MAGGIORE DI VERBANIA: ORCHESTRA FILARMONICA NAZIONALE UNGHERIA

Venerdì 16 settembre 

appuntamento al MAGGIORE DI VERBANIA

con l’ORCHESTRA FILARMONICA NAZIONALE UNGHERIA

HUNGARIAN NATIONAL PHILARMONIC ORCHESTRA 

Balázs Kocsár Direttore e Cristiana Pegoraro Pianoforte

Anteprima della nuova stagione culturale e teatrale

Biglietti disponibili al link https://toptix1.mioticket.it/fondazioneilmaggiore/

Dopo il grande successo dell’appena conclusa ESTATE AL MAGGIOREvenerdì 16 settembre alle ore 21.00, la sala interna del Teatro Maggiore ospita l’anteprima della nuova stagione culturale e teatrale in partenza dopo l’estate. 

Human Art presenta la sua terza Rassegna Estiva dal titolo “Leggermente in profondità”

Human Art presenta la sua terza Rassegna Estiva dal titolo “Leggermente in profondità” 

L’associazione HUMAN ART lancia la sua terza rassegna estiva: a partire da venerdì 2 settembre 2022 una serie di eventi, workshop, laboratori, presentazione di libri, degustazioni, spettacoli teatrali e musica. 

La rassegna estiva si svolgerà all’aperto, presso il bellissimo Chiostro di piazza Santa Maria di Castello in Alessandria per l’intero fine settimana 2-3-4 settembre 2022. 

Si alterneranno workshop e laboratori esperienziali sulle tematiche dell’emotività, dalla rabbia alla libertà, utilizzando la leggerezza come fil rouge. I laboratori saranno un’occasione per sperimentare diverse tecniche di espressione di sé: la scrittura poetica e il caviardage, la voce e il canto, i metodi attivi e il playback theatre, il gioco delle Carte delle azioni possibili. Ci sarà anche un laboratorio divertente rivolto ai bambini di attività outdoor in natura.

“Felici di presentare per il terzo anno questa kermesse di eventi artistici e culturali, un’occasione per stare insieme prendendoci cura del benessere come persone e come cittadini.” Racconta Elena Bongiovanni socia fondatrice dell’associazione. 

La rassegna nasce dal desiderio di incontrare e far incontrare le persone, superando le distanze, vivendo un grande desiderio di trovarsi e ritrovarsi, usando la testa, le emozioni ma anche il corpo.  

“la terza rassegna è inserita nel progetto Relazioni al Centro, realizzato da Human Art e Penelope grazie al contributo del Ministero del Lavoro e della Politiche Sociali e della Regione Piemonte, lavoro di un anno finalizzato alla manutenzione emotiva dei legami nel periodo post covid e pandemia. La rassegna è sostenuta in parte da un contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, realizzata in collaborazione con il Comune di Alessandria, e tanti amici delle associazioni con cui condividiamo da tempo progetti e desideri rivolti al sostengo delle persone, delle famiglie e della collettività.” dice Francesca Brancato, presidente di Human art.  

Il sabato mattina, 3 settembre alle ore 11:00 i cittadini e le associazioni sono invitate per una tavola rotonda interattiva dal titolo RELAZIONI AL CENTRO. Proponiamo un momento di confronto tra istituzioni e cittadini sul tema delle relazioni ancora possibili, in modo particolare dopo il periodo di pandemia, per vivere ed abitare gli spazi in modo da aumentare lo stare bene e l’agio, sperimentando di nuovo una fiducia nell’altro.

“Siamo certi che i legami si nutrano di condivisione e di bellezza e che le relazioni si possano consolidare conoscendosi e abitando i luoghi cittadini senza paura sperimentando apertura e di fiducia” afferma Ahmed Osman, vicepresidente.

L’iniziativa è organizzata e promossa da Human Art E Penelope Aps di Casale Monferrato in collaborazione molte altre realtà associative: Il Grande Cammino del Monferrato, Visioni 47, Il Chiostro, APS Sine Limes, Ics ets, Progetto Link – Lab 121 Blog AL. Gli eventi organizzati insieme a Gobetti Book Shop del Teatro Gobetti di San Mauro Torinese, Assemblea Teatro di Torino, gruppo musicale Timbales, gli artisti Matteo Calabrò, Cristiana Voglino, Alessandro Bianchi, Luca Meola, Marzia Ferrarotti, l’autore Bruno Barba, le autrici Francesca Brancato e Elena Bongiovanni, l’operatrice del benessere Shiatsu Roberta Massobrio, la docente Antonella Castagno. Per tutto il fine settimana sarà possibile degustare cibi e bevande realizzate con i prodotti provenienti dalle economie carcerarie, punto ristoro gestito da Fuga di Sapori di Alessandria.

