C’è qualcosa di spettacolare nel silenzioso rumore delle foglie che si sfiorano tra di loro accompagnate dell’armonia stregata del vento.
Come due fiori cresciuti su un precipizio tutti noi riusciamo a provare il brivido della vita senza aver paura di correre il rischio.
Ogni volta che la pressione della nostra complessa vita cittadina fluidifica il sangue e intorpidisce il mio cervello, cerco sollievo nella natura; e quando sento il giallo lamento del coyote all’alba, le mie preoccupazioni mi abbandonano e sono felice.
(Hamlin Garland) QUANTO PIÙ UNO VIVE SOLO, SUL FIUME O IN APERTA CAMPAGNA, TANTO PIÙ SI RENDE CONTO CHE NON C’È NULLA DI PIÙ BELLO E PIÙ GRANDE DEL COMPIERE GLI OBBLIGHI DELLA PROPRIA VITA QUOTIDIANA, SEMPLICEMENTE E NATURALMENTE. DALL’ERBA DEI CAMPI ALLE STELLE DEL CIELO, OGNI COSA FA PROPRIO QUESTO; C’È TALE PACE PROFONDA E TALE IMMENSA BELLEZZA NELLA NATURA, PROPRIO PERCHÉ NULLA CERCA DI TRASGREDIRE I SUOI LIMITI.
Campana ha fatto e fa tuttora parlare di sé : uomo stravagante e inquieto o uomo che ha subito una profonda ingiustizia ed è diventato pazzo?
Nato il 20 agosto del 1885 a Marradi,piccolo paese toscano da un maestro elementare già a 28 anni consegnò un manoscritto contenente poesie a Ardengo Soffici e a Giovanni Papini,entrambi scrittori emergenti e allora direttori della celebre rivista“Lacerba”. Entrambi erano sostenitori di teorie razziste,antifemministe e antisemitiche. Soffici d’altro canto, aderì al fascismo firmando nel 1925 il”manifesto degli intellettuali fascisti”.
L’anno dopo aver consegnato il manoscritto ai due direttori, poiché andato smarrito,Campana cominciò a riscriverlo dato che ne aveva una sola copia.
Il manoscritto fu ritrovato cinquant’anni dopo a casa di Ardengo Soffici.
La follia
A solo 33 anni Campana viene ricoverato nel manicomio di Castel di Pulci dove rimane fino alla morte.
Dalla sua nascita al 1918 Campana ha vissuto episodi a dir poco stravaganti che hanno determinato a farlo ricoverare in manicomio.
Dino Campana soffriva di una forma di schizofrenia chiamata ebefrenia. Era soggetto a terribili sbalzi d’umore. Spesso veniva colto da attacchi d’ira furibonda. Aveva momenti di lucidità a cui alternava fasi nelle quali si esprimeva in modo sconnesso. Nel 1906, all’età di ventun anni, venne ricoverato per la prima volta al manicomio di Imola. Secondo alcune fonti qualche volta Campana finì anche in carcere. Ebbe un rapporto tormentato con la madre, la quale gli preferì sempre il fratello Manlio – di pochi anni più giovane.
Ebbe anche una storia d’amore tormentata e violenta con Rina Faccio,conosciuta come Sibilla Aleramo, nota poetessa che ebbe come amanti anche Ardengo Soffici e Giovanni Papini.
Nel 1914 ,agli albori della I guerra mondiale, uscì la prima edizione de “I canti orfici”nati dalle ceneri del primo manoscritto. L’edizione era piena di errori e le copie che Campana tentava di vendere nei caffè, fu un fiasco.
Solo nel 1928 per la casa editrice Vallecchi a quattro anni dalla sua morte, uscì una seconda edizione senza il permesso di Campana ,allora ricoverato in manicomio. Anche questa edizione era piena di lacune e refusi ma lui era ritenuto incapace di intendere e volere. Affermava di stare bene nella casa di cura e che l’elettroshock gli facesse provare dei benefici.
Nel 1941 uscirono altre edizioni dei Canti Orfici.
