Eremo della Verna: dove si fondono spiritualità, arte e natura.Gabriella Paci

(Arezzo)

Il monte della Verna ,situato sull’Appennino toscano,a pochi chilometri da Arezzo  è indubbiamente un luogo pieno di fascino e di spiritualità .Riguardo alla sua nota fama di luogo religioso questa si deve alla presenza di San Francesco che qui fondò uno dei suoi ritiri e dove passò i suoi ultimo giorni.

L’origine.

Si narra che San Francesco con frate Leone si trovava a passare la regione di Montefeltro quando fu attirato dalla festa del castello di San Leo dove,forse c’erano dei menestrelli a intrattenere i presenti:per il Santo l’occasione per parlare del Vangelo e di Dio.

La sua predica fu fatta con animo vibrante d’amore e coinvolgente .

 Tra gli ascoltatori c’era il Conte di Chiusi in Casentino, Orlando Catani. Via via che lo ascoltava, sentiva crescere in sé il bisogno di parlare con quell’uomo nuovo, di aprirgli il cuore sui fatti della propria anima.

Durante il banchetto al quale fu invitato con frate Leone, il conte fu ancora più colpito da questo uomo così puroe pio ,alla ricerca di Dio e della preghiera che volle fargli dono di un monte solitario e selvaggio il Vernia,adattissimo a chi volesse trovare un luogo lontano da mondo o dove fare penitenza.I Fioretti narrano che quando egli vi si recò fu accolto alle falde del monte da una grande torma di diversi uccelli, che l con battere le ali mostravano tutti grandissima allegria e festosità. Francesco disse ai frati suoi compagni che era segno del compiacimento divino

Il santo,recatosi sul posto con dei fraticelli, lo aveva infatti trovato consono ai suoi intenti e lo aveva stimato segno del volere divino e così la Verna diventò un eremo in cui egli passava dei lunghi periodi dell’anno: non sappiamo per  quanti anni e per quanto vi soggiornasse ma sappiamo che sul finire dell’estate del 1224 vi andò a morire,sapendo di lasciare i suoi seguaci in sicurezza.

Il mistero della trasumanazione

Alla Verna il santo aveva dato ai suoi frati la interpretazione del Vangelo e  qui lui era cominciato  per lui  un nuovo itinerario di intimità col suo Signore. Nove mesi prima, la celebrazione del Natale gli aveva permesso di immedesimarsi nella esperienza della povertà dell’Incarnazione (Presepe di Greccio1223 )

Poi chiese di provare un po’ del dolore di Cristo e, elle sue mani e nei suoi piedi si formarono come delle escrescenze a forma di chiodi.  Mai la storia aveva narrato un fatto simile. Circa venti anni prima aveva ominciato a seguire il Vangelo del Signore ascoltando la Parola del Crocifisso di S. Damiano. Quelle parole e quell’immagine gli si erano stampate nel cuore. E ora si manifestavano nella sua carne. Fu la sua Pasqua: la Liturgia della Festa delle Stimmate applica a lui le parole di S. Paolo: Sono stato crocifisso con Cristo e non sono piu io che vivo, ma Cristo vive in me… difatti io porto le stigmate di Gesù nel mio corpo (Gal 2,20; 6,17).

Egli però nascose i segni del prodigio ,conosciuto solo da pochissimi intimi e solo prima della morte. Sono i suoi seguaci e tuttora ne  custodiscono la memoria e su cui fondano anche le proprie radici di fede.

Luogo di culto, di arte  e di turismo ambientale

L’eremo è inserito nel contesto ambientale e naturalistico del Parco delle Foreste casentinesi, del Monte Falterona e Campigna, tra boschi di abete e di faggio, si trova a 1128 metri di altitudine.

Molti turisti in cerca di natura vi si recano anche per fare passeggiate o trekking o godere di pace

 Il complesso monastico è nel tempo andato ad ampliarsi con edifici, cappelle e luoghi di culto che mostrano chiaramente si essere stati edificati in tempi successivi: non vi è infatti un progetto omogeneo ma le costruzioni seguono l’andamento dei rilievi della montagna.