E’ obbligatoria la prenotazione agli eventi chiamando il numero 333.6612598 o scrivendo alla mail associazionehumanart@gmail.com, gli eventi si sosterranno anche grazie alle donazioni consapevoli dei partecipanti.

►A seguire tutti gli eventi:

Terza Rassegna estiva – “Leggermente in profondità”

Venerdì 2 settembre 2022

Ore 19:30 ORIXÁS E MUSICA A VONTADE! 

Dialoghi con l’autore di “Santi, Demoni e Orixas” Bruno Barba e
Luca Meola, fotografo sociale, Progetto Selva de Pedra. La serata vivrà con le percussioni samba reggae dei Timbales. 

Bebida e Comida a cura di Fuga di Sapori.

Sabato 3 settembre 2022

Ore 9:30 Lo shiatsu come pratica di conoscenza di sè con Roberta Massobrio, operatrice e istruttrice APOS. (necessaria prenotazione)

Ore 11:30 RELAZIONI AL CENTRO. Dialoghi liberi tra istituzioni, associazioni e cittadinanza: miglioramenti possibili dal benessere individuale al benessere collettivo.

Ore 12:30 Food and Drinks a cura di Fuga di Sapori.

Ore 15:00 LE CARTE DELLE AZIONI POSSIBILI – Workshop con le autrici Elena Bongiovanni, counselor ed educatrice professionale e Francesca Brancato, counselor e formatrice (prenotazione necessaria)

Ore 15:00 LABORATORI ESPRESSIVI OUTDOOR – Uso dei materiali naturali per giocare e divertirsi, un laboratorio per bambini e bambine dai 4 ai 11 anni.
Condotto dalle professioniste dell’Aps Penelope (prenotazione necessaria)

Ore 16:00 LABORATORIO DI CANTO E VOCALITA’ – Esplorando la relazione attraverso il suono della nostra voce. Conduce Matteo Calabrò musicista e studioso della voce.

Ore 18:00 MMERSIONE TRA LE PAGINE – dialoghi in collaborazione con il Gobetti Book Shop del Cinema Teatro Gobetti di Torino gestito da E20INSCENA, conduce Chiara Porcu, attrice e counselor.

Ore 19:30 APERITIVO POETICO “Giochi di parole in emozioni”
conduce Marzia Ferrarotti Insegnante Certificata del Metodo Caviardage® ed arte terapeuta (prenotazione necessaria)

Ore 19:30 Degustazione di vini del territorio a cura dell’associazione Il Gran Cammino del Monferrato con DJ Set.

Ore 21:15 L’UOMO CHE PIANTAVA GLI ALBERI – Spettacolo teatrale a cura di Cristiana Voglino attrice drammaturga cantante danzatrice musicista della Compagnia Assemblea Teatro di Torino, liberamente ispirato al libro di Jean Giono.

Domenica 4 settembre 2022

Ore 9:30 LABORATORIO DI TEATRO SOCIALE – “Tra il dentro e il fuori: libertà al centro” Conduce Alessandro Bianchi, regista e attore esperto di teatro sociale in carcere. (necessaria prenotazione )

Ore 12:30 Food and Drinks con Fuga di sapori.

AD UN PASSO DAL CIELO, di Teresa Tropiano

AD UN PASSO DAL CIELO

Sulle onde del tempo

vibran lente le ore

a segnare i miei passi

sul sentiero sterrato

rallentando la corsa

stando a ritmo del cuore.

Agognata la meta

nel desiare dei sogni

quelli fatti di giorno

ma illustrati di notte

quando i sensi sopiti

abbandonano il corpo.

Ad accendere il sole

pur nel buio più pesto

ogni stella è capace

ma non tutte fan luce,

anzi alcune son brille

su se stesse riflesse.

Son meteore distanti,

prendon fuoco all’istante

con le proprie scintille

sparse come frammenti

in galassie sperdute

a rincorrer la luna.

Non mi bastan parole

né carezze alla sera

chè a toccarmi quest’anima

basta un soffio d’amore.

Un sospiro di vento

quello al giusto momento

che mi faccia sentire

ad un passo dal cielo.

Teresa Tropiano

Racconti: Stefano iniziò ad odiare, di Lorenzo Rossomandi – Scritti

Stefano iniziò ad odiare.

Il momento in cui accadde fu quando si rese conto che i conti non tornavano più.

E quell’estate non avrebbe portato i suoi figli a Euro Disney.

Ci volevano troppi soldi.

Possibile che lavorando 8 ore al giorno, facendosi un mazzo cosí, dovesse imporre alla propria famiglia una vita di rinunce? Possibile che non fosse in grado di poter mantenere lo stesso tenore di vita che, invece, suo padre era riuscito a dargli?