Solo in seguito, soprattutto grazie a Montale e a Luzi, si procedette alla riabilitazione della figura di Dino Campana come poeta.
Se questi sono i tratti essenziali della vita del “folle di Marradi”, appare quasi inevitabile leggere la sua opera andando alla ricerca delle tracce del suo stato di salute mentale. Secondo il filosofo Karl Jaspers “genio e follia “come è il titolo di un suo scritto ,si saldano in un rapporto di circolarità.
La poetica
Tutti i poeti usano similitudini, metafore, metonimie, anafore,allitterazioni
Di queste figure retoriche tutti, più o meno, ne facciamo uso ma Campana le usa quantomeno in modo bizzarro.
Ecco un esempio delle sue poesie :questa è per Sibilla Aleramo
n un momento
In un momento Sono sfiorite le rose I petali caduti Perché io non potevo dimenticare le rose Le cercavamo insieme Abbiamo trovato delle rose Erano le sue rose, erano le mie rose Questo viaggio chiamavamo amore Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose Che brillavano un momento al sole del mattino Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi Le rose che non erano le nostre rose Le mie rose le sue rose
P:S: E così dimenticammo le rose
Il canto della tenebra
La luce del crepuscolo si attenua: Inquieti spiriti sia dolce la tenebra Al cuore che non ama più! Sorgenti sorgenti abbiam da ascoltare, Sorgenti, sorgenti che sanno Sorgenti che sanno che spiriti stanno Che spiriti stanno a ascoltare Ascolta: la luce del crepuscolo attenua Ed agli inquieti spiriti è dolce la tenebra: Ascolta: ti ha vinto la Sorte: Ma per i cuori leggeri un’altra vita è alle porte: Non c’è di dolcezza che possa uguagliare la Morte Più Più Più Intendi chi ancora ti culla: Intendi la dolce fanciulla Che dice all’orecchio: Più Più Ed ecco si leva e scompare Il vento: ecco torna dal mare Ed ecco sentiamo ansimare Il cuore che ci amò di più! Guardiamo: di già il paesaggio Degli alberi e l’acque è notturno Il fiume va via taciturno Pùm! Mamma quell’omo lassù! “
La passione amorosa di Sibilla in una lettera.
Ecco quanto la poetessa scriveva la suo Dino…
SIBILLA ALERAMO, Lettera a Dino Campana, 6 Agosto 1916.
Perché non ho baciato le tue ginocchia? Avrei voluto fermare quell’automobile giù per la costa, tornare al Barco a piedi, nella notte, che c’è il tuo petto per questa bambina stanca. Tornare. Come una bambina, questa del ritratto a dieci anni. Non quella che t’ha portato tanto peso di storie di memorie affannose, che t’ha parlato come se stesse ancora continuando il suo povero viaggio disperato, come se non ti vedesse, quasi, e non vedesse lo spazio intorno, le querce, l’acqua, il regno mitico del vento e dell’anima…
Tu che tacevi o soltanto dicevi la tua gioia. Sentivi che la visione di grandezza e di forza si sarebbe creata in me non appena io fossi partita? Nella tua luce d’oro. E non ho baciato le tue ginocchia. I nostri corpi su le zolle dure, le spighe che frusciano sopra la fronte, mentre le stelle incupiscono il cielo. Non ho saputo che abbracciarti. Tu che m’avevi portata così lontano. Che il giorno innanzi ascoltavi soltanto l’acqua correr fra i sassi. Oh, tu non hai bisogno di me! È vero che vuoi ch’io ritorni? Come una bambina di dieci anni. È vero che mi aspetti? Rivedere la luce d’oro che ti ride sul volto.
Tacere insieme, tanto, stesi al sole d’autunno. Ho paura di morire prima. Dino, Dino! Ti amo. Ho visto i miei occhi stamane, c’è tutto il cupo bagliore del miracolo. Non so, ho paura. È vero che m’hai detto amore? Non hai bisogno di me. Eppure la gioia è così forte. Son tua. Sono felice. Tremo per te, ma di me son sicura. E poi non è vero, son sicura anche di te, vivremo, siamo belli. Dimmi. Io non posso più dormire, ma tu hai la mia sciarpa azzurra, ti aiuta a portare i tuoi sogni? Scrivimi!
