EN LA NOCHE DEL SUEÑO, por Pippo Bunorrotri

Alessandria, pubblicato da Pier Carlo Lava – Social Media Manager – https://alessandria.today/

EN LA NOCHE DEL SUEÑO

Publicado el  por Pippo Bunorrotri

En la noche del sueño

él te quiero

se apaga

en el silencio.

Él te amo,

rendido sin consuelo

se abraza al recuerdo

dejándose arrastrar

por el viento del olvido.

Las ausencias desorientan

nuestro desasosiego.

Las ausencias nos persiguen

en las cuevas oscuras

de los sueños.

La realidad nos confunde

en la soledad de tu ausencia

donde el quejido

es el sonrojó de la espera.

La penumbra de la noche

esconde las sombras

de mi pesar,

en el cuenca

de mis ojos

encuentras

nuestro sueño.

Pippo Bunorrotri.

INTERVISTA ALLO SCRITTORE GREGORY SPIS (a cura di Izabella Teresa Kostka)

INTERVISTA ALLO SCRITTORE POLACCO GREGORY SPIS (a cura di Izabella Teresa Kostka)

Il mondo è immenso, anche se ultimamente sembra così piccolo e facile da conquistare con un semplice clic sullo schermo di uno smartphone o di un computer. I percorsi umani divergono dal punto di partenza e si incrociano in modi strani, favorendo gli incontri in realtà lontane nonostante le radici comuni. Esattamente così è accaduto a me e a Gregory Spis. Siamo due connazionali e, a vario titolo, abbiamo costruito le nostre vite in due mondi diversi e distanti dalla nostra Patria: Gregory in Inghilterra, io in Italia. Nonostante le frontiere, ci siamo incontrati e conosciuti attraverso la letteratura, la poesia e… lo schermo di un computer digitale. In seguito, con grande piacere, ho deciso di scoprire qual è l’altro punto di vista, quello “britannico” di Gregory Spis: poeta, scrittore e traduttore, uomo di brillante intelligenza, penna ironica e radici polacche.


1) I.T.K.: Un vecchio proverbio indiano disse: “Viaggiando per conoscere paesi lontani, ogni volta si scopre un nuovo continente”. Da giovane fanciullo sognavi lunghi viaggi e una vita piena di sfide? Hai scoperto la “tua” America?


G.S.: Sì, come ogni bambino e ogni adolescente! Nella mia infanzia non c’era né Internet né tutti questi gadget, smartphone, ecc. Era come pura fantascienza per me, quindi stavo sfogliando l’atlante geografico, sognando i paesi in cui mi piacerebbe andare. Per me il GPS e l’applicazione Google Maps, dove puoi controllare il luogo in cui vuoi andare prima di partire, è una rivelazione ma, a volte, è un peccato che l’elemento sorpresa non sia più così importante. Comunque i tempi cambiano! Quando ero bambino mi piaceva leggere “Le avventure di Sindbad il marinaio”, mentre più tardi, già da adolescente, ho iniziato a interessarmi all’Inghilterra e agli Stati Uniti e, grazie alle canzoni e alla musica moderna, anche alla lingua inglese. Ho sognato di andarci. Come sapete, ai miei tempi non era facile. A vent’anni volevo viaggiare e volevo trascorrere almeno un anno in ogni capitale d’Europa per migliorare le mie competenze linguistiche: Roma, Parigi, Bonn, Berlino, Madrid e la mia Londra. Ovviamente non sono riuscito a fare questo viaggio come il mitico “Sindbad il marinaio”. E non perché non ci sia mare tra la Polonia e Roma o Parigi e mi fosse impossibile partire per una crociera spontanea per inseguire i miei sogni! Sono stato in questi paesi molte volte, lavorando come traduttore o in vacanza, ma come sappiamo, la vita a volte ci gioca brutti scherzi e non potevo permettermi di trascorrere un anno intero in ognuna di queste città. Un altro scherzo del destino è accaduto a Londra. Volevo restarci soltanto per un anno e, all’improvviso, sono trascorsi 15 anni! Quando si tratta di “scoprire l’America”: tutto è proprio come quello che sappiamo all’inizio. Euforia, infatuazione, gioia, e poi, più rimaniamo in un determinato ambiente e le realtà della vita offuscano le nostre attrazioni turistiche, iniziamo a scoprire questa nostra America in modo ironico: “Oh mamma! Ho scoperto l’America! Strano anche per me!”. Sfortunatamente, la prosa della vita è la stessa ovunque e la misura in cui ci colpisce dipende dal nostro potere onirico interiore, dalle capacità di ingannare noi stessi e dall’attitudine di fingere che certe cose non esistano. Sono un maestro nell’autoinganno e, spesso, scappo dalla realtà verso il mondo della poesia: una specie di illusione, dove tutto è proprio come piace a me.


2) I.T.K.: Parli fluentemente cinque lingue: polacco, inglese, italiano, francese e tedesco. Sei come un camaleonte che cambia pelle, adattandosi all’ambiente circostante. Esatto, l’argomento dominante di questa intervista è “Altri mondi, altri modi”. La tua vita è legata all’Inghilterra, dove risiedi di recente. Dal punto di vista di un uomo mondano, qual è la differenza tra la mentalità slava e la mentalità inglese, tra il modo di essere un uomo del continente e un isolano? Siamo fatti della stessa materia, della stessa carne?


G.S. : Ahah! Riguardo a questa padronanza delle lingue, devo ammettere che in questa frase sei andata un po’ troppo oltre la realtà! Inglese e italiano sì, quando si parla di linguaggio colloquiale e letterario, sì. Ovviamente tralascio traduzioni o colloqui specialistici, per i quali a volte devo prepararmi. La lingua tedesca occupa il terzo posto. In Polonia ho avuto l’opportunità di tradurre alcune conversazioni occasionali e documenti o socializzare seduto comodamente “davanti a una birra”. A Londra, ho lavorato in un’azienda per tre anni e ho usato il tedesco e l’inglese quotidianamente. Il francese è un po’ trascurato, perché a parte le conversazioni casuali nei bar o in Francia ecc., non ho avuto possibilità di approfondire questa materia. È molto difficile tenere “attive” cinque lingue quando una persona deve lavorare. Bisognerebbe leggere libri e guardare film in queste lingue 48 ore al giorno. Come sai, anche noi scriviamo le nostre cose e le traduciamo subito in inglese e italiano ecc.