In quel momento si sentì un fallito, Stefano.

Ma solo in quel momento.

Perché la sua mente non poteva accettare questa realtà. Il suo “ego” non poteva ammettere che fosse così.

Ascoltava i discorsi dei politici. Ascoltava le loro promesse, le loro rassicurazioni e si incazzava ancor di più. “Sono trent’anni che promettono, ma le cose vanno sempre peggio!”

Poi ascoltò quelli che anziché promettere, spiegavano.

E quelle spiegazioni avevano un senso.

Ovvero, davano un senso a ciò che gli stava accadendo e, contemporaneamente, lo scagionavano dal sentirsi un fallito.

Non era lui il problema.

La colpa era dei burocrati europei. Quelli ci vogliono annientare come popolo. La colpa era dei poteri forti, di coloro che hanno come disegno quello di distruggere la classe media per concentrare la ricchezza nelle loro mani.

La colpa era di quelli che continuavano a sprecare risorse per accogliere quei migranti, gente con un’altra cultura, un’altra storia, un’altra pelle, che non riesce ad adattarsi al mondo civile e vive di violenza e furti.

Avevano ragione quei politici che spiegavano tutto questo. Tutto adesso aveva una logica.

E, sopratutto, lui non aveva alcuna colpa.

E fu così che, quell’estate, Stefano cominciò ad odiare!

SOLARE ALBORE, di Mirella Ester Pennone Masi

SOLARE ALBORE

Solare onda d’albore spensierata

getti sull’ombra increspature d’oro

infondi dolce speranza accorata;

dal mio profondo pensiero riaffioro.

Rami vibrano a un canto d’usignolo,

vermiglio palpito nel nero nembo;

s’inarca l’arcobaleno giugnolo

sul ventre della terra come un grembo.

“Brezze e profumo d’acacie spargete

e inebriate il cuore senza carezze

ove ardono le emozioni segrete!”

Di gioia scompigliate la mia quiete

lievi sussurri e desuete arditezze

trepide, fra languide note d’aulete.

@Mirella Ester Pennone Masi@ /28 Agosto 2013

(un sonetto senza pretese)

immagine dal web

“L’infelicità dell’uomo e il dramma di Dio”. in un saggio dedicato a David Maria Turoldo

“L’infelicità dell’uomo e il dramma di Dio”. in un saggio dedicato a David Maria Turoldo

Sono riflessioni antropologiche dedicate al friulano David Maria Turoldo (1916-1992) -presbitero, teologo, scrittore, poeta e antifascista, membro dell’ordine dei Servi di Maria – quelle raccolte nell’ultima opera, fresca di stampa, che arricchisce “I Diamanti della Saggistica” dell’Aletti editore. Si intitola “L’infelicità dell’uomo e il dramma di Dio” ed è scritta dall’autore Michele Cencio, insegnante di Religione Cattolica in un Istituto Tecnico. «Ho parafrasato – racconta l’autore che vive ad Ancona – i titoli di due libri di Turoldo “Anche Dio è infelice” e “Il dramma è Dio”, mettendo in risalto, però, anche la condizione dell’uomo. Emergono, quindi, i due binari su cui si svilupperà il mio saggio. Da una parte c’è la questione fondamentale dell’uomo, la ricerca della felicità. L’altro binario è Dio. L’idea di un Dio vicino all’uomo, anzi simile a lui, giovane, dinamico, che ha il cuore di un innamorato, che attende la sua amata, la cerca, piange e si arrabbia per lei, un Dio impotente davanti alla libera scelta dell’umanità non è ancora entrata nel nostro immaginario collettivo; eppure, è il volto rivelato dalle Scritture e più ancora dai Vangeli». 

Il saggio è ispirato dagli ultimi scritti di David Maria Turoldo che, anche a causa della malattia che lo costrinse a letto, s’interrogano sul senso dell’esistere in rapporto alla sofferenza e alla fede. Il linguaggio utilizzato – come sottolinea lo stesso autore – non è propriamente accademico. C’è un continuo sforzo nel rendere la prosa anche poetica, il tentativo di far coincidere erudizione e bellezza. Una scrittura che dice e non dice, racconta, spiega e apre a riflessioni, a volte lasciandole sospese, perché non tutto deve essere spiegato. Uno stile dialettico a tratti evocativo, che mal si adatta ad una lettura veloce e che tende, inoltre, a portare il lettore a fare la sua parte. «Per quanto mi riguarda – spiega Michele Cencio – tutto ciò che scrivo, persino la saggistica, è il frutto di esperienze e letture rielaborate interiormente. È come se fosse l’esigenza, ad un certo punto, di voler dare un ordine al caos interiore, ma anche esteriore e a tutto ciò che ho accumulato nel tempo».