È stato un incontro coinvolgente per il tema della Pace e l’arte ma soprattutto per le emozioni di ciascuno dei partecipanti all’evento trasmesso tramite live in zoom. Forti emozioni espresse e recepite, moltiplicate da tutti coloro che si sono collegati con noi, che hanno condiviso il loro messaggio di pace che accogliamo e nel ringraziare a tutti indistintamente ne trascrivo alcuni :
Irene Doura-Kavadia : Congratulazioni a tutti! È stata una sessione magnifica, davvero! Ringraziamo tutti gli stimati delegati per essere stati una parte importante dell’evento con le loro magnifiche opere d’arte! Menzione speciale al Chief Advisor di Writers Capital Foundation Joan Josep Barcelo, cuore e anima della sessione, e agli stimati curatori Elisa Mascia (membro del Comitato Organizzatore di Panorama) e Filippo Papa (Panorama Chief Youth Coordinator) per tutto il loro bellissimo lavoro durante questa sessione. Complimenti a Silla Maria Campanini, Coordinatrice Globale di PANORAMA e a tutto il team che ha reso il Panormama Arts Festival un evento così grandioso! L’evento dal vivo è stato onorato con la presenza degli onorevoli membri della WCIF Johanna Devadayavou (Consigliere del manager del panorama), Smaragdi Mitropoulou e Marco Antonio Rodriguez Sequeiros (membri esecutivi) e del segretario esecutivo Devika Warrier. Promettiamo di unirci di nuovo nel regno dell’arte molto presto! Infatti, nell’INAUGURAZIONE del PANORAMA Art Festival 22 ad Atene, in Grecia. Lì, insieme alla mostra fisica a tema di Guerra e Pace, avremo il piacere di annunciare i prestigiosi PANORAMA ART Awards. Rimani sintonizzato! Il meglio deve ancora venire! Un caro abbraccio a tutti!
Johanna Devadayavu : Pace e amore a tutti i preziosi amici, delegati e artisti che si sono uniti per rendere questo evento più stimolante e bello! Congratulazioni di cuore all’intero Team di Scrittori Capital International Foundation che lavora affinché la pace prevalga in tutto il mondo e a tutti gli stimati artisti e delegati che hanno partecipato a questo meraviglioso evento.
Gina Bonasera : Un evento di grande spessore,che ci ha visti uniti contro la guerra su un cammino sicuro e senza incertezze,perchè la vita è un dono prezioso, che va difeso contro ogni sopruso,ogni viltà,ogni oltraggio.Viva l’arte e i suoi artisti, che portano il messaggio di pace in ogni angolo del mondo.Grazie agli organizzatori dell’evento e a tutti i coordinatori.Congratulazioni e ad ASTRA SEMPER !Un evento prezioso per la divulgazione del bisogno di pace attraverso l’arte visiva e poetica. Colore e parole imprescindibili in un mondo dove le varie etnie aspirano alla speranza di una vita sana e serena.
Mariela Porras Santana : “Grazie infinite per questo meraviglioso evento che ci ha permesso di vedere come l’arte è costruttrice di pace, è un meccanismo per riparare le ingiustizie del mondo, creando memoria in un linguaggio universale capace di raggiungere tutti.” Da un’opera scultorea di rose nasce l’ispirazione di una poesia che è il canto di pace angelica. Crea un’idea di vita, è magia nelle mani di uno scultore, prende da una roccia i suoi bordi e va a cesellare le forme, è il potere della creazione. Grazie Angel Guiñazu per avermi donato il tuo meraviglioso lavoro, Rose sempreverdi nel mio cuore.
LE ROSE DI UN ANGELO
Enigma insolito è diventato le mani di un angelo mistero cesellato della vita, di roccia inerte e traslucida rose perenni emanavano
purezza avorio onice salendo al cielo, amore… Ogni petalo, devozione, che mani gentili elevano Dio.
la bellezza di una roccia ha decantato … in squisito fiore d’amore ha dato dare la vita, dove prima non esisteva.
