I giovani contestano: non vogliono essere valutati perché vogliono essere uguali “Gabriella Paci

 Tutti abbiamo presente la rivoluzione fatta di giovani studenti universitari nel 68 contro le caste dei professori e la disuguaglianze nella valutazione dovuta al ceto sociale o al nome del candidato e il costo delle tasse che impedivano a meritevoli di potere proseguire negli studi.

Oggi di nuovo i giovani scendono in piazza ed occupano le università a causa della decisione del presidente del consiglio Giorgia Meloni di accorpare il dicastero dell’istruzione con la meritocrazia. La motivazione che ne ha dato lo stesso ministro in questione Giuseppe Valditara è:” non demonizzare il merito, valorizzare i talenti e le capacità degli studenti a prescindere dalle condizioni di partenza”.

Ma i giovani non ci stanno e scendono in piazza e occupano le università in nome …dell’uguaglianza. Ma allora perché cercare di ottenere voti alti o studiare in facoltà o università  ritenute di livello?

Non è una dichiarazione nuova, quella di voler garantire a chi lo merita di distinguersi e di veder riconosciuti i propri meriti: questa ha raccolto consensi sia da destra e dalla sinistra liberale ,essendo una  dichiarazione neutra che deve ridurre i vantaggi ereditari o economici che siano. Molti però vedono in questo una nuova strategia per la diseguaglianza perché non è chiaro quali siano “i meriti” che dovrà avere una persona: talento ? Volontà? Capacità nel raggiungere risultati o velocità …? Il concetto di merito dunque potrebbe assumere varie connotazioni e ammesso si raggiungesse un accordo valido sulla definizione del merito, sarebbe ancora difficile individuare e giudicare tali requisiti. Dunque il concetto di merito appare nebuloso ,eppure la “meritocrazia “ è stata associata a qualcosa di giusto ,di equilibrato,di salvifico nei confronti degli abusi di certe persone.

Merito vs uguaglianza

Ma qual è il rapporto tra merito ed eguaglianza ? Pare evidente che il merito svincolerebbe i singoli dalle condizioni sfavorevoli di partenza ,offendo loro opportunità di successo (che andrebbe meglio definito) e che  essendo più talentuosi ,si distinguerebbero dagli altri. Ma questo non è forse di nuovo disparità o diseguaglianza? Infatti, la distribuzione dei talenti e delle doti personali è paragonabile alla distribuzione dei premi in una lotteria e tali attributi difficilmente possono essere interpretati come un merito dei singoli o correlati alle loro responsabilità. Anche l’idea di offrire a ogni persona le stesse opportunità di partenza, al fine di distribuire le risorse disponibili e le posizioni sociali attraverso il criterio del merito, non mette al sicuro da critiche. Ancora una volta, andrebbe innanzitutto chiarito che cosa si intende quando si parla di eguali opportunità di partenza.

Alcuni obiettano inoltre che ,ammesso che si possano ridurre drasticamente le disparità e garantire una medesima situazione di partenza,questo legittimerebbe un percorso fortemente individualistico e fortemente agonistico. Non il superamento dunque delle diseguaglianze, bensì la formazione di una nuova gerarchia sociale dominata dalla “classe” dei più meritevoli. Una delle principali conseguenze di questo modello sarebbe la rilettura in chiave morale delle diseguaglianze, secondo una prospettiva che lega indissolubilmente il successo e l’insuccesso alla responsabilità personale, senza tenere conto dei tanti fattori che sfuggono al controllo dei singoli. Dunque una diseguaglianza tra meritevoli e non meritevoli che potrebbe essere imputabile all’appartenenza a famiglie desiderose di far emergere i figli di generazione in generazione grazie alla volontà di successo che le caratterizza  e alle loro disponibilità economiche.