Negli scritti di Michele Cencio emerge sempre il carattere esistenziale della realtà; la domanda di ricerca dell’uomo di fronte all’assetto tragico e drammatico della storia, sia collettiva che personale. «Sono attratto dal Novecento in tutta la sua complessità e dagli eventi cruciali che hanno radici in questo secolo. La morte del concetto di Dio, l’avvento dell’era tecnologica e della società di massa, il superamento dei limiti dell’uomo e, quindi, anche dell’idea di umanità che per millenni abbiamo conosciuto; le nuove e incredibili scoperte scientifiche. In tutto questo delirio cerco una strada per l’uomo, il ritorno alla sua essenza e dimensione originaria». E in un contesto di relazioni fragili, secondo l’autore, la figura di Turoldo diventa cruciale, poiché «è riuscito ad incarnare un’idea di Chiesa profondamente legata alla tradizione e alla Scrittura ma anche coraggiosamente libera e profetica rispetto a pesanti strutture gerarchiche, capace cioè di ascoltare le sfide del presente e rielaborarle con la sapienza di una cultura ricca di studio e di amore concreto per l’umanità. Per Turoldo è importante non aver mai perso di vista la centralità dell’uomo inteso come “sogno di Dio”». L’opera, dunque, è una continua ricerca di una identità più autentica, più umana. «Vorrei trasmettere – conclude l’autore – quell’inquietudine che mi abita, che non è angoscia ma desiderio di non fermarsi, di non accontentarsi di ciò che appare davanti ai nostri occhi. Vorrei provare a far riemergere le domande prime ed ultime, la nostalgia di quell’attimo di bellezza che tutti, anche solo per qualche attimo, abbiamo vissuto. Questa è l’unica forza interiore capace di far compiere rivoluzioni».

Federica Grisolia

(Vincenzo La Camera – Agenzia di Comunicazione)

P.L. Travers: la poetessa (1)

P.L. Travers (Helen Lyndon Goff)vedi qui – era un’avida lettrice di storie fantastiche e miti. Affermò che a tre anni sapeva già leggere e che adorava le fiabe. Non sorprende, quindi, che nel 1934 abbia creato la tata magica, Mary Poppins, ispirata a una sua zia, che aiutava i bambini a lei affidati con consigli sensati quando si trovavano in situazioni difficili.
La scrittrice dichiarò:
Le vere fiabe… escono direttamente di miti; sono, per così dire, minuscole riaffermazioni di miti, o forse miti resi accessibili alla mente della gente.”

Quando era adolescente, in Australia, e iniziò a lavorare come attrice professionista shakespeariana, iniziò a scrivere, soprattutto poesie.
Scrisse per il Sun, e anche quando emigrò in Inghilterra continuò a inviare lavori al Sun, fino ad avere una sua rubrica.
Le sue poesie furono pubblicate sotto il nome “Pamela Young Travers” anche nella rivista erotica “The Triad”, di cui divenne una regolare collaboratrice e anche qui le venne affidato l’incarico di riempire almeno quattro pagine di una sezione femminile, intitolata “A Woman Hits Back /Una donna controbatte”-

Qui pubblicava spesso anche i suoi componimenti erotici.
Ad esempio c’è una poesia in cui invitava i lettori a immaginarla mentre si spogliava:

Il fruscio setoso delle cose intime,
impregnate del mio odore,
da abbassare gentilmente, lentamente,
per togliermi la mia ultima cara difesa.”

E un’ altra in cui si arrendeva a un assalto amoroso:

Sentire di nuovo le tue dita tra i miei capelli
che reclinano il mio corpo restio indietro… e ancora di più
finché la roccaforte della mia femminilità
viene chiusa dalle tue forti braccia trionfatrici.”

Rimase in Australia fino al 1924, anno in cui quando decise che la sua vita aveva bisogno di qualcosa di diverso. Perché non provare agli antipodi? Allora comprò un biglietto su una nave passeggeri diretta a Southampton, con la speranza di ottenere fama e fortuna come scrittrice a Londra.

Continua

Portrait of P. L. Travers, 1924, family and personal photographs collected by P.L. Travers, ca 1891-1980, State Library of New South Wales PX*D 334, http://digital.sl.nsw.gov.au/delivery/DeliveryManagerServlet?embedded=true&toolbar=false&dps_pid=FL647950

LU e Cuccaro Monferrato. Nisolina: Acqueforti e Linoleografie di PIO CARLO BAROLA

Acqueforti e Linoleografie di PIO CARLO BAROLA

Domenica 11 Settembre prossimo, alle ore 11, verrà inaugurata a Lu (Comune Lu e Cuccaro Monferrato) nei locali della Nisolina, la mostra di Acqueforti e Linoleografie di Pio Carlo Barola.