3) I.T.K.: In passato hai lavorato come interprete / traduttore presso stabilimenti Fiat e non solo. Tuttavia, vorrei sapere come è iniziata la tua avventura con la letteratura? Ce l’hai nei tuoi geni o hai deciso di raccogliere tu stesso questa stimolante sfida?


G.S.: Domanda interessante! Non so se sia semplicemente nei miei geni. A partire dall’infanzia mi piaceva molto leggere. Più tardi, da adolescente tra i 12 e i 17 anni, non ho continuato troppo la lettura. Come tutti gli altri, ho passato molto tempo in cortile, ho giocato a calcio e ho dato la caccia alle ragazze. Tutto sommato, leggevo quello che si doveva leggere a scuola e, a volte, non avevo nemmeno voglia di farlo! Per pigrizia, invece di leggere, guardavo film o i miei amici mi raccontavano un riassunto. Ho anche imparato a suonare la chitarra, ho suonato un piccolo pianoforte ed ecco perché mi interessava la poesia, soprattutto la poesia cantata. Suonavo ballate, ma ero principalmente interessato al Rock’n’Roll. All’epoca ho provato a scrivere i miei testi. Da ragazzo chitarrista, ho avuto più successo con le ragazze e questo ha avuto un grande impatto sulla mia scrittura e sulla mia poesia. Quando avevo circa 22 anni volevo diventare uno scrittore, ma poi non ho pensato di scrivere libri ma volevo solo essere qualcuno, qualcuno diverso dai miei coetanei. Desideravo diventare famoso, sognavo interviste, proprio come nel programma letterario e culturale polacco “Pegaso”. Si trattava soprattutto di quella ribellione giovanile che accompagna ogni nuova generazione. Ho avuto la fortuna che mio fratello avesse quattro anni più di me e, in seguito, avessi libero accesso ai libri, anche a quelli proibiti! Era l’epoca comunista e ho visto molta gente ribellarsi. Ho già letto “Bei ventenni” di Marek Hłasko, “Piccola apocalisse ” di Konwicki ecc. I libri più datati erano come un frutto proibito e aggiungevano un brivido alla vita di tutti i giorni. Forse anche per questo ho iniziato a sognare di scrivere libri così “proibiti”, ho immaginato di rilasciare un’intervista in francese a “Cultura parigina”. Ho letto con attenzione “Diari” di Gombrowicz, Witkacy e altri, e tutto ciò mi ha influenzato molto. All’epoca non ho compreso appieno il significato di questi libri, ma molti avevano un significato profondo e sono rimasti impressi nella mia memoria.


4) I.T.K.: Sei famoso per la tua penna di sfumature ironiche eccezionali. Si sente spesso parlare del particolare “senso dell’umorismo inglese”. La tua ricetta per scrivere è ispirata all’umorismo britannico o pensi che la satira e l’ironia siano i migliori mezzi di comunicazione di massa e armi?


G.S.: Penso che tutto questo insieme abbia avuto una grande influenza sul modo di pensare e di scrivere. Mi ricordo bene i film di Woody Allen o Monty Python e le commedie polacche dell’assurdo nella Polonia comunista, tutto ciò ha creato nella mia testa una miscela esplosiva, una specie di bottiglia molotov, che lancio contro la stupidità umana. Dicono che viaggiare abbia un valore educativo. Giusto! Sono rimasto davvero scioccato quando ho incontrato in Francia e in Germania degli inglesi assolutamente non impressionati dai Monty Python. Ma è così dappertutto. Non tutti in Italia apprezzano quello che ha fatto Fantozzi. Anche se il nostro Bareja piace alla maggior parte dei polacchi, non so come ora, ma la generazione più anziana lo capisce perfettamente e sa di cosa ridere! Insomma penso davvero che la satira sia uno dei mezzi migliori per comunicare il modo in cui vogliamo “contrabbandare” e plasmare la nostra visione della realtà nella mente del lettore come destinatario.


5) I.T.K.: Il tuo libro “Il diario dell’interprete” è molto popolare. Puoi raccontarcelo o condividere con noi qualche aneddoto? È basato sui fatti realmente accaduti o è finzione letteraria?