Pietra preziosa trasmutata in rosa non una spina di dolore solo l’angelo sapeva scolpire l’illusione dell’amore. AUTORE Mariela Porras Santana Caracas 2020
Mariela Porras Santana : Infinitas gracias querido Joan por este maravilloso evento que nos permitió ver como el arte es un constructor de paz, es un mecanismo de reparación de las injusticias del mundo, creando memoria en un lenguaje universal capaz de llegar a todos.
De una obra escultórica de rosas proviene la inspiración de un poema que es el canto de la paz angelical.
Opera d’arte scultorea dell’artista argentino Ángel Guiñazu
Crear idea de vida, es magia en las manos de un escultor, tomar de una roca sus aristas e ir cincelando formas es el poder de la creación. Gracias Angel Guiñazú por obsequiarme con tú maravillosa obra, Rosas perennes en mi corazón.
LAS ROSAS DE UN ÁNGEL
Inusual enigma devino las manos de un Ángel cincelaron misterio de vida, de inerte y traslúcida roca manaron perennes rosas. Ónix de marfil pureza encumbrando al cielo, amor… Cada pétalo, devoción, que gentiles manos elevan a Dios. La belleza de una roca decantó… en exquisita flor de amor dando vida, dónde antes no existió. Piedra preciosa transmutada en rosa ni una espina de dolor el ángel solo supo esculpir ilusión de amor.
AUTOR Mariela Porras Santana Caracas, 2020
Silla Maria Campanini : l’Arte e’ un linguaggio universale che unisce i popoli , che crea ponti tra le genti ed in particolare gli artisti, che con la loro sensibilita’, si fanno portavoce di messaggi speciali – Il Piaf 2022, rassegna d’Arte Internazionale 2022, promosso quest’anno dalla Writers , unitamente agli eventi correlati, ne e’ la dimostrazione . Congratulazioni a tutti gli operatori di PACE.
Irma Bacci : Agosto. Non sappiamo che aspettarci da una Luna così; sembra di lattice, un guanto rotto a precipizio sopra le magnolie del tuo giardino; pronta
a cadere, a tornare in fondo al mare come all’inizio della storia umana. Ché i primi uomini (siamo noi adesso) non sapevano nulla della notte. Poesia di Gabriele Galloni Da “L’ESTATE DEL MONDO”
– Elham Hamedi :
Nelle tue vene respira costantemente una nostalgia Dentro di te c’è una storia curva È stato gettato dentro di te dalla fine di un sogno Al giardino che fiorisce nella ferita dei tuoi muri Questa è una guerra Con infiniti accenni di pace!!
Elham Hamedi 2022-3-6
In your veins a nostalgia is constantly breathing Inside you is a curved story It has been thrown inside you from the end of a dream To the garden that blossoms in the wound of your walls This is a war With infinite hints of peace !!
Elham Hamedi
Letizia Caiazzo : Davvero una grande emozione, felice ed onorata di far parte di questo importante progetto che ha il compito di sensibilizzare tutti alla PACE. Spero tanto che anche noi artisti ,con le nostre opere e unendoci da ogni parte del mondo possiamo contribuire a facilitare le negoziazioni di Pace e di Concordia. Sono certa che la conoscenza e l’unione di tutti noi avrà una grossa parte per arrivare alla Pace.
WITERS CAPITAL FONDAZIONE INTERNAZIONALE Sessione di streaming internazionale in diretta del Panorama International Arts Festival 2022.