Pittore, Incisore e Grafico Pubblicitario da molti anni vive e insegna a Casale Monferrato (Alessandria).
Si è diplomato all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino – corso di Pittura con il Prof. Piero Martina – e la tesi di Storia dell’Arte che ha portato in esame nel 1980 ha per titolo: “La pittura di Albino Galvano”.

Ha seguito i corsi di Incisione tenuti da Francesco Franco e Vincenzo Gatti.
Nel 1997 ha conseguito il Diploma in “Tecnica della grafica e della pubblicità” presso l’Istituto “Albe Steiner” di Torino.
Ha insegnato “Discipline Pittoriche” dal 1982 al 1995 presso il Liceo Artistico “Luigi Canina” di Casale Monferrato.
Attualmente insegna “Disegno Grafico Pubblicitario” all’Istituto Superiore Statale “Leardi” e “Discipline Pittoriche” al Liceo Artistico “Angelo Morbelli” di Casale.

E’ fondatore del “Gruppo Arte Casale” e organizzatore della Biennale Internazionale “Grafica ed  Ex Libris”. E’ socio A.I.E. Associazione Italiana Ex Libris
Tra le innumerevoli mostre personali e collettive, ha esposto alla “Promotrice delle Belle Arti” di Torino, al Museo della Xilografia di Carpi, alla Galleria “Segno Grafico” di Venezia, al “Gabinetto Stampe” di Bagnacavallo (RA) e all’Istituto Italiano di Cultura a Praga a cura di Giuliana Bussola e Anselmo Villata.

La mostra resterà aperta nei locali luesi dal giorno 11 al 25 Settembre compreso, in Via G. Mameli, 63 e sarà visitabile al Sabato e Domenica dalle 17 alle 19 e tutti i giorni con appuntamento al n 338.7507298. Il numero di telefono per appuntamento con l’artista è 348.7629167

Pio Carlo Barola  di Enzo Di Martino

La scelta di un linguaggio espressivo, per un’artista, si manifesta per vie inspiegabili e misteriose, riguarda probabilmente una sfera inconscia ed istintuale, diventa la sua “voce”, il solo mezzo attraverso il quale riesce a dare forma alle immagini che affollano la sua fantasia. Per Pio Carlo Barola tale linguaggio è la xilografia, o meglio l’incisione del linoleum, in un riconoscimento espressivo fatto di sapienza fattuale e passione, identità negli esiti formali, rispecchiamento gestuale nel processo di disvelamento dell’immagine. Per tale via l’artista piemontese “mette in scena” figure, paesaggi e nature morte che acquisiscono una identità formale inconfondibile che costituisce in definitiva la sua “cifra espressiva”, il suo alfabeto segnico. Raramente, infatti, Barola si serve del colore e la probabilità esistenziale delle sue immagini è affidata essenzialmente al segno forte e sinuoso intagliato nel linoleum, dunque al dialettico confronto del bianco e del nero, del vuoto e del pieno, della carta e dell’inchiostro. Vi è una natura morta, tuttavia, nella quale l’artista, pur non “abbassando” i toni di questo confronto, inserisce una gamma di colori caldi che sembrano avere una vera e propria funzione alchemica, nel senso che trasformano in qualcosa di “altro” l’immagine, conferendole anzi un valore perfino simbolico. E’ evidente il ruolo del “linguaggio” in un caso siffatto, laddove voglio dire la partita espressiva viene giocata anche per mezzo dei procedimenti e risulta chiaro che certi risultati, certi esiti formali, non avrebbero potuto essere conseguiti se non per quella via. Come avviene del resto nella serie dello Zodiaco, al centro della quale Barola pone una figura femminile, una sorta di “altra metà” dell’astrologia. A ben vedere, però, ci si accorge subito che la scelta è semplicemente espressiva e le donne che rappresentano i segni non sono altro che puri e semplici pretesti visivi, motivi di sollecitazioni formali, come avviene sempre, del resto, nell’arte figurativa.  Voglio dire che a Barola, al di là della rappresentazione del segno zodiacale, interessa porre a confronto, misurare, le possibilità del segno, le capacità della sgorbia sul materiale, con la sinuosità di un corpo o la cascata fluente di una lunga capigliatura, in una operazione che può risultare perfino indifferente all’iniziale motivo ispirativo. Ecco allora che il linguaggio e rappresentazione tendono ad avere un ruolo indipendente ed in certi casi perfino ad identificarsi, perché è evidente, anche nell’opera di Barola, che l’Arte tende ad affermare la sua “verità”, seppure parziale, solo attraverso i mezzi espressivi, gli unici attraverso i quali è possibile manifestare, dare consistenza concreta, all’invisibile che è dentro ciascuno di noi.