G.S.: Il libro è scritto in forma diaristica, in tono da cabaret e descrive gli eventi degli anni ’90 e oltre. È molto divertente e originale. “Il diario del traduttore” è la storia di un giovane traduttore freelance per la Fiat. All’interno del libro intendo mostrare la realtà polacca in rapido cambiamento della consapevolezza sociale, nella condizione della famiglia polacca e, soprattutto, delle donne sullo sfondo degli eventi rivoluzionari degli anni ’90. È anche uno sguardo ironico e cabarettistico sulla realtà polacca nel periodo di svolta politica, economica e culturale degli anni ’90 fino alla fine del 2010. Mi interessa mantenere la credibilità del linguaggio dei miei protagonisti e ricordare il clima di diversi cambiamenti sociali. Il contenuto sfiora leggermente la politica, ma è ambientato nella realtà dei rapporti italo-polacchi che prevalevano in quel momento. Come traduttore e interprete della mutevole gerarchia dei direttori e di altri dignitari, sia da parte italiana che polacca, ho partecipato direttamente a tutti questi cambiamenti. “Il diario dell’interprete” sembra essere una raccolta di capitoli vagamente collegati. L’intero contenuto e la trama sono uniti in modo abbastanza forte tramite il concetto di famiglia quasi proverbiale: il ruolo della donna nella compagnia della Fiat e della sua amministrazione come unità fondamentale e più importante della società, vista attraverso il prisma della politica statale e del clero. Riguardo alla famiglia un proverbio disse: “I panni sporchi si lavano in famiglia”, riguardo alla politica aziendale c’è uno slogan proclamato dalla propaganda dell’amministrazione Fiat: “Fiat è una grande famiglia!”. Gli italiani aggiungevano sempre in silenzio che questa è “una grande famiglia di figli di puttana”. Infine, il governo e il clero dichiarano: “la famiglia come cellula è il valore più alto e più importante nella società”. Questa frase, in pratica, si è rivelata una bugia. Un altro elemento che distingue il libro dagli altri è la capacità di giocare con le parole in chiave cabarettistica, partendo dalla radice latina, seguendo poi l’italiano, l’inglese o il tedesco. Nell’introduzione al libro, ho spiegato che alcune delle parole sono state trasformate e semplificate per preservare il carattere comico del contenuto. Il gioco di parole e la personificazione di concetti come “Finzione e verità” esistono praticamente dall’inizio, ma il culmine arriva quando “l’interprete” viene trattato in modo troppo esplicito e schietto come “un’ erbaccia”, in italiano “Mal’Ǣrba” (non fa altro che parlare e guadagna tanto). È allora che avviene la svolta, in cui passo alla personificazione delle erbacce, che in modo molto vivido rispecchiano tutti i tratti caratteriali dei miei personaggi. Il libro può essere suddiviso in tre parti: nella prima si osserva la “realtà normale”; nella seconda “le erbacce” si trasformano e si personificano per descrivere il carattere dei miei personaggi; nella terza fase culminante avviene la metamorfosi della “fotosintesi” cioè “fiatosintesi”. Questo libro può interessare tutti i linguisti che amano neologismi. Espressioni che ci appaiono hanno la loro forma coerente in due o tre lingue. Ad esempio, la parola di partenza: Hitlerjugend, HJ come parte del cabaret, è stata trasformata in Unkrautjegend, e in italiano, MJ – Malærbajugend – un gioco di parole cabarettistico con HJ – Hitler-Jugend, un ramo del NSDAP e la sua controparte polacca “Chwastenjugend”. Un altro esempio delle conseguenze della traduzione: la parola Ǣsus, la forma latina corretta. Nel libro come Ǣsus Chwastus, in italiano Ǣsus Erbactus, procedimento di personificazione stilistica, viene associato all’immagine del martirio in cui credono “l’erbacce”. Inoltre, per preservare la lingua del cabaret, ci sono anche parole come: debiligentny – debilligente – tale parola non esiste in italiano, ma introdurrò questa parola nella lingua italiana. Oppure “tępoligent”, in italiano “imbecilintelligente”, “fiatolic view” in italiano “cretineria fiatolica, “omnifiat” in italiano “universo omnifiatente” e altri. Riassumendo, il contenuto del Diario è universale e si adatta a qualsiasi ambiente attraverso un linguaggio brillante e una ricca formazione di parole, all’interno del libro ci sono anche descrizioni erotiche e sensuali che mettono il lettore in uno stato d’animo diverso per riportarlo, in seguito, in un vortice di sarcasmo e farsa. Insomma, nel diario ci sono molte emozioni e una grande dose di umorismo!


6) I.T.K.: Appartieni alla comunità letteraria polacca e partecipi con entusiasmo a molte antologie e iniziative culturali. Come viene accolta la creatività polacca in Inghilterra? Ti sei mai sentito discriminato o “diverso” per motivi razziali?


G.S.: Giusto. Purtroppo non posso partecipare a tutte le feste e a tutti gli eventi organizzati dalla comunità letteraria polacca. Qui a Londra, la vita è molto frenetica. Anche l’ambiente stesso di scrittori, poeti e promotori di cultura polacca è un po’ diviso e un po’ “arrugginito”. Ma sono contento che stia accadendo qualcosa e cerco di partecipare agli eventi secondo il tempo a disposizione. Recentemente ho partecipato alla celebrazione del 75° anniversario dell’Associazione degli scrittori polacchi all’estero, presso l’Ambasciata polacca. Pensavo di poter leggere almeno una delle mie poesie o un frammento di prosa, ma purtroppo tutto era già programmato in anticipo. È vero, i miei lavori sono stati pubblicati in molte antologie in polacco, inglese, bulgaro ecc e ne sono molto soddisfatto. Una pubblicazione molto importante è “The Literary Diary / Diario letterario”, edita dalla “Writers’ Union” di Londra. L’editore Regina Wasiak-Taylor fa di tutto affinché la rivista abbia un carattere proprio e allo stesso tempo sia trasversale per quanto riguarda tutti i contenuti. Quando si tratta di “discriminazione” userei però un tono più leggero. Di recente, in un incontro riguardante l’esistenza stessa di “Diario Letterario” si è verificata una piccola controversia. Si tratta di una censura imposta dalla redazione che tiene alla bellezza e alla correttezza del nostro linguaggio. Vorrei parlare di una piccola “discriminazione” del linguaggio colloquiale che contiene volgarità. A mio avviso, “spulciare” questo linguaggio, che illustra il modo in cui i polacchi comunicano a Londra o a casa, non ha senso, perché il “Diario letterario” perde il suo carattere naturale. Come scrittore, mi siedo spesso in un ristorante polacco a Londra e ascolto involontariamente le conversazioni dei polacchi a pranzo o a cena. Queste conversazioni contengono spesso alcune volgarità ed è difficile non catturarle nei dialoghi scritti. Alcune persone in redazione ritengono che uno scrittore che usa parolacce sia lui stesso volgare. Non sono d’accordo, la volgarità non è una novità e vagliare il contenuto come parte della cura della lingua è un po’ inutile, perché crea solo un’immagine falsa della nostra emigrazione polacca. Quanto al razzismo devo dire, con rammarico, che ho provato questa discriminazione molte volte e, paradossalmente, da parte delle nazioni europee. Da parte degli abitanti dell’Africa in misura minore. Londra è una città in cui le persone desiderose di denaro e successo sono in grado di “camminare sui cadaveri” e non ci sono più né sentimenti né debolezze.


7) I.T.K.: Mi piacciono le domande bizzarre. In passato, l’artista polacco Andrzej Rosiewicz ha cantato con successo: “le ragazze polacche hanno più vitamine”. Sei d’accordo con lui? Sei un patriota o un cosmopolita?