La diversità è in natura

C’è comunque , a detta di altri,la volontà di “appiattimento verso l’omologazione al  ribasso “ di chi nega che, comunque,in ogni ambito sociale, ci sono persone più o meno capaci e dunque meritevoli di progredire o aver opportunità consone alle loro capacità .Tutti gli adulti che occupano posti di impegno e di professionalità e che non hanno avuto il favore del denaro o del cognome,sanno che è con la fatica e l’impegno,unitamente alla loro capacità che si sono conquistate quel posto.

Una sana competizione,volta  a mettersi in gara ed accettare sconfitte ,riconoscendo i propri limiti, fa parte da sempre di un processo chiamato “di formazione “ o “maturazione personale. Gli stessi studenti,inoltre  parlano di “ingiustizia “ se un insegnate assegna una  valutazione non adeguata alla prestazione data o allo svolgimento di un compito

Tutti sappiamo bene che non siamo tutti ugualmente predisposti allo studio o all’apprendimento di certe abilità e che questo fa parte della tanto decantata “diversità” di cui però non si vuole tenere conto quando si critica la “meritocrazia”.

Senza un distinguo tra chi è capace  e chi non lo è nello svolgimento di un compito e nel raggiungimento di un obiettivo nel miglior modo possibile e nel tempo opportuno non ci sarebbe più un qualcuno che ha il ruolo di leader ed è in grado di operare scelte e conquiste  proficue per la comunità oltre che per se stesso: nessuno deve essere spento nella sua voglia di progredire e di distinguersi e se questo è essere discriminante lo è la stessa natura che ci fa nascere diversi per sesso, aspetto fisico,indole e capacità psichiche e mentali.

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RINASCITA

quandolamentesisveste

Riscoprirti ora
quando una dolcissima inerzia
interferisca
sull’intento di sempre.
Circostanziale
ora
quel tuo aspetto famoso
inaspettatamente
lascia fraintendere
un che di fascinoso e occulto
che giochi
sul gheriglio di commozione
forse in letargo da qualche tempo.
S’amplia la visura
d’un pregiudizio antico
votato sullo schiudersi di labbra
non più barcollanti
ma assai decise
in un sentiero bagnato
in cui mosto vermiglio
sciolga una densità prediletta
alla sua rinascita….
@Silvia De Angelis

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La più bella storia d’amore di Luis Sepulveda

Bellissima poesia di Sepulveda

almerighi

Luis Sepúlveda Calfucura (1949 – 2020) è stato uno scrittore, giornalista, sceneggiatore, poeta, regista e attivista cileno naturalizzato francese.

L’ultimo suono del tuo addio,
mi disse che non sapevo nulla
e che era giunto
il tempo necessario
di imparare i perché della materia.
Così, tra pietra e pietra
seppi che sommare è unire
e che sottrarre ci lascia
soli e vuoti.
Che i colori riflettono
l’ingenua volontà dell’occhio.
Che i solfeggi e i sol
implorano la fame dell’udito.
Che le strade e la polvere
sono la ragione dei passi.
Che la strada più breve
fra due punti
è il cerchio che li unisce
in un abbraccio sorpreso.
Che due più due
può essere un brano di Vivaldi.
Che i geni amabili
abitano le bottiglie del buon vino.
Con tutto questo già appreso
tornai a disfare l’eco del tuo addio
e al suo posto palpitante a scrivere
La Più Bella Storia d’Amore
ma…

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Due parole su blog, literary blog, riviste online, polemiche letterarie (consigliando il libro di Gilda Policastro)…