Venezia, settembre 1990 Enzo Di Martino

Eugenio Montale, il poeta del disincanto

Tra i massimi poeti italiani del Novecento, già dalla prima raccolta Ossi di seppia (1925) fissò i termini di una poetica del negativo in cui il “male di vivere” si esprime attraverso la corrosione dell’Io lirico tradizionale e del suo linguaggio. Dopo la raccolta La bufera e altro (1956) che raccoglie le poesie degli anni della guerra (Bufera) e quelli immediatamente successivi, per un decennio non scrive quasi nulla. Nel 1963 muore la moglie e ciò dà avvio a una nuova fase di poesia, dunque a nuovi temi e stile: Satura (1971), Diario del ’71 e del ’72 (1973) e Quaderno di quattro anni (1977).

Napoli

Nel 1967 è nominato senatore a vita e nel 1975 riceve il premio Nobel per la letteratura.
Eugenio Montale nacque a Genova, in un palazzo dell’attuale corso Dogali, nella zona soprastante Principe, il 12 ottobre 1896, ultimo dei sei figli di Domenico Montale e Giuseppina Ricci, esponenti della media borghesia genovese. Inizia gli studi presso l’istituto “Vittorino Da Feltre” di via Maragliano, gestito dai Barnabiti. A causa della sua salute precaria, che lo porta a contrarre varie broncopolmoniti, vengono preferiti gli studi tecnici, invece dei più lunghi classici, così nel 1911 viene iscritto all’istituto tecnico commerciale “Vittorio Emanuele” dove nel 1915 si diplomerà in ragioneria con buoni voti; Ebbe la possibilità di coltivare i propri interessi prevalentemente letterari, frequentando le biblioteche cittadine e assistendo alle lezioni private di filosofia della sorella Marianna, iscritta a Lettere e Filosofia. La sua formazione fu quindi quella tipica dell’autodidatta, che scopre interessi e vocazione attraverso un percorso libero da condizionamenti. Letteratura e lingue straniere furono il terreno in cui gettò le prime radici, la sua formazione e il suo immaginario, assieme al panorama, ancora intatto, della Riviera ligure di Levante: Monterosso al Mare e le Cinque Terre, dove la famiglia trascorreva le vacanze. Chiamato alle armi (1917-19), prese parte alla prima guerra mondiale come sottotenente di fanteria. Legato ai circoli intellettuali genovesi, dal 1920 ebbe rapporti anche con l’ambiente torinese, collaborando al Baretti di P. Gobetti. Conosce Camillo Sbarbaro e pubblica la sua prima raccolta poetica sotto il titolo Ossi di Seppia (siamo nel 1925). In questi anni comincia a conoscere e apprezzare anche la scrittura di un altro importante autore italiano che non tutti tenevano in considerazione, cioè Italo Svevo che proprio Eugenio Montale aiutò a far conoscere agli intellettuali e agli editori del suo tempo. Trasferitosi a Firenze (1927), dove frequentò il caffè delle Giubbe Rosse e fu vicino agli intellettuali di Solaria, dal 1929 fu direttore del Gabinetto scientifico-letterario Vieusseux, incarico da cui fu rimosso nel 1938 perché non iscritto al Partito fascista (nel 1925 aveva aderito al Manifesto degli intellettuali antifascisti di B. Croce).La vita a Firenze però si trascina per il poeta tra incertezze economiche e complicati rapporti sentimentali; nel 1933 conosce l’italianista americana Irma Brandeis, con cui avvia una quinquennale storia d’amore, cantandola con il nome di Clizia in molte poesie confluite ne Le occasioni. Nonostante questo ritiro sono anni molto importanti per il poeta: nel 1939 pubblica una nuova raccolta, Le Occasioni, e conosce Drusilla Tanzi che sarà sua moglie e il grande amore di tutta la sua vita. Una nuova importante stagione per Montale comincia a partire dal 1948 quando, trasferitosi a Milano, inizia a collaborare con il Corriere della Sera. Contemporaneamente pubblica altre poesie e la sua opera è tanto amata che nel 1975 gli viene assegnato il Premio Nobel per la Letteratura. Eugenio Montale morì a Milano la sera del 12 settembre 1981, un mese prima di compiere 85 anni, nella clinica San Pio X dove si trovava ricoverato per problemi derivati da una vasculopatia cerebrale. I funerali di Stato furono celebrati due giorni dopo nel Duomo di Milano dall’allora arcivescovo della diocesi Carlo Maria Martini. Venne sepolto nel cimitero accanto alla chiesa di San Felice a Ema, sobborgo nella periferia sud di Firenze, accanto alla moglie Drusilla. Nella seduta del successivo 8 ottobre, il Senato commemorò la figura di Montale, attraverso i discorsi del presidente Amintore Fanfani e del presidente del Consiglio Giovanni Spadolini.
Rassegnazione e negatività caratterizzano la poesia di Eugenio Montale: la vita appare priva di un senso profondo, c’è una grande disillusione verso la realtà. Montale vede l’esistenza come qualcosa senza un senso e comunque caratterizzata da una serie di eventi decisamente negativi e dolorosi. Troviamo soprattutto rappresentato il paesaggio ligure, sia marino che montuoso. Il linguaggio si presenta subito diretto e preciso: parlando del mondo vegetale e animale l’autore usa anche dei termini tecnici.