G.S.: Conosco bene questa canzone ed è molto divertente! Per esperienza, le ragazze polacche sono al primo posto per me! Tuttavia, non possiamo dire che non ci siano belle ragazze in altri paesi. Infatti, ci sono belle ragazze in ogni paese e ci sono di quasi tutte le nazioni anche a Londra. Quando si tratta di essere un patriota o un cosmopolita penso che tutto sia sfocato nella realtà odierna. Sto scrivendo in polacco ma, se necessario, scrivo in inglese, ecc. Abbiamo un lusso psicologico di poter essere sia cosmopoliti che patrioti. Se abbiamo a cuore le nostre tradizioni, quelle razionali, non quelle prese per superstizione, è il più sano patriottismo. Le persone si spostano per una serie di motivi: amore, soldi, carriera e questo è il corso normale della vita. L’uomo non ha imparato a suonare molti strumenti per poi diventare organista in una chiesa del villaggio e fare soltanto un concerto alla settimana. Abbiamo più scelta e possibilità d’azione. Se qualcosa va storto, puoi andare in Francia, Germania o Regno Unito e migliorare la tua situazione economica grazie alla quale la tua famiglia ha un sostegno finanziario e non deve soffrire la miseria perché “il governo è una banda di ladri”! Una persona semplice è costretta al cosmopolitismo e deve padroneggiare una lingua straniera ecc. Io, purtroppo, sono uno dei “perdenti” perché negli anni non sono riuscito ad accumulare capitali sufficienti per assicurarmi il futuro, per non parlare della costruzione di una casa in Polonia. Altri, invece, stanno facendo carriere da capogiro in Occidente, costruendo case in Polonia, ma dobbiamo questo patriottismo al fatto che al momento giusto abbiamo avuto il coraggio e l’opportunità di diventare cosmopoliti. L’emigrazione economica non è una novità!


8) I.T.K.: Cosa ne pensi della globalizzazione? Pensi che l’unificazione culturale debba vincere contro la ricerca dell’individualismo? Cosa significa per te la tolleranza?


G.S.: Questo è un problema molto complicato. Sappiamo dall’esperienza storica che tutti i colossi artificiali, prima o poi, sono caduti: l’Impero Romano, Bisanzio, l’Unione delle Repubbliche Sovietiche dovevano essere saldi! Nonostante i molti anni trascorsi dalla creazione dell’UE, con l’adesione di più paesi in seguito, questa “unificazione culturale” esiste solo sulla carta e nelle leggi. C’è molta libertà quando si tratta di confini, viaggi e opportunità di lavoro, ma non esiste “unione mentale”. Un ottimo esempio di questo “malessere” troveremo tra le minoranze di emigrazione economica in vari paesi europei. In realtà non si sentono parte dell’Europa e la sensazione di sicurezza o libertà trovano soltanto nei beni economici per i quali devono lottare ogni giorno. Ogni nazione che arriva in una grande capitale per guadagnare denaro crea immediatamente la propria enclave, una comunità chiusa in cui si sente relativamente al sicuro, ma i suoi membri non si sentono europei, non ancora, e non si sa se succederà mai. Le nazioni dell’Europa orientale che hanno aderito all’UE non si tollerano molto, non c’è il senso di unità o comunità: questa è competizione e non ci sono sentimenti qui. Si prega di notare un rovescio della medaglia: cittadini francesi, tedeschi o inglesi, non li elencherò tutti, non hanno un senso di comunità tra di loro. Queste nazioni apprezzano le opportunità create dall’Unione, il progresso della scienza, i viaggi, ecc., ma un tedesco non vuole davvero sentirsi un francese, un francese non si identifica con un inglese ecc. D’altronde, le nazioni non vogliono cambiare la loro personalità né perdere la loro identità. Non esiste un linguaggio comune. Questa libertà è regolata da accordi commerciali pertinenti, progetti futuri ed è determinata dal denaro. È una questione delle giovani generazioni, i figli di immigrati nati all’estero possono già pensarla diversamente. Ma ecco un altro paradosso: un bambino nato in Germania, Italia o Regno Unito verrà cresciuto nella mentalità di una città o di un paese. Anche quei bambini che nascono nelle capitali d’Europa non hanno il senso del globalismo, non si sentono europei e sono sempre seduti coi loro smartphone. Più importante per loro è ciò che Joanna ha detto a Kate o Brian a Jessica. La comunità europea è una grande idea, ma sopravviverà finché non sarà richiesto alla nazione di perdere la sua identità e proprietà. La proprietà di terreni garantisce pace e tranquillità. Se una parte in questa comunità inizia a dominare e ad avere maggiori esigenze, una tale Unione di solito non ha il futuro. Maggiore è l’indipendenza finanziaria, maggiore è la tolleranza e la probabilità di una relazione duratura.


9). I.T.K.: Cosa vorresti ottenere nella vita e quale sarebbe il tuo desiderio se potessi chiedere al mitico Jin di realizzarlo?


G.S.: Vorrei avere di nuovo 20 anni e la saggezza di oggi. Mi piacerebbe avere la massima tranquillità finanziaria per poter scrivere. Ho tante idee in un cassetto! Ho già tradotto in inglese e italiano “Diario dell’interprete”, la mia seconda raccolta di poesie e una raccolta di testi satirici, e vorrei finalmente portarle alla luce. Inoltre, sogno la pubblicità non solo in Polonia, ma anche in Europa e all’estero. Mi piacerebbe viaggiare di nuovo e trascorrere del tempo in altre città europee, non necessariamente nelle grandi capitali ma più vicino al Mar Mediterraneo.


10) I.T.K.: “Amico a tutti, amico a nessuno (latino “Amicus omnibus, amicus nemini”). Quanto sono preziose l’amicizia, la famiglia e le relazioni interpersonali? Come ricordi il tempo della pandemia e del lockdown?


G.S.: Giusto, questo proverbio ha molto a che fare con quanto ho detto sul senso di comunità nell’Unione Europea. Sappiamo dalla storia che gli stati che avrebbero dovuto garantire la sicurezza e prevenire la guerra non hanno mantenuto la loro promessa come amici e alleati. Penso che sia simile anche ora, solo gli affari contano. Pertanto, il Regno Unito ha lasciato l’UE perché la Gran Bretagna non può essere amica di tutti. Da un punto di vista economico e strategico, chi cerca di accontentare tutti perde personalità, identità e denaro, e quindi indipendenza e libertà. Londra è una città molto difficile. Qui, infatti, si svolge quotidianamente la lotta per la sopravvivenza. Non ho molti amici ma alcuni amici nell’ambiente letterario e lavorativo. La mia famiglia è importante per me e l’amicizia è di grande valore ma è molto difficile. Quando si tratta di contatti interpersonali, non ho mai avuto problemi in nessun paese! Per quanto riguarda la pandemia, speriamo di tornare ai tempi normali in cui tornerà anche la parola “influenza” e tutte le truffe sanitarie, gli interessi contraffatti del governo con capitali privati usciranno allo scoperto. Questo è il più grande scandalo mondiale del 21° secolo e ho anche scritto un testo satirico a riguardo. Ebbene, grazie alla tecnologia e allo scambio istantaneo di informazioni abbiamo ciò che lo scrittore polacco Lem ha menzionato nel passato: tutto questo è usato contro gente comune. Ho voglia di dire: “La Russia ha invaso l’Ucraina e qualche milione di persone, senza passaporti covid, senza mascherine, vaccinazioni, ha invaso l’Europa e non è successo niente! Il tasso di mortalità nelle prime settimane era inesistente. Miracolo!” Grazie mille per questa opportunità di intervista, ne sono davvero molto felice. Saluto tutti gli amanti della letteratura e della poesia!

