La poesia parte svantaggiata rispetto alla musica già in fase prenatale. È il ritmo cardiaco della madre ad essere il principale suono dell’ambiente intrauterino. Le parole della madre prima della nascita sono echi lontani. Diventeranno importanti solo dopo la nascita con la lallazione, etc etc. Ma poi la musica ontologicamente e ontogeneticamente ha una funzione rilassante già nel periodo fetale. In ogni caso il ritmo musicale viene prima della musicalità delle parole stesse. E poi pochi apprezzano la musicalità delle parole (rime, allitterazioni, consonanze, assonanze, etc etc)! La maggioranza delle persone nell’infanzia si impadronisce della musicalità verbale per sviluppare le proprie abilità fonologiche e fonosimboliche. Per questi motivi psicofisiologici oltre che per altri squisitamente culturali, storici e di mercato l’industria ha deciso di investire nella musica leggera e non nella poesia. Le persone nella maggior parte dei casi ascoltano musica e non leggono poesia. Non c’è niente da fare: la poesia arriva dopo rispetto alla musica, ha una minore capacità di trasmettere emozioni per natura e anche per cultura. Se poi si aggiunge il fatto che la poesia non è quasi più mitopoietica in una società occidentale sempre più tecnologica e scientista, allora la frittata è fatta. Le multinazionali investono nella musica e non nella poesia per tutta una serie di ragioni e di problematiche annesse e connesse. Anche lo stesso Ginsberg prima di diventare famoso aveva un pubblico di 100 persone, ma lui poi ha venduto centinaia e centinaia di migliaia di copie. In Italia la stragrande maggioranza di poetesse e poeti, veri o presunti, raramente arriva ad avere un centinaio di persone (tra cui molti amici e parenti) alle presentazioni dei libri e se tutto va bene riesce a vendere qualche centinaio di copie (di solito le regala ad amici, parenti, editori, critici, appassionati, etc etc). Niente di più e niente di meno. Così stanno le cose. Poi c’è chi guarda solo il rimasuglio d’acqua nel bicchiere quasi vuoto ed è felice di ciò, ma a onor del vero qui è un caos. Lo scrivo da persona che ama la poesia. Ci sono validi poeti e valide poetesse costrette a pagare per farsi pubblicare. Ci sono validi critici o recensori che dedicano centinaia di ore e ore a scrivere centinaia di articoli, a collaborare a riviste e non vengono pagati un euro. Eppure leggere un libro e scrivere anche solo una nota critica significa “perdere” metà giornata. Eppure scrivere un saggio breve per una rivista richiede del tempo. Così come tra incubazione, scrittura di getto, ripensamenti, revisioni e correzioni richiede del tempo una silloge poetica. Della serie: tutto avviene per miracolo o quasi; diciamo più precisamente, che avviene solo per diletto, passione, dedizione, quasi mai senza essere riconosciuti pubblicamente, restando underground, tra i tanti carneadi della comunità poetica, fatta di un intreccio caotico e millefoglie, di un sovrapporsi continuo di migliaia di voci, che rivendicano ciascuna la propria originalità e il proprio diritto a farsi conoscere. D’altronde allo stesso modo, così come c’è un esercito di appassionati e letterati che fa cultura gratis sul web, il mondo attuale premia con lauti compensi chi mostra seni e fondoschiena sui social. Probabilmente i poetry slam e i poeti performer possono aiutare la poesia, possono richiamare pubblico e attenzione. Anche sul fatto che prevalga la banalità delle canzonette ad esempio sulla vera poesia in musica dovrebbe far riflettere ulteriormente. Accade così che c’è un discreto tasso fisiologico di conflittualità: gli intellettuali, i critici letterari, gli scrittori spesso non riconoscono il valore dei poeti, che sono risentiti per questa ragione (conflittualità intergruppo), si creano delle cricche, tanti poeti sgomitano e alcuni polemizzano (conflittualità intragruppo), i poeti stessi hanno un rapporto ambivalente nei confronti della poesia e/o sono frustrati per lo scarso tempo che possono dedicarvi (conflittualità intrapsichica). Se poi a tutto ciò aggiungiamo le contraddizioni insanabili, che più o meno abbiamo tutti, (perché le uniche persone veramente equilibrate e pacificate col mondo sono i morti presumibilmente) allora possiamo capire quanto la situazione sia critica per la poesia italiana.
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Complimenti per l’articolo. Analisi molto accurata quanto realistica. Buona domenica. 🌷
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Grazie di cuore per l’attenzione, Frida. Buona domenica. Un caro saluto.
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Je découvre avec intérêt cette analyse fine et précise, quasi chirurgicale, à propos de la poésie italienne.
L’espoir est permis et cela aussi est une forme de poésie, non chiffrée, non quantifiée.
À ce propos j’avais écrit un poème à ce sujet, en 2020, il y a quelques années sur montyguidon.blog, la poésie s’intitulait: poéte, poétesse
https://montyguidon.blog/2020/09/24/poetesse-poete/comment-page-1/#comments
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Grazie per il commento. Buona giornata.
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Grazie di nuovo
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