Il paesaggio è molto importante perché appare secco, abbandonato, battuto dal vento e il poeta fa spesso riferimento anche alle ore del primo pomeriggio in estate quando tutto è fermo, assolato e quasi morto.

Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe dei suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia

*Un altro grande esponente della letteratura italiana del Novecento. Un uomo che si è creato una cultura profonda da autodidatta fino a diventare lui stesso un critico e scopritore di talenti. La sua concezione della vita è alquanto pessimista un lungo e pesante cammino, l’inutile tentativo di scalare un muro con in cima dei cocci aguzzi di bottiglia. Una considerazione amara ma veritiera, avendo lui conosciuto la tragedia della guerra, la durezza del fascismo, le ingiustizie del suo tempo e di ogni tempo. Un poeta che ritiene la poesia l’unico mezzo per raggiungere quello spazio oltre il muro della nostra mediocrità.
Un mezzo ma non una soluzione che ognuno deve cercare da solo.

L’arte senza frontiere…Palma di Majorca – Italia

Joan Josep Barcelo – Filippo Papa

Catania, 29 agosto 2022
“REGENERATION 2” FILIPPO PAPA & JOAN JOSEP BARCELO
HOLOPERFORMANCE ART & POETRY
Presso l’evento CITTADELLA ART PARADE –
SAVE THE DATE: 03/09/2022
Dopo il grande successo della prima edizione presentata alla “Biennale Amedeo Mo-
digliani ” a Venezia, ritorna in una seconda edizione “REGENERATION 2” l’innovativa
prima “Holperformance” dove l’artista Filippo Papa in un atto di rigenerazione ha unto
il suo corpo nudo spalmandolo con i colori primari ma non solo, attraverso la tecnolo-
gia olografica si è vista la smaterializzazione olografica. I versi inediti del poeta Joan
Josep Barcelo hanno echeggiato per tutta la durata dell’atto performativo. Filippo
Papa e Joan Josep Barcelo creano un nuovo modo di fare arte coniando il neologi-
smo “Holoperformance”, l’unione tra arte performativa, tecnologia olografica e poesia.
Quest’opera innovativa ritorna il 3 settembre 2022 dopo essere stata selezionata dall’orga-
nizzazione dell’evento internazionale “Cittadella Art Parade – Fluxus 60th-Tributo a France-
sco Conz”. Cittadella Art Parade vuole regalare alla città e al pubblico qualcosa di nuovo
ed innovativo e proporsi negli anni come fucina di idee, catalizzatore e produttore di cul-
tura d’eccellenza. Cittadella Art Parade sarà un ponte culturale tra passato, presente e fu-
turo. Per questa prima edizione gli organizzatori vogliono rendere omaggio al movimento
artistico Fluxus in occasione del 60° anniversario dalla nascita e al cittadellese Francesco
Conz (Cittadella 1935-Verona 2010). Infatti, non tutti sanno che Conz è stato, promotore,
editore e collezionista di opere Fluxus e delle neo-avanguardie internazionali tra i più im-
portanti al mondo.
Per l’occasione sarà proiettato il film “Conz. L’ultimo collezionista” del regista Roberto Del-
voi e verrà creato un percorso dove immagini e testi inediti racconteranno la storia umana
ed artistica del grande editore e collezionista cittadellese. Proprio prima della proiezione
del film “Conz. L’ultimo collezionista” Papa e Barcelo presenteranno “Regeneration 2”
dove anima e corpo si fonderanno in un’unica performance che ha già segnato l’inizio
di una nuova visione che fa da ponte tra arte visiva, letteratura e nuove tecnologie in-
novative. Visto questo riconoscimento “Regeneration 2” è una performance corporea,
poetica e olografica omaggio all’ispirazione artistica globale che va verso il futuro. Si
dimostra in continuità con le ricerche del passato come nuova frontiera dell’arte multidisci-
plinare e multimediale contemporanea.
Protagonisti Il corpo vivo e olografico di Papa e la presenza sonora e olografica di Bar-
celo. L’arte si fonde con la parola. Il colore si smaterializza attraverso la tecnologia
olografica e torna materia con la fisicità del corpo. Il filo conduttore è una rappresen-
tazione originale di sentimenti positivi, il rigenerarsi, l’amarsi e tornare all’essenzialità delle forme dal bianco e nero al colore e viceversa. Lasciare solo l’anima nuda visi-
bile agli occhi di chi ha visto dal vivo questo evento. Va dato atto a Joan Josep Bar-
celo e Filippo Papa di aver creato una nuova dimensione dell’arte tra sogno e realtà.