©
Intervista allo scrittore Gregory Spis (conversazione e traduzione in italiano a cura di Izabella Teresa Kostka), agosto 2022.

Gregory Spis

Pubblicato anche su “Verso – spazio letterario indipendente”:

https://versospazioletterarioindipendente.wordpress.com/2022/11/08/3014/?preview=true

AUTUNNO BIRICHINO COME PREVENIRLO, di Alessia Sartorati

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è download.jpeg

Con gli sbalzi di temperatura e l’arrivo dei primi freddi, i virus responsabili dei malanni di stagione sono pronti a colpire. Naso che sgocciola, raffreddori, mal di testa, mal di gola e stanchezza.

Ciao a tutti, ecco di seguito i consigli per viversi bene l’autunno, stagione dai colori caldi, paradossalmente, bella da viversi anche quando piove. Ben ritrovati sul blog, dopo un lungo periodo di stop, rieccoci qui!

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è depressione.autunno-rimedi-1.jpg

Proprio perché i virus e gli agenti portatori di malattie e infezioni possono attaccare tutti, sia gli adulti, sia i bambini, è importante giocare d’anticipo e prepararsi ad affrontare le stagioni più fredde, tramite alcune strategie preventive rivolte a rafforzare il sistema immunitario.

I consigli:

1-Ricaricatevi di vitamine. Il benessere dell’organismo, si sa, inizia a tavola.

Per prima cosa bisognerà arricchire la propria dieta con almeno 5 porzioni quotidiane di frutta e verdura di stagione, ricche in antiossidanti, essenziali per aumentare le difese dell’organismo.

Inserite la Vitamina C che ha un ottimo potere antinfiammatorio, in grado di proteggere dalle infezioni provocate da virus e batteri. 

Le erbe ideali per dare nuovamente benessere all’intestino in estate sono: Camu Camu, Rosa canina e Acerola.

2-Proteggete l’intestino. Proprio in questo periodo, a causa dello stress psico-fisico indotto dal cambio di stagione, oppure per colpa di diete poco sane, con eccessi di zuccheri, carboidrati raffinati e alcool, si possono creare squilibri, anche profondi, all’interno della flora intestinale, dove risiede oltre il 70% del sistema immunitario dell’essere umano.

Le erbe ideali per dare nuovamente benessere all’intestino in estate sono: Cascara, Frangula, Senna, Malva, Finocchio, Rabarbaro, Menta, Tarassaco, Cannella e Melissa.

Questo tipo di supplementi, infatti, non solo contribuisce a contrastare gli elementi patogeni, ma stimola la formazione di anticorpi

3. Riposate! È dimostrato che dormire a sufficienza, almeno 7-8 ore per notte, permette di recuperare le energie, rinforzare l’intero organismo e conseguentemente diminuire la possibilità di ammalarsi.

4. Non alzate troppo il riscaldamento. Seppur in certe giornate molto fredde, la tentazione sia tanta, meglio non esagerare riscaldando troppo la casa o il luogo di lavoro.Gli ambienti eccessivamente caldi tendono a disidratare le vie respiratorie, favorendo l’attacco di germi e batteri. La temperatura ideale deve essere tra i 21 e i 23 gradi.

5. MIELE! Un cucchiaino di miele ogni giorno a colazione, aiuta a dare il giusto sprint e una bella protezione, grazie alle sue straordinarie capacità antibatteriche.

Altrettanto validi, alcuni rimedi naturali come l’echinacea, la pappa reale e il ginseng, da utilizzare sia a scopo preventivo sia sintomatico.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è influenza-3-1.jpeg

La mia isola-Come vivere felici in un mondo senza denaro, di Gianna Binda

Alessandria, pubblicato da Pier Carlo Lava – Social Media Manager – https://alessandria.today/

Da una ricerca condotta dall’Università di Zurigo e di quelle americane dello Utah e del Michigan, pubblicato sulla rivista Science, si  rilevò che, a restituire un portafoglio con dei contanti, in Svizzera è stato l’80%, in Italia il 50% e in Cina il 20% delle persone.
Ciò può far comprendere come l’onestà dipenda molto anche dal luogo in cui si vive e può diventare un fatto culturale.
Pare essere vero il motto che, in un mondo di ladri, l’onesto è il disadattato. 
Pertanto, in una società dove i valori si sono capovolti nel corso degli ultimi anni, come può essere quella attuale in Italia, l’onesto ha problemi di disadattamento e dai dati statistici risulta che i disturbi dell’adattamento sono circa il 20% delle visite psichiatriche.
Di fatto vengono rilevati fenomeni sempre più importanti di violenze, di bullismo, di sopraffazioni, di prepotenze e di abusi di potere che potrebbero essere ridotti promuovendo la crescita personale e collettiva e, quindi, favorendo il bene pubblico anziché quello privato a cui negli ultimi anni si è arrivati  anche con la corsa alle privatizzazioni di beni pubblici.
L’attuale società materialista e consumistica ed il conseguente capovolgimento di valori sono sul banco di accusa per quanto riguarda le summenzionate reazioni che portano a truffe sempre più sofisticate ed impunite nate dalla voracità di denaro e di potere di una minoranza di individui.
Da questa premessa emerge l’anima del mio romanzo “La mia isola-Come vivere felici in un mondo senza denaro” in cui affiorano  valori come la solidarietà, l’amore e la collaborazione per migliorare il bene collettivo, vero fulcro di un sistema sano.
Il dipinto in copertina è un mio olio su tavola di centimetri 80×60 in cui spero di aver realizzato l’idea della libertà in quelle braccia aperte della surfista, mia figlia, che mi inviò la foto nel Natale del 2015 durante un suo lavoro in Australia.
La frase finale del romanzo è: “Fatevi guidare dalla luce interiore” ed è il mio invito rivolto al lettore.
Questo mio progetto economico e sociale parla di un gruppo di uomini, che si sono svegliati, liberandosi dalle catene di una società “incivile”, per far sì che possa affiorare la vera natura umana.
La società che questo gruppo decide di abbandonare è governata dai mass media che influenzano e condizionano l’opinione pubblica manipolando la notizia secondo necessità.
La consapevolezza della manipolazione porta al risveglio collettivo con la conseguente trasformazione sociale.
Se, così come pare, ci sarà, entro il 2025, un cambiamento dovuto alla riunificazione dei campi magnetici che potrà portare al risveglio della coscienza umana dal lungo letargo, il mondo cambierà verso l’armonia collettiva universale.
L’Universo, o Uni-verso, è infinito ed è uno. Tutti siamo uniti verso di esso. 
Io credo fortemente in questo cambiamento o, forse, lo spero ardentemente con tutta me stessa. 
Ad maiora!

