
I miei jeans
Alcune volte il mondo mi sembrava un confessionale, uno di quelli delle chiese dissacrate; un tatuaggio, un anello al naso, una moda.
Ché ogni cosa ritorna tra quelli civili, quelli che fanno tutto diventando dozzinali. Qualcuno penserà, senti chi parla -io me la rido.
E mi ricordo i miei jeans da ragazza
almeno due taglie più grandi
celesti, con le macchie a mo’ di leopardo fatte nella vasca con la candeggina.
Li tenevo su col cinturone e l’infilavo negli anfibi. Amavo le mie magliette corte, aderenti, e gli orecchini a cerchio con la croce appesa come Madonna.
In questo paese dove le comari guardavano dietro le tende di bambù, e additavano chiunque, vestite di nero, col fazzoletto sulla testa.
Loro andavano in chiesa, con l’occhio vigile e il rosario tra le mani, tra un padre nosto e un’ave maria. (Hai visto quella, ma com’è vestita?)
Sì, loro andavano in chiesa…
Loro non erano me
@nella