Il primo nucleo del Santuario è senz’altro la Cappella di Santa Maria degli Angeli, che risale nella prima struttura al 1216 (e quindi quando san Francesco era ancora in vita) mentre la costruzione della grande Basilica maggiore dedicata a Maria Assunta è stata avviata nel 1348 e terminata solo nel 1509: di particolare pregio le terrecotte invetriate opera dei Della Robbia che vi sono conservate.  Dal piazzale del Santuario (detto ‘quadrante’) la vista corre lontano e non è difficile cogliere la spiritualità di questo luogo,

 Molti turisti in cerca di natura vi si recano anche per fare passeggiate o trekking o godere di pace

Al Santuario francescano de La Verna l’ospitalità per pellegrini e visitatori è garantita dalla locale Foresteria, che accoglie sia singoli che gruppi e famiglie in 72 camere con servizi (massimo 105 ospiti –ed offre la possibilità anche a chi non pernotta di pranzare e cenare presso il Refettorio del Pellegrino

Anche al Santuario de La Verna, presso il cosiddetto ‘botteghino‘,  sono in vendita prodotti erboristici e liquori monastici tra cui il liquore del Pellegrino, il Fiore della Verna, il Ginepro della Verna, la Grappa alla genziana.

Visitare questo luogo è respirare un’atmosfera di profonda quiete e mistero tuttora,che si sa o meno credenti e rivivere una storia che affascina e turba.

Santuario della Verna

  

regina del mio cuore, di Stefano Polo

Amore mio
sei tutto ciò di cui ho bisogno
il mio spirito ti appartiene
tra le corde del tempo si dimena
placido in attesa del tuo volto…
Tu sei la padrona del mio animo
e del mio cuore
sono attratto da te…
Sei come un fiore d’ebano
che con le sue radici
avvolgi il mio cuore
in una selvaggia foresta…
Il mio cuore sarà per sempre
tra le tua mani fatate
resta avvolto tra le soglie
del tempo…
amore mio ti appartengo.

A proposito di Antonio Machado… 

Da:

http://fridalaloka.com ( Lombardia)

(ES)

Reconocido como “poeta universal y de la humanidad” por la Unesco, la obra del escritor y poeta español Antonio Machado ha pasado al dominio público cuando cumplió los 80 años de su muerte, liberando sus derechos, según se establece por la Ley de Propiedad Intelectual: Machado falleció un 22 de febrero de 1939, en Colliure, Francia, a los 64 años, adonde se exilió huyendo del franquismo español. Ahora sus obras ya están disponibles para todos.

Como parte de esta liberación de los derechos de autor, la Biblioteca Nacional de España ofrece, desde ahora, en su página web, casi toda su producción: manuscritos, portadas de libros, primeras ediciones y decenas de documentos en la sección Biblioteca Digital Hispánica.

(IT)

Riconosciuto come “poeta universale e dell’umanità” dall’UNESCO, l’opera dello scrittore e poeta spagnolo Antonio Machado è diventata di dominio pubblico nell’80° anniversario della sua morte, liberando i suoi diritti, come stabilito dalla legge sulla proprietà intellettuale: Machado morì il 22 febbraio 1939 a Collioure, in Francia, all’età di 64 anni, dove andò in esilio in fuga dal regime franchista spagnolo.  Ora le sue opere sono già a disposizione di tutti.

Nell’ambito di questa liberatoria dei diritti d’autore, la Biblioteca Nazionale di Spagna offre, d’ora, sul suo sito web, quasi tutta la sua produzione: manoscritti, copertine di libri, prime edizioni e decine di documenti nella sezione Biblioteca digitale ispanica.

I suoi versi hanno ispirato nel corso del tempo moderno e contenporaneo, dando notte per diventare melodie alle sue opere letterarie.

Questo, ha fatto che i suoi poemi e versi, perduraresero oltre i tempi.


Antonio Machado – Poesia

Nuda è la terra, e l’anima
ulula contro il pallido orizzonte
come lupa famelica. Che cerchi,
poeta, nel tramonto?

Amaro camminare, perché pesa
il cammino sul cuore. Il vento freddo,

e la notte che giunge, e l’amarezza
della distanza… Sul cammino bianco,
alberi che nereggiano stecchiti;

sopra i monti lontani sangue ed oro…
Morto è il sole… Che cerchi,

Viandante 

Tutto passa e tutto resta,
però il nostro è passar,
passar facendo sentieri,
sentieri sul mare.

Mai cercai la gloria,
né lasciar nella memoria
degli uomini il mio cantar,
io amo i mondi delicati,
lievi e gentili,
come bolle di sapone.

Mi piace vederle dipingersi
di sole e scarlatto, volar
sotto il cielo azzurro, tremar
improvvisamente e disintegrarsi…
Mai cercai la gloria.