BATTICUORE

quandolamentesisveste

Si dilata
nella sera
la sbavatura d’un pensiero
emigrato sull’andatura mancata
d’un’orma remota d’amore.
La mente
divenuta
coinvolgente pifferaio
narra di sinfonie levigate
sul batticuore d’un sensuoso plagio
capace  sottrarre al silenzio
una lieve brezza di farfalla
sulla cui  porporina
impigliare dense allusioni 
girovaghe sull'aria d’una costellazione
@Silvia De Angelis 

View original post

Due parole sul web oggi…

Anche Internet è cambiato molto in questi anni. Se prima si chattava da anonimi con persone sconosciute, oggi l’anonimato si sta riducendo. Non è più tempo di giochi di ruolo. Non è più tempo come nei primi anni 2000 di sperimentare nuove subpersonalità.  Oggi l’identità personale e sociale è determinata in buona parte dai social. Si diffonde a macchia d’olio il personal branding; molti cercano di presentarsi meglio che possono, di farsi un’ottima reputazione online. C’è sempre una confusione tra Sé effettivo e Sé desiderato, tra reale e virtuale, tra atto e potenza. Alcuni si perdono in questo guazzabuglio. Tutti vogliono essere online. La dipendenza da Internet come la dipendenza dalla televisione sono menzionate entrambe dal DSM. Tutti vogliono testimoniare la loro esistenza. Essere online a qualsiasi livello è un certificato ineludibile della propria esistenza. C’è chi va in un posto nuovo e lo fotografa. C’è la mania dei selfie. Ogni evento, ogni accadimento deve essere immortalato, eternato.  Per dirla alla Goethe “fermati attimo”! C’è anche chi si filma nei propri momenti di intimità (è lapalissiano che il reato di revenge porn non ha scuse né giustificazioni e va perseguito in ogni sede). Condividere qualsiasi cosa sui social dal punto di vista neuropsicologico è spiegabile con la scarica di dopamina dei like nella corteccia orbitofrontale e nel nucleo accumbens. Anche la quantità di visualizzazioni dà  scariche di dopamina. Ma c’è qualcosa di più profondo, ovvero l’affermazione dell’ego e della propria esistenza. Condividere qualcosa significa contemporaneamente esserci, dire “io sono”, dire “io esisto”. Molti devono dimostrarlo agli altri ma anche a sé stessi di esserci, di esistere. Cercano conferme e approvazione dagli altri. C’è un modo probabilmente più nobile di stare su Internet, cioè aggiornare il profilo social come se fosse un diario online in cui promuovere i pensieri, le impressioni, scrivendo in modo indipendente, strafregandosene della reazione altrui. Talvolta è  per autopromuoversi.  Anche questo modo più nobile di stare nel web è un piccolo lascito intellettuale, la testimonianza certa di ciò che pensavamo e sentivamo, nel caso in cui dovessimo morire. Ci sono tantissimi profili social di persone morte. Ogni tanto mi ci imbatto e mi fanno sia un poco di impressione che di tristezza e di nostalgia.  Mi è successo di avere qualche contatto social che è scomparso. Ognuno dissemina tracce nel web. Ognuno lascia una minuscola traccia nel mondo virtuale, a cui la stragrande maggioranza dell’umanità non farà minimamente caso. Come io che scrivo in vari siti. Probabilmente io scrivo per mantenere in esercizio la mente, per esprimermi, ma anche per lasciare le mie piccole idee, le mie sensazioni a qualcuno. Il bello e allo stesso tempo il brutto di diffondere parti di sé nel web è che non ci sono destinatari precisi, noti e non si sa che cosa ne penserà la maggioranza di coloro che le conoscono. Però in fondo cosa importa? Ognuno contribuisce a suo mondo all’intelligenza collettiva del web nel migliore dei casi oppure nel peggiore al gran calderone, all’orripilante pandemonio internettiano.  Una volta una tale mi ha detto ironicamente: “tu continua a fare lo splendido sui social, a fare l’intellettualoide del web”. Informo tutti che la libertà delle proprie idee è garantita dalla Costituzione e ognuno lo fa nel modo che ritiene più consono oppure anche come sa fare meglio. A ogni modo queste frasi sferzanti da fini dicitori o da fini dicitrici non mi tangono minimamente. Io ho il mio piccolo dovere.  Mi obbligo ogni giorno a scrivere una riflessione breve, un articolo semplice. È una cosa che mi impongo ogni giorno.  Non sarà poesia memorabile. Non sarà prosa da grande casa editrice. Ne sono consapevole. È roba mia. È gratuita. Se volete potete favorire. Può darsi che ogni tanto ci sia del buono che stimoli altre riflessioni, altro pensiero. Può anche darsi di no e io scrivo col beneficio d’inventario quando invece nel mondo delle patrie lettere molti pensano di scrivere capolavori. Insomma si sta tutti sul web per condividere, esprimersi, esibirsi, guardare, farsi i fatti degli altri, etc etc. A volte la stupidità o la creatività altrui possono stupirci, estasiarci, rassicurarci o infastidirci. Poi i nostri scritti  al momento della dipartita  saranno solo piccole tracce disseminate nel mare magnum del web, di cui potranno accorgersi solo persone a noi care e altre che non abbiamo mai visto nella vita reale perché il web, anche nel 2022, è sempre rizomatico, casuale, comunque asettico. 

