
Quando l’Unicef propose a Simona di scrivere un racconto sul tema dell’istruzione come motore del mondo, lei pensò immediatamente al ragazzino trovato in fondo al mare con una pagella cucita nella giacca. Immaginò la sua storia e decise di raccontarla in parallelo a quella di un coetaneo italiano per il quale la scuola non rappresentava, come per l’altro, un diritto conquistato a fatica e un’occasione di riscatto. Poi il racconto è diventato un romanzo, perché accanto ai due ragazzi sono emersi i profili delle loro madri, a tutti gli effetti coprotagoniste della storia.
Secondo me è uno dei suoi libri migliori. Simona parla di cose che conosce, e si sente. Leggendola, ti accorgi che i sogni diversi di Malik e Mattia, e i patemi delle rispettive madri, ti risuonano dentro. Perché sono i nostri sogni, e i nostri patemi. #lavitaintasca#libri#simonasparaco