Innanzitutto blog è un abbreviativo di web log, letteralmente sito che tiene appunti. Il blog ha avuto successo negli Stati Uniti. Ormai è conosciuto anche da noi da anni. Viene da chiedersi subito: perchè aprire un blog? Ritengo che chi apre un blog lo faccia prima di tutto per comunicare le sue opinioni e le sue considerazioni sulla società odierna. Il blog è un angolo di web in cui dare sfogo a una parte di sé stessi, a ciò che si ha dentro. Alcuni l’hanno paragonato a un diario senza lucchetto. Certo è anche un modo di apparire, di far conoscere le proprie ansie, i propri turbamenti e i propri scazzi a persone prima irraggiungibili, perché lontane geograficamente. In molti blog ci sono annotazioni diaristiche, sensazioni, opinioni sul mondo attuale, articoli di giornale. Spesso un blog ben fatto è una via di mezzo tra il diario e il giornalismo, tra la community e la raccolta di link. Gli autori dei blog sono persone che vogliono comunicare in modo diretto e in modo giovane. Sono liberi pensatori che solamente un decennio fa non avrebbero trovato nessun sbocco. I blog in Italia attualmente sono migliaia e migliaia; forse aumenteranno ancora. Sono certo che aumenterà a dismisura anche quella che in gergo si chiama la fuffa. I blog aumenteranno per un motivo molto semplice: perché per creare un blog non c’è bisogno di conoscere l’html o altri linguaggi informatici specifici. Inoltre il blog rispetto al classico sito web è più semplice da creare ed è anche più dinamico. In un blog si possono mettere più scritti rispetto a un sito. Per fare un sito occorre anche dosare le forze, operare certe scelte, essere parsimoniosi. Ad esempio fare un sito personale di 500 pagine significa caricare troppo di link la home page e rendere più lente le visite del sito. Allo stesso tempo il blog è meno dinamico e più egocentrico rispetto alla mailing list, al gruppo Yahoo, al gruppo Facebook, al gruppo Msn. Nel blog il vero protagonista è l’autore stesso, anche se ci sono i commenti dei post. Inoltre nella mailing list frequentata un messaggio appare per poche ore. Spesso ci sono altre persone che postano e i visitatori leggono i messaggi più frequenti. Nella mailing list frequentata i messaggi si accavallano, si susseguono, si sovrappongono. Un intervento quindi cade subito nell’oblio. Nel blog l’intervento rimane per svariati giorni. Potremmo quindi teorizzare che il blog sia il giusto mezzo di comunicazione delle proprie sensazioni e delle proprie idee. E poi mi faccio una seconda domanda: perché i navigatori del web visitano i blog? Io penso sia per il voyeurismo. Probabilmente sono una sorta di guardoni telematici, che curiosano nei blog per sapere qualcosa di piccante o di interessante sulla vita sentimentale, sessuale e sociale delle persone. E’ anche vero d’altro canto che ci sono blog di aspiranti giornalisti o blog che trattano di letteratura, ma -ahimè- a quanto mi è stato dato di vedere questi siti non sono molto frequentati: non interessano quanto la tanto deprecata fuffa.

Un tempo esistevano le riviste letterarie cartacee. Ma da qualche anno a questa parte con l’avvento di internet è avvenuta una trasformazione: dalle riviste letterarie cartacee siamo passati alle riviste letterarie online, spesso aperiodiche per evitare di essere catalogate come testate giornalistiche. D’altronde i visitatori purtroppo sono più dei lettori per diverse ragioni: il disinteresse degli italiani alla lettura, l’oligarchia delle grandi case editrici, le difficoltà delle librerie indipendenti. Per chi possiede un sito letterario può essere particolarmente motivante e divertente accrescere la popolarità del proprio angolo virtuale. Un tempo i webmaster cercavano alla rinfusa link perché l’importanza di un sito internet veniva valutata in base alla link popularity. Oggi invece devono essere più accorti, il gioco si è fatto leggermente più sofisticato perché la rilevanza di un sito internet si basa su una serie di algoritmi che calcolano non solo la quantità dei link, ma anche la qualità e la pertinenza. Dal 2000 a oggi ho potuto constatare la proliferazione di siti letterari per aspiranti, emergenti o sedicenti poeti. I più snob ritengono che ciò vada a discapito della qualità letteraria, personalmente sono dell’idea che questo fenomeno sia un’ulteriore prova incontrovertibile della democraticità del web. Nessuno ha ancora pensato di vietare a critici letterari e italianisti di fare il proprio lavoro. Inoltre anche nel sito letterario più dilettantesco e scalcinato di un gruppo di adolescenti si deve valutare la buona fede e la passione, che animano i gestori di tale sito. I maligni sosterranno che ciò che spinge molti autori alla creazione di un sito sia solo narcisismo, ma personalmente ritengo che sia una forma di narcisismo molto più nobilitante di quella che spinge a fare le veline o i tronisti. Ognuno deve avere diritto ad uno spazio reale o virtuale in cui esprimersi. Internet è l’editore più democratico che esista. Il visitatore deve saper scegliere in questa dimensione parallela sconfinata. Non bisogna nemmeno dimenticarsi che oggi i caffè letterari e i salotti non fanno più letteratura, mentre artisti e scrittori oggi sempre più frequentemente si scambiano e-mail e collaborano a siti letterari.