BIOGRAFIE
Filippo Papa nato a Leonforte (EN) nel 1986 è un eclettico artista visivo siciliano che è
stato inserito, fra gli esponenti più significativi del panorama artistico contemporaneo,
all’interno delle due più importanti pubblicazioni editoriali italiane quali l’Atlante dell’Arte
Contemporanea edito De Agostini e il CAM Mondadori. Inoltre, è vincitore del premio Italia
per la fotografia 2022. La sua arte trova la massima espressione spaziando tra la
fotografia d’architettura – caratterizzata dal contatto col divino attraverso l’estrema
sintetizzazione delle forme ottenuta dal bianco e nero e dai forti contrasti tra luci ed ombre
– e la performance in cui il suo corpo è il protagonista, specchio delle sue molteplici
sfaccettature intime e carnali. Il movimento diventa forza, i gesti omaggi a miti e artisti del
passato. Una nuova visione metafisica che connette tempo e spazio creando linguaggi
ibridi tra le varie forme d’arte.
Joan Josep Barcelo nato a Palma di Maiorca (Spagna) nel 1953 è autore di numerosi
libri di poesia in catalano e italiano che ha ricevuto importanti premi e riconoscimenti
internazionali nella sua carriera letteraria come il premio Dante 2021. Il suo stile unico nel
suo genere è caratterizzato dal surrealismo e dall’astrazione, con riferimenti a un mondo
onirico e mitico, spirituale e carnale, alla ricerca di un concetto rivoluzionario. Ci racconta
della terra e del mare, dei paesaggi polari e del deserto, seguendo le caratteristiche di un
universo in cui la parola diventa respiro di un nuovo tempo. Luce e oscurità dominano la
lingua finché il desiderio è la scintilla del fuoco alla ricerca dell’infinito.

L’EVENTO
Sito: Cittadella (PD)
Durata: 03 Settembre 2022
Orario: 20:00 circa
Ingresso: Offerta libera (Organizzazione Cittadella Art Parade)
Per ulteriori informazioni
Web: https://www.cittadellacontemporary.it/
http://filippopapa.com/
mail: press@filippopapa.com

http://nonsolopoesiarte.art.blog/2022/08/29/larte-performativa-di-filippo-papa-e-di-joan-josep-barcelo/

CULTURA

Orietur in tenebris lux tua . Il colore della poesia: Iris G. DM

Date: 29 agosto 2022Author: irisgdm0 Commenti— Modifica

Potevo amarti,

una particella di Dio nelle tue carni,

per esserci, per viverti, per percorrere nel tuo sangue,

le strade delle tue vene,

nel tuo cuore,

trasparente, un velo che avvolge il tuo corpo.

Ti ho visto,

sei venuto fuori dai miei pensieri,

su quella corda d’acqua,

una corolla aperta sul mio ventre.

Io e te, in un luogo deserto,

la tua luce dalle tenebre,

luci e ombre,

miscela liquida di stelle,

posso accogliere tutte le note

nella mia chiave di violino,

con la punta delle dita trascino

la storia del libro,

s’aprono come petali di fiordaliso. Iris G. DM

Potrebbe essere un contenuto artistico raffigurante 1 persona

Eugenio Montale, il poeta del disincanto

Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981) è stato un poeta, traduttore, scrittore, filosofo, giornalista, critico letterario, critico musicale e politico italiano.
Nel 1967 viene nominato senatore a vita e nel 1975 riceve il premio Nobel per la letteratura. Muore nel 1981.

«QUALCHE STORTA SILLABA»

Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l’uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l’ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

*In questi meravigliosi versi, il grande poeta riflette sul significato della poesia… non è un’illuminazione per chi legge o voler insegnare verità assolute, nessuno lo può fare perché nessuno conosce il vero senso della vita, ma proprio nella poesia si possono celare quei limiti e quei dubbi che ognuno ha.

lucia triolo: Agosto di questi giorni

E questi giorni di Agosto
fieri, eterni
aggrappati alla distanza
tra ieri e domani
dentro il bicchiere del the freddo

così questi che
non riesco ad affondare
né a far galleggiare
come traverse di una vita
(mia, degli altri, che importa?)
percorsa solo a tratti.

Cedo tutto purché resti la voce
a chiamare implorare gemere
Tu dici: 
ci vestiamo
perché ci si possa acchiappare,

contati le dita
uno è irraggiungibile
poi
attraversati controcorrente