non è che  mancano i medici in Italia perché ci sono i test d’ingresso e il numero chiuso nella facoltà di medicina. Secondo gli esperti questo è dovuto al cosiddetto “imbuto formativo”, cioè all’insufficiente numero di borse di studio per laureati in medicina. Le questioni casomai sono altre: quando lo Stato deve fare una selezione? Non sarebbe  meglio se la scrematura avvenisse esclusivamente in  base al vero merito e all’impegno, ovvero in base al profitto degli studenti? Non  è discriminatorio il numero chiuso? Non è contro il diritto allo studio?  Certamente il diritto di essere curati da medici capaci e competenti è sacrosanto e imprescindibile (e viene prima del diritto allo studio), ma siamo davvero sicuri che quei test d’ingresso verifichino oggettivamente le capacità e il talento dei candidati? Siamo tutti d’accordo che la selezione deve esserci, ma non è che ancora una volta ci facciamo abbindolare dalla presunta scienza dei quiz e dei test, come se potesse essere verità assoluta e dare responso certo e definitivo su un giovane, che voglia intraprendere lo studio della medicina? Siamo veramente sicuri che quei test d’ingresso siano il modo migliore per selezionare i migliori? Ne siamo veramente certi? Da dove nasce questa fiducia smisurata nei test? Senza ombra di dubbio sono il metodo più economico, più sbrigativo, più democratico (apparentemente perché mette tutti nella stessa condizione). Un tempo i test li chiamavano reattivi carta e matita. Ma siamo sicuri che sia il migliore, quello che cioè ci dice la verità sulle capacità e la preparazione di quei candidati? Alcuni studiosi potrebbero snocciolare una gran mole di dati sulla predittività dei test di ammissione e su correlazioni significative tra resa dei test d’ingresso e profitto universitario. Però c’è il rischio tangibile della profezia che si autoavvera a cui potrebbero essere soggetti i professori: visto che gli studenti sono stati ritenuti migliori con i test  allora li potrebbero considerare tali a priori, valutando meno severamente i loro studi. E ancora perché affidare gran parte della selezione ai test quando questo compito potrebbero svolgerlo i professori? Alcuni potranno rispondere in questo modo: allo stato attuale delle conoscenze i test e i quiz sono il modo migliore per selezionare i candidati. Ma anche se fosse cosa dire del costo proibitivo per la preparazione a quei test di ammissione? E ancora mi chiedo se è meglio avere dei laureati in medicina disoccupati oppure la mancanza di medici in periodi di crisi, di emergenza, come durante la pandemia? Così come mi chiedo se lo Stato contempla adeguatamente il numero di medici, formati in Italia, che vanno a lavorare all’estero, e il numero di medici italiani, formati a Tirana o nei Paesi dell’Est, che vengono a lavorare in Italia? Certamente qualcuno potrebbe ritenere sensatamente che la facoltà di medicina metta alla prova i candidati esattamente come qualsiasi scuola di eccellenza italiana. Però la selezione non deve diventare troppo esclusiva perché altrimenti ci sarebbe davvero la carenza di medici italiani. Non è  che alla base di tutto domina incontrastata la diffusissima sottocultura dei quiz e dei test, il cui primo postulato è che in base a queste prove si può individuare gli intelligenti ed escludere quelli non validi? Siamo veramente sicuri che vengano scelti i migliori ed esclusi i peggiori?  Il problema a riguardo è che questa fiducia nei test si perpetua perché coloro che diventano professori avendo superato un test di ammissione da studenti ritengono che questo sistema sia giusto ed esatto. Ma non è tutto ciò una convinzione fondata su una percezione errata, dato che la cosiddetta scienza dei test e dei quiz ha dei limiti metodologici evidenti e noti a chi abbia masticato un poco di psicologia delle differenze individuali?