Penso alle parole del poeta Aldo Nove, che recentemente ha dichiarato: “Se Pasolini fosse vivo, oggi avrebbe un blog”. Tagliamo subito la testa al toro: non tutti quelli che hanno un blog letterario sono Pasolini. Anzi per ora di Pasolini non ne ho trovati. Ma c’è anche chi da anni e anni certifica la morte dei blog letterari. E allora quale tra le due è la verità? A chi dare ragione? Il blog va bene per un autore per svariati motivi: per l’espressione delle sue idee, per veicolare più facilmente dei messaggi, per autopromuoversi. Anche collaborare a un blog collettivo può andare bene per gli stessi identici motivi. In fondo Pulsatilla, al secolo Valeria Di Napoli, non avrebbe venduto 300000 copie con il suo primo libro se non avesse gestito un blog frequentatissimo. A onor del vero diverse blogstar sono riuscite a compiere il passaggio, sono diventati bestselleristi. Altre hanno venduto molto di meno, ma sono approdati all’editoria di qualità. Certo per scrivere ci vuole un minimo di costanza. Bisogna avere un minimo di ideazione. Bisogna aggiornare il blog con continuità. È un impegno che si prende. È richiesta almeno la conoscenza basilare della lingua italiana, bisogna saper scrivere un minimo correttamente senza fare strafalcioni ed errori madornali (che poi le incertezze e i refusi toccano anche ai più attenti e meticolosi). Si deve stare più attenti alle leggi perché si esce fuori dalla bolla social e i post restano sui motori di ricerca. Bisogna autocensurarsi talvolta. Bisogna fare attenzione. Scrivere comporta molte controindicazioni e molte implicazioni. Bisogna ponderare e valutare tutto. Non si può certo scrivere ciò che passa per la testa. Ma la scrittura è libertà di espressione. Non solo ma se il Dsm comprende tra le varie dipendenze il sesso, la televisione, Internet, eppure la scrittura e la lettura non vi vengono annoverate. Scrivere e leggere non fa male, anzi è terapeutico. I pazienti vengono curati dagli psicoterapeuti con la psicosintesi e la biblioterapia. Quindi è solo un topos letterario quello di Don Chisciotte che impazzisce per i libri, che non corrisponde a realtà. Leggere fa bene. Aumenta le connessioni cerebrali. Fortifica l’intelligenza (qualsiasi definizione le si voglia dare). Arricchisce il vocabolario e più parole si conosce meno probabilità si ha di essere “fregati” dai padroni e più si è in grado di elaborare la realtà, come notò Don Milani. Ma poi gli stessi che giurano sulla morte dei literary blog sono anche gli stessi che cercano disperatamente i like sui gruppi Facebook! Literary blog come Nazione Indiana hanno fatto la storia del web italiano. Nei primi anni 2000 per farsi una certa reputazione poetica bisognava avere pubblicato qualcosa su Nazione Indiana perché la redazione era selettiva e nei commenti non veniva risparmiato nessuno, a nessuno venivano fatti sconti. Sui literary blog un tempo nascevano molte polemiche, in cui ci potevano essere duelli all’ultimo sangue tra trolls che si firmavano Paperino e professoresse universitarie. Consiglio a tutti a tale riguardo di approfondire l’argomento con il seguente libro: “Polemiche letterarie: dai Novissimi ai lit-blog” di Gilda Policastro (Carocci, 2012). Inoltre oggi i literary blog sono sempre visitati, ma è difficile partire da zero, partire dal nulla. È difficile creare traffico, attrarre visitatori. È sempre più difficile il posizionamento sui motori di ricerca. È sempre più difficile attrarre lettori con il passaparola. Ci vogliono soldi e/o pazienza e/o impegno. Bisogna a ogni modo dedicare una certa quota parte del proprio tempo libero. Sorge spontaneo un interrogativo: ne vale la pena di versarsi in questa attività non remunerativa per comunicare qualcosa a qualcuno, che in buona parte dei casi non si conosce? Il destinatario spesso se ne sta nascosto nell’anonimato. E poi siamo sicuri che qualcuno non percepisca in modo errato il nostro messaggio, il nostro contenuto? È un rischio che va messo in conto, ma che non è quantificabile né oggettivamente calcolabile. Per ora nessuno è stato perseguitato per un blog. Bisogna fare mente locale per una rapida analisi dei costi/benefici. Che cosa si vuole trovare con un blog o con una collaborazione? Soldi? Il partner? Legittimazione culturale? Lavoro? Oppure si è contenti di fare una cosa che ci piace con passione? Forse quest’ultima cosa non è già molto?