ITALIA – SPAGNA – IRAN – FRANCIA – VENEZUELA 21 agosto 2022 alle 18:00 (Italia)
Coordinazione JOAN JOSEP BARCELO. Consigliere capo FILIPPO PAPA. Capo Coordinatore Giovani ELISA MASCIA. Comitato Organizzatore
Artisti ospiti MICHELE BIGLIOLI (Italia) STEFANO BIGLIOLI (Italia) MARILYNE BERTONCINI (Francia) ELHAM HAMEDI (Iran) IRMA BACCI (Italia) RICCARDO GAFFURI (Italia) DARLINE JOSEFINA DE ACURERO (Venezuela) MARIELA PORRAS SANTANA (Venezuela) GINA BONASERA (Italia) LETIZIA CAIAZZO (Italia)
PREETH NAMBIAR Presidente Writers Capital International Foundation IRENE DOURA-KAVADIA Coordinatore capo del programma JOHANNA DEVADAYAVU Consigliere Gestore
Cosa è la vita? Come mai essa appare così rara, nell’universo sino ad ora esplorato, e così sovrabbondante e varia sulla Terra? Essa è frutto del caso o di un progetto? Esiste per fortunate coincidenze, o per volere di Qualcuno? Poche realtà suscitano altrettanti interrogativi filosofici e scientifici come la vita. L’unica certezza a cui gli scienziati sono arrivati è che vi è un importante legame tra l’evoluzione cosmica e quella biologica; vi sono profonde connessioni tra stelle e atomi, cosmo e uomo; vi sono condizioni cosmiche inziali molto particolari, mancando le quali non potrebbe nascere la vita: “Condizioni di per sé necessarie, ma non necessariamente sufficienti né per la vita, né, a maggior ragione, per la vita intelligente e libera“. Oltre alle particolari condizioni cosmiche, la comparsa della vita richiede anche particolari condizioni locali. E la Terra è l’unico pianeta, nel Sistema Solare, in grado di offrire tali condizioni.Ed il miracolo più grande è l’intera esistenza umana, nei suoi risvolti positivi che entusiasmano, danno energia, riempiono il cuore ed anche nei risvolti negativi della sofferenza che rattristano, che chiedono un perché, che chiedono una “resurrezione”. Questa “resurrezione” che celebra la vita ben la esprime la poesia di Quasimodo, “Lo specchio”.
NAPOLI
Salvatore Quasimodo (Modica, 20 agosto 1901 – Napoli, 14 giugno 1968), vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1959.
Quel repentino cambiamento portato in natura dalla primavera e racchiuso bene in quel “ed ecco”, che introduce quello schiudersi delle gemme sui rami in apparenza secchi. Il tronco dell’albero che poco tempo prima sembrava morto, quasi ripiegato su se stesso, ora riprende vita. È la vita che rinasce dopo il lungo letargo invernale e il cuore del poeta non prova più ansia (che il cuore riposa). Tutto questo, per Quasimodo, ha del miracoloso (e tutto mi sa di miracolo).
Specchio
Ed ecco sul tronco si rompono le gemme: un verde più nuovo dell’erba che il cuore riposa: il tronco pareva già morto, piegato sul botro.
E tutto mi sa di miracolo; e sono quell’acqua di nube che oggi rispecchia nei fossi più azzurro il suo pezzo di cielo, quel verde che spacca la scorza che pure stanotte non c’era.
*Il tronco pareva già morto…tutto sembrava finito, perso e poi inatteso, incredibile, il miracolo! Nella scorza c’è un piccolo germoglio, il cielo fra le nuvole è più azzurro ed anche il cuore del poeta si apre alla speranza…l’iniziale prodigio, agli albori della storia avviene ogni attimo senza che quasi ce ne accorgiamo.
I peccati indossano calze trasparenti e parlano di freddo ai piedi
Credevo di averli raggiunti agguantati per le caviglie Sbagliavo Mi ero imbattuta in gambe furiose sui piedi di un’altra in bilico tra falcate di peccati teneri appena nati incapaci di parole cocenti
I miei erano senza più parole a togliersi le calze roche che indossavo ieri mentre ti sposavi
Ogni nuovo giorno è una “Promessa” di vita, finché il sole si alzerà in cielo, a noi è concessa un nuova speranza e non è poco…
NAPOLI
Promessa il primo raggio di sole. Promessa il primo canto del mattino. Promessa la brezza che mitiga il caldo del giorno. Promessa lo struggente sentimento che invoca versi che si perdono in volo.