Controluce:Per salvare il pianeta si danneggiano le opere d’arte: “Il fine giustifica i mezzi” dicono  i membri di “Ultima generazione “,Gabriella Paci

Artisti di fama mondiale come Monet, Van Gogh, Constable, Boccioni, Vermeer, Goya che hanno realizzato  opere oggi custodite dai più importanti musei o esposti in mostre temporanee sono oggetto di attacchi da parte di giovani e giovanissimi militanti di gruppi sono quali il Just Stop Oil, Extinction Rebellion e la sua “divisione” italiana “Ultima generazione”

Tutti questi gruppi mirano a creare un collegamento trasversale europeo per la difesa dell’ambiente e dell’ecologia.

Dopo i tanti appelli di Greta Thumberg e i vari congressi mondiali senza reali cambiamenti da parte dei vari paesi industrializzati questi giovani hanno optato per una forma di protesta alquanto bizzarra per contestare l’immobilismo dei governi.

Si parla da anni di un deterioramento del pianeta definito “irreversibile”e ci siamo dati delle scadenze temporali per ridurre le emissioni di gas e sostanze inquinanti ma dopo il 25 cop sul clima, poco o quasi nulla è cambiato. Non è facile cambiare sistemi produttivi e rinunciare a stili di vita oramai consolidati ma i cambiamenti climatici ci stanno dando davvero un ultimatum.

 Le azioni dimostrative

La protesta ambientalista  è iniziata il 29 maggio  scorso a Parigidove alcuni giovani attivisti, al grido di “Salviamo il Pianeta”, hanno lanciato una torta sulla Gioconda di Leonardo da Vinci esposta nel museo del Louvre. Per fortuna il dipinto era protetto e non si è danneggiato. Di solito, infatti, o almeno nella maggior parte dei casi, questi capolavori sono protetti da vetri blindati, che preservano le opere da qualsiasi forma di danneggiamento. Le cornici anch’esse a volte pezzi d’arte di pregio, non  sono però protette.

A luglio, una serie di musei inglesi entra nel mirino di Just Stop Oil, gruppo ambientalista che protesta contro l’uso dei combustibili fossili.A Londra nella  National Gallery  si è verificato l’episodio più grave: il quadro al quale i giovani attivisti si sono incollati,The Hay Wain di Jhon Constable ha  riportato alcuni lievi danni, come ha comunicato la direzione del museo.

Il 22 luglio il movimento di protesta è avvenuta in Italia, che è il paese al mondo con il più grande patrimonio artistico e storico-culturale: agli Uffizi di Firenze  nella sala Botticelli viene esposto uno striscione con scritto “Ultima Generazione, No Gas No Carbone”. I giovani si sono poi incollati al vetro che protegge il dipinto di Botticelli “La primavera”. Nessun danno per il celebre dipinto, proprio per la presenza di un vetro speciale.

Sempre in Toscana, pochi giorni prima tre ragazzi si erano incatenati con un lucchetto a una balaustra durante l’intervallo dell’opera Madama Butterfly, al Teatro Puccini di Torre del Lago (Lucca).

 Gli attivisti di “Ultima generazione” nel luglio scorso  si erano recati  a Milano al museo del 900 e si erano incollati alla struttura che sostiene la scultura di Umberto Boccioni Forme uniche della continuità. Il 18 agosto, ai Musei Vaticani di Roma, due ragazzi – ancora una volta di Ultima generazione – si erano invece legati  alla base della statua del Lacoonte, esponendo uno striscione contro l’uso di gas e carbone. Passati  tre giorni tre attivisti a Padova nella Cappella degli Scrovegni avevano srotolato uno striscione con slogan anti-Co2, mentre altri due si erano agganciati con catene in acciaio al corrimano che delimita l’area di visita, nella sala del ciclo giottesco più importante, quello dedicato alla vita di Gesù e di Maria.

Oggi gli attivisti hanno bloccato il Grande raccordo anulare di Roma mettendosi seduti sull’asfalto:15 identificati e denunciati.

I problemi del clima

Va detto che gli ultimi 8 anni sono stati i più caldi fra quelli registrati finora, alimentati da concentrazioni sempre crescenti di gas serra e dal calore accumulato nel mare. La temperatura media del 2022 è aumentata di gradi 1,15 sopra i livelli pre-industriali (1850/1900) come ha rilevato il rapporto “Stato del clima globale nel 2022 dell’Organizzazione meteorologica mondiale diffuso oggi in occasione dell’apertura della Conferenza Onu sul clima Cop27 a Sharm el-Sheikh, in Egitto,defezionato da Greta Thumberg, delusa dalle mancate promesse ricevute a suo tempo.  

L’aumento delle temperature è dovuto all’aumento delle concentrazioni dei principali gas serra nell’atmosfera (anidride carbonica, metano, diossido di azoto). Questi gas hanno raggiunto livelli record nel 2021, e hanno continuato a salire nel 2022. Il caldo ha fatto sciogliere le calotte polari e i ghiacciai, e ciò provoca l’innalzamento del livello dei mari, che minaccia isole e territori costieri. 

Il calore causa desertificazione ed eventi meteorologici estremi: migliaia di persone rimangono uccise, milioni sono private dei mezzi di sostentamento, condannate a fame, miseria e migrazioni. Caldo e disastri fanno poi proliferare una serie di malattie. 

Si sciolgono anche i ghiacciai e nel 2022 c’è stato il record delle perdite al 6%del volume con il rischio di perdite di ecosistemi e innalzamento del livello dei mari.

Considerazioni

Qual è la posizione da prendere? Indubbiamente la situazione del clima è drammatica e non è più rinviabile un cambio di comportamento perché le conseguenze sono già da ora preoccupanti come evidenziano le variazioni climatiche e la perdita di specie animali e vegetali e la protesta di gruppi di ambientalisti serve a   sensibilizzare l’opinione pubblica e i vari governi su un problema mondiale

Ci dobbiamo tuttavia chiedere se danneggiare capolavori artistici,patrimonio culturale di tutto il mondo può giovare al pianeta e se la distruzione di una qualunque opera che esalta la creatività e l’intelligenza umana può essere considerata un valido e apprezzabile metodo di contestazione.Il fine giustifica i mezzi “ diceva a suo tempo Machiavelli ma…è proprio così?