Viandante, sono le tue orme
il sentiero e niente più;
viandante, non esiste il sentiero,
il sentiero si fa camminando.

Camminando si fa sentiero
e girando indietro lo sguardo
si vede il sentiero che mai più
si tornerà a calpestar.Viandante non esiste il sentiero,
ma solo scie nel mare…

Un tempo in questo luogo dove
ora i boschi si vestono di spine,
si udì la voce di un poeta gridar

Viandante non esiste il sentiero,
il sentiero si fa camminando…

Colpo su colpo, verso su verso…

Il poeta morì lontano dal focolar.
Lo copre la polvere di un paese vicino.
Allontanandosi lo viderono pianger.
"Viandante non esiste il sentiero,
il sentiero si fa camminando".

Colpo su colpo, verso su verso…

Quando il cardellino non può cantar.
Quando il poeta è un pellegrino,
quando non serve a nulla pregar.
"Viandante non esiste il sentiero,
il sentiero si fa camminando"

Colpo su colpo, verso su verso.

(Adattazione da Frida la loka)
Dedicato ad Antonio Machado (canzone di Joan Manuel Serrat, 1969) Barcellona.
Preludio

Mentre transita l’ombra d’un santo amore, io voglio
sul mio vecchio leggio porre un salmo gentile.
Accorderò le note dell’organo severo
al fragrante sospiro del piffero d’Aprile.

Maturerà l’aroma delle mele autunnali,
salmodierà l’incenso con la mirra il suo odore;
esalando le rose il loro fresco aroma
sotto la pace in ombra del tiepido orto in fiore.

Al grave e lento accordo di musica e d’aroma,
il solo e vecchio e nobile tema del mio pregar

http://fridalaloka.com

Ricordando Salvatore Quasimodo

Salvatore Quasimodo (Modica, 20 agosto 1901 – Napoli, 14 giugno 1968) è stato un poeta e traduttore italiano, esponente di rilievo dell’ermetismo.
Alle fronde dei salici è uno dei componimenti poetici più noti e importanti di Salvatore Quasimodo, che apre la raccolta Giorno dopo giorno (1947), segnata come quelle successive dall’esperienza dolorosa della guerra mondiale e dalle sue conseguenze sugli uomini e sulla natura. A differenza dei testi poetici precedenti, in cui prevalevano una piena adesione all’Ermetismo e il frammento, adesso Quasimodo predilige una poesia maggiormente accessibile e versi lineari e dal significato immediato.  Il poeta trae ispirazione dal Salmo 137 della Bibbia. La riflessione di Quasimodo in questa poesia è volta al significato e al ruolo della poesia stessa, muta e priva di valore dinanzi all’orrore e al dolore provocati dalla guerra.
NAPOLI:

Salmi 137
L’esilio
(La 1; 2) Ez 25:12-14; Gr 50; 51
1 Là, presso i fiumi di Babilonia,
sedevamo e piangevamo ricordandoci di Sion.
2 Ai salici delle sponde avevamo appeso le nostre cetre.
3 Là ci chiedevano delle canzoni quelli che ci avevano deportati,
dei canti di gioia
quelli che ci opprimevano, dicendo:
«Cantateci canzoni di Sion!»
4 Come potremmo cantare i canti del SIGNORE
in terra straniera?
5 Se ti dimentico, Gerusalemme,
si paralizzi la mia destra;
6 resti la mia lingua attaccata al palato,
se io non mi ricordo di te,
se non metto Gerusalemme
al di sopra di ogni mia gioia.
7 Ricòrdati, SIGNORE, dei figli di Edom,
che nel giorno di Gerusalemme
dicevano: «Spianatela, spianatela,
fin dalle fondamenta!»
8 Figlia di Babilonia, che devi essere distrutta,
beato chi ti darà la retribuzione del male che ci hai fatto!
9 Beato chi afferrerà i tuoi bambini
e li sbatterà contro la roccia!

“Alle fronde dei salici”

E come potevano noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.

*Di fronte all’orrore della guerra, all’oppressione nazista che uccideva persone innocenti per le strade, senza ritegno e pietà, è impietrito il cuore del poeta che perde fede anche nel suo canto. Anche le cetre devono fare silenzio di fronte alle lacrime delle madri…quante guerre, quante ingiustizie, quante lacrime ancora si versano nel mondo…