E’ uscito in libreria quest’anno, pubblicato dalle Edizioni Intermedia di Orvieto, il volume “I grandi orvietani. Per nascita o per scelta, tra arte, storia e cultura”. L’autore – Valentino Saccà, giornalista e critico cinematografico per diverse testate, tra cui “Film TV” e “Ciaocinema”, studioso del cinema di Renato Pozzetto nel libro “Il cinema di Renato Pozzetto” (Il foglio letterario, 2017) – in quest’opera ha giocato in casa. Vive e lavora, infatti, da ben undici anni – come lui stesso sottolinea prefazione – a Orvieto, di cui restituisce con precisione e perizia narrativa la temperie culturale e artistica, le trasformazioni di un ‘capitale umano’ enormemente ricco e variato nel tempo, sino a costituire un affascinante mosaico. Eppure, nonostante la conoscenza e la frequentazione dei luoghi che fanno da sfondo e cornice alle vicende economiche, storiche, artistiche, cinematografiche raccontate nel testo, Saccà riesce anche a guardare ai grandi personaggi che descrive – orvietani di nascita o d’adozione, o che semplicemente vi hanno ambientato una propria storia, come il milanese di origini ucraine Giorgio Scerbanenco, o il memoriale di un momento della propria vita, come l’emiliano Pier Vittorio Tondelli – con sguardo limpido, arguto, scevro da pregiudizi; con la volontà di restituirne, spesso attraverso le loro stesse parole, umore, carattere, personalità. Ogni scheda critica è un ritratto gustoso e stimolante per il lettore, non solo quello che già conosce la storia di Orvieto e dei suoi illustri concittadini, ma invece soprattutto colui che è ignaro dell’evoluzione storica, spirituale e culturale di questa città d’arte. Particolarmente interessanti risultano le pagine dedicate alle personalità cinematografiche e del mondo dello spettacolo che hanno popolato Orvieto, dal lombardo Alberto Lattuada, che prese casa in loco per poter fuggire dal caos di Roma ed elaborare nella necessaria pace le proprie sceneggiature, alla compianta Anna Marchesini, agli orvietani e meno conosciuti Umberto Scarpelli, cineasta, e Diana Dei, attrice. Il libro di Saccà è un caleidoscopio vivido e avvincente, una galleria di ritratti che testimoniano la vivacità di vita e l’anima feconda di un territorio che si qualifica come punto di riferimento per qualsivoglia fermento dello spirito, del pensiero, del cuore.
Valentino Saccà, ” “I grandi orvietani. Per nascita o per scelta, tra arte, storia e cultura”, Intermedia Edizioni, 266 pp., euro 14,00.
Sono quelli che trascorsero del suo ultimo dipinto prima di morire nel 1954, aveva solo 47 anni. Cosa lascia rappresentato in questo quadro; un saluto d’addio? Trasmettere che nonostante tutto la vita va vissuta?
Ancora faccio fatica a capire certi meccanismi nella sua mente…
Per Frida Khalo, questo dipinto “apparentemente ” semplice ma alcontempo affascinante, pieno di colore che non tradì mai in tutto il suo percorso creativo; anche nei momenti sconfortanti vicini alla morte.
Probabilmente volle rappresentare un “proseguire“, un “non è finita ancora“, andrò ancora avanti oltre la terra, la luna, il sole… forse pure, oltre un aldilà.
Angurie…sembrerebbe persino banale, agli occhi di grandi maestri.
La pittura, così sgargiante d’un rosso sangue che ruba in assoluto lo sguardo, ha una motivazione ben precisa, niente lasciato a caso.
Il suo rapporto con l’arte, sarà sempre impregnato di lei stessa, traumatico; le sue credenze, i suoi più profondi dolori, l’amore trovato e sofferto, il dolore fisico e paradossalmente; le speranze.
In “viva la vida“, lascia in eredità un messaggio chiaro; gioia di vivere e anche un pacato e ultimo grido di dolore.