Essere incivili non apporta certo un beneficio al pianeta e non aiuterà a risolvere i problemi connessi all’inquinamento  

Io ero solamente ciò di Josif Aleksandrovič Brodskij

Voce grandissima della poesia del Novecento

almerighi

Iosif Aleksandrovič Brodskij (1940 – 1996) Premio Nobel per la letteratura 1987, noto anche come Joseph Brodsky, è stato un poeta, saggista e drammaturgo russo naturalizzato statunitense.

Io ero solamente ciò
che tu toccavi, quello
su cui – notte fonda, corvina –
la fronte reclinavi tu.
Io ero solamente ciò
che tu là in basso distinguevi:
sembiante vago, prima, e poi
molto più tardi, tratti.
Sei tu ardente, che
sussurrando hai creato
la conchiglia dell’udito
a destra, a manca, là, qui.
Tu che nell’umida cavità,
tirando quella tenda,
hai messo voce, perché
potesse te chiamare.
Cieco ero, nulla più.
Tu, sorgendo, celandoti,
hai dato a me la facoltà
di vedere. Si lasciano scie
così, e si creano così
mondi. Spesso, creati,
si lasciano ruotare così,
elargendo regali.
E, gettata così,
in caldo, in freddo, in ombra, in luce,
persa nell’universo,
ruota la sfera e va.

*

 

View original post

Due parole sole sul web oggi… di Davide Morelli

Anche Internet è cambiato molto in questi anni. Se prima si chattava da anonimi con persone sconosciute, oggi l’anonimato si sta riducendo. Non è più tempo di giochi di ruolo. Non è più tempo come nei primi anni 2000 di sperimentare nuove subpersonalità.  Oggi l’identità personale e sociale è determinata in buona parte dai social. Si diffonde a macchia d’olio il personal branding; molti cercano di presentarsi meglio che possono, di farsi un’ottima reputazione online. C’è sempre una confusione tra Sé effettivo e Sé desiderato, tra reale e virtuale, tra atto e potenza. Alcuni si perdono in questo guazzabuglio. Tutti vogliono essere online.

La dipendenza da Internet come la dipendenza dalla televisione sono menzionate entrambe dal DSM. Tutti vogliono testimoniare la loro esistenza. Essere online a qualsiasi livello è un certificato ineludibile della propria esistenza. C’è chi va in un posto nuovo e lo fotografa. C’è la mania dei selfie. Ogni evento, ogni accadimento deve essere immortalato, eternato.  Per dirla alla Goethe “fermati attimo”! C’è anche chi si filma nei propri momenti di intimità (è lapalissiano che il reato di revenge porn non ha scuse né giustificazioni e va perseguito in ogni sede). Condividere qualsiasi cosa sui social dal punto di vista neuropsicologico è spiegabile con la scarica di dopamina dei like nella corteccia orbitofrontale e nel nucleo accumbens. Anche la quantità di visualizzazioni dà  scariche di dopamina. Ma c’è qualcosa di più profondo, ovvero l’affermazione dell’ego e della propria esistenza. Condividere qualcosa significa contemporaneamente esserci, dire “io sono”, dire “io esisto”.

Molti devono dimostrarlo agli altri ma anche a sé stessi di esserci, di esistere. Cercano conferme e approvazione dagli altri. C’è un modo probabilmente più nobile di stare su Internet, cioè aggiornare il profilo social come se fosse un diario online in cui promuovere i pensieri, le impressioni, scrivendo in modo indipendente, strafregandosene della reazione altrui. Talvolta è  per autopromuoversi.  Anche questo modo più nobile di stare nel web è un piccolo lascito intellettuale, la testimonianza certa di ciò che pensavamo e sentivamo, nel caso in cui dovessimo morire.

Ci sono tantissimi profili social di persone morte. Ogni tanto mi ci imbatto e mi fanno sia un poco di impressione che di tristezza e di nostalgia.  Mi è successo di avere qualche contatto social che è scomparso. Ognuno dissemina tracce nel web. Ognuno lascia una minuscola traccia nel mondo virtuale, a cui la stragrande maggioranza dell’umanità non farà minimamente caso. Come io che scrivo in vari siti. Probabilmente io scrivo per mantenere in esercizio la mente, per esprimermi, ma anche per lasciare le mie piccole idee, le mie sensazioni a qualcuno.

Il bello e allo stesso tempo il brutto di diffondere parti di sé nel web è che non ci sono destinatari precisi, noti e non si sa che cosa ne penserà la maggioranza di coloro che le conoscono. Però in fondo cosa importa? Ognuno contribuisce a suo mondo all’intelligenza collettiva del web nel migliore dei casi oppure nel peggiore al gran calderone, all’orripilante pandemonio internettiano.  Una volta una tale mi ha detto ironicamente: “tu continua a fare lo splendido sui social, a fare l’intellettualoide del web”. Informo tutti che la libertà delle proprie idee è garantita dalla Costituzione e ognuno lo fa nel modo che ritiene più consono oppure anche come sa fare meglio. A ogni modo queste frasi sferzanti da fini dicitori o da fini dicitrici non mi tangono minimamente.

Io ho il mio piccolo dovere.  Mi obbligo ogni giorno a scrivere una riflessione breve, un articolo semplice. È una cosa che mi impongo ogni giorno.  Non sarà poesia memorabile. Non sarà prosa da grande casa editrice. Ne sono consapevole. È roba mia. È gratuita. Se volete potete favorire. Può darsi che ogni tanto ci sia del buono che stimoli altre riflessioni, altro pensiero. Può anche darsi di no e io scrivo col beneficio d’inventario quando invece nel mondo delle patrie lettere molti pensano di scrivere capolavori. Insomma si sta tutti sul web per condividere, esprimersi, esibirsi, guardare, farsi i fatti degli altri, etc etc. A volte la stupidità o la creatività altrui possono stupirci, estasiarci, rassicurarci o infastidirci. Poi i nostri scritti  al momento della dipartita  saranno solo piccole tracce disseminate nel mare magnum del web, di cui potranno accorgersi solo persone a noi care e altre che non abbiamo mai visto nella vita reale perché il web, anche nel 2022, è sempre rizomatico, casuale, comunque asettico.