CULTURA

3° ed ultima parte. Manuela Cadoni, il libro : ”Hai mai atteso lo sbocciare di un fiore?” Emy’s word: la scrittrice che ascolta il mare e il suo cuore.

Date: 16 novembre 2022Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Articolo di Marina Donnarumma 16 novembre 2022

Io sono una fan della parola, mi rendo conto che le parole possono farti bene, tanto male, tanta gioia, lacrime, risate. Le parole possono essere fiore o coltello, calde eaccoglienti come una tazza di caffè, fredde come l’ultima glaciazione. Hanno un fascino speciale, misterioso, come i numeri, le costellazioni, sono sempre e comunque nel bene e nel male, multicolori.


Io mi sento come una ricercatrice, in questo caso di parole, e la mia mente e il mio cuore frenano bruscamente, facendo attrito quando trovo qualcuno che , in qualche modo mi colpisce. Emy’s words, le parole di Emy, una pagina che mi ha colpito, per i contenuti immediati, Emanuela Cadoni e le sue frasi, direi una poesia in pillole di impatto, che comunicano gioia di vivere, passioni, emozioni, veramente vibranti. Percepisci una donna vivace, grintosa, romantica, un pò guerriera, ma con una grande sensualità e di un fascino di cui lei stessa è consapevole, ma anche le persone con cui comunica, percepiscono.
Tutto ciò che scrive, è lei, per conoscerla fatelo attraverso le sue parole. Definirei la sua poesia, uno shortino, lo bevi e poi ne vuoi un altro. Una personalità colorata e non tra le righe, lei che ascolta il mare come una musica e l’accorda al suo cuore. Aggiungerei per finire, una solarità che trasmette in ogni sua chiave di lettura.

“Tutti hanno diritto alla propria favola… la mia è da qualche parte in attesa di essere scritta.”
Emanuela Cadoni.

Se vorrai camminare con me,
dovrai muoverti lentamente.
lo sono colei che si fermerà
ad ogni passo,
per attendere il risveglio del sole,
per ammirare il cielo
e la danza leggera delle nuvole
che lo colorano.
Hai mai atteso
lo sbocciare di un fiore
o prestato ascolto
a un soffio di vento
che ti accarezza il viso?
Hai mai atteso
l’attimo in cui la luna
fa capolino all’orizzonte
e gioca con le ombre?
Come hai potuto non
“vedere”
fino ad oggi?
lo mi fermo.
Ti fermi con me?

-Emanuela Cadoni 
©Copyright L. 633/1941

Non lasciare
che si spenga
La “musica” che hai nel cuore. Emanuela Cadoni

Componi con i tuoi passi
La musica della tua vita
E fanne poesia. Emanuela Cadoni

MANCA
Il suono remoto che scandaglia la musica dolce e il profumo del mare,
il vento che carezza docile questo mio sentire ..
Mi manca
il luogo dove tutto ritorna com’era, l’aria, la polvere che si alza per
tornare sotto una luce nuova.
Avete mai ascoltato il mare?
A me manca
Il mistero di quella grigia luna
che si illumina di poesia e bacia il mare, quel tramonto che
sempre mi fa tremare
Mancano
Le stelle che con le nuvole
giocano a nascondersi
e poi farsi vedere
lasciatemelo dire
fatemi credere che giochino per me
Mi mancano
quei colori che brillando
sulla pancia del mare
sono rose
che l’infinito mi regala ..
Mancano
Quelle mani e gli abbracci che scaldano il cuore, che fanno paura quasi a dimenticare
Mi manco ..
Ma non smetto di sospirare
questo mio dire, sentire
che non è certo sopravvivere
Ma vive
e non voglio
e non posso
dimenticare. Emanuela Cadoni

Vivi la vita a tempo di musica
Quella che batte nel tuo cuore.
Nota dopo nota
hai costruito tu la scala
che ti ha condotto dove sei ora
con i valori e la frequenza
di ogni singola emozione. Emanuela Cadoni


Ti sembrerà
di non avere vissuto,
di avere sprecato il tuo tempo,
e allora voltati; osserva le impronte che hai lasciato lungo il cammino, quelle che restano nei cuori di chi, anche se solo per un istante, è stato al tuo fianco in questo viaggio meraviglioso che è la Vita. Ora prosegui
e semina impronte! Emanuela Cadoni

La mente ha gli strumenti
ma è il cuore a dirigere l’orchestra. Emanuela Cadoni

Mi chiedo,
A volte,
Quando la tristezza mi raggiunge
E mi avvolge nel suo spietato abbraccio,
Dove vanno a finire le parole che scrivo ..
Chissà se il vento, quello buono,
Te le consegna .. intatte. Emanuela Cadoni

Ci sono incontri
che non ti aspetti
Situazioni nelle quali ti ritrovi
senza sapere come,
ma mentre le vivi
Ti cambiano dentro ..
I ricordi
cedono spazio al presente
e il domani si colora ..
Non fa più così paura. Emanuela Cadoni

Articolo di Marina Donnarumma. 16 novembre 2022

Emanuela Cadoni Emy’s words: la scrittrice che ascolta il mare e il suo cuore. 1°parte.

2° parte l’intervista. Emanuela Cadoni. Emy’s words: la scrittrice che ascolta il mare e il suo cuore. https://alessandria.today/2022/11/14/2-parte-lintervista-emanuela-cadoni-emys-words-la-scrittrice-che-ascolta-il-mare-e-il-suo-cuore/

https://alessandria.today/

https://alessandriaonline.com/

https://www.facebook.com/Iris-G-DM-849689865369742/

Lucia Triolo: movenza

abitatore della carne?
il corpo
schiaffeggia la terra su cui non posa
mai abbastanza e
il movimento è un flusso cieco
come di donna

chi soffre le cose che io soffro?
non ci sono esempi
a nuotare
non testi da recitare
non soprassalti nel camerino
dimenticato

perdi le scarpe le calze
i piedi
ansimano i piedi?
e tu cosa ne sai?

divieni soffio d’ascia per
quanto dura
il